La novita' di questo approccio nel caso in esame e' costituito in gran parte dalle tecniche adoperate di minimizzazione del regret, in particolar modo per chi e' soggetto attivo in uno scenario in cui e' comunque coinvolto malgrado la sua volonta'
L'implicazione più immediata che vedo per l'investitore italiano è rappresentata dall'operare sui BTP: malgrado la sua volontà, eventi che riguardano la solvibilità dell'Italia lo riguardano direttamente (mentre se acquistasse, ad esempio, titoli di Stato canadesi dovrebbe preoccuparsi unicamente di rischi finanziari).
L'investitore italiano che decidesse di comprare o vendere BTP sa che, qualora lo
spread contro il Bund salisse e l'ipotesi di ristrutturazione non fosse presa in considerazione, l'unico modo per far quadrare i conti sarebbe adoperare un trasferimento di ricchezza dalle sue tasche (tasse, taglio servizi etc.) a quelle del creditore (cioè il compratore di BTP).
Viceversa saprebbe che, in caso di
haircut, soffrirebbe una bella perdita sul nominale ma al tempo stesso avrebbe salvato le proprie tasche personali.
E' quindi spontaneo chiedersi se esista una frazione ottima di BTP che ciascun Italiano conosciuto al fisco (*) dovrebbe detenere per ottimizzare questa situazione ambivalente.
E' coerente col tuo ragionamento?
(*) E' chiaro che chi non è vessato da un centesimo di tasse per le furbate più disparate di questa situazione se ne frega.