non basta la censura... ora sono iniziati gli arresti per il reato di opinione

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L'arresto di Durov è un attacco ai diritti umani fondamentali di parola e associazione. Sono sorpreso e profondamente rattristato dal fatto che Macron sia sceso al punto di prendere ostaggi come mezzo per ottenere accesso alle comunicazioni private. Ciò abbassa non solo la Francia, ma il mondo.
 
uk:

Giornalista inglese critico con Israele arrestato a Heathrow​

di Redazione Contropiano


Il giornalista siriano-britannico Richard Medhurst è stato arrestato e trattenuto per 24 ore dopo il suo arrivo all’aeroporto di Heathrow all’inizio di questo mese, ha annunciato il 20 agosto.
Medhurst ha dichiarato sui social media che sei agenti di polizia lo stavano aspettando mentre scendeva dal suo aereo a Londra il 15 agosto, aggiungendo di essere stato interrogato ai sensi della Sezione 12 del Terrorism Act, una legge del 2000, una legge che consente in quel paese arresti arbitrari ed ingiuste detenzioni senza processo.
Credo di essere il primo giornalista ad essere arrestato in base a questa di

 

Luca Zorloni - DIRITTI
26.08.2024

Mentre il fondatore di Telegram, Pavel Durov, attende di comparire davanti a un tribunale in Francia, dopo l'arresto avvenuto sabato 24 agosto alle 20 all'aeroporto di Le Bourget, alle porte di Parigi, con l'accusa che la app di messaggistica sia complici dei crimini che vi si compiono, la destra internazionale si è già inserita nella vicenda per sfruttare il caso a proprio vantaggio e denunciare l'operazione della gendarmeria francese come un attentato alla libertà di espressione.

I fatti, in breve: nella serata di sabato 24 agosto, dopo essere atterrato nello scalo vicino Parigi con il suo jet privato, partito dall'Azerbaijan, Pavel Durov è stato preso in consegna dalla gendarmeria aeroportuale, a causa del mandato di arresto spiccato dalla magistratura francese che indaga sulle responsabilità di Telegram, di cui è co-fondatore e amministratore delegato, rispetto ai reati che vi si compiono: traffico di stupefacenti, terrorismo, frodi, riciclaggio di denaro, pedopornografia, diffusione non consensuale di immagini intime.
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... più di altre piattaforme, Telegram ha attirato figure interessate a sfruttarne le funzioni per delinquere, benché in realtà, come spiegato da molti esperti di cybersicurezza, sia una app di messaggistica meno sicura di altre. Solo alle chat segrete Telegram applica la crittografia end-to-end, ossia quel sistema di comunicazione cifrata che consente solo alle persone che stanno comunicando di conoscere il contenuto dei messaggi. Per le chat “normali”, invece, questo tipo di protezione non si applica. Quando invece è la norma su Signal e anche sul più prosaico Whatsapp.
...
Durov ha dalla sua la fermezza con cui nel 2014 ha sfidato il regime di Vladimir Putin. All'epoca gestiva la sua prima creatura digitale, il social network russo V-Kontakte (una sorta di Facebook) e si era rifiutato di consegnare dati utili a identificare dimostranti in piazza contro l'invasione della Crimea e di bloccare il profilo del principale oppositore di Putin, Alexei Navalny. Durov ha dovuto dimettersi da V-Kontakte, finito in mano a oligarci vicino al Cremlino, lasciare la Russia e dedicarsi a far crescere un progetto nato l'anno prima: Telegram.
...
 
Di certo Durov ci tiene a mantenere buoni rapporti con tutti. Ha la cittadinanza francese, disposta direttamente dal ministero degli Esteri, come per le personalità di un certo livello. Le intelligence mondiali, quando hanno avuto la necessità di consultare il database di Telegram, ci sono riuscite. Il fondatore di Telegram, ricorda oggi La Stampa, parla italiano, mangia cibo italiano (è vegetariano) e ha vissuto 14 anni a Torino. Diversi servizi occidentali sostengono che su Telegram si sia svolto il reclutamento di freelance per gli attacchi terroristici del Gru, il servizio segreto di Mosca. Mentre IStories, collettivo di giornalisti indipendenti russi, ha segnalato che Durov è volato a Parigi-Le Bourget dall’Azerbaigian.

Si è consegnato?​

E quindi era a Baku negli stessi giorni in cui c’era Putin (ma non si sa se Durov abbia incontrato lui o qualcuno della sua delegazione). Ed è arrivato in Francia sapendo di essere ricercato: si è insomma consegnato. Meglio lì che a Mosca? ...

 

https://x.com/MarcelloFoa/status/1828222691590987925/photo/1


Marcello Foa
@MarcelloFoa

A poche ore dal caso #Durov-#Telegram questo è uno sviluppo molto importante:
1) In una lettera ufficiale al presidente della Commissione Giustizia della Camera dei deputati statunitense , Mark #Zuckerberg ammette che l’amministrazione #Biden-#Harris ha fatto pressioni per censurare diversi contenuti ai tempi del #COVID. Lettera svelata dal
@JudiciaryGOP.

2) Riconosce di aver ceduto in più di un’occasione a queste pressioni, privando quindi i cittadini statunitensi del diritto costituzionale a un’informazione libera e trasparente.

3) Certifica di aver impedito la diffusione della notizia del computer del figlio di Biden, #Hunter, pubblicata dal New York Post pochi giorni prima delle presidenziali del 2020, quando si affidò ai fact checkers di #Meta che validarono la versione dell’FBI secondo cui si trattava di #disinformazione russa. E invece era tutto vero; peccato che la stampa americana lo abbia ammesso solo molti mesi dopo.

Zuckerberg ha espresso rammarico per quanto accaduto e ha dichiarato che ha cambiato le regole sui fact checkers.
Resta l’inaudita gravità della sua ammissione. Abbinatela alle potenzialità censorie del Digital service Act in vigore nell’Unione Europea, nonché ad altri recenti episodi e il quadro appare drammaticamente chiaro.

Confermo e rilancio: la libertà di opinione è in pericolo nelle democrazie occidentali.
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però l'ha fatto
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La lettera indirizzata da Mark Zuckerberg al presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Rappresentanti USA contiene informazioni che erano già note, ma vederle scritte nero su bianco in un documento ufficiale sta generando un effetto esplosivo negli Stati Uniti e nel mondo.

“Nel 2021 alti funzionari dell’amministrazione Biden, tra cui la Casa Bianca, hanno insistentemente messo sotto pressione il nostro team affinché censurasse alcuni temi relativi al Covid, compresi i contenuti satirici e umoristici.
Credo che quella pressione fosse sbagliata e mi dispiace di non averlo ammesso prima. Inoltre, con il senno del poi e alla luce delle informazioni che abbiamo ora, penso che certe cose oggi non le avremmo fatte.
Ha scritto il miliardario proprietario dei più grandi social network del mondo.

Quando Facebook o Instagram censuravano o etichettavano come disinformazione post o articoli sul Covid, si giustificavano sostenendo che i loro fact-checkers avevano stabilito che quelle informazioni erano false.
La lettera pubblicata oggi chiarisce una volta per tutte che i fact checkers agivano secondo le funzioni di una commissione governativa, consentendo la pubblicazione delle informazioni permesse dall’amministrazione Biden, e cestinando le altre.
L’esatto contrario di ciò che dovrebbe essere il giornalismo.

Ma la lettera di Zuckerberg tocca anche un altro argomento, altrettanto delicato. Il Ceo di Meta ha infatti scritto che poco prima delle elezioni presidenziali del 2020 l’FBI aveva “avvertito” Meta di “una potenziale operazione di disinformazione russa” relativa alla famiglia Biden e al gigante energetico ucraino Bourisma, che aveva come membro del consiglio di amministrazione proprio Hunter Biden, figlio di Joe.

Quando il New York Post pubblicò il primo articolo bomba sulle informazioni contenute nel PC portatile di Hunter, il team di Meta inviò l’articolo ai propri fact-checkers, declassandolo in attesa di una risposta.
Zuckerberg aveva già ammesso l’accaduto durante un’intervista al podcast del popolare giornalista americano Joe Rogan.

Ma a pocHe settimane dalle nuove elezioni, la lettera ribadisce ufficialmente che una potentissima agenzia governativa come l’FBI è intervenuta per censurare notizie sgradite al candidato del partito democratico. Una ingerenza gravissima.

La lettera si conclude con le scuse del miliardario e l’impegno che le sue aziende, da ora in poi, adotteranno un comportamento neutrale. Vedremo se sarà davvero così.

Intanto sorge la domanda sul perché Zuckerberg abbia scelto di fare queste ammissioni proprio ora. Forse è un effetto riflesso dell’arresto di Durov a Parigi, che ha mostrato come ci siano aziende di software che collaborano docilmente con le richieste dei governi e altre che tentano di mantenere la propria indipendenza. Forse è un riposizionamento in vista delle elezioni americane, che dopo l’endorsment di Robert Kennedy Jr e Tulsi Gabbard potrebbero realisticamente aprire le porte della Casa Bianca a un Donald Trump piu’ forte di quello del 2016.

Forse è il risultato di una lotta tra grandi multinazionali della comunicazione digitale di cui possiamo solo percepire i contorni.




CITTADINI “TROPPO LIBERI” SUI SOCIAL E ZUCKERBERG CONFESSA – CHE IDEA TI SEI FATTO?​

 
Ultima modifica:
Di certo Durov ci tiene a mantenere buoni rapporti con tutti. Ha la cittadinanza francese, disposta direttamente dal ministero degli Esteri, come per le personalità di un certo livello. Le intelligence mondiali, quando hanno avuto la necessità di consultare il database di Telegram, ci sono riuscite. Il fondatore di Telegram, ricorda oggi La Stampa, parla italiano, mangia cibo italiano (è vegetariano) e ha vissuto 14 anni a Torino. Diversi servizi occidentali sostengono che su Telegram si sia svolto il reclutamento di freelance per gli attacchi terroristici del Gru, il servizio segreto di Mosca. Mentre IStories, collettivo di giornalisti indipendenti russi, ha segnalato che Durov è volato a Parigi-Le Bourget dall’Azerbaigian.

Si è consegnato?​

E quindi era a Baku negli stessi giorni in cui c’era Putin (ma non si sa se Durov abbia incontrato lui o qualcuno della sua delegazione). Ed è arrivato in Francia sapendo di essere ricercato: si è insomma consegnato. Meglio lì che a Mosca? ...

Non vai in un paese dove sai che verrai arrestato se non hai stipulato prima degli accordi
 

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