NON CRITICARE QUELLO CHE NON PUOI CAPIRE

Un nuovo colpo in prospettiva per la Juventus.
Sempre attivissima sul mercato dei giovani profili più interessanti del panorama calcistico internazionale,
la società bianconera si è assicurata un prospetto dal sicuro avvenire.

Si tratta di Wesley David de Oliveira Andrade, meglio noto come Wesley, talentuoso terzino brasiliano classe 2000.

Un’operazione importante quella del club della famiglia Agnelli, che ha prelevato il giocatore a parametro zero dal Flamengo.
Per il buon esito dell’affare, decisiva la regia di Mino Raiola, che grazie agli ottimi rapporti con la Juve ha permesso al club
di chiudere dopo il rifiuto del ragazzo di rinnovare il proprio contratto con il Flamengo. Fuori squadra dallo scorso mese di maggio
proprio a causa dei problemi con la società brasiliana, Wesley è stato cercato anche da diversi club spagnoli e olandesi,
ma alla fine a spuntarla è stata la Juventus grazie alla volontà del ds Fabio Paratici di chiudere una nuova operazione in prospettiva.

L’annuncio su Instagram
Ad annunciare il suo arrivo in bianconero è stato lo stesso Wesley.
Il terzino brasiliano, infatti, ha postato sul proprio profilo Instagram una foto che lo ritrae sorridente a Torino mentre indossa il giaccone della Juventus,
accompagnata dalla seguente didascalia: "Dio ha per me una nuova storia".
Tanti i complimenti e i 'like' ricevuti, tra cui anche quelli del talento del Real Madrid Vinicius Junior e di Lucas Paquetá, compagno ai tempi del Flamengo.

Chi è Wesley
Classico terzino di spinta, Wesley rappresenta pienamente il prototipo dell’esterno di fascia brasiliano.
Classe 2000
, 171 centimetri di altezza, è cresciuto nel Flamengo dove ha fatto tutto la trafila prima di arrivare in prima squadra.
Fisicamente ancora poco strutturato, con parecchio da lavorare in fase difensiva, è dotato di tecnica sopraffina e ha nella progressione il suo punto di forza.
Per questo motivo e per la grande velocità è stato soprannominato 'Gasolina'. Dani Alves come idolo e modello da seguire,
Wesley si è messo particolarmente in mostra con la Nazionale Under 17 del Brasile, con la quale in totale ha collezionato 20 presenze e un gol
e ha trionfato nel Sudamericano Sub17 nel 2017. Adesso la nuova sfida alla Juventus: Wesley è un nuovo calciatore bianconero.
 
Finisce con una maxi-squalifica la stagione di Diego Costa, e forse anche la sua esperienza all’Atletico Madrid.

L’attaccante spagnolo è stato punito con 8 giornate di stop dopo l’espulsione diretta rimediata nell’ultimo turno di campionato,
sabato scorso contro il Barcellona, per gli insulti e il contatto fisico con l’arbitro Manzano dopo un fallo non concesso.

“Si è rivolto a me dicendo a voce alta: ‘Me cago en tu puta madre’ (espressione difficilmente traducibile in italiano ma che chiaramente tesa a offendere l'arbitro e sua madre, ndr)”,
ha scritto sul referto il direttore di gara: parole costate a Diego Costa quattro giornate di stop, e le altre quattro per aver “afferrato il braccio” dell’arbitro.

Senza il proprio bomber, si complica il finale di stagione dell’Atletico Madrid, al momento a +2 in classifica sul Real terzo a sette giornate dalla fine e a -11 dal Barça capolista.

Arrivata l’ufficialità, è comunque atteso un ricorso da parte dei Colchoneros.
 
Nella mattinata in cui Unicredit manda in archivio il bilancio 2018, chiuso con un utile netto di 3,892 miliardi di euro,
una nuvola scura si addensa sul cielo sopra la banca guidata da Jean Pierre Mustier.

Nell’ambito di una indagine della Commissione europea, relativa a un periodo che va tra il 2007 e il 2012,
sono emersi alcuni comportamenti inadeguati da parte di un trader della controllata tedesca del gruppo, Hvb,
che avrebbe operato sui titoli di stato europei contravvenendo alle normative europee sulla concorrenza.

Nella ipotesi alla studio si prefigura che alcuni trader scambiassero tra di loro informazioni sensibili, coordinando le proprie strategie di vendita.

Nell’indagine sono infatti coinvolte altre sette grandi banche europee ma è la vigilanza nazionale, nello specifico la Consob,
che sta chiedendo conto a Unicredit, paventando il rischio di una sanzione che potrebbe raggiungere il 10 per cento del giro d’affari del gruppo:
una cifra enorme, 19,723 miliardi, ovvero una sanzione di quasi 2 miliardi di euro.

Unicredit ha tempo fino al 29 aprile per presentare alla Commissione europea le sue controdeduzioni,
ma già l’istituto di piazza Gae Aulenti ha fatto presente che «non considera più remoto, ma possibile, sebbene non probabile,
un esborso di cassa volto al pagamento di una potenziale sanzione».

La Commissione europea, a sua volta, potrebbe concedere a Unicredit un’apposita audizione al fine di determinare con esattezza le eventuali responsabilità della banca.
Nello specifico si apprende che il trader avrebbe lavorato per Unicredit con un ruolo marginale
(trading sul mercato secondario dei titoli di Stato) e solamente per quattro mesi, prima di essere licenziato dalla banca.

In una pausa dei lavori assembleari, l’amministratore delegato di UniCredit, Jean Pierre Mustier,
ha commentato il rischio sanzione citando William Shakespeare: «molto rumore per nulla».
 
Una banca che mi fa 4.000 miliardi utile netto, dopo aver pagato le tasse
e dopo tutti gli algoritmi di bilancio che avrà fatto per contenere l'utile lordo,
come la possiamo chiamare ? ...................................................................... STROZZINI.
 
Questi qui hanno ancora il coraggio di parlare. Dopo tutte le stronzate che hanno partorito in questi anni.

Il Fondo monetario internazionale ha lanciato l’allarme per il debito record nel mondo
arrivato al picco di 184mila miliardi di dollari nel 2017, pari al 225% del Pil globale.

È quanto si legge nella nuova edizione del Fiscal Monitor del Fmi.
Nella versione autunnale la cifra del debito - che include debito pubblico e privato - era stimata a 182mila miliardi.

Nell’aggiornare i dati l'organizzazione internazionale ha messo in guardia sui rischi attuali, che includono le tensioni commerciali,
un forte rallentamento della Cina e un deterioramento della propensione al rischio dovuto proprio all’elevato indebitamento.
Il Fondo cita anche la volatilità dei mercati finanziari e gli sviluppi politici, inclusa l’incertezza sulla Brexit tra gli elementi di rischio per l’economia globale.


Riforme fiscali per la crescita
Negli ultimi decenni le politiche fiscali dei Paesi si sono concentrate sulla stabilizzazione dell’economia in risposta alla crisi finanziaria del 2008.
Con meno enfasi – enfasi richiesta ora - sulle riforme a lungo termine per una crescita inclusiva che segua i cambiamenti demografici e l’avanzamento tecnologico.
In molti Paesi, secondo gli economisti del Fondo, il debito pubblico e privato resta troppo alto con prospettive di sviluppo limitate,
a fronte di un rallentamento della crescita e diseguaglianze ancora troppo elevate.
Le riforme fiscali potrebbero essere la molla per spingere le economie nazionali verso obiettivi di crescita sostenibili e inclusivi,
attraverso politiche attive del lavoro, spesa sociale e investimenti in infrastrutture.
La cooperazione internazionale in materia fiscale, inoltre, per il Fondo è indispensabile per i temi globali, come la lotta alla corruzione,
la tassazione corporate, i cambiamenti climatici e, più in generale, per cercare di raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile al 2030.

Preoccupa debito dell’Italia
«In Italia, spread sovrani alti a lungo potrebbero pesare sulla crescita e sulle prospettive fiscali e bancarie
mentre nuovo stress esercitato da un balzo dei costi per finanziarsi potrebbe intaccare altri Paesi nella regione»,
scrivono gli economisti del Fondo monetario nel Fiscal Monitor.
Secondo il Fmi gli spread nella seconda parte del 2018 sono saliti ma l'effetto contagio nelle altre economie dell'area euro con alti livelli di debito è stato «limitato».

Tassa sulla prima casa
Secondo il Fmi, in Italia «i patrimoni potrebbero essere tassati attraverso una tassa moderna sulle residenze primarie».
Nel Fiscal Monitor si parla anche delle pensioni e della sostenibilità a lungo termine del sistema.
Salvaguardare la sostenibilità finanziaria dei sistemi pensionistici richiede un insieme di misure complete,
incluse quelle per controbilanciare le implicazioni dei cambiamenti fatti in Spagna e in Italia, sostiene il Fondo monetario,
facendo riferimento, nel nostro caso, a Quota 100.

Meno tasse per favorire la crescita
Il Fondo monetario internazionale giudica «appropriato» per l’Italia un «aggiustamento fiscale che favorisca la crescita»
perché aiuterebbe a «ridurre le vulnerabilità legate al debito e a sviluppare misure protettive da essere usate in caso di una grave crisi».
Dal nostro Paese l’istituto di Washington si aspetta un ulteriore allentamento fiscale con l’aumento delle spese pensionistiche, degli investimenti infrastrutturali e dell’assistenza sociale.

Nel Fiscal Monitor si legge che «in Italia, la politica fiscale diventerà più accomodante di un terzo di punto percentuale del Pil»,
riflesso dell'aumento della spesa legata al reddito di cittadinanza e al «parziale cambio di rotta rispetto alle passate riforme pensionistiche»,
ossia all'adozione in forma sperimentale di quota 100. Parlando in generale, il Fondo sottolinea che
«il bisogno di un aggiustamento è particolarmente rilevante se gli spread restano alti e le esigenze finanziarie sono ampie» come appunto nel caso italiano.

Ridurre il debito nel medio termine
Il Fmi è convinto che «segnalare l’intenzione di ridurre il debito in modo credibile nel medio termine
e di adottare misure di alta qualità per farlo sarà importante per affrontare il problema dato da qualsiasi freno alla crescita esercitato dal peso del debito».

Il Fondo sostiene anche che «eliminare spese inutili creerebbe spazio per gli investimenti pubblici nel capitale umano e fisico
necessari per adattarsi al cambiamento dell’economia globale» e che «sussidi energetici non targettizzati dovrebbero essere tagliati in molte economie avanzate (Italia, Finlandia e Norvegia incluse)».
 
“Sfera Ebbasta? Mi cita in una sua canzone, Mademoiselle.
Mi meraviglia abbia avuto quasi dieci milioni di visualizzazioni. E’ seguitissimo. E’ impressionante. Però non mi fa paura.
La parola paura non esiste nel mio vocabolario. Non identifico Sfera Ebbasta con il diavolo. E anche se fosse il diavolo, non mi spaventerebbe.
Questo ragazzo mi fa paternamente compassione. Perché idolatrizza la trasgressione.


Ha parlato di Fedez: “Alcuni gli hanno consigliato di farsi esorcizzare? Fedez, che poi si chiama Federico, è originario della Basilicata.
I genitori sono di Lago Pesole, qui vicino. Lui è lucano, anche se non si direbbe. In fin dei conti è una pedina di un qualcosa più grande di lui”.

“Uno che va in un supermercato per fare una festa e butta cavolfiori, banane, e altro cibo, perché lo fa?
Fedez avrebbe bisogno di aiuto spirituale. Di una buona confessione. Se vuole venire, visto che siamo paesani, potrebbe confessarsi anche in dialetto con me.
Ci vorrebbe una bella confessione sia per lui che per Chiara Ferragni”.
 
Sembra un paradosso, ma non lo è: uno degli esponenti della Chiesa più ostili al buonismo in fatto di migrazioni è proprio un cardinale africano.

Parliamo di Robert Sarah, guineiano, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti,
uomo che conosce bene la realtà dellìAfrica e delle forze che spingono verso le migrazioni.

Conosce bene gli interessi economici che favoriscono l’abbandono della propria terra da perte di milioni di persone,
come pure conosce bene la pericolosità dell’integralismo musulmano che proprio nel suo continente è causa di stragi, distruzioni e immane dolore.

«Barbarie islamista», definisce tale fenomeno l’alto prelato e lo mette in parallelo con la «barbarie materialista».
Queste ed altre opinoni “politicamente scorrette” il cardinale Sarah le ha espresse in un’ intervista a alla rivista Valeurs Actuelles,
nella quale ha presentato il suo nuovo libro, appena uscito in Francia (in italiano arriverà a fine estate), che s’ intitola
Le soir approche et déjà le jour baisse,
titolo che richiama il passo del Vangelo sui pellegrini di Emmaus.

«L’Occidente rischia di scomparire»
Sarah appoggia anche i paesi di Visegrad e boccia il Global Compact sulle migrazioni.

«Ormai – dice – «ci sono molti paesi che vanno in questa direzione e ciò dovrebbe indurci a riflettere.
Tutti i migranti che arrivano in Europa vengono stipati, senza lavoro, senza dignità È questo ciò che vuole la Chiesa?
La Chiesa non può collaborare con la nuova forma di schiavismo che è diventata la migrazione di massa.
Se l’ Occidente continua per questa via funesta esiste un grande rischio – a causa della denatalità – che esso scompaia,
invaso dagli stranieri, come Roma fu invasa dai barbari. Parlo da africano. Il mio paese è in maggioranza musulmano.
Credo di sapere di cosa parlo».

Certe cose, in Europa, le dicono soli i sovranisti ...........
 
Strip club chiuso e gestore abusivo sanzionato con oltre 6 mila euro di multa: si è conclusa così
un’operazione congiunta della Polizia di Stato – Questura di Vicenza e del Comune, scattata in città nel fine settimana.

Giovedì sera, poco prima della mezzanotte, in seguito alla segnalazione dell’ufficio comunale pubblici esercizi
due volanti della questura di Vicenza hanno infatti effettuato un sopralluogo nel locale Diverso Strip Bar, in Galleria Crispi.

I poliziotti della questura hanno identificato dieci ballerine, cinque avventori, una barista, albanese di 36 anni, presentatosi come gestore dell’attività.
Nello specifico, è stato accertato che il barista, attuale legale rappresentante del Diverso Strip Bar,
non ha di fatto alcun titolo per gestire il locale, in precedenza regolarmente amministrato da un italiano,
e che – anzi – il 21 maggio 2018 il Comune ha respinto la pratica di variazione societaria,
vietandogli lo svolgimento di attività di intrattenimento e somministrazione.

Il gestore abusivo dovrà quindi pagare una maxi multa per oltre 6 mila euro:
5 mila euro per attività di somministrazione senza autorizzazione; 660 euro per violazione delle norme in materia di locali allestiti
appositamente per fumatori e una sanzione, ancora da determinare, che va dai 258 ai 1.549 euro per attività di pubblico spettacolo senza autorizzazione.

Inoltre, l’ufficio immigrazione della questura di Vicenza effettuerà degli approfondimenti in relazione alla posizione amministrativa del barista
rispetto alle norme che regolano il soggiorno degli stranieri sul territorio nazionale.

Il direttore del Suap (Sportello unico delle attività produttive) in queste ore sta perfezionando l’ordinanza di divieto di prosecuzione
dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande nei locali del Diverso Strip Bar.
 
La ferita degli abusi sessuali sui minori, una piaga impossibile da cicatrizzare, per il Papa Emerito Joseph Ratzinger
va cercata nella rivoluzione sessuale del 1968: una convinzione, la sua, spiegata e articolata in un testo pubblicato da alcune testate cattoliche conservatrici
come Catholic News Agency, Catholic Herald che, nell’editare un nuovo testo inedito che Benedetto XVI ha scritto dopo il vertice di febbraio,
voluto da Papa Francesco con i presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo, torna a confermare quella che è la diagnosi di Ratzinger
sul male che si è incistato negli anni, ribadendo una tesi già formulata dal Papa Emerito anni fa in una lettera indirizzata ai cattolici irlandesi.
«La rivoluzione del ’68», scrive allora Ratzinger, ha portato alla «totale libertà sessuale, una libertà che non concedeva più alcuna norma».

Un concetto rilanciato con forza nell’affermazione secondo cui, come riportano tra gli altri il Corriere della sera e il sito del Tgcom 24 in queste ore,
«il collasso mentale – per Benedetto XVI – era anche connesso ad una propensione alla violenza.
È per questo che sugli aerei non sono stati più ammessi film di sesso, perché poteva esplodere la violenza tra la piccola comunità dei passeggeri.
E poiché anche l’abbigliamento di quel tempo provocava aggressione, anche i presidi delle scuole hanno tentato di introdurre uniformi a scuola per facilitare un clima di apprendimento.
Parte della fisionomia della rivoluzione del ’68 è stata che la pedofilia è stata diagnosticata come permessa e appropriata».
Non solo: secondo Ratzinger, dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965) «la teologia morale cattolica ha sofferto un collasso che ha reso la Chiesa indifesa contro i cambiamenti nella società».
Un collasso che è poi degenerato anche nel «collasso delle vocazioni sacerdotali», riguardo le quali, nel suo lungo testo, il Papa Emerito aggiunge:
«Mi sono sempre chiesto come in questa situazione i giovani potessero andare verso il sacerdozio e accettarlo con tutte le sue conseguenze.
Il diffuso collasso delle vocazioni sacerdotali in quegli anni e l’enorme numero di dimissioni dallo stato ecclesiastico furono una conseguenza di tutti questi processi».
 
Diventeranno pazzi. Appena hanno saputo che c’è un nuovo Mussolini in lista sono usciti di testa.
Poi hanno scoperto che ha due lauree. E, terribile, parla fluentemente tre lingue.

Sono disperati a sinistra, e hanno trovato un nuovo nemico.
Si chiama Caio Giulio Cesare Mussolini e si candida con Fratelli d’Italia nella circoscrizione sud alle europee.
Temono un’ondata di “scrivi Mussolini” e tempestano i social per stimolare quell’odio che è la loro caratteristica principale.

Ma hanno trovato un osso duro, difficile da sbeffeggiare.
Caio Giulio Cesare, un nome da delizia imperiale romana, ha un curriculum d’eccellenza.

Orrore, lavora.
Comandante della Marina prima, manager di Finmeccanica poi. Dalle loro parti, difficile trovarne.

Sicuramente è un cognome che pesa.
Se fosse indifferente per il popolo, probabilmente non ci sarebbe l’attenzione – unita a diverse villanie da querela – che si riscontra anche nella stampa.
Perché è una persona seria. Figlio di Guido Mussolini e bisnipote del Duce, Caio Giulio Cesare non è mai stato funzionario di partito,
non ha vitalizi in banca, non riscuote la pensione della legge Mosca.

Tutto questo lo fa diventare terribilmente insopportabile. Perché può diventare un esempio.
Ed è perfettamente inutile il giochino di certa stampa: è fascista o postfascista?

Semplicemente, si tratta di una persona normale con un cognome che normale non è.
E che pretende rispetto per la storia della sua Nazione e, se è ancora concesso, per la sua famiglia.
Si candida in Europa non per restaurare il fascismo, ma per portare più Italia laddove ce n’è sempre di meno.

Pensiero unico, immigrazione incontrollata, pochi grandi gruppi finanziari che controllano tutto, l’integralismo islamico“:
in un’intervista ha indicato questi come i suoi nemici. Sono anche i nostri nemici.

Con quel cognome, semmai, sarà più facile parlarne e mettere a nudo le responsabilità della sinistra più irresponsabile del mondo
nella sottovalutazione dei pericoli che corriamo. Non è casuale l’attacco che ieri gli ha riservato Michele Serra su Repubblica,
che per lui avrebbe preferito un futuro da gelataio a Guidonia.

Mostrando così – come gli ha ricordato Caio Giulio Cesare Mussolini – di non rispettare né i gelatai, né di conoscere la storia.
Guidonia fu città di Fondazione. Serra non lo sa e scrive a casaccio.

Saranno gli elettori delle sei regioni meridionali a decidere se farsi rappresentare da lui o no, e non quelli come Michele Serra.
In una circoscrizione così vasta, gli sarà ben difficile andare dappertutto.
Ma basterà sapere della sua presenza in lista per farlo sostenere: ed è proprio quello che certa sinistra teme.
Altrimenti, a che servirebbe attaccarlo a testa bassa?

A proposito: ne parlano anche testate internazionali. Demonizzarlo non vi conviene.
 

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