NON CRITICARE QUELLO CHE NON PUOI CAPIRE

Strano però. Tutti francesi a muoversi. Tutti paladini.
Ma quali sarebbero queste "riforme" ? Tutti ne parlano, ma nessuno le mette per iscritto.

Il ministro delle finanze francesi, Bruno Le Maire agita le acque nell'Eurozona.

Parlando con i giornalisti a Washington, il titolare del Tesoro francese, ha avanzato l'ipotesi della fine della moneta unica.
Le Maire non ha usato giri di parole e puntando il dito contro gli altri Stati membri dell'Unione ha affermato:

"Le insostenibili divergenze tra gli Stati membri della zona euro potrebbero mettere a repentaglio la moneta unica. Non c’è abbastanza solidarietà nell’area dell’euro".

Parole dure che agitano le cancellerie europee e che di fatto hanno acceso i riflettori sulla solidità della moneta unica.
"Le crescenti divergenze economiche tra gli Stati membri della zona euro sono insostenibili a lungo termine
e possono portare alla scomparsa del progetto di moneta comune", ha affermato Le Maire.

Intanto sul piano economico l'Fmi torna a picconare l'Italia e tra le righe chiede uno stop sulla riforma fiscale che porterebbe alla Flat Tax:

"Abbiamo forti riserve rispetto ad alcune proposte di riforma fiscale che abbiamo visto in giro",
ha affermato Poul Thomsen, direttore del Dipartimento europeo dell'Fmi.

Thomsen non ha, però, commentato in modo specifico la flat tax.
"Quello che in questo momento serve all’Italia - ha spiegato - è adottare misure credibili.
Se quelle adottate dal governo lo saranno, crediamo che non avranno un impatto negativo sulla crescita.
Però è necessario non fare passi indietro sulle riforme strutturali".

Sul piano delle riforme è infine arrivato l'appello del presidente della Bce, Mario Draghi
che ha esortato gli Stati dell'Eurozona a portare avanti le riforme:
"L’attuazione delle riforme strutturali nei paesi dell’area dell’euro deve essere notevolmente rafforzata".
Draghi ha spiegato che nell’Eurozona "per sfruttare appieno i benefici delle nostre misure di politica monetaria",
i settori politici devono contribuire «in modo più deciso ad aumentare il potenziale di crescita a lungo termine e a ridurre le vulnerabilità.
 
Dicevano "cosa ti iscrivi a fare all'Api che è di sinistra" .......
alla faccia del pirla che c'è a capo degli Industriali. Povero diavolo, che pena che fai.

«Sì, sembrava uno di noi». Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia,
ha espresso apprezzamento per l'intervento del vicepremier Luigi Di Maio
al consiglio degli imprenditori svoltosi a Milano in Assolombarda.

Il numero uno di Viale dell'Astronomia è stato tratto in inganno dalla presentazione
degli interventi contenuti nei decreti Sblocca cantieri e Crescita che, in teoria, sarebbero favorevoli al mondo delle imprese.
E di teoria si può solo parlare giacché i due provvedimenti non sono ancora stati pubblicati sulla Gazzetta ufficiale
perché la loro impostazione «sviluppista» non piace all'ala dura del Movimento 5 Stelle
che guarda con sospetto a ogni norma che incontri il favore del mondo delle aziende italiane.

La battuta, però, ha suscitato clamore perché non più tardi di due settimane fa
il Centro studi confindustriale ha anticipato il Def azzerando la crescita prevista per il 2019
preannunciando anche la manovra monstre per il 2020.
Lo stesso Boccia, poi, non ha mai risparmiato bordate al governo.

Di Maio in versione «Zelig» ha colpito ancora facendo leva su due decreti molto attesi.
Le capacità affabulatorie, tuttavia, non cancellano il passato anche se per un'ora magari
avranno indotto il presidente di Confindustria a sorvolare.

La Confindustria di Boccia è sempre stata in prima linea per lo sblocco delle Grandi opere,
ha fatto fronte comune con le altre associazioni datoriali per chiedere di non fermare la Torino-Lione e gli altri cantieri più importanti.
È arrivata persino a trovare punti di contatto con il sindacato per protestare contro la mancanza di attenzione
nei confronti della crisi del comparto edile. A quel tempo, Di Maio, non sembra certo «uno di loro».

Ecco, Di Maio non è «uno di Confindustria» per questi semplici motivi. Ma è molto bravo a fingere il contrario.
 
«Luigi Di Maio? Non è uno di noi, e non lo sembra nemmeno da lontano, anche se ultimamente vuole aggiustare la mira...».

Lo dice senza sconti Alessio Rossi, presidente dei giovani di Confindustria.
Da Borgo Egnazia, gioiello turistico della Puglia più cool, arriva un messaggio molto chiaro,
dopo le parole - subito precisate in un'ottica di dialogo aperto con il governo - pronunciate l'altro giorno
dal numero uno di Viale dell'Astronomia, Vincenzo Boccia.

Rossi spiega: «Nessuno vuole creare contrapposizioni generazionali, ma parlano i fatti (pochi)
finora realizzati dall'esecutivo gialloverde. Come categoria dobbiamo restare equidistanti dalla politica e dai partiti.
Ma la nostra pagella non è cambiata nelle ultime settimane: resta insufficiente».

Insomma, il famoso «Paese reale» si riflette nei volti e nelle storie di uomini e donne
che hanno a cuore la propria azienda come il futuro dei propri dipendenti.
Qualcuno, proprio il ministro grillino dello Sviluppo economico, fino a ieri li chiamava «prenditori».
 
Quando era ai confini dell'Italia, tanto can can mediatico.
Ora sono da giorni fuori Malta e nessuno parla. Nessuno critica Malta.
Buffoni mediatici. Però i Maltesi sanno come fare.

"I 64 migranti della Alan Kurdi, nave della ong tedesca Sea Eye che si trovano da 11 giorni
in acque internazionali senza un porto, saranno ridistribuiti tra Germania, Francia, Portogallo e Lussemburgo,
secondo quanto annuncia il governo di Malta. "
 
Erano ben quattro e tutte ancora vive le api che i medici hanno trovato dentro l'occhio di una donna di 28 anni a Taiwan.

Si tratta di api sudoripare, che sono attratte dal sudore e dalle lacrime.
In questo caso erano entrate dentro l'occhio della donna mentre stava togliendo delle erbacce dalla tomba dei suoi familiari al cimitero.
A segnalare la vicenda è la Bbc.

Hong Chi Ting, medico dell'ospedale universitario di Fooyin, ha detto di essere rimasto scioccato
nel vedere gli insetti, ognuno dei quali era lungo 4 millimetri
A queste api piace anche bere le lacrime delle persone, perchè ricche di proteine.

Secondo quanto riferito dalla donna, l'occhio aveva iniziato a darle fastidio dopo una folata di vento,
e aveva pensato che le fosse entrata della terra. Invece, dopo qualche ora era ancora gonfio e dolorante,
tanto da non riuscire a chiuderlo completamente.

"Guardando con il microscopio ho visto qualcosa di nero, che sembrava la zampa di un insetto - racconta il medico -
L'ho afferrata, e molto lentamente tolto l'ape. Dopo ne ho vista un'altra, e poi ancora un'altra e un'altra. Le api erano intatte e tutte vive".

Di solito questi insetti non attaccano le persone, "ma gli piace bere il sudore.
Può darsi che la folata di vento le abbia spinte dentro l'occhio, dove sono rimaste intrappolate".

La donna ha avuto fortuna, spiegano i medici, perchè non si è strofinata gli occhi, mentre le api erano dentro.
"Avendo le lenti a contatto, non si è sfregata gli occhi, per paura di danneggiarle.
Se lo avesse fatto, le api potrebbero aver prodotto veleno, lasciandola cieca".

Le api, rimaste vive, sono state inviate inviate a un'altra organizzazione perchè le studi.
 
L'Italia non e' un rischio globale: non c'e' bisogno di alcuna rassicurazione''.

Lo afferma il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, a margine dei lavori del Fmi,
sottolineando come ''in Italia c'e' un rallentamento dell'economia di pari misura che in Germania''.

Le banche italiane "hanno risentito della doppia recessione, ma in se' il sistema e' uno dei piu' sani d'Europa" ha aggiunto Tria,
sottolineando che che le banche italiane non sono un rischio ne' per l'Italia ne' per l'Europa.

"Rispetteremo gli obiettivi strutturali concordati" ha anche detto il ministro dell'Economia
commentato le parole del commissario Ue agli affari monetari Pierre Moscovici.
"Con Moscovici siamo in contatto continuo e i nostri numeri sono condivisi", ha detto Tria.
"E' chiaro - ha aggiunto - che noi vogliamo andare avanti con la riforma fiscale ma nel rispetto degli obiettivi, quelli indicati nel Def".

'Nell'area euro l'attuazione delle riforme strutturali deve essere sostanzialmente accelerata'.
È l'appello del presidente della Bce, Mario Draghi, nel discorso depositato all'Imfc.
'I paesi in cui il debito e' elevato - ha detto - devono continuare a ricostituire'' accantonamenti di bilancio.
''I venti contrari globali continuano a pesare sulla crescita dell'area euro.
L'economia dell'area euro è cresciuta a una velocità più lenta nel 2018, dopo un anno precedente robusto'',
ha aggiunto, sottolineando che "un ampio grado di politica monetaria accomodante resta necessario
per salvaguardare le condizioni favorevoli di finanziamento e sostenere l'espansione economica''
 
Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, è stato fulminato sulla via del Salone del Mobile in corso a Milano da Luigi Di Maio:
«È uno di noi», ha detto dopo averlo visto all'opera tra gli stand dell'eccellenza del design italiano.

Subito abbiamo pensato che Boccia si riferisse alla loro comune origine campana ma l'illusione è durata poco.
Il presidente voleva proprio dire che uno che non ha mai lavorato un giorno in vita sua e la cui azienda di famiglia
è finita a gambe all'aria tra abusi e dipendenti non pagati
è l'uomo giusto per risolvere i problemi del mondo del lavoro e di quello imprenditoriale.

Se Boccia avesse letto le tesi economiche dei Cinquestelle deve ringraziare il cielo di essere dove è,
perché Confindustria i grillini se solo potessero la chiuderebbero domani mattina, non solo in quanto lobby al servizio dell'impero del male
ma anche in quanto sostenitrice dell'impresa privata e del suo sviluppo.

Qualcuno spieghi a Boccia che la ricetta del Di Maio «uno di noi» prevede più Stato, più tasse, più assistenzialismo,
più manette per chi fa impresa, meno opere, meno sviluppo e una sana decrescita felice.

Tutte cose che a occhio fanno a pugni con chi vorrebbe fare impresa.

La propensione di Confindustria a preferire i nemici agli amici in verità non è una novità.

In passato fu l'amore per la Cgil a partorire la sciagurata stagione del consociativismo
che portò a ingessare il mondo dell'impresa attorno a riti e costi che non hanno pari in Paesi occidentali.

Poi venne la stagione dell'ostracismo, se non dell'ostilità, nei confronti dei governi di centrodestra
che non saranno stati i migliori del mondo ma certo non erano insensibili alle necessità dell'impresa
e pure a quelle (anche private) degli imprenditori.

Ora è il turno del «Di Maio uno di noi» che fa a pugni non solo con la logica ma pure con la realtà dei fatti
che si possono riassumere in un nome: recessione.

Se così deve essere il mio modesto, non richiesto e inutile consiglio è:
chiudiamo Confindustria per manifesta inutilità (siamo in buona compagnia, Marchionne non a caso stracciò la tessera e portò via la nuova Fiat).

O forse basterebbe dire a Boccia di lasciar perdere e tornare a occuparsi della sua tipografia, perché questo lavoro non fa per lui.
A Milano con Di Maio si è comportato come un bambino che vede Ronaldo e cerca selfie e autografo.

Vogliamo una classe dirigente, non parvenu.

E quella di Boccia «non è una di noi».
 
"Confindustria è contro gli italiani ed il paese visto che sono stati i migliori alleati ed amici di PD e sindacati
dai quali hanno ottenuto svalutazione salariale e precariato. Personaggi che fanno i fenomeni
perché hanno spostato le produzioni in Cina o nell'Est europa e poi vengono a dare lezioni di competitività nei talk show televisivi."

"La crescita di Confindustria è direttamente proporzionale con la crescita della BUROCRAZIA PARALIZZANTE,
che in linea teorica avrebbe dovuto contrastare. Giggino ha dato un vistoso contributo al perseguimento della MISSION confindustriale:
NAVIGATORS & GRANDE SORELLA FATTURA ELETTRONICA. Ci rifletta e vedrà che in quest'ottica Giggino è uno di loro."

"Confindustria è inutile e anche dannosa. Purtroppo i "capitani" d'industria non si chiamano più Valletta, Olivetti, Pirelli,
ma Boccia e i politici non De Gasperi e Craxi ma di maio e di battista. L'unica soluzione ? Quella di Marchionne.
Noi abbiamo camusso, landini e l'anpi. Basta questo a capire come si è ridotta l'Italia"

"Daltronde l'industria italiana è scomparsa nel silenzio generale, con sortite del buon Prodi che ha agito come un Marchionne ma con obiettivo LIQUIDAZIONE.
Ora dalle ceneri di ciò che fu conviene belare verso il ducetto di turno e nascondersi nella massa."

"Confindustria altro non è che uno dei tanti italici carrozzoni. Il suo presidente ama la poltrona, le banalità e spera tanto nei finanziamenti da qualunque parte arrivino.
Che del grillame non sappiano niente fa parte del programma così come del pansindacalismo all'epoca dei governi di larghe intese.
Anni settanta, inizio del debito pubblico. Una sciagura."

"Decenni fa, nominato AD di una SpA, la mia prima azione fu il recesso dalla Confindustria,
allora guidata da un folto gruppo di mega imprese poppanti il latte di Stato, guidati dalla FIAT.
Nei lunghi viaggi di lavoro la mia compagna fu poi Radio 24 e lo è ancora, anche se in poche,
tecniche emissioni, tacitata con una smorfia nei programmi demenziali o anti-impresa
o sfacciatamente sinistri di una compagine di imbonitori, troppo spesso ignoranti, spacciati quali giornalisti.
Serenamente e pacatamente: Confindustria è inutile, quanto uno straccio spostato casualmente dal vento della Storia."
 
Mi ricollego a quanto scritto ieri. Ecco la risposta del sindaco.

In questi giorni sono stato dipinto da alcuni esponenti politici locali, come un personaggio senza cuore,
privo di sensibilità e sono stato tacciato di ogni peggior nefandezza. In ultimo sono stato sottoposto
anche a un vero e proprio killeraggio personale, indegno per una forza politica progressista come il PD.

Tutto nasce da un titolo fuorviante del Corriere della Sera, che citava più o meno così: “A Calolzio vietate le scuole ai migranti”.

Ovviamente un titolo del tutto falso e mistificatore.

Da qui l’inizio della gogna mediatica. A tanti giornalisti schierati e a molti politicanti non è parso vero di avere una spalla,
un tempo molto autorevole, per attaccare un sindaco di centrodestra, per di più della Lega.

Nessuno si è preoccupato di capire quali fossero le reali motivazioni, per altro ben conosciute dai consiglieri di minoranza del PD,
che ci avevano spinto a redigere il regolamento: come tutti sanno, infatti, l’obiettivo era quello, per una volta,
di prepararsi a governare il fenomeno migratorio a livello locale, quando e se si dovesse mai ripresentare nelle forme emergenziali degli scorsi anni,
attraverso l’individuazione di aree più idonee rispetto ad altre a favorire la miglior integrazione per la collocazione di un centro di accoglienza.

Quindi nessuna limitazione personale per i richiedenti asilo e tantomeno per gli stranieri in genere.

La prima domanda che ci siamo fatti è:
"Meglio consentire di posizionare la struttura dei richiedenti asilo presso la stazione ferroviaria,
rischiando che le forme di degrado già presenti siano attribuite dai cittadini a questi ultimi,
oppure collocarla in un luogo diverso, meno problematico? Si favorisce l’integrazione, nel primo caso o nel secondo?

E ancora, il Comune ha il diritto di avere un minimo di controllo sul rispetto di tutte le norme abitative e igienico-sanitarie
da parte del gestore privato della struttura d'accoglienza? Il Sindaco può verificare l’idoneità della stessa al fine di prevenire forme di sfruttamento?"

E ancora, porre un centro di accoglienza nelle vicinanze di una scuola di per sé non costituisce un problema, ovvio.
Solo chi è mosso da pregiudizi può pensare il contrario, ma se poi proprio lì nasce una struttura come il Ferrhotel,
dove lo spaccio è di casa, cosa facciamo? Allora meglio lì o da un’altra parte?

A noi sembravano motivazioni di buonsenso e non dettate dal pregiudizio.

Abbiamo peccato in ingenuità e certo di errori ne abbiamo fatti anche noi, nella forma (zone rosse e blu, un boccone prelibato per chi va a caccia di scoop giornalistici)
e nella stesura del regolamento, troppo sintetico e passibile di interpretazioni sbagliate e non condivisibili.
E, forse, abbiamo sbagliato nel ritenere che tutti i cittadini avrebbero compreso le nostre motivazioni, senza fornirgli una preventiva spiegazione. Rimedieremo.

Tuttavia, ora ciò a cui tengo di più per la mia storia, i miei atti quotidiani, la mia totale apertura mentale verso culture e popolazioni di tutto il mondo,
è riaffermare la mia completa estraneità a qualsiasi forma di discriminazione. Lo dimostrerò coi fatti.
Chi mi conosce lo sa ed è la sola motivazione che mi spinge a continuare il duro lavoro che assieme alla mia squadra abbiamo fatto in questi mesi
per recuperare l'immobilismo degli ultimi anni, proprio di coloro che oggi mi attaccano in modo incivile.

Chiudo sottoponendovi una domanda.
Se fosse vero quello che dicono i nostri accusatori, per quale motivo, proprio la scorsa settimana, avremmo deciso di potenziare
la collaborazione con la cooperativa che ospita a Calolzio i richiedenti asilo? Abbiamo concordato infatti di concedergli più spazi
nella villa del Comune dove hanno la sede. Evidentemente, qualcosa in tutta questa storia non torna.
 
Giusto perchè si sappia e si valuti la coglionaggine. Calolziocorte fa 14.000 abitanti .........ed il solito giornalaio..."consistente"......ahahahahah

La risposta è stata consistente: il presidio “silenzioso” organizzato dal gruppo di opposizione
“Cittadini Uniti per Calolziocorte” per contestare il Regolamento comunale sulle strutture di accoglimento per migranti
adottato dalla maggioranza ha richiamato in piazza Vittorio Veneto circa duecento persone.
A presentarsi sono stati non solo i calolziesi: in tanti sono giunti da fuori città, tra amministratori, sindacalisti e membri di associazioni.

A chiarire lo spirito dell’iniziativa è stato Cesare Valsecchi, ex sindaco e capogruppo di “Cittadini Uniti”,
che ha salutato favorevolmente l’afflusso di cittadini, «numerosi nonostante un clima non particolarmente favorevole».

Valsecchi ha chiarito lo scopo del presidio, convocato «perché siamo di fronte a un provvedimento molto grave che lede i diritti delle persone e i principi fondamentali.
Questo rischia di essere il primo mattone, sia pure posto magari involontariamente, di una strada pericolosa. Quindi, siamo convinti della necessità di revocare questo Regolamento».

È stato anche distribuito un duro volantino, firmato dal Pd di Lecco, nel quale la fotografia del sindaco Marco Ghezzi è accostata a quella di Nelson Mandela,
storico leader del movimento anti apartheid sudafricano rimasto in carcere 27 anni .
Sotto il volto del sindaco, la scritta “Apartheid della Lega nostrana”.
Sotto quello del Nobel per la pace, invece, “27 anni di prigione. 1990: liberazione e fine dell’apartheid”.
E la chiosa: “Chi è meglio di un altro?”

Decisa la replica del Carroccio calolziese. «Anche alle strumentalizzazioni politiche dovrebbe esserci un limite, che in questo caso mi pare si sia ampiamente superato.
A parte il fatto che questo volantino è vergognoso , si sta continuando a travisare il messaggio e lo spirito del regolamento.
I calolziesi, però, ci stanno testimoniando il loro sostegno, perché hanno compreso ragioni e obiettivi del provvedimento.
Tanto è vero che al presidio la maggior parte dei presenti non era di Calolzio.
In ogni caso, l’intera maggioranza e la sezione sono compatte e solidali con il sindaco Ghezzi: se lo si dipinge come razzista è perché non lo si conosce per niente».
 

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