NON E' COLPA MIA SE IL TORTO CE L'HANNO SEMPRE GLI ALTRI.

Le recenti parole dell’accademico cinese, con la dichiarazione della vittoria della Cina nell “Prima guerra biologica” con l’Occidente,
danno credito a coloro che pensano che tutto questo non sia stato altro che una mossa ostile della Cina nei confronti degli altri peesi,
voluta o meno, ed un tentativo di assicurare la propria egemonia.


Maria Giovanna Maglie:

“Partirò da una breve introduzione che ho scritto nell’estate dell’anno scorso a un ebook che ho chiamato “Il mostro cinese”:
‘La Cina è colpevole. XI Jinping ha nascosto i tempi, i modi, la diffusione e la gravità di un virus
che ha finito col devastare la #salute e l’ economia del mondo intero, che ha provocato lutto e dolore,
che ha colpito per prima e nel modo più violento l’Italia, e le cui conseguenze abbiamo appena incominciato a vedere.
Oggi più di cento Paesi hanno chiesto un’indagine internazionale, ma l’Italia (fino a poco fa, quando c’è stato il Conte 2)
aveva deciso di non volere verità e giustizia per i nostri morti e per i danni incalcolabili provocati dalla pandemia’.
La Cina per questo crimine dovrebbe essere chiamata dalle sue vittime, ovvero dai Governi e dalla pubblica opinione mondiale,
a pagare il prezzo che è giusto debba pagare alla fine di un giudizio nel quale affiori almeno una parte della verità.
Io non lo so se affiorerà tutta la verità. E vi devo anche dire che non mi interessa se questo virus è prodotto in laboratorio,
è scappato dal laboratorio, scappato in un mercato. Quello che interessa è come si sono comportati dopo:
l’impudenza del regime comunista e anche è necessario dire la debolezza, una sorta di volontà di compiacere dell’occidente.
Chi dovesse oggi credere che per la Cina essere stata così palesemente sbugiardata nelle sue responsabilità e insabbiamenti
le abbia comportato una mortificazione si sbaglierebbe. Il regime comunista e Xi Jinping proprio non ci pensano nemmeno a ritenersi responsabili.
Al contrario, la Cina non è mai stata così convinta di poter sostituire il suo modello a quello dominante nel mondo: noi dobbiamo avvertire questo rischio.
Ovvero sostituire il modello liberale con quello autoritario comunista.
Non è mai stata così convinta di poter speculare sul declino che ritiene inevitabile delle democrazie occidentali e della potenza americana,
anche attraverso quelle cose che oggi noi chiamiamo politically correct”.
 
Aprirò una polemica a non finire, chissà quante me ne diranno,
ma questo pensiero ce l'ho da quando ero ragazzino - 10 anni -
e giocavo con ragazzini come me, anche di famiglia ebrea.

Perchè a loro - intendo gli ebrei - viene concesso di tutto ?

Perchè si devono chiamare sempre "ebrei" e non Italiani di religione ebraica ?

Perchè il "loro" quartiere è chiuso ?

Perchè le "loro" scuole sono chiuse ?

Perchè non posso sposare un'ebrea ?

Perchè .....si lamentano sempre se sono loro a chiudersi ?


"Per caso c’è anche un’indagine in corso sul fatto che possa essersi trattato di un attentato?"
"Me lo sono domandato - spiega Mieli - perché ho visto che fra i morti c’è la famiglia di un ragazzo israeliano, Amit Biran.

Biran non era "capo della sicurezza israeliana",
ma il responsabile della sicurezza della scuola milanese frequentata dai figli.

La famiglia viveva a Pavia e il marito collaborava con la comunità ebraica di Milano come volontario.

"I suoi figli frequentavano la nostra scuola - ammette il presidente della comunità israelita milanese Milo Hasbani -
e proprio per questo lui si occupava della sicurezza degli studenti,
un servizio che noi chiamiamo protezione civile".

Mi chiedo.
Per questo "servizio" girava forse armato ?
 
Pare che il dottor Anthony Fauci abbia cambiato idea sulle origini del Covid-19:
durante un evento pomeridiano di Poynter su “United Facts of America:
A Festival of Fact-Checking”, secondo Fox News, ha così risposto a Katie Sanders di Politifact
se ancora credesse sull’origine naturale del Covid-19:

No in realtà. Non ne sono convinto, penso che dovremmo continuare a indagare su ciò che è accaduto in Cina.
Dovremo continuare a farlo per scoprire al meglio delle nostre capacità cosa è successo
“.

Certamente, le persone che lo hanno indagato dicono che probabilmente è emerso da un ospite animale
che poi ha infettato gli individui, ma potrebbe essere stato qualcos’altro, e dobbiamo scoprirlo.
Quindi, sa, questo è il motivo per cui ho detto che sono perfettamente a favore di qualsiasi indagine che esamini l’origine del virus

, ha aggiunto, nervosamente.


Fauci ha risposto in modo piuttosto aspro, probabilmente innervosito dagli attacchi del senatore Rand Paul
che la sua NGO, EcoHealth Alliance, ha partecipato alla creazione di COVID-19.


Si tratta di una cambio di posizione a 180 gradi rispetto ad alcuni mesi fa,
quando fauci attaccò fortemente Trump perché questi non credeva per nulla nell’origine naturale del Covid-19



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Nel frattempo si è venuti a sapere che nel novembre 2019 ben tre ricercatori del famoso laboratorio di virologia di Wuhan
stavano talmente male dal voler essere ricoverati in ospedale, come riporta il Wall Street Journal.

Ora può essere stata una semplice influenza, ma i tempi sono, per lo meno, molto sospetti.

Tra l’altro una ricercatrice è scomparsa nel nulla.


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Questa è Huang Yanling, ricercatrice di Wuhan scomparsa nel nulla da quasi due anni,
in un paese dove il tracking delle persone è il più pervasivo al mondo.

Sarà stata lei il paziente zero?
 
In Rai è scoppiato il caso Annunziata.

La conduttrice del programma In mezz'ora, domenica scorsa
è stata "obbligata" a leggere una lettera dell'ex premier Giuseppe Conte.

In quelle righe, l'avvocato respingeva con forza l'accostamento fatto dalla giornalista
nella puntata della domenica precedente tra le consulenze fornite dallo stesso prima di arrivare a Palazzo Chigi
per la compravendita di un albergo a Venezia e il caso Duringon.

Assunto il compito, Lucia Annunziata ha però deciso di rivolgersi alla Commissione di Vigilanza Rai chiedendo di essere ascoltata.

Nella sua lettera, Giuseppe Conte ha minacciato querela nei confronti della conduttrice Rai
e così la Annunziata ha deciso di mettere la questione in mano alle due Camere del governo italiano, appoggiata da Michele Anzaldi.

La giornalista, che conosce molto bene le dinamiche della Rai essendone stata presidente tra il 2003 e il 2004,
ha chiesto l'applicazione del codice etico aziendale.

Ha annunciato la sua richiesta in diretta televisiva,

"per giudicare se ho effettivamente violato i codici del servizio pubblico.
Sono pronta ad assumermi le mie responsabilità, pronta anche a confrontarmi con il professor Conte,
nel caso in cui accettasse uno dei tanti inviti che gli sono stati rivolti nel corso della sua presidenza".

Michele Anzaldi, deputato di Italia viva e segretario della Commissione di Vigilanza Rai,
su Facebook si è schierato dalla parte di Lucia Annunziata:
"Mi auguro che la richiesta di Lucia Annunziata di essere ascoltata in commissione di Vigilanza Rai,
dopo la lettera dai toni minacciosi e arroganti ricevuta dall’ex presidente del Consiglio Conte, venga accolta".


Si tratta di un ennesimo capitolo che si scriverà sui rapporti tra Giuseppe Conte e la Rai, già finiti nell'occhio del ciclone.

Anzaldi spiega che l'azione di Lucia Annunziata, infatti,
"può diventare l’occasione per iniziare a fare luce con una serie di audizioni sul 'metodo Casalino',
tre anni di abusi, forzature, toni minacciosi e attacchi all’autonomia giornalistica".

La missiva letta in diretta da Lucia Annunziata, per Michele Anzaldi
"mostra toni davvero gravi, addirittura la minaccia di querela in caso la lettera non venga letta 'per intero'.
Conte dopo le inquadrature dei tg vuole decidere anche come debba essere letta una precisazione?".

Il segretario della vigilanza, quindi, elenca una serie di circostanze,
dalle immagini in posa alla scrivania fino alle conferenze stampa show, passando per
"l’irrisione di Conte alle poche vere domande avanzate dai giornalisti, come è accaduto il 17 maggio 2020
al giornalista di Rtl Alberto Ciapparoni, dileggiato per aver osato mettere in discussione l’operato di Arcuri
sulle mascherine (e poi sappiamo come è andata a finire…)".

E ancora, "le minacce a mezzo stampa, firmate Palazzo Chigi, di querela nei confronti del senatore Grassi,
che rivelò il tentativo di Conte di “comprarlo” con un incarico per passare in maggioranza,
antipasto di quella che sarebbe stata la vera e propria campagna acquisti con i 'responsabili' per tenere in vita il Conte 2".

Michele Anzaldi, quindi, ricorda
"le intimidazioni al sottoscritto, minacciato di querela dallo stesso Casalino per aver rivelato una torbida manovra mediatica
orchestrata da Palazzo Chigi che mise addirittura in imbarazzo il Quirinale, costretto a smentire i contenuti inventati di un colloquio tra Mattarella e Conte".


Nel suo lunghissimo post condiviso su Facebook, Michele Anzaldi punta fermamente il dito contro il "metodo Casalino" attraverso
"l’eliminazione del contraddittorio nelle trasmissioni televisive".

Il segretatio della Commissione di Vigilanza Rai, quindi, ha accolto con soddisfazione il passo mosso da Lucia Annunziata,
"che sia la prima di una serie di convocazioni che interessino anche Ordine dei Giornalisti, Fnsi, Usigrai, Cdr dei telegiornali,
altri conduttori e giornalisti Rai pronti a denunciare, sul modello di una commissione d’inchiesta".

Come Michele Anzaldi, anche la senatrice Valeria Fedeli del Pd
e Francesco Verducci chiedono l'audizione di Lucia Annunziata.
 
Mario Draghi è pronto a cancellare completamente l’era targata Giuseppe Conte.

La vera partita si gioca sulle cosiddette nomine, e la notizia delle ultime ore
riguarda il futuro di Fabrizio Palermo nel ruolo di ad di Cassa Depositi e Prestiti,
considerato ormai a un passo dai titoli di coda.

Palermo, scelto da Conte ai tempi del governo gialloverde, era uno degli ultimi “contiani” in Cdp.

Archiviata la stagione del supercommissario all’emergenza Domenico Arcuri,
la rimozione di Gennaro Vecchione dall’incarico al DIS, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza,
e i saluti di Angelo Borrelli dalle vesti di capo del Dipartimento della Protezione Civile,
adesso sembra essere arrivata la volta di Fabrizio Palermo.

Al suo posto, inutile girarci attorno, Draghi ha intenzione di piazzare un fedelissimo.

Ben presto si potranno verificare le indiscrezioni dei giorni scorsi visto che il nome di Dario Scannapieco
è diventato effettivamente il candidato più probabile a sostituire Palermo.

Quest’ultimo, ricordiamolo, fu scelto nel 2018 per guidare il gruppo Cdp dopo esserne stato direttore finanziario nei quattro anni precedenti.

Palermo gode del favore generale del Movimento 5 Stelle,
partito che adesso deve tuttavia fare i conti con un certo subbuglio interno.

Come ha sottolineato Marco Antonellis su Tpi, il gruppo parlamentare grillino
sarebbe infuriato dalla passività mostrata da Giuseppe Conte,
da settimane al vertice del M5s ma “mai in grado di incidere veramente”
o di poter avere voce in capitolo in merito alle scelte strategiche di Palazzo Chigi nel governo.

Al tempo stesso pare che Luigi Di Maio continui a “giocare nell’ombra”, tenendo aperti canali trasversali.

In ogni caso, e tornando alla possibile scelta di Draghi in Cdp, Scannapieco, classe 1967,
è da 14 anni vicepresidente della Banca europea degli investimenti e può essere considerato un fedelissimo del premier.

Lo stesso Scannapieco – altro particolare non da poco – è stato consulente di Draghi presso il Ministero del Tesoro negli anni ’90.

Insomma, siamo di fronte al classico profilo giusto per ristabilire un certo equilibrio interno.

Attenzione, perché la partita per la Cdp è fondamentale per almeno tre ordini di ragioni.

Innanzitutto, scegliendo Scannapieco al posto di Palermo,
Draghi lancerebbe un segnale forte puntellando il suo “partito personale” in seno alle istituzioni.

Dopo di che è chiaro un altro messaggio: il premier è disposto a mettere persone di fiducia per gestire fondi strategici.
E, da questo punto di vista, Cdp sarà altamente strategica per il Recovery Fund.

Last but not least, attuare una simile scelta consentirebbe a Draghi di oliare quel rapporto
tra Stato, territori, enti locali e imprese che è al centro del sistema che con il citato Recovery si ha intenzione di incentivare.

È importante evidenziare un ultimo particolare.

Nel corso degli ultimi mesi, Draghi ha attuato un metodo diretto e incisivo per gestire le nomine più importanti.
 
Quotidianamente ci viene ripetuto che ciò che non va dell’Italia
è il suo modello di vita,
il suo sistema educativo e di sviluppo,
in generale la mentalità del popolo italiano.

Per cambiare gli aspetti peculiari del cosiddetto Belpaese,
l’Unione europea chiede che la classe dirigente possa varare riforme epocali:
che cambino abitudini, consuetudini e tradizioni dell’intero popolo italiano.

Ma l’Ue non è un soggetto avulso dal contesto globale,
sappiamo bene quanto operi richieste in base ad input dell’Onu, del Fondo monetario, della Banca mondiale...

Questi ultimi hanno posto al Pianeta degli obiettivi,
riassunti nella nota Agenda Onu 2030 che, per cambiare la mentalità dei popoli,
s’è anche affidata a messaggi pubblicitari molto semplici e di grande impatto:

come il confronto tra l’evidente sorriso felice di chi vive in una bidonville
ed il volto crucciato dell’uomo occidentale, totalmente assorbito dalla preoccupazione (anzi incubo)
di difendere i propri beni, i propri risparmi, il proprio tenore di vita
e, soprattutto, di non voler rinunciare ad un lavoro di successo, appagante e ben remunerato.



Abbandoniamo per un attimo la visione planetaria e caliamoci in quella italiana:

il popolo del Belpaese risulterebbe sia a livello europeo che mondiale
all’ultimo posto per capacità di recepire la filosofia degli obiettivi dell’Agenda 2030,
ovvero quel cambio di mentalità che porterebbe gli italiani a non optare più per la proprietà (od anche possesso) di un bene
ma a ritenere che ogni cosa materiale venga momentaneamente prestata all’uomo.

Questo cambio di mentalità l’Ue reputa sia un germe già presente nelle nuove generazioni europee ed italiane:
ovvero per la maggior parte dei giovani non sarebbe più importante finalizzare lo studio al futuro successo,
ad un lavoro ben pagato e di forte affermazione sociale: poi non riterrebbero più importante avere una casa di proprietà o accumulare risparmi.



Secondo l’Onu e l’Ue, i giovani tra i quindici ed i vent’anni sarebbero ben rappresentati da quella pubblicità dell’Agenda 2030
che ritrae un giovane vestito semplicemente e che recita “non posseggo nulla e sono felice”:

You’ll own nothing. and you’ll be happy” accompagna il volto d’un ragazzo nei cartelloni di tutti i Paesi occidentali,
la pubblicità è stata premiata agli Effie Awards mondiali Usa 2020.


Veniamo al nocciolo del problema:

al Governo italiano sono state chieste riforme che abbattano radicalmente sia il risparmio (sui conti e in contante)
che la propensione alla proprietà di beni immobili (case e terreni) che mobili (auto, quadri, barche, opere d’arte, beni di lusso in genere).



Ovviamente la leva fiscale è lo strumento immediato per garantire il cambio d’abitudini:

ergo, la patrimoniale su beni immobili e risparmi abbinata ad un inasprimento della tassa di successione
sarebbero la dimostrazione di una politica italiana in linea con le richieste Ue e le linee Onu.



Resta lecito domandarsi se il cittadino tipo romano possa entro il 2030 omologarsi a quello di Stoccolma:

come da statistiche della Commissione europea, il primo ha in media per l’87 per cento alloggi di proprietà,
una o più auto di proprietà e cerca di risparmiare danaro per acquisti o necessità future;

solo il 24 per cento dei cittadini di Stoccolma ha una casa di proprietà, meno del 20 per cento un’auto
(più del’80 per cento ricorre al noleggio di auto, moto e bici), soprattutto non credono sia giusto risparmiare
e ricorrono al prestito (all’indebitamento), la maggior parte dei nordeuropei non insegue il lusso ma veste in maniera frugale,
all’affermazione personale e professionale predilige occupazioni che abbiano un fine sociale nella comunità.



Va detto che l’Agenda Onu 2030 usufruisce di importanti sponsorizzazioni
da Bill & Melinda Gates Foundation, Amazon Foundation, Ghetti Foundation Museum, Rothschild Foundation, BlackRock Grants Foundation;

tutte organizzazioni benefiche e pauperiste convinte che l’uomo sarebbe più felice abolendo la proprietà e favorendo il prestito.

Gli sponsor dell’Agenda hanno anche mostrato in sede Onu numerose ricerche sociologiche,
redatte da esperti già docenti a Yale e Stanford, che dimostrerebbero come
l’uomo con scarsa propensione alla proprietà di un bene produrrebbe meno consumo del pianeta
rispetto all’ominide tradizionale che lavora per farsi casa e per aumentare le proprie ricchezze materiali.


Insomma, per avere una sorta di Paradiso in terra (diciamo giardino dell’Eden)
necessiterebbe convincere l’uomo a vivere in una sorta di paciosa contemplazione:
nel totale distacco dalla proprietà dei beni e dall’affannosa corsa all’affermazione professionale, lavorativa, e all’inutile guadagno ed accumulo.



Gli italiani comunque non sarebbero soli;

le statistiche dimostrano che la proprietà dei beni ed il risparmio sarebbero ancora preponderanti nelle mentalità arabe e nei Paesi dell’ex blocco sovietico.

Indagini ed interviste avrebbero dimostrato che più del 70 per cento degli italiani non si fiderebbe dell’Ue
e vedrebbe queste riforme come una sorta di furto dei rispettivi sacrifici.

Poi solo una risibile minoranza planetaria reputerebbe che un progetto di “povertà sostenibile”,
alimentata da un reddito universale di cittadinanza, possa distaccare l’uomo dal lavoro e dai beni materiali,
favorendo il disinquinamento del pianeta.


E qui si apre un altro problema, ovvero se le politiche degli Stati nazionali nel declinare l’Agenda 2030
potrebbero riuscire a modificare la mentalità dell’uomo moderno, che in circa trecento anni s’è emancipato politicamente ed economicamente grazie al lavoro.


Quest’ultimo, principale imputato dell’inquinamento e consumo del territorio,
ha di fatto abbattuto in trecento anni le differenze di censo, favorendo il rimescolamento sociale,
soprattutto che l’aristocrazia cedesse il passo alle classi borghesi.


Il lavoro ha trasformato i sottoproletari in proletari e poi in borghesi:
braccianti in contadini piccoli proprietari,
operai e manovali in artigiani e poi in imprenditori.

Emancipazione e stravolgimento delle classi sociali verificatosi solo e soltanto con la leva economica, ed in forza del “contratto sociale”.


Oggi l’Onu chiede la virtualizzazione dei beni, e che l’uomo ormai maturo e contemplativo non trattenga la palla:

che abbandoni l’idea d’accumulo del denaro e di proprietà dei beni.


Soprattutto che, pandemie permettendo, torni ad essere nomade per interessi ed attività, lavorando un po’ qua ed un po’ là:

perché questo avvenga l’Agenda 2030 impegna l’Ue ad imporre ai singoli Stati delle leggi
che consentano l’accantonamento della famiglia tradizionale, abolendo leggi d’aiuto alla costituzione familiare.



L’Agenda 2030 è di fatto l’aggiornamento dell’Agenda 21,
che già nel 1992 poneva gli obiettivi dell’Onu per il 2021:

ovvero “sviluppo sostenibile per il XXI secolo” in cui si “eleva la natura al di sopra dell’uomo”.

L’Agenda 21 già conteneva il “principio precauzionale”, ovvero la filosofia che “si è colpevoli fino a quando non viene accertata l’innocenza”,
che l’Onu vorrebbe adottata in forma planetaria, insieme alla fine delle sovranità nazionali, all’abolizione della proprietà dei beni,
alla ristrutturazione dell’unità familiare, alle limitazioni per accesso al lavoro ed espletamento di attività umane tradizionali (caccia, pesca, artigianato).



Tutto è stato ampliato e riaffermato nell’Agenda 2030.


L’idea è quella di rispetto della Terra, che la sua superficie non venga ferita dalle attività umane:
ecco la necessità di concentrare gli uomini in zone tecnologiche d’insediamento,
e qui l’Onu considera bidonville e favelas non più come esempi negativi,
ma come villaggi da rendere tecnologici per concentrarvi gli esseri umani
.


Molenbeek-Saint-Jean è il quartiere ghetto dove in Belgio viene sperimentata l’Agenda 2030:

il quartiere è zona di detenzione, è sede di moschea, ma è anche il luogo dove nessun residente ha proprietà
e viene controllato dalla polizia e mantenuto da un sussidio in moneta elettronica.


L’Agenda 2030 impone all’Ue anche il risparmio in materia d’istruzione, e questo lo eredita dall’Agenda 21:

l’obiettivo verrebbe raggiunto con la didattica a distanza per le scuole pubbliche,

mentre le private potrebbero continuare con la presenza.



Di fatto si creerebbe un discrimine formativo per favorire una diffusa “povertà sostenibile”:

sappiamo che individui altamente istruiti progettano maggiori guadagni e consumano più risorse,
a differenza degli esseri umani scarsamente scolarizzati che tenderebbero a minore agio economico.

L’istruzione di alto livello più è diffusa più minaccia la sostenibilità.


Così la vecchia discarica milanese di via Tobagi diventa una bidonville tecnologica simile alla baraccopoli di Korogocho a Nairobi,
o alla casa di rifiuti di Dacca che è il più noto slum del Bangladesh.


Un’ex modella nordica molto pagata dalla Rai ha detto recentemente che “la povertà salverà il pianeta”.


A ben guardare queste politiche economiche sembra ci stiano portando
verso il destino che Stanley Kubrick affidava alla scimmia di “2001: Odissea nello spazio”.
 
Ma che palle. Non se ne può più.
Sei un cantante ? No.
E allora alzati dal tavolo.


La bufera sulla Nazionale Cantanti e la Partita del Cuore di questa sera ha portato ad un passo indietro di Gianluca Pecchini.

Il direttore generale della Nazionale Gianluca Pecchini, si è dimesso dal suo incarico
dopo le polemiche sollevate dall'esclusione di Aurora Leone dei The Jackal dalla sfida,
che vedrà esibirsi in campo stasera allo stadio della Juventus Torino i cantanti e la squadra dei Campioni per la Ricerca.


Ad annunciarlo è stato lui stesso in una nota:
“Mi assumo la responsabilità di quello che è accaduto dimettendomi dal mio incarico
in attesa di parlare personalmente con Aurora Leone.
Ci tengo però a sottolineare, a scanso di equivoci, che nessun artista si è reso conto dell’episodio in questione;
i presenti si sono accorti di quello che stava accadendo nel momento in cui Aurora e Ciro si sono alzati per andarsene via”.

La vicenda è emersa dopo che Aurora e Ciro Priello, altro componente del gruppo comico The Jackal
e vincitore della prima edizione italiana di Lol, hanno denunciato l’accaduto in una diretta sui propri social.
 
Rieccoli apparire i cojoni


Coprifuoco,
obbligo di stare a tavola all’aperto,
divieto di assembramento:

sono queste le regole che le regioni discuteranno oggi per rafforzare la zona bianca.

Dopo il caso della Sardegna che nelle scorse settimane era stata una settimana nel livello più basso
e poi era entrata direttamente in zona rossa, i governatori cercano di proteggersi in vista dell’estate.

Entro fine giugno tutta Italia sarà in fascia bianca.

È l’isola felice dove tutte le attività sono aperte e gli unici obblighi sono mascherine e distanziamento.

Il calendario è ormai fissato e dunque si è deciso di creare una sorta di protezione per evitare che risalgano i contagi da Covid 19.


Martedì 1 giugno diventano bianche Friuli Venezia Giulia, Molise e Sardegna.

Lunedì 7 giugno tocca a Veneto, Abruzzo, Umbria e Liguria.

Lunedì 14 giugno tocca a Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio.



Il coprifuoco
Il decreto in vigore prevede che il coprifuoco in tutta Italia scatti a mezzanotte dal 7 giugno e venga eliminato dal 24 giugno.
La proposta delle Regioni è che anche nella fascia bianca scatti il coprifuoco alle 24.


Bar e ristoranti
Si valuta l’obbligo di stare seduti nei bar e ristoranti all’aperto.
E quindi di vietare di sostare in piedi davanti ai locali pubblici.


Assembramenti
I governatori vogliono vietare anche di stare in gruppo in strade, parchi e giardini a bere e mangiare.
 
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