NON HO TEMPO DI ODIARE CHI MI ODIA...

Ahahahahah


Questa settimana il settimanale the Economist ha elogiato l’Italia come Paese dell’anno.

A onore del vero va precisato che questa elezione dell’Italia a Stato “cool”
non ha nulla a che fare con i trionfi sportivi
ma perché abbiamo l’ex governatore della banca centrale
alla guida di un paese da sempre visto come furbetto, come cicala e tanto altro.

Insomma L’Economist ha eletto Mario Draghi.


Ovviamente la scelta dell’Economist è stata salutata dai media nazionali come un fatto importantissimo;

lo stesso hanno fatto i politici del governo, ebbri di cotanta importanza.



Per il momento permettetemi di fare il bastian contrario
ed accompagnare i lettori nel dietro le quinte di un riconoscimento che puzza parecchio.


Quando diciamo “the Economist” dobbiamo tenere a mente due questioni:

la proprietà

e la cultura politica che incarna.



Partiamo dalla domanda: chi vuole incoronare Draghi?

Risposta: un sistema che da decenni vuole surclassare gli Stati,

svuotare le Costituzioni democratiche

ed influenzare i governi nazionali,

sostenendo il primato neoliberista delle privatizzazioni,

della globalizzazione,

della destrutturazione della famiglia

ed altro ancora.


L’Economist è uno degli evangelisti della “lieta novella” neoliberista.


E non a caso l’editore di riferimento,

cioé l’azionista di riferimento,

è la famiglia Elkann.


Sono loro, infatti, attraverso la holding finanziaria di famiglia Exor ad avere il controllo dell’Economist Group.


In poche parole l’Economist è degli Elkann,

i quali in Italia editano come Gedi Repubblica, Stampa, l’Espresso.


Tralascio il dettaglio che la Exor sia una holding… olandese;


e tralascio pure il fatto che il governo precedente aveva sostenuto Fca.


Quello che qui va sottolineato
è che gli interessi di un certo sistema
(John Elkann fa parte del comitato direttivo fisso del gruppo Bilderberg, unico italiano insieme alla giornalista Lilli Gruber)
convergono su Mario Draghi e ne sosterranno la candidatura al Quirinale.


Draghi al Colle sarà il Presidentissimo ideale per continuare nella sostituzione silenziosa della democrazia con l’oligarchia.



L’Economist elegge l’Italia come Paese dell’anno
perché vuole che gli italiani siano la preda sacrificale del grande banchetto neoliberista.

Mario Draghi è il papa perfetto,
per formazione (Goldamn Sachs)
e per attitudine (dal Britannia in avanti).

SuperMario sta incastrando l’Italia nel ricatto del Pnrr,
cioé il più grande inganno neoliberista partorito dall’Europa
dove le economie di eccellenza saranno uccise per dare posto alla globalizzazione.


Ma nessuno ne parla.

Mario Draghi presidente della Repubblica
sarà il playmaker delle partite neloliberiste e globaliste,
cioé l’opposto di quel sovranismo e nazionalismo
che invece dovremmo esaltare e attuare se vogliamo difendere il Made in Italy.



Tutto questo è un sottinteso,
sta sullo sfondo perché l’Economist,
nel motivare l’elezione,
si mette sulla scia della retorica “vaccinista” ed emergenziale
con cui da tempo stiamo sacrificando la Costituzione.


Parlare di vaccini e null’altro
è una strategia precisa per consentire le grandi operazioni
che legheranno mani e piedi gli italiani nei prossimi decenni
in cambio di qualche soldo dato qua e là.



I vaccini sono diventati il nuovo Credo per una massa di persone
che ha trovato un idolo redentore e salvatore (frutto di multinazionali),
una eucaristia moderna intoccabile, ingiudicabile e infallibile per definizione.


Ovviamente in questo clima di euforico fanatismo è impossibile predicare controcorrente.


Noi tuttavia non demordiamo,
nella speranza che prima o poi
i finti miracoli dei finti idoli
siano rimessi nelle più volgari pieghe di una cultura globalista
dove gli amministratori delegati di multinazionali per nulla esenti da truffe
parlano a nome della scienza.
 
CURARE I MALATI. QUELLO NO, VERO ?
ANDREBBERO A FARSI BENEDIRE TUTTI I BENEFIT.


Non solo obbligo vaccinale e validità del green pass ulteriormente ridotta,
il governo studia la stretta per Capodanno: obbligo di tampone per tutti i locali al coperto.


Come è noto, Draghi ha convocato una cabina di regia per il 23 dicembre.

E già si vocifera di nuove restrizioni in arrivo, come conferma il sottosegretario alla Salute Costa.

Mentre il ministro Speranza si straccia le vesti per la variante Omicron.
“Ci ricorda come questa sfida contro il Covid si possa vincere solo con un grande lavoro di condivisione internazionale”, dice.

L’impressione è che in generale il governo intenda imprimere un giro di vite natalizio in stile 2020,
come se nulla fosse cambiato.


Per Capodanno dunque, si ipotizza l’obbligo di tampone anche per i vaccinati

e non riguarderebbe solo le discoteche, nel mirino per gli assembramenti.

Ma potrebbe essere esteso a tutti i locali al coperto, veglioni nei ristoranti compresi
.

Al momento non c’è un elenco di misure che verranno introdotte in vista delle feste natalizie
ma dovrebbe esserci comunque l’estensione del super green pass, per esempio ai trasporti locali e centri commerciali.

Sul tavolo anche l’ipotesi di ridurre a cinque mesi la validità della certificazione verde.

Si ragiona anche di reintrodurre l’obbligo di mascherine all’aperto.

Per i festeggiamenti di fine anno inoltre niente feste in piazza.

Molti presidenti di Regione hanno già preso l’iniziativa di vietare tutti gli eventi all’aperto.


Ma ulteriori misure
“verranno considerate seguendo i principi ispiratori della proporzionalità e della pronta reattività”.
Così Franco Locatelli, coordinatore del Cts e presidente del Consiglio Superiore di sanità, in un’intervista al Corriere della Sera.

"L’esperto" ammette che l’Italia sta messa molto meglio di altri Paesi,
tuttavia “dobbiamo fare quanto possibile per attenuare il rischio che i numeri dei contagiati,
così come quelli dei ricoverati in ospedale o nelle terapie intensive, diventino più rilevanti
“.

L’aumento dei casi
“non deve essere minimamente letto come un fallimento dei vaccini.
Se non li avessimo avuti, in presenza di varianti connotate
da assai maggior velocità di diffusione e contagiosità quali la Delta
e, più recentemente, la Omicron moltissime altre persone avrebbero perso la vita”.


I numeri parlano chiaro: rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso,
oggi i ricoverati nelle terapie intensive sono molto pochi: circa 950.

“Il numero delle persone che hanno perso la vita in una giornata non ha mai superato la soglia di 130”, conclude Locatelli.


Ma Guido Rasi, ospite a Mezz’ora in più su Rai3, lancia l’allarme:
Ci stiamo avvicinando alla zona arancione, perché continua ad aumentare l’occupazione dei posti ospedalieri“.

Il consulente scientifico del commissario straordinario Figliuolo spiega che
“è fondamentale dunque fare subito le terze dosi.
I vaccini ci sono e la campagna sta procedendo bene ma – afferma convinto – è una corsa contro il tempo”.


Infine aumenta il pressing sul governo per imporre il vaccino obbligatorio per tutti.

Il governo deve introdurre l’obbligo vaccinale“.

Nel Lazio, ad esempio, “ci sono ancora 400mila persone non vaccinate”.

Così l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato al Messaggero.

“Potranno sembrare poche rispetto a una popolazione di quasi 6 milioni.
Ma in termini assoluti è un numero altissimo che mette a rischio gli altri abitanti.
Ormai l’unico modo per sradicare questo zoccolo duro è l’obbligo vaccinale”.

“Per questo – conclude D’Amato – chiedo all’esecutivo di introdurlo su tutto il territorio nazionale”.


Purtroppo, abbiamo appena letto il classico esempio di chi non ha capito nulla del covid e del siero,
ma io penso - ne sono convinto - che questo faccia apposta. E ci penda tutti per il didietro.
E' ASSODATO - CERTO - INTANGIBILE - mettete l'aggettivo che volete -
CHE CHI E' SIERATO PUO' PRENDERE IL VIRUS E LO PUO' RITRASMETTERE.
 
Ma dai, Topo Gigio, "ma cosa dici mai "
ma portali tutti a casa tua o - meglio ancora - in Europa.


La linea della sinistra in Italia e in Europa è ben sintetizzata dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli,
che in occasione della Giornata internazionale per i diritti dei migranti, ha twittato:

«La migrazione ha reso le nostre società più ricche.

Ha plasmato la nostra cultura,

le nostre lingue

ed ha creato milioni di nuove amicizie e relazioni.

Dobbiamo respingere l’estrema destra quando tenta di disumanizzare coloro che cercano una vita migliore per le loro famiglie».



Un modo ipocrita di non affrontare il problema.

Secondo gli ultimi dati forniti dall’Oim, nei primi undici mesi di quest’ anno,
i morti-dispersi nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa sono stati oltre 1300.

Numeri che proprio le politiche di apertura indiscriminata da parte dei governi di sinistra
hanno contribuito ad aumentare esponenzialmente.


«Al 14 dicembre – ha ricordato ieri il premier Mario Draghi alla Camera –

le persone sbarcate in Italia quest’anno erano 63.062.

Nel 2019 sono state 11.097,

e nel 2020 sono state 32.919.


Al tempo stesso, con l’introduzione delle restrizioni pandemiche,

le già sporadiche re-distribuzioni tra Paesi europei dei migranti sbarcati in Italia si sono interrotte».
 
Come al solito i sindacati fanno propaganda. Stupida.
Non devi guardare ad oggi, ma a domani. Devi garantire le pensioni nel futuro.


Quanti sono i lavoratori che - dopo-domani nel 2023 - avranno 64 anni ?
Quelli che sono nati nel 1959.
E voi pensate che un nato nel 1959 ha solo 30 anni di contributi ?

Quando ha iniziato a lavorare almeno nel 1977, a 18 anni nel pieno del boom economico ?
Ma tutti questi sono già in pensione da 3 anni, perchè hanno raggiunto quota 43 nel 2020.

Quindi ne abbiamo ancora tanti tanti che raggiungeranno 64 anni quando hanno iniziato a lavorare
nel 1980 a 21 anni e nel 2023 avranno 43 anni di lavoro ed andranno in pensione , senza anticipo.

Pertanto chi andrà ad usufruire di questa finestra ?
La maggior parte saranno coloro che avranno iniziato a lavorare dopo il 1980

Ma a 64 anni con 30 anni di contributi - nel 2023 - significa che hanno iniziato a lavorare nel
1993 e cioè a 34 anni.........e cosa hanno fatto sino ad allora ?

Io sono per il ricalcolo di TUTTE le pensioni con il Sistema Retributivo, anche di quelle già erogate.
Chi ha avuto, ha avuto; chi ha dato, ha dato. Scordiamoci del passato.
Altrimenti le pensioni - dopo-dopo-dopo-domani - non ci saranno più.

SVEGLIA SINDACATI.

In occasione dell’incontro di lunedì 20 dicembre tra Governo e Sindacati sulla riforma delle pensioni,
la Cgil ha diffuso un’analisi d’impatto di una delle proposte sul tavolo:

il ricalcolo contributivo della pensione.

Tra le varie formule proposte, questa è una di quelle avanzate dal Governo
per inserire nuove opzioni di pensione anticipata rispetto ai requisiti Fornero.

Nel 2022, al momento, le uniche novità solo la Quota 102 e la versione estesa dell’APE Sociale,
oltre alla proroga di un anno per l’Opzione Donna.

L’obiettivo è di arrivare ad un sistema previdenziale, nel 2023,
che possa superare queste formule transitorie introducendo strumenti permanenti.



Ricalcolo contributivo: pro e contro


In base alle valutazioni dell’Osservatorio Previdenza della Cgil nazionale e della Fondazione Di Vittorio,
si tratterebbe di una proposta eccessivamente penalizzante:

se da un lato permetterebbe l’uscita anticipata a 64 anni dal mondo del lavoro,

dall’altra produrrebbe tagli fino al 30% rispetto all’importo dell’assegno pensionistico a cui si potrebbe aspirare.


Diversi gli esempi riportati.

Riferendoci ad una retribuzione media di 20mila euro lordi,
un lavoratore che si ritira a 64 anni con 30 anni di contributi,
di cui la metà versati dopo dal 1996, vedrebbe la pensione lorda subire un taglio del 22,5%,
passando da 870 euro se calcolata con sistema misto a 674 con il ricalcolo contributivo.

I tagli diminuiscono con l’aumentare della RAL e del montante contributivo, pur rimanendo a due cifre.


Uno scenario simile a quanto già avviene oggi con l’Ozione Donna.

Vero che è che si tratterebbe di una scelta opzionale,
ma fortemente penalizzante rispetto a quanto versato per un’intera vita lavorativa.

Da qui l’invito della Cgil a “realizzare un sistema previdenziale più flessibile
che consenta alle persone di accedere in anticipo alla pensione rispetto ai 67 anni attualmente previsti,
ma senza imporre condizioni vessatorie”.


I sistemi previdenziali oggi
Ad oggi esiste una varietà di formule di uscita e di sistemi di calcolo.

Andando avanti nel tempo, la quota retributiva a destinata a sparire,
facendo concentrare il dibattito sulla pensione contributiva pura.


sistemi-previdenziali.png



Con il graduale e inevitabile passaggio al sistema contributivo per tutte le pensioni future,
pur restringendosi il beneficio economico di una quota calcolata con il retributivo
viene ad ampliarsi lo spettro delle possibilità per l’uscita anticipata,
dal momento che tale parametro viene a incidere in misura minore rispetto al passato sulle casse dello Stato.

Detto questo, muovendosi in questo alveo del “contributivo”,
l'obbiettivo è raggiungere una formula di compromesso
che non sia troppo penalizzante per il lavoratore
e che si riveli nel tempo sostenibile anche per i flussi di cassa INPS.


Il vertice a Palazzo Chigi tra governo, Cgil, Cisl e Uil parte da questo scenario:

superata la fase transitoria del 2022 con le formule di passato (migliorabili),

l’obbiettivo è di definire assieme uno o più strumenti strutturali di flessibilità in uscita (pensione anticipata).


Allo stesso tempo, i Sindacati portano avanti altre istanze:

definire una pensione di garanzia per i giovani con carriere discontinue,

riconoscere dal punto di vista previdenziale il lavoro di cura (caregiver)

e quello delle donne a vario titolo (Opzione Donna permanente, sconti contributivi per la pensione ordinaria).
 
Ieri sera il Prof. Vaia dello Spallanzani a Quarta Repubblica da Porro.

UNA GODURIA per quello che ha detto.

Non ho ancora trovato l'intervista, ma questa è quella che aveva rilasciato
il 2 dicembre al mattino. Cominciate ad ascoltare questa.

 
Poi ci sono i coglionazzi che hanno una validità scientifica nettamente inferiore.


Io ho visto.
Purtroppo io ho visto.
Ho visto cose che voi umani.
E anche disumani.

Ho visto i tre provaccini, Crisanti, Pregliasco e Bassetti cantare sulle note di Jingle Bells “sì sì sì, sì sì vax, vacciniamoci”.

Una roba talmente da fuori di testa, che uno anche vedendola non ci crede.

E più la rivede e meno ci crede.

Perché la mente non si rassegna, perché qui siamo a “vedo gli asini che volano nel ciel”.


Il segno della fine, altro che tramonto dell’Occidente di Spengler, qui siamo oltre il declino e anche oltre il vaccino.

Con sopra uno straziante effetto nevicata che completa la tristezza veramente sovietica della faccenda.

Uno sente “se vuoi andare al bar, felice a festeggiar, le dosi devi far, per fare un buon Natal”,
e gli viene voglia d’impestarsi, di mutilarsi, d’ammazzarsi.

Altro che Covid.

Perché va bene tutto, ma c’è un limite.

Anche alla pazzia furiosa, dev’esserci un limite.



Ma, pure tu, caro Mattarella che vuoi venga tolto spazio ai “novax”
(viva la democrazia, viva il Presidente “di tutti gli italiani”),
possibile che ti vada bene una simile oscenità?

Non trovi niente da dire?

“Mangia il panettone, fai la vaccinazione”: e questi sarebbero scienziati?

Questa la scienza di cui siamo obbligati a fidarci?

Ma qui siamo allo Zecchino d’oro in andropausa, agli scherzi del climaterio (o, chissà, della terza dose).

Dei tre, il più convinto, manco a dirlo, è Bassetti, uno che ormai gli manca giusto un film porno, poi ha fatto tutto.

Crisanti invece è funereo, pare un deportato, comunica una convinzione morente.

Quanto a Pregliasco, la sua verve ricorda una guardia di confine bulgara mentre tenta, senza alcun successo, di intonare “con la terza dose tu avrai feste gioiose!”.


Agghiacciante.

Il video, appropriatamente girato nell’ambito della trasmissione radio “Un giorno da pecora”,
sta facendo il giro degli whatsapp e tutti rispondono, inesorabilmente: no ma non sono loro, dai, è un fake.

E invece.

Qualcuno tenta l’ultima disperata fuga dalla realtà: avranno voluto scherzare.

E invece.

Ma che è, un viaggio in acido?

Per ottenere cosa?

Per convincere chi?

I bambini, se li vedono, scappano.

I vecchi si segnano.

Chi ragiona li manda direttamente a cagare, scusate ma è l’unica cosa che si può dire.

Cioè qui son saltati tutti gli schemi, tutte le logiche
,
ma davvero la terza dose crea certi danni devastanti e, si direbbe, irreversibili?

Ma come fanno a non avere un vago sentore dell’abisso?

Uno si immagina le telefonate, ciao Pregliasco, son Bassetti, sai che mi è venuto in mente?
Ah, ottima idea, chiamiamo pure Crisanti.

E via con il Vaccino d’oro, o meglio di latta.


Speriamo solo che queste immagini non facciano il giro del mondo, ma c’è poco da illudersi.


No, virologo e vaccino.

Non bastavano le bischerate negli hub per bambini,
quel bordello orrendo, quella festa mesta per convincere i pargoli a bucarsi.

Ma dico, vi ricordate quando toccò a noi, decenni fa?

Si andava per mano alla mamma, lievemente inquieti, e, se frignavamo,
scoccava un’occhiata severa e la frase fatidica:
comportati da ometto, non farmi fare brutta figura, per una punturina, che non te ne accorgi neanche.

Infatti non ce ne accorgevamo e uscivamo tutti fieri.

Adesso fanno il Circo Takimiri per convincerli, ma non è che debbano convincere gli infanti, è che non sono sicuri loro.

E, per esorcizzare la paura di aver fatto l’ennesima cazzata, si travestono da clown: il vaccino infantile, inteso come aggettivo.


No, non bastava,
ci volevano anche i tre terrori che non azzeccano né una previsione né una nota così
e, leggendo il gobbo, cantano “per il calo dei contagi dosi anche ai Re Magi”.

Con una voce sepolcrale e una faccia cerea che sembrano già con un piede nella fossa.


Un capolavoro del grottesco, da non prendere sottogamba:

conferma che il Paese è fottuto, se arriviamo a mandar giù una simile allucinazione vuol dire che siamo arrivati, basta, chiuso, fine.


Affoghiamo nel ridicolo (quello loro) del balletto delle dosi,
del razzismo vaccinale,
del greenpass da tamponare,
di conformismo chiusurista,
di “sacrifici psichici” teorizzati da qualche ministro cintura nera di cazzate,
non bastano le triple dosi,
i rosari di tamponi,
si torna ai colori,
ai lockdown “selettivi”,

ma vedrete che poi saranno totali,

si pretende di arrestare una circolazione virale con il velo delle mascherine,
siamo preda dell’isteria da numeri, sempre sui contagi, mai sui ricoverati o i trapassati…

e questi pensano a canterellare “vac-ci-nia-mo-ci”.

E magari credono d’aver combinato chissà quale genialata.


Capace che Amadeus li chiama a Sanremo.


Va bene che ormai si personalizza tutto,
che tutto è un reality,
che la situazione più è grave e più è ridicola,
ma questa davvero ce la dovevano risparmiare.

Almeno questa.

Almeno a Natale.

Più che un vaccino, una vaccata.


 
Aprite gli occhi, ma - soprattutto - fateli aprire a chi è lobotomizzato
dell'informazione mediatica soggetta al regime.


La domanda se la sono posta in tanti:

sono le previsioni catastrofiche dei “tecnici” a provocare le restrizioni,

oppure servono solo a giustificare ex post le misure liberticide che il governo intende prendere?



Il sospetto è riaffiorato ieri su Twitter in un interessante botta e risposta
tra il direttore del settimanale britannico Spectator, Frasen Nelson,
e il professor Graham Medley che guida il team di cervelloni del Sage,
l’ente governativo che realizza modelli probabilistici per il governo di Boris Johnson.


Come riporta oggi Alessandro Rico su la Verità, il dibattito nasceva dalla pericolosità della variante Omicron.

In Gran Bretagna i contagi sono in costante aumento, anche se non seguiti così tanto da ricoveri e decessi.


L’ultima pubblicazione del Sage ipotizzava tra i 200 e 6.000 morti al giorno in base alle regole che il governo deciderà di varare.

I giornali italiani hanno dato ampio risalto all’allarme, sempre pronti a mettere in croce il governo di Sua Maestà.

Per ora però la strage preannunciata dal Sage non si è verificata, e forse c’è un perché.


Il direttore di Spectator ha fatto notare che secondo un rapporto di Jp Morgan
la variante Omicron, per quanto più infettiva, pare al momento non produrre effetti più gravi della sorella Delta.

Anzi: secondo la dottoressa che l’ha scoperta in Sudafrica, e che ormai la studia da oltre un mese, “la malattia” prodotta da Omicron è “blanda”.



Perché allora i ricercatori inglesi non hanno inserito nei loro scenari l’ipotesi di
“virulenza inferiore, considerato che è un’opzione altamente plausibile e in grado di cambiare enormemente le prospettive”?

Domanda lecita, visto che se inserita,
porterebbe a uno scenario dove “non sarebbe necessaria nessun’altra restrizione”.


“Perché non avete creduto che valesse la pena contemplare questo scenario meno allarmante
(e piuttosto verosimile)?”, ha chiesto il direttore Nelson.



Risposta di Madley:

le analisi non allarmistiche non “aggiungono informazioni” ai politici,

che di solito “sono generalmente o esclusivamente interessanti a situazioni in cui bisogna prendere delle decisioni”.


Insomma: visto che “se non accade niente i decisori non devono decidere niente”,

allora le proiezioni non catastrofiche non vengono considerate.


Poco importa se quelle allarmistiche poi finiscono sui giornali,

alimentando la liturgia del terrore ormai in piedi da tre anni.


“Di solito – ha aggiunto Madley – creiamo modelli su ciò che ci è richiesto.


C’è un dialogo in cui le squadre che stabiliscono le politiche

discutono con chi si occupa di modelli su ciò di cui esse hanno bisogno per caratterizzare le loro politiche”.


E ancora:

“Noi modelliamo gli scenari utili alle decisioni”.



Come, scusate: ci state dicendo che i governanti vanno dagli scienziati

a chiedere di creare previsione che legittimino le restrizioni già decise?
 
Le stanno sparando a raffica. Ed i beoti ci cascano.



Quando arrivi al fondo, comincia a scavare.

La cialtronaggine di questi signori che apparecchiano le nostre vite è abissale
e, quel che più agghiaccia, fuori controllo:

siamo al Natale in manicomio.


Che non è un cinepanettone ma la tragica realtà.


Al Tg1 si sentono luminari fulminati dire cose turche:

la tombola no, è micidiale,

se volete abbracciarvi, a vostro rischio e pericolo,

i regali meglio evitare (sono contagiosi anche i pacchetti?)

e comunque a tavola state tutti a dieci metri di distanza.



Ci sono questi virologi scatenati che Padre non perdonarli perché non sanno cosa dicono (come sempre, del resto):

non ricevete novax,

fate il cenone con le mascherine
,

i vecchi spediteli in ospizio o sul pak come gli esquimesi,

se proprio siete talmente debosciati da voler passare la festa in compagnia, almeno fate il tampone a tutti.



E perché non regalarsi delle dosi di vax e somministrarsele a vicenda?

Tu scendi dalle stelle, o re del cielo, e se non hai il vaccino, vai al cimitero.


Qualche giornale demenziale non si fa scrupolo di pubblicare

tabelle coi consigli per un Natale
purtroppo in sicurezza:

1) invitare solo i vaccinati;

2) in nessun caso far partecipare vecchi non vaccinati;

3) indicare agli ospiti il bagno per lavarsi le mani appena arrivano;

4) difficile evitare gli abbracci (sic!) ma è rischioso;

5) se non si gela, lasciare la finestra aperta di qualche centimetro (sic!);

6) mantenere il più possibile le distanze a tavola;

7) non usare le proprie posate nei piatti comuni;

8)
non passarsi il telefono nel fare gli auguri.
 
Alla luce di queste indispensabili indicazioni, possiamo figurarci il giorno più solenne dell’anno come segue.

Din don: chi è?

“Siamo noi, i parenti”.

“Parola d’ordine!”.

“Tripla dose”
:

il padrone di casa socchiude la porta senza togliere il chiavistello
e, scrutandoli con occhi da topo svizzero, intima:

fuori carta d’identità,

greenpass

e tampone!

Anche se sa benissimo quanti anni anno perché sono suoi zii.

Sbrigate queste formalità, se uno tenta un abbraccio augurale,
mollargli subito un calcio nelle palle, un colpo di taglio in nuca e mandarlo a pavimento ululando.

Quindi incatenarli tutti e, in fila come schiavi dell’Alabama, condurli al bagno per le abluzioni.

Se uno ci riprova con l’abbraccio, mozzargli le mani e nei casi più ostinati direttamente le braccia col coltello dell’arrosto.

Spalancare tutte le finestre, meglio se fuori infuria una bufera di neve, ché il freddo conserva e alle volte surgela.

Dislocare tutti i commensali a una distanza da peste nera, meglio se uno per stanza.

Se l’appartamento è piccolo, si possono tenere fuori gli ospiti meno prestigiosi, e farli mangiare nelle ciotole.

Chi si azzarda a piluccare nel piatto del vicino, si fa per dire, verrà giustiziato sul posto con una overdose di 12 vaxxini.

È consentito invece sputarsi nel piatto e anche addosso in caso di vecchie ruggini, regali sbagliati, corna vissute.

Tassativamente proibito scambiarsi il telefono per gli auguri.

Si potrà invece lanciarselo con intento letale, ad alzo zero, o comunque utilizzarlo per mandarsi a fanculo o maledire un novax a scelta.


Ora ditemi voi se è possibile scendere a simili livelli di abominio.

Il Natale, quando arriva, non arriva: c’è un incubo, qualcosa che prima passa e meglio è.


Grazie competenti,

grazie tecnici,

grazie scienziati,

grazie giornalisti embedded,

grazie generali,

grazie presidenti inviati da Dio,

tecnici della provvidenza,

grazie a tutti,

vogliate gradire i nostri più servili auguri di uno Spettabile Natale
ed un miserabile anno nuovo ed andate a ............
 

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