Ecco la soluzione......egoista.
La prima colonna riporta il costo aziendale in Italia, la seconda oltreconfine: in Svizzera il risparmio supera il 20 per cento.
Le altre due elencano il netto percepito dal personale, che nell'ipotesi ticinese è più alto. «Vede? Se questa impresa traslocasse avrebbe costi minori e i dipendenti guadagnerebbero di più».
Possibile? «Si applicano meno tasse sia su chi produce sia su chi lavora. E le autorità cantonali fanno ponti d'oro per i nuovi venuti».
Risultato: cresce il numero di italiani che guardano al Ticino.
Imprese in crisi ma anche in buona salute, disoccupati, neolaureati, consulenti finanziari, esperti di leggi fiscali internazionali, ereditieri, titolari di grandi patrimoni.
C'è di tutto nell'esercito che fugge per l'«effetto Monti».
Fuga dal fisco vorace, da uno stato indebitato e ingovernabile, da una pubblica amministrazione vessatoria, dalle rigidità del mercato del lavoro.
«Qui un barista prende 2000 franchi il mese, circa 1700 euro. Gli italiani cominciano a lavorare anche negli uffici pubblici. Il ceto medio-superiore invece si sposta per comprare case e ville di grande pregio: è una clientela emergente, rafforzata dai nuovi investitori russi, che non si spaventa dei 30-40mila franchi al metro quadrato chiesti per appartamenti ristrutturati in palazzi di fine Ottocento sul lungolago.
Qui il mattone non perderà mai valore, il fisco è trasparente e leggero, la riservatezza garantita. E non dimentichiamo i cosiddetti «globalisti», proprietari di grandi patrimoni che contrattano con le autorità un'aliquota fiscale onnicomprensiva».
La convenienza per le aziende è documentata dal successo del Progetto Copernico gestito dalla Camera di commercio di Lugano che spiana la strada agli imprenditori. Oltre un centinaio di ditte si sono trasferite negli ultimi anni. Nomi famosi come il Riso Gallo, che ha aperto una sede a Balerna. Storie di successo come la Geomag, che produce un gioco di costruzioni da realizzare con barrette magnetiche premiate in Usa come «classic toys», nata in Sardegna, trasferita a Novazzano per evitare la chiusura e risollevata da un altro tracollo da manager italiani. Stabio, altro comune di frontiera dove uno dei principali contribuenti è la VF (Timberland e North Face), è zona industriale tricolore.
Per aprire un'attività in Ticino bastano 40 giorni e duemila franchi di spese burocratiche. Le tasse non raggiungono il 30 per cento.
Nelle zone di confine arriva una richiesta alla settimana di ditte italiane che vogliono trasferirsi. Ma per installare una fabbrica occorrono la sede giusta, un tipo di produzione adatto al territorio e la capacità di gestire il personale.
Le agenzie di lavoro sono sommerse di curriculum italiani, a conferma che la Svizzera sta diventando un eldorado per tutti, non solo l'esclusivo paradiso dei ricchi.