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Dall’Anpi alle piccole imprese, passando ovviamente per le segreterie sindacali e le rsu di tutte le fabbriche genovesi. La battaglia per salvare Ansaldo Energia, alle prese con un nuovo piano industriale che le consenta di superare questa pessima fase congiunturale diventa collettiva. Non un solo lavoratore, infatti, si può sentire escluso da questa iniziativa di sostegno alla fabbrica-simbolo di Genova che non può retrocedere perché finirebbe per trascinare sul fondo anche le piccole e medie imprese che con Ansaldo Energia lavorano. Diventa quindi fondamentale agire, e in tempi rapidi. Ben sapendo che lo scenario è davvero preoccupante e che settembre potrebbe rivelarsi ancora più cupo sul fronte industriale. Non c’è solo Ansaldo, infatti, a tenere banco sul fronte del lavoro, ma resta caldissima anche la partita sul futuro di Acciaierie d’Italia, con Taranto che continua ad andare a rilento, rallentando anche il cammino di Cornigliano e Novi Ligure. E resta sempre da sciogliere il nodo di Wartsila, con il sito di Genova che respinge ogni tipo di riduzione del personale. Insomma, c’è quanto basta per essere preoccupati, come si legge nelle decine di volantini delle rsu delle fabbriche e delle aziende del porto e della cantieristica, le attività ferroviarie, Fincantieri, Ilva, Leonardo, Phase motion control, Riparazioni navali, Esaote, Hitachi, Compagni Unica, Psa Sech, — Psa Genova Pra’, Fuorimuro, Terminal Spinelli, — Santa Barbara, Rimorchiatori riuniti, Piloti Porto di Genova, Gnv, Terminal Rinfuse, Stazioni marittime, Terminal Messina, Centro servizi Derna, Terminal Bettolo, Centro smitamento merci, Ormeggiatori Porto di Genova, GE.AM, Saar depositi portuali, Bunkeraggio Genova, Oromare, Porto petroli, Saria, autorità portuale di Genova e Savona.
Ma analogo allarme arriva anche dal mondo confindustriale. L’associazione guidata dal presidente Umberto Risso sta infatti ricevendo «manifestazioni di forte preoccupazione da parte di numerose piccole e medie imprese per la situazione di Ansaldo Energia». Si tratta soprattutto di fornitori che collaborano con l’azienda di Campi e che hanno sostenuto forti investimenti per adeguare prodotti e processi alle sue esigenze. «Il venir meno nella regolarità dei pagamenti e l’eventuale inesigibilità dei crediti vantati a oggi dalle Pmi della filiera metterebbe a rischio la sopravvivenza stessa delle aziende e, in successione, la tenuta del sistema sociale e di welfare del territorio» spiega Confindustria.
La prima sfida da vincere è ovviamente quella del mercato e da questo punto di vista è positiva la notizia arrivata ieri dall’azienda intervenuta insieme a Iren sulla centrale termoelettrica di Turbigo. (Ansaldo Energia ha curato per Iren la fornitura dei principali componenti del nuovo impianto: turbina a gas, generatori, trasformatori elevatori, generatore di vapore a recupero, oltre alla realizzazione di opere civili, montaggi e fornitura degli impianti ausiliari elettrici e meccanici).
Tra volantini arrivati, però, spicca quello dell’Anpi di Genova, che non è un’azienda ma un custode fedele della storia e della memoria di questa città di cui Ansaldo Energia è da sempre protagonista anche nella stagione della liberazione del nazifascismo.
«Le preoccupanti notizie sul futuro di Ansaldo Energia ci hanno colpito — si legge — Ansaldo è Genova e Genova è Ansaldo. L’Azienda è storicamente un punto di riferimento nella storia antifascista del mondo del lavoro e nelle battaglie per sconfiggere il nazifascismo, tanto che ogni anno la ricorrenza del 25 aprile viene celebrata in fabbrica, alla presenza di tutte le autorità cittadine e con ospiti di grande livello culturale e istituzionale. Siamo al fianco di lavoratrici e lavoratori di Ansaldo Energia, che rappresentano con le loro lotte più di un secolo e mezzo di storia dell’industria non solo locale ma nazionale. La loro storia è un condensato delle lotte per la libertà e i diritti di tutti, pagate a duro prezzo da molti “Ansaldini”».
Il denominatore comune di tutte queste iniziative è la richiesta di un tavolo immediato di confronto con il governo, aperto alle istituzioni locali e ai sindacati in cui sollecitare ad esempio l’intervento di Cdp sul capitale di Ansaldo Energia. Sarebbe questa l’occasione migliore per portare all’attenzione dell’esecutivo le tante emergenze industriali su cui si va confrontando la città. È il caso di Acciaierie d’Italia e di Wartsila i cui dipendenti della sede di Genova ieri hanno scioperato. «È stata una risposta importante quella arrivata dalla manifestazione con tantissimi lavoratori di Genova che sono scesi in piazza per solidarietà con quelli di Trieste che rischiano di subire gli effetti di un piano scellerato che prevede 450 esuberi sul sito triestino — spiega Fabio Carbonaro, Fim Cisl Genova — È inaccettabile la decisione di Wartsila e vigileremo che anche a Genova non accada quello che è successo a Trieste. È evidente che la logica del profitto nelle multinazionali non tiene alcun conto degli effetti sociali: ad oggi lo scenario è un sostanziale abbandono dell’Italia con la perdita di una tecnologia di eccellenza per la produzione dei grandi motori navali, un settore strategico per il Paese, per questo si deve creare sinergia con le nostre aziende leader nelle costruzioni navali».
devono mollare i soldi ...altrimenti facciamo saltare tutto ....
ragazzi
ce la faremo anche questa volta ce la faremo ....