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Telecom: l'utile in crollo allontana l'ipotesi scorporo
FTA Online News
Il 2008 di Telecom Italia si è concluso con un utile in crollo a 1,5 miliardi di euro e questo ha spinto il management a proporre un dividendo da 5 centesimi per le azioni ordinarie e da 6,1 centesimi per le risparmio. Rinnovate al consiglio di amministrazioni anche la facoltà di promuovere un aumento di capitale da 880 milioni di euro tramite emissione di azioni ordinarie e da 1 miliardo tramite obbligazioni convertibili riservate ad azionisti e dipendenti. Si tratta di un rinnovo in parte quasi automatico, in parte dettato dalla probabilità maggiore, in tempi di crisi, di dover chiedere aiuto al mercato.
D'altra parte il crollo degli utili da 2,44 miliardi di euro nel 2007 a 1,5 miliardi di euro nel 2007 impone sicuramente una profonda riflessione sulla gestione. Se si considera che i dividendi erano pari a 8 centesimi e a 9,1 centesimi per le ordinarie e le risparmio rispettivamente si capisce poi che l'impegno del management per non deludere gli azionisti (come d'altra parte testimoniato dalla cronaca economica) è stato notevole.
Che poi la congiuntura economica pesi un po' su tutto il comparto è deducibile dal crollo degli utili 2008 di comparable internazionali come France Telecom (utili in calo del 35% a 4,07 miliardi di euro) o BT (profitti ante imposte in calo dell'81%a 113 milioni di sterline).
Ovviamente, come noto, una società strategica come Telecom Italia porta con sé considerazioni non solo economiche ma anche politiche: specialmente se si considera che possiede la più importante rete fissa di telecomunicazioni italiana (ormai del tutto inadeguata alle esigenze di una Paese avanzato come l'Italia) e che controlla anche l'unica televisione esterna al duopolio Rai-Mediaset.
Il risultato della reportistica sviluppata nel corso di alcuni mesi da Franco Caio, consulente super partes per sviluppo della rete, appare quanto mai modesto. I piani di sviluppo presentati sono accettabili solo nel caso della prima ipotesi (quella delle 100 città in più e di una copertura con la banda larga del 50% delle case) e i 10 miliardi in 5 anni che secondo Paolo Bertoluzzo (Vodafone) sono necessari alla rete di nuova generazione sembrano ancora lontani dalle possibilità di Telecom Italia. Questo nonostante gli 800 milioni di euro stanziati dal Governo per questo progetto.
A questo punto è chiaro che moltissimi italiani dovranno accontentarsi della banda larga mobile, ossia delle chiavette vendute dai maggiori operatori (Vodafone stessa ha registrato una crescita della clientela di questi servizi di oltre il 23% nel corso dell'ultimo trimestre), che Mediobanca e Telefonica continueranno a gestire questa società cercando di recuperare in qualche modo il proprio investimento e che lo scorporo si allontana sempre di più (anche perché il mercato per ora non è nelle condizioni di suggerire un ricorso ai capitali degli investitori). Purtroppo anche in questo caso quello che sembra accadere è l'abbandono di un'ottica di lungo periodo per il Bel Paese e il trionfo di interessi particolari sui progetti per il futuro. (GD)
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D'altra parte il crollo degli utili da 2,44 miliardi di euro nel 2007 a 1,5 miliardi di euro nel 2007 impone sicuramente una profonda riflessione sulla gestione. Se si considera che i dividendi erano pari a 8 centesimi e a 9,1 centesimi per le ordinarie e le risparmio rispettivamente si capisce poi che l'impegno del management per non deludere gli azionisti (come d'altra parte testimoniato dalla cronaca economica) è stato notevole.
Che poi la congiuntura economica pesi un po' su tutto il comparto è deducibile dal crollo degli utili 2008 di comparable internazionali come France Telecom (utili in calo del 35% a 4,07 miliardi di euro) o BT (profitti ante imposte in calo dell'81%a 113 milioni di sterline).
Ovviamente, come noto, una società strategica come Telecom Italia porta con sé considerazioni non solo economiche ma anche politiche: specialmente se si considera che possiede la più importante rete fissa di telecomunicazioni italiana (ormai del tutto inadeguata alle esigenze di una Paese avanzato come l'Italia) e che controlla anche l'unica televisione esterna al duopolio Rai-Mediaset.
Il risultato della reportistica sviluppata nel corso di alcuni mesi da Franco Caio, consulente super partes per sviluppo della rete, appare quanto mai modesto. I piani di sviluppo presentati sono accettabili solo nel caso della prima ipotesi (quella delle 100 città in più e di una copertura con la banda larga del 50% delle case) e i 10 miliardi in 5 anni che secondo Paolo Bertoluzzo (Vodafone) sono necessari alla rete di nuova generazione sembrano ancora lontani dalle possibilità di Telecom Italia. Questo nonostante gli 800 milioni di euro stanziati dal Governo per questo progetto.
A questo punto è chiaro che moltissimi italiani dovranno accontentarsi della banda larga mobile, ossia delle chiavette vendute dai maggiori operatori (Vodafone stessa ha registrato una crescita della clientela di questi servizi di oltre il 23% nel corso dell'ultimo trimestre), che Mediobanca e Telefonica continueranno a gestire questa società cercando di recuperare in qualche modo il proprio investimento e che lo scorporo si allontana sempre di più (anche perché il mercato per ora non è nelle condizioni di suggerire un ricorso ai capitali degli investitori). Purtroppo anche in questo caso quello che sembra accadere è l'abbandono di un'ottica di lungo periodo per il Bel Paese e il trionfo di interessi particolari sui progetti per il futuro. (GD)