LA CASTA DELLE BANCHE - le nostre banche hanno passato gli stress test, sembrano
Bancomat per Dagospia
Il prof Penati su Repubblica tutti i sabati ci regala riflessioni che hanno una dote preziosa e rara, nel penoso panorama della classe digerente italiana e dei suoi giornali: si ragiona sui temi finanziari e del potere ad essi collegati, magari opinabilmente, ma seguendo il proprio cervello e non le esigenze di parte e di casta o dei principali azionisti.
ANTONIO FAZIO
Nella sua infinita pochezza Bankomat da tempo trova libero asilo su Dagospia proprio per cercare di dire una cosa semplice che oggi Penati ben meglio illumina e ribadisce: a monte delle scelte o non scelte della casta che governa il grande capitale e le banche in primis ci sono scelte orientate a garantire stabilità del controllo, quello della casta, spacciandola per stabilità del sistema.
ALESSANDRO PENATI
Un equivoco drammatico, che fece la fortuna di gente di provincia come Fazio Governatore, forse talora in buona fede quando passeggiava con Geronzi, Gnutti e Fiorani, quando tollerava Faenza e furbetti vari, pensando di usarli tutti per il bene del sistema. Errore drammatico, provincialotto e speso arrogantuccio, errore che abbiamo pagati tutti. Cacciare birboni e inetti non genera instabilità ma miglior salute del sistema!
Dice il prof Penati: le nostre banche hanno passato gli stress test, sembrano solide, vero, ma non rendono abbastanza e sono arroccate a garantire soprattutto il controllo di chi le governa.
Hanno un attivo di bilancio che cerca la rendita finanziaria e si sottrae ai rischi di credito o di operazioni di largo respiro. Farcite di titoli di stato italiani, per giunta, aumentano il rischio Paese, perché si assomma al loro rischio creditizio più che altro domestico, essendo banche pochissimo o punto internazionali.
CARLO FRATTA PASINI
E poi scontano avviamenti pazzeschi all'attivo, per miliardi di euro, poste attive ma intangibili che derivano da acquisizioni e fusioni iper pagate nel recente passato, per mere ragioni di sistema, con ulteriore azzoppamento del conto economico.
GERONZI IN PRIMO PIANO
Le fondazioni a monte delle banche, più forti che mai ma prive di vero capitale libero per lo sviluppo della banca, seguono logiche di cortile più che di territorio; e le popolari spesso anche loro sono come le casse di risparmio, entrambe le tipologie di soggetti bancari accomunate dal non ricambio della classe dirigente che le governa imperturbabile da anni.
E, vedi un po'..., adesso popolari e casse si parlano più che mai fra di loro, complottando e sognando italiche e autarchiche governance da strapaese, contro il mondo intero. Per garantire poltrone eterne ai Fratta Pasini, ai Biasi, ai Palenzona.
E' l'Italia dei Palenzona che prevale, e si badi bene, è persino il migliore. Uomo geniale e apprezzato, perlomeno ha visione superiore ai satrapi delle popolari del territorio, immarcescibili al potere da sempre. Dicono che la sua grande dote sia la lealtà con gli amici. Lealtà che caratterizza anche l'uomo Berlusconi del resto, ma che da sola non e' dote di governo e non garantisce scelte giuste.
Fabio Corsico Fabrizio Palenzona Paolo Messa
Un banchiere che vuole restare anonimo, perché tiene famiglia, ma ragiona, mi confessa da tempo che sarebbe ora che si tornasse a spiegare alla gente che la banca deve fare credito, finanza e raccolta, ma con ottica di lungo termine, senza perseguire utili fittizi in ottica di trimestrale. Anzi le trimestrali andrebbero abolite.
SERVIZIEVOLE PALENZONA PER CALTAGIRONE
Penati poi ricorda che fare soldi con i bop e i CCT e' troppo facile. Ha ragione. Noi che siamo perfidi andiamo oltre e suggeriamo la spiegazione: sapete perché fanno così? Perché per far soldi con calma e sicurezza esercitando credito e raccolta nel medio periodo occorre investire, o meglio reinvestire, in struttura manageriale di medio livello, gente che sia sul territorio con professionalità ed autonomia di giudizio, non lavorando con ottica di breve termine per la casta dei pochi al potere in quel momento in sede centrale, ma con respiro di lungo periodo e per la banca, non per il capo.
Ecco, si lavora per il capo, per i suoi bonus di breve periodo che diventano anche in parte quelli dei suoi fedelissimi, e non per l'azienda bancaria. Errore fondamentale.