options & derivatives rates n. 1/2014

come sicuramente saprete, alle h. 14,30 ad Instabul, PUTIN ha fatto una dichiarazione che ha rappresentato il VERO MARKET MOVER della giornata e che ha messo il turbo al settore petrolifero ed energetico e quindi, indirettamente, a tutti gl'indici azionari:

Il rally del greggio è partito con le dichiarazioni del presidente russo Vladimir Putin: "Crediamo che il congelamento o addirittura la riduzione della produzione siano gli unici modi per salvaguardare la stabilità del settore energetico", ha infatti affermato Putin durante una conferenza a Istanbul, ribadendo che Mosca "è pronta a unirsi agli sforzi" ed è necessario che "anche altri facciano lo stesso".

qui vedete la potente candela verde di oggi, che ha praticamente portato il greggio a pochi centesimi dal MASSIMO di giugno ... praticamente 1 DOPPIO MASSIMO !!!

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ciao, Fimira che ne pensi delle 1700 call strike 17000 scadenza ottobre vendute sul danaro oggi?t

questo mese non sto seguendo le MIBO ... effettivamente, vedo che quello STRIKE ha generato 1.880 VOLUMI ... ma, appunto, si tratta di volumi ... sarà importante vedere stasera cosa è accaduto in punto di Open Interest !!!
 
bisogna vedere bene il posizionamento degli Open Interest ... FUTURE se mi stai leggendo, magari stasera dopo lo scarico degli OI, puoi pubblicare l'OPTION PAIN e dirci se il pronostico di toni ha probabilità di avverarsi !!!

EFFETTO PUTIN

potremmo chiamare quello che ha dominato oggi i Mercati ... non vi è dubbio, infatti, che è stato il potente rally del Petrolio (+ 3%), innescato dalle dichiarazioni di Putin (di cui sopra) a mettere il turbo all'equity ... tutti e 3 i listini americani chiudono in territorio positivo, con incrementi superiori di poco al mezzo punto percentuale ... verde anche tutta l'Europa, con la maglia rosa a Piazza Affari che mette a segno un incremento di circa 1,50% ... domani inizia la stagione delle trimestrali e se i dati aziendali escono positivi potremmo salire ulteriormente ... infatti, è da considerare che oggi in America era il Columbus day, giornata considerata mezza festiva, con volumi molto contenuti, per cui domani gl'incrementi potrebbero consolidarsi se non cambia il mood ... 2 fattori fanno propendere per un'ulteriore salita: 1) il rafforzamento dei sondaggi pro Illary Clinton, atteso che ormai anche molti repubblicani stanno rottamando Trump (impresentabile); 2) il fatto che oggi è apparso in grande spolvero non solo il settore energetico (per i motivi già chiariti), ma anche il comparto bancario, il che dà la sensazione di un incremento corale che potrebbe continuare domani quando i Mercati USA saranno a pieno regime.
 
Ultima modifica:
ancora + giù ... MINIMO 1.2260 !!!

ZEW OLTRE LE ATTESE

MF
Piazza Affari viaggia sul filo della parità dopo che l'indice Zew sulla fiducia nell'economia tedesca è salito oltre le attese a ottobre a 6,2 da 0,5 del mese precedente. Gli economisti si aspettavano 4,3. Anche il dato sulle condizioni attuali è aumentato a 59,5 da 55,1 di settembre, anche in questo caso oltre le attese a 55,5.
L'istituto di ricerca ha sottolineato che a dare impulso alla prima economia europea sono l'industria e l'export, ma ha avvertito che permangono rischi politici ed economici. In particolare, ha aggiunto, pesano sulle prospettive economiche della Germania i timori sul settore bancario.
"Un risultato sicuramente migliore delle attese che aiuta i periferici senza peraltro particolarmente penalizzare il Bund né fa ripartire le borse", sintetizza un operatore.
Mentre il dollaro resta nei pressi dei massimi a due mesi (cambio euro-dollaro a 1,11081), con gli investitori che puntano su un rialzo dei tassi della Federal Reserve a dicembre, in attesa della pubblicazione dei verbali dell'ultima riunione di politica monetaria dell'Istituto centrale Usa, prevista domani in serata.
Nel frattempo, gli operatori di mercato attribuiscono una probabilità del 70% a un ritocco verso l'alto dei tassi della Fed a fine anno, secondo i futures sui Fed Funds.
Resta sulla difensiva la sterlina, indebolita dai timori dell'impatto a lungo termine dell'uscita di Londra dall'Unione europea. La valuta britannica cede sul biglietto verde e si porta a 1,2260, dopo l'improvviso crollo di venerdì, quando era precipitata al minimo da 31 anni.
 
Resta sulla difensiva la sterlina, indebolita dai timori dell'impatto a lungo termine dell'uscita di Londra dall'Unione europea. La valuta britannica cede sul biglietto verde e si porta a 1,2260, dopo l'improvviso crollo di venerdì, quando era precipitata al minimo da 31 anni.

La hard Brexit sta premendo sulla sterlina, in calo anche oggi a quota 1,2260 contro il dollaro dopo il flash crash di venerdì scorso a Tokyo che aveva fatto perdere in due minuti il 6,1% alla valuta britannica. Poco dopo la sterlina era risalita in parte, a 0,24 contro lo 0,26 del punto di caduta.
Da allora resta fragile. Secondo documenti governativi riservati, presi in visione da alcuni media britannici fra cui The Guardian, la Gran Bretagna rischia di dover incassare minori introiti fiscali per 66 miliardi di sterline all’anno se l’hard Brexit diventerà realtà.
La mancanza sarebbe dovuta all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea e al ritorno alle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio, che si tradurrebbe in un calo del 9,5% del pil.
“Non è irragionevole pensare che il feroce flash crash sia stato un timido dito del piede immerso nell’acqua prima che la sterlina piombi negli abissi”, ha spiegato Neil Wilson, market analyst di Etx Capital. L'esperto ha poi aggiunto che ormai molti analisti vedono la sterlina a quota 1,2 contro il dollaro.
In termini reali, la sterlina è sotto del 10% rispetto a dove si trovava nel 1992 dopo aver abbandonato il Sistema monetario europeo ed è anche più debole rispetto all’epoca della crisi di Lehman Brothers, ha scritto Kit Juckes, chief currency strategist diSociété Générale .
In una nota ai clienti di oggi, Juckes spiega che vi sono senza dubbio effetti positivi nell’indebolimento della valuta inglese, ma ogni altra caduta dal punto in cui si trova può significare in realtà perdita di confidenza ed essere nociva per gli asset inglesi come i gilt, le azioni, i prezzi delle case in generale.
Yann Quelenn, analista di Swissquote, scrive oggi che “la svalutazione della sterlina avrà come conseguenza un boom delle esportazioni UK per i prossimi mesi, mentre già assistiamo ad un ridimensionamento consistente dei prezzi delle case inglesi, la cui crescita è risultata la più bassa degli ultimi tre anni”.
Tutto oro quello che luccica? Non proprio, aggiunge l’esperto. L’attenzione ora va rivolta all’atteggiamento della banca centrale americana che, “se dovesse rivelarsi più rialzista del previsto, potrebbe suonarle di santa ragione alla povera sterlina. E’ una situazione che non si è mai verificata negli ultimi vent’anni, ma non dimentichiamoci che la ricerca di credibilità da parte della Fed potrebbe cogliere il mercato di sorpresa”.
 

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