"La Repubblica":
La lenta (ma costante) fuga dei capitali dall'Italia: nuvole nere sui titoli delle banche
di MAURIZIO RICCI
eurobarometro,
banche italiane
Fiducia nell'Italia, il paese cammina, le riforme funzionano. O, almeno, così dice il governo. Ma c'è la seria possibilità che i dati dimostrino una storia completamente diversa. Secondo la quale, la ripresa italiana non decolla perché da due anni è in corso una massiccia fuga di capitali dal Belpaese che il rastrellamento di titoli pubblici da parte della Bce maschera appena, tenendoci sull'orlo del baratro: nel momento in cui iniziasse la ritirata dal Qe e i tassi d'interesse riprendessero a salire, ci precipiteremmo.
Questo scenario da incubo è il possibile risultato di una rilettura dei dati del Target2, la rete dei rapporti dare-avere fra le banche centrali europee. Nell'arcano mondo dell'Eurosystem, se io compro una Volkswagen, la mia banca gira l'assegno alla Banca d'Italia che lo registra come passivo, mentre la Bundesbank lo registra come attivo. Questa contabilità può essere rivelatrice: dopo il "salveremo l'euro, costi quel che costi" di Draghi, nell'estate 2012, le passività della Banca d'Italia nell'Eurosystem sono scese a picco. Ma, dall'agosto 2014 hanno ripreso a salire. Nello scorso settembre, hanno raggiunto il record, a meno 354 miliardi di euro. Due terzi sono stati accumulati a partire dall'estate di due anni fa.
Sono dati noti. Il problema è come li si legge. Secondo la Bce, la Banca d'Italia e anche la Bundesbank, questa deriva è un effetto puramente meccanico del rastrellamento di
titoli che comporta il Quantitative Easing lanciato da Francoforte. Il capoeconomista di Francoforte, Peter Praet, spiega che le banche centrali della periferia d'Europa comprano a man bassa, sul mercato secondario, titoli pubblici nazionali in mano a investitori esteri e questo flusso di pagamenti emerge nei conti Target2. Ma è una spiegazione valida anche per l'Italia? Non secondo Eric Dor, un professore di economia all'università di Lille, che ha provato a confrontare questi dati con quelli che risultano dalla bilancia dei pagamenti italiana. E i conti non tornano. Il deflusso di capitali verso l'estero era già iniziato prima del Quantitative Easing. E, comunque, finora, nel periodo coperto dal Qe, la Banca d'Italia ha visto crescere le proprie passività nell'Eurosystem di 137 miliardi. Si dovrebbe vedere, in base all'interpretazione Bce, un ridursi del portafoglio di titoli italiani in mano a investitori esteri. Che, invece, si è ingrossato, sia pure solo di 10 miliardi di euro. Titoli italiani gli stranieri ne hanno venduti, ma, per 29 miliardi di euro, quelli delle banche nazionali.
Se la Banca d'Italia non ha comprato i titoli pubblici dagli investitori esteri, da chi li ha comprati? Da quelli italiani. Il Qe è dunque servito ad allentare il nodo scorsoio che lega il destino delle banche a quello della finanza pubblica, alleggerendo la loro dotazione di titoli di Stato? Niente affatto. Non sono state le banche a vendere: il loro portafoglio di titoli pubblici non si è ridimensionato. Secondo Dor, sono state, invece, famiglie e imprese a liquidare massicciamente pacchetti di titoli pubblici italiani. Una squillante manifestazione di sfiducia, la cui proiezione negativa si apprezza solo se si considera il passo successivo. I risparmiatori italiani avrebbero infatti potuto utilizzare la liquidità ottenuta dai titoli di Stato, investendo in altre attività nazionali. Se ne sono ben guardati. Dal 2014 ad oggi, i residenti in Italia hanno acquistato quote di fondi comuni di investimento esteri per 132 miliardi di euro e titoli esteri per circa 90 miliardi (di cui solo un terzo finiti in tasca alle banche). Dor conclude che stiamo assistendo ad una massiccia e persistente fuga di capitali, i cui effetti sulla stabilità delle finanze italiane si ingigantiranno, man mano che la Bce inizierà la ritirata dal Qe, chiudendo progressivamente l'ombrello di protezione di questi mesi. Un nuovo 2012? Non proprio. La tempesta, se ci sarà, non si scatenerà sui titoli di Stato, ma su quelli delle banche.
(29 ottobre 2016)