OT: Topic del cazzeggio

Spero che i numeri precipitino il più in fretta possibile così vediamo come va a finire la storia di sti due cialtroni

Se vanno avanti di questo passo, a breve potrebbero arrivare le agenzie di rating ...

Lo spread italico (IG) è di gran lunga superiore a quello cipriota (No IG).
Mentre il differenziale con quello greco (BB-/B+) è attorno ai 100 pb.

I mercati si portano avanti.
 
Mentre Salvino e Giggino "o storico" danno spettacolo:
The Dutch government said on Saturday it was in talks with 250 companies about moving operations to the Netherlands from Britain ahead of Britain's exit from the European Union, scheduled for March 29.
 
Mentre Salvino e Giggino "o storico" danno spettacolo:
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Ma anche a quei culi.piatti che verranno cacciati dal vertice di bankitalia verrà dato, visto che saranno disoccupati, il reddito di cittadinanza ?

Verrà assegnato anche a loro un Mississippi Navigator per capire quali corsi di formazione dovranno intraprendere per essere reinseriti nel mondo lavorativo ?

#pacchiafinita.



PS
va bene criticare il povero Di Maio, ma c'è chi ha fatto molto di peggio.
Ho molti difetti, ma la memoria non mi manca. :)
E il Bomba toscano per me può rimanere a mangiare i poppi corni. Non lo rimpiangerò (salvo che si faccia un bel partito e poi si allei con la sinistra)
 
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Donald "Tafazzi" Trump

La scadenza è per domenica 17 febbraio, quando l’amministrazione Usa annuncerà se i commerci di auto con l’Europa attentano o no alla “sicurezza nazionale”. La domanda è improbabile, ma il Sì è tuttavia probabile. Trump avrà allora tre mesi di tempo per scatenare una guerra commerciale, colpendo con dogane e tariffe le importazioni di auto europee. L’Europa risponderà con le sue dogane. Nel frastuono delle sciabole, resta inevasa la domanda: a chi servono dazi e tariffe? La risposta che hanno dato, questa settimana, gli economisti dell’Onu è semplice e disarmante: agli altri. Come succedeva nelle guerre (vere) di una volta, i profitti di una guerra commerciale finiscono ai paesi risparmiati dallo sforzo bellico: gli spettatori, i neutrali. L’esperienza di una guerra commerciale in corso, infatti, l’abbiamo. E’ quella Usa-Cina e, secondo gli economisti dell’Unctad – l’organismo Onu che si occupa di commercio internazionale - quella guerra, è un regalo all’Europa e agli altri neutrali. Per le imprese della Ue significa 70 miliardi di dollari di esportazioni in più. Al confronto, quel che l’offensiva anti-Pechino di Trump lascia alle imprese americane, che vorrebbe difendere, sono le briciole.
Sembra un paradosso, ma è, secondo l’Unctad, il risultato inevitabile di un anno di sberle doganali: le importazioni divenute troppo care per via dei dazi non vengono sostituite dalla produzione nazionale, ma con importazioni da altri paesi non sottoposti a dogana. A meno, naturalmente, di non applicare dazi a 360 gradi, una strada scivolosa e autopunitiva, sulla quale, finora, neanche Donald Trump ha ritenuto di avventurarsi. Per il momento, dunque, i 250 miliardi di dollari di merci che non sbarcano più dalla Cina, per via dei dazi della Casa Bianca, arrivano in America per l’82 per cento da altri paesi: Europa in testa, poi Messico, Canada, Vietnam. Il 12 per cento continua ad arrivare comunque dalla Cina e solo il 6 per cento viene sostituito da un rivitalizzato made in Usa. Idem sul fronte opposto. Dei 110 miliardi di merci americane colpito dalle tariffe di Pechino, solo il 5 per cento sono sostituite dal made in China. Il 10 per cento continua ad arrivare comunque dall’America e l’85 per cento, invece, viene venduto da altri paesi.
Per i neutrali, la bonanza arriva soprattutto dagli Stati Uniti. Le imprese europee assorbono circa 50 miliardi di dollari di esportazioni verso gli Usa che, fino a ieri, erano cinesi, più 20 miliardi di export ex americano verso la Cina. In cifra assoluta e, relativamente, per singoli settori, sono cifre importanti. Ma, sul totale dell’export europeo nel resto del mondo è solo poco meno dell’1 per cento. Assai più significativi i guadagni per altri attori. I 20 miliardi di dollari a testa di esportazioni in più che mettono a segno, rispettivamente, Messico, Giappone e Canada, valgono quasi il 6 per cento delle esportazioni totali messicane, il 2, 3 per cento di quelle giapponesi, il 3,4 per cento di quelle canadesi. Per il Vietnam, candidato a sostituire la Cina su molte linee di assemblaggio, si prevede un guadagno equivalente al 5 per cento dell’export. L’ultima beffa – per Trump – riguarda l’Iran degli odiati ayatollah: di rimbalzo, per via delle tariffe cinesi sui prodotti americani, le esportazioni di Teheran verso Pechino cresceranno dello 0,7 per cento.
E’ un caso classico di conseguenze non volute. E, alla fine, le sentiranno tutti. Già così, la guerra commerciale Usa-Cina sta devastando le filiere internazionali di fornitori su cui, oggi, si fonda il 70 per cento del commercio mondiale: l’Unctad calcola che il fatturato di queste catene di valore sia destinato a restringersi di 160 miliardi di dollari, tagliando di un terzo o un quarto la crescita annuale globale dei traffici. Ma gli effetti rischiano di farsi sentire già oggi sulle decisioni di investimento delle grandi aziende, soprattutto se un mondo all’ombra delle tariffe verrà vissuto come permanente.
Il protezionismo, del resto, è un atteggiamento mentale che va ben al di là di dazi e dogane. Lo vediamo già in marcia, anche al di fuori degli Stati Uniti, nella diffidenza verso le aziende estere che sbarcano all’interno dei confini e anche – l’ultima, in materia, è la Germania – nella rinnovata passione per l’allevamento protetto – quasi in serra, si potrebbe dire – di campioni nazionali in settori in cui l’industria interna è carente, quasi sulla falsariga della tanto deprecata “via cinese allo sviluppo”.dazi
Trump beffato dal flipper dei dazi: altri Paesi prendono il posto dell'export cinese
La Repubblica/Ricci
 
L'Europa è persa, abbiamo progre$$ che nemmeno dopo essere stati travolti da qualche TIR, furgone o auto si rendono conto che hanno sbagliato tutto.
Economisti che attaccanno Trump per protezionismo :clapclap: no perchè se vai in Cina a aprire una impresa o provi a esportare non esistono i dazi, niente burocrazia, li tutto è libero, manco ti chiedono il passaporto per entrare.

Ringraziamo il cielo che Kim Jong-un è il dittatore dell'insignificante Corea del Nord, fosse stato quello della Cina oggi certi economisti e politici "Tafazzi" terrebbero la bocca chiusa rendendosi conto del danno che è stato fatto aprendo l'economia mondiale a regimi dittatoriali e addirittura fecendoli entrare nel WTO.
Oggi c'è Xi, domani?
 
Assenteismo concordato
Phastidio.net
Il 2018 è stato un anno molto importante per Atac, la municipalizzata di trasporto pubblico locale di Roma. È stato chiesto ed ottenuto dai creditori il concordato, salutato dalla sindaca Virginia Raggi e dai suoi come un evento a metà tra l’apertura delle acque del Mar Rosso e la scoperta della pietra filosofale. Tra i buoni propositi legati, almeno indirettamente, alla procedura concorsuale, c’era anche il controllo dell’assenteismo che piaga la municipalizzata. A giudicare dal consuntivo dell’anno, l’effetto è stato effettivamente eclatante ma non nel senso sperato...
 
The higher yield on Italian government securities is becoming a burden for the real economy

Francesco Papadia and Inês Gonçalves Raposo have recently written on Italian fiscal policy and the increase in the spread between Italian (BTP) and German (Bund) government. Since then, two developments have taken place: one good, and one bad. This blog post reviews them.

BY: FRANCESCO PAPADIA AND INÊS GONCALVES RAPOSO DATE: FEBRUARY 5, 2019 TOPIC: EUROPEAN MACROECONOMICS & GOVERNANCE






On September 10th 2018 we published a post with the title: ”The higher yield on Italian government securities could soon be a burden for the real economy”.

In that post we documented a very straightforward issue: the increase in the spread between Italian (BTP) and German (Bund) government securities, caused by the Italian government fiscal program, would, before too long, affect the private sector, making credit more expensive and scarcer, thus offsetting, in part or in full, the expansionary impulse from fiscal easing. This prediction was based on the experience during the most acute years of the crisis, in which the disorderly increase in the spread pulled up the cost of bank lending and reduced its availability.

Two developments have taken place since we wrote our post, one good and one bad.

The good development is that the Italian government, differently from our fears, seemed to understand the dangerous direction into which it had put its fiscal policy and decided to tweak it, reducing the planned deficit from 2.4 per cent to the incredibly (in the proper meaning of the word) precise figure of 2.04 per cent. The European Commission, with a somewhat generous interpretation, took this as a sufficient correction not to start an Excessive Deficit Procedure, even if it committed to “continue to monitor the situation, starting with the adoption and implementation of the agreed measures”.

This positive development is seen in figure 1: the spread is now, at 2.5 per cent, still higher than it has been in the last 5 years and nearly double what it was before the recent Italian elections, but it is some 54 basis points lower than the peak reached before the correction.

Figure 1. Spread between 10 year government bonds in Italy and Germany
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Source: Bloomberg. Note: Monthly data.
The negative development is that credit conditions have started to deteriorate in Italy, as we had feared in our post. This is visible in figure 2, reporting the results of the ECB Bank lending survey.

Figure 2. ECB Bank lending survey: Net tightening of credit standards to enterprises in Italy and the Euro Area
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Source: ECB Note: The chart depicts the net percentages (tightened conditions minus eased or reverse) of banks reporting tightening credit standards over the past three months for Italy and the Euro Area. Positive values represent a net tightening in credit conditions. Negative values represent a net easing in credit conditions.
We see in the figure that credit standards to enterprises are now tightening in Italy while they have mostly been easing since the end of 2014 This is in contrast with developments in the euro-area overall, as stated in the ECB Report, “Credit standards (i.e. banks’ internal guidelines or loan approval criteria) for loans to enterprises remained broadly unchanged in the fourth quarter of 2018.”

Given the lags with which the yield on government securities affects the cost of bank loans, as seen during the crisis, there is not yet an effect on the latter, as can be seen in figure 3 and, in any case, the impact should be lower, just because there has been some reduction of the spread. The fear remains that, while the ECB maintains its very accommodative policy, as shown by the still negative OIS rate, Italian firms would see credit conditions tightening over the next few months.

Figure 3. OIS rate, BTP yield and the cost of bank loans in Italy
ines-fp-3.png


Source: Bloomberg and ECB.

The higher yield on Italian government securities is becoming a burden for the real economy | Bruegel
 

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