Titoli di Stato area Euro Paesi Baltici ed Est Europa: news, info, analisi

Bulgaria

La Fitch ha confermato il rating creditizio della Bulgaria


Mercoledì 18 Luglio 2012 12:53
Scritto da Milla Assenova

L'agenzia internazionale di rating Fitch (FitchRatings.com), ha confermato il rating creditizio a lungo termine della Bulgaria in valuta estera con il "BBB-" e in valuta locale con il "BBB" e con prospettive stabili, ha comunicato la Reuters. Il rating di breve termine è "F3", mentre il tetto per il Paese - "BBB+".
La conferma riflette con successo il consolidamento fiscale del Paese, la stabilità della politica monetaria e il riequilibrio dell'economia. La Fitch attende che il deficit finalizzato del bilancio dell' 1.6% del PIL per il 2012 venga raggiunto, grazie principalmente al risultato positivo delle uscite.
La crescita però resta debole in base agli standard per la categoria "BBB", mentre il rischio di "contaminazione" in caso di incremento della crisi nella zona europea nei canali commerciali e finanziari resta percepibile. Questo fatto attualmente ostacola l'aumento del rating della Bulgaria, dichiara la Reuters.
La Fitch prevede una crescita dell'economia Bulgara dello 0.9% nel 2012. Secondo l'agenzia la crescita sarà spinta dalla richiesta interna, l'incremento dell'assimilazione dei fondi Europei incoraggia gli investimenti nel settore statale e in quello privato, e inoltre si farà meno affidamento sulle esportazioni, dato che la crisi nella zona europea continua.
Debolezze strutturali riflettono sul rating della Bulgaria. Compreso il fatto che la Bulgaria ha il PIL pro capite più basso nell'UE.
 
Lettonia

Articolo non recentissimo,
che offre alcuni spunti.
Dal Fatto Quotidiano :)

.
I sacrifici imposti dalla Germania non funzionano, basta guardare la Lettonia

Il Pil di Riga cresce del 5 per cento. Tutto bene? Per niente, nel tentativo di tenere il cambio agganciato all'euro il Paese ha sperimentato una recessione da -24 per cento e ha perso un decimo della popolazione attiva
di Mario Seminerio | 26 marzo 2012


Ad ennesima conferma del “pensiero magico” austero che ha assalito i leader dell’Eurozona, citiamo l’elogio della Lettonia, inopinatamente uscito dal vertice artico ospitato nel fine settimana dai finlandesi di Olli Rehn. Durante il quale il giovane premier finlandese Jyrki Katainen ha coniato il fantasmagorico termine growsterity per magnificare le azioni di politica economica del suo paese, che ha tagliato la spesa pubblica offrendo al contempo un aumento dei crediti d’imposta per la ricerca. Se il mondo fossi così semplice, avremmo molte emicranie in meno.
Si diceva della Lettonia, che ha eroicamente mantenuto il peg (cambio agganciato) all’euro, praticando feroci tagli fiscali e deflazione salariale per recuperare competitività, anche per proteggere i creditori che avevano erogato prestiti in valute forti (euro, franchi svizzeri) ai propri residenti. Lo scorso anno il Pil lettone è rimbalzato del 5 per cento, dopo essersi schiantato del 24 per cento nel biennio precedente, però. E così siamo a replicare l’”effetto Argentina”, ma dal versante opposto: quello di un paese che non solo non intende ripudiare il proprio debito, ma sanguina copiosamente per mantenere il cambio fisso con la propria valuta di riferimento, in questo caso l’euro. Al vertice artico di questo weekend, quindi il premier lettone (anch’egli quarantenne come il padrone di casa finnico) è stato accolto come una star e di conseguenza si è sentito in diritto-dovere di dispensare le proprie ricette vincenti. Che però tali non sono.
Oltre alla problematicità di prendere a modello per un’area di mezzo miliardo di persone un piccolo paese di 2 milioni di anime (lo stesso passatempo pare accada negli Usa con il boom petrolifero del piccolo North Dakota, che qualche buontempone ha già elevato a modello nazionale), quello che si omette di segnalare è che la Lettonia, negli ultimi due anni, ha perso un decimo della propria popolazione attiva (centoventimila persone) per emigrazione, una formidabile valvola di sfogo per le economie depresse. Malgrado ciò, il tasso di disoccupazione lettone è oggi all’11,8 per cento, dal massimo del 17,3 per cento di marzo 2010, con un elevato numero di scoraggiati e di lavoratori part-time per impossibilità a trovare occupazione a tempo pieno. Il tutto tacendo, come detto, del buco di Pil reale che persiste tutt’oggi, malgrado il rimbalzo in larga misura “ottico” dello scorso anno.
Ma esiste anche uno studio del think tank statunitense Center for Economic and Policy Research che mostra che la “svolta” lettone si è manifestata grazie a dinamiche che sconfessano la vulgata della “deflazione interna” tanto cara agli euro-falchi. La feroce stretta fiscale ha causato un crollo del gettito, ed alla fine il rapporto deficit-Pil, a fine 2010 era ancora un vistoso 7,5 per cento. Quello che è cambiato realmente è stato uno shock inflazionistico che, in costanza di tassi d’interesse nominali, ha abbattuto i tassi reali e iniettato stimolo nell’economia. Di fatto, quindi, e pur in presenza del peg all’euro, la politica monetaria lettone è divenuta espansiva, riavviando la crescita.
Un successo la “svalutazione interna” della Lettonia, quindi? No, né successo né (soprattutto) svalutazione interna. Ma per la Ue e i suoi Stranamore la missione è compiuta. Ancora una volta, ragionare secondo una logica di “scatola nera” senza analizzare quello che può effettivamente essere successo, si rivela la scorciatoia migliore per non capire.
 
Europa dell'Est, la view di Raiffeisen
25 Jul 2012

Nell'ultimo periodo i dati congiunturali polacchi sono stati tendenzialmente positivi – guadagnano moneta, obbligazioni e azioni. Ulteriore avvicinamento tra Ungheria e UE/FMI– la discussa legge sulla banca centrale dovrebbe essere modificata

Turchia
L'economia turca continua a crescere con un buon ritmo, senza però raggiungere gli alti incrementi a due cifre dell'anno passato. La produzione industriale ha sorpreso positivamente, mostrando, però, solo un lieve incremento su base annua. L'indice dei direttori d'acquisto ha superato la soglia dei 50 e di conseguenza indica un'ulteriore leggera espansione dell'economia. Anche l'inflazione ha sorpreso in modo positivo con "solo" l'8,9% annualizzato. L'inflazione "core" (senza i prezzi dei generi alimentari e dell'energia) con un 7,4% si trova, però, ancora nettamente sopra il valore obiettivo del 5% stabilito dalla banca centrale. Come da attese, quest'ultima ha lasciato invariato il tasso di riferimento, così come il corridoio dei tassi. Nel confronto mensile la lira turca si è apprezzata; le obbligazioni turche hanno avuto una forte richiesta e hanno acquistato valore. A sorpresa l'agenzia di rating Moody's ha innalzato il rating della Turchia – appena un gradino sotto il livello di "investment grade". Il tallone d'Achille dell'economia turca rimane l'alto disavanzo delle partite correnti. Questo viene trainato soprattutto dalle importazioni di energia. Il calo del prezzo del petrolio dovrebbe mitigare questo problema e avere inoltre effetti positivi sull'inflazione. Ciò supporterebbe ulteriormente le obbligazioni turche. Il mercato azionario di Istanbul è stato uno dei più forti tra i paesi emergenti; l'indice ISE- 100 ha guadagnato quasi il 14%. Hanno fatto registrare notevoli aumenti delle quotazioni in particolare le azioni bancarie turche.

Polonia
Il quadro congiunturale in Polonia per ora rimane molto forte; quasi tutti i dati congiunturali sono stati positivi. L'economia viene tuttora trainata soprattutto dal consumo interno. Tuttavia, anche la produzione industriale tiene bene, nonostante la congiuntura più debole nella zona euro. L'inflazione è calata sotto il 4%, con il 3,6% p.a. si trova però tuttora nettamente sopra il valore obiettivo della banca centrale (2,5%). Ciò ha indotto la banca centrale ad alzare i tassi d'interesse, ma per il momento si dovrebbe trattare dell’unica operazione in questo senso. Alcuni operatori di mercato si attendono addirittura un taglio dei tassi all'inizio dell'anno prossimo, se la debolezza economica della zona euro dovesse continuare o addirittura peggiorare. Le obbligazioni polacche hanno avuto un andamento forte e anche lo zloty si è apprezzato. L'indice azionario WIG20 a giugno è salito dell'8,5% circa e con ciò ha recuperato del tutto le perdite delle quotazioni del mese precedente. Tra i migliori troviamo i titoli del settore petrolifero e del gas nonché i titoli industriali e bancari.

Repubblica Ceca
Gli ultimi dati congiunturali cechi in generale sono leggermente peggiorati. Pesano sull'economia, che da due trimestri si trova in una leggera recessione, soprattutto la crisi nella zona euro e i programmi di risparmio del governo ceco. Di fronte alla crisi del debito europeo, irrisolta e in continuo fermento, le previsioni congiunturali non sembrano eccessivamente buone nemmeno per i prossimi mesi. Iil tasso d'inflazione è sceso nuovamente e ora si attesta al 3,2% annualizzato, restando quindi sopra l'obiettivo stabilito dalla banca centrale. Al momento non è in vista nessuna pressione inflazionistica dovuta alla domanda, per cui il tasso d'inflazione dovrebbe ben presto scendere nuovamente sotto il 2%. In questo scenario, la banca centrale ceca ha abbassato - in linea con le attese - il tasso guida allo 0,50% a fine giugno. Le obbligazioni ceche hanno leggermente guadagnato nel raffronto mensile, così come la corona ceca. Il mercato azionario è salito del 5,5% circa riuscendo a recuperare in gran parte le perdite delle quotazioni di maggio.

Ungheria
Il quadro congiunturale in Ungheria è ulteriormente peggiorato. In primo piano a giugno sono stati però di nuovo gli avvenimenti politici. Le modifiche richieste da UE e FMI riguardanti la legge sulla banca centrale sono state nel frattempo implementate dal governo ungherese e presentate in parlamento. Mentre l'UE si è mostrata soddisfatta, il FMI per ora non si è ancora espresso. Nonostante ciò, in questo modo dovrebbe essere stato eliminato un importante ostacolo nelle trattative tra Ungheria, UE e FMI. Senza un accordo sugli aiuti finanziari, il rifinanziamento dell'Ungheria è in serio pericolo. Tuttavia, la prevista tassa sulle transazioni finanziarie in Ungheria rappresenta la base per altre discussioni politiche con l'UE. Tutto sommato, sembra essere più probabile un pacchetto di sostegno per l'Ungheria; ma non è ancora per niente sicuro. A giugno il fiorino è stata la valuta più forte della regione e anche le obbligazioni e azioni ungheresi hanno saputo guadagnare notevolmente. L'indice azionario BUX a giugno è salito quasi dell’8%.
 
Lettonia e Lituania

Lettonia e Lituania pronte per l'ingresso nell'Eurozona

02 agosto 2012

Fra due anni circa, Lettonia e Lituania diventeranno membri dell'Area euro.
Lo ha fatto sapere la Swedbank in una relazione pubblicata, nella quale sottolinea che "i due paesi baltici, Lettonia e Lituania, hanno buone possibilità di soddisfare i criteri di Maastricht nell’aprile del 2013 e, pertanto, di aderire all’euro nell’anno successivo".
Tuttavia, ha precisato la Swedbank, pur soddisfando i criteri vi è la possibilità per entrambi i paesi di rinviare l’adozione della moneta unica se l’Eurozona non compierà i passi necessari" per uscire dalla crisi.


Niente male, ora sono i paesi
che si apprestano ad entrare nell'euro
che chiedono garanzie :)

 
Serbia

Serbia/ S&P declassa debito sovrano a BB- e critica nuovo governo
Nazionalisti hanno "indebolito" autonomia Banca nazionale

Belgrado, 7 ago. (TMNews) - L'agenzia di rating Standard & Poor's (S&P )ha declassato di un livello il rating sul debito sovrano della Serbia portandolo a BB- con un outlook che passa da stabile a negativo. Lo riferisce S&P in una nota, precisando che il declassamento "riflette la nostra visione per cui il nuovo governo serbo ha fallito nell'adozione rapida di politiche di promozione della fiducia nel suo sistema monetario e che ristabilissero la stabilità fiscale post elettorale".

Il giudizio negativo di S&P arriva a poco più da una settimana dall'insediamento del nuovo esecutivo nazionalista moderato a Belgrado, guidato dal premier socialista Ivica Dacic, in tandem con il Partito progressista serbo (Sns) del neo capo di Stato, Tomislav Nikolic. Criticato anche da S&P per le recentissime modifiche legislative che "indeboliscono l'indipendenza della Banca nazionale serba (Nbs)"
 
Slovacchia

Standard & Poor conferma rating Slovacchia e dice: può fare molto bene in futuro


7 agosto 2012 - L’agenzia di rating Standard & Poor ha confermato il rating del credito della Slovacchia in A/A-1, annotando che l’outlook del Paese è rimasto stabile. Questo confidando nel fatto che il governo slovacco manterrà il suo impegno a riportare il deficit di bilancio sotto il 3% del PIL nel 2013. «L’outlook stabile tiene in considerazione le nostre aspettative che il governo continuerà nel suo sforzo di consolidamento fiscale e di stabilizzazione del debito pubblico», afferma il rapporto dell’agenzia. Uno degli aspetti positivi del Paese, si legge ancora nel documento, è anche un settore bancario stabile e un basso debito estero.
L’economia slovacca, poi, ha il potenziale per crescere, sottolinea S&P, e le riforme per rafforzare la competitività e ridurre le disuguaglianze sul mercato del lavoro potrebbero spingere l’economia ad avvicinarsi ad altri paesi della Zona Euro. Un migliore sviluppo fiscale e la realizzazione delle riforme sulla sostenibilità, compresa la riforma del sistema giudiziario, insieme a una più rapida convergenza verso la media europea, potrebbero anche portare a un miglioramento del rating, ha rimarcato l’agenzia, avvertendo però che un deficit statale più alto potrebbe invece comportare un declassamento.
 
Serbia

Serbia/ Fitch conferma rating BB-, outlook diventa negativo
"Governo invece di correggere conti, ha minato banca centrale"

Roma, 16 ago. (TMNews) - L'agenzia di rating Fitch ha annunciato di aver peggiorato a negativo l'outlook sul debito serbo, pur mantenendo il rating a BB-, ed espresso un giudizio severo sulle politiche del nuovo governo nazionalista. "L'outlook negativo riflette il deterioramento della posizione fiscale e di finanziamento esterno del paese e le prospettive di crescita deboli" ha spiegato Fitch. "Piuttosto che concentrarsi sulla correzione della crescente incidenza di debito e deficit, il nuovo governo ha preferito emendare la legge sulla banca centrale in modo da minare la fiducia degli investitori e potrebbe complicare il raggiungimento di un'intesa con il Fmi" per la ripresa dell'esborso del prestito bloccato da febbraio, aggiunge.

La settimana scorsa un'altra agenzia di rating, Standards & Poor's, aveva tagliato il rating serbo a 'BB-' con prospettive negative, citando tra i motivi la nuova legge che aumenta il conmtrollo del parlamento sulla banca centrale. Fitch oggi ha detto che le sue previsioni si basano sul fatto che il governo a settembre annuncerà misure di consolidamento fiscale come promesso. "Il nuovo governo ha comunque escluso il congelamento dei salari e una riforma dele pensioni, le due voci principali della spesa" nota l'agenzia, che ha rivisto al 6,5% dal 5,5% la sua stima sul deficit in rapporto al pil quest'anno. "Qualunque altro rinvio nell'adozione di misure correttive aumenta la probabilità che il deficit superi le proiezioni di Fitch" aggiunge.

(fonte Afp)
 
Repubblica Ceca

Repubblica Ceca: S&P conferma rating a AA-, outlook stabile

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 24 ago - Standard & Poor's ha confermato il rating di AA- a lungo termine della Repubblica Ceca con outlook stabile. Nel comunicato, l'agenzia di rating definisce l'economia del paese "equilibrata e gestita con prudenza, caratterizzata da bassi livelli di indebitamento con l'estero, un settore bancario finanziato con i depositi e con un'attivita' di prestito in valuta straniera marginale e una banca centrale indipendente che ha mantenuto a bassi livelli sia i prezzi al consumo che i tassi di interesse". S&P indica di considerare i governi con un'alta proporzione di debito in valuta locale e che godono anche di una sostanziale flessibilita' monetaria come dotati di una maggiore capacita' di far fronte alle proprie esigenze di rifinanziamento.(RADIOCOR) 24-08-12
 
Bulgaria - Lettonia - Lituania

Bulgaria/ Sofia congela piani di entrare nell'eurozona
Ministro Finanze: Affievolito lo slancio, da euro solo costi

Roma, 4 set. (TMNews) - La Bulgaria ha rimandato "sine die" i suoi piani di adottare l'euro. L'hanno rivelato il primo ministro Boiko Borisov e il suo ministro delle Finanze, nonché vicepremier, Simeon Djankov, parlando con il giornale economico Wall Street Journal.

"Lo slancio s'è affievolito nel nostro modo di vedere e in quello del pubblico. In questo momento io non vedo alcun beneficio a entrare nell'eurozona, solo costi", ha detto Djankov. "La gente - ha aggiunto - giustamente vuole sapere chi dovremmo salvare una volta entrati. E' troppo rischioso per noi e non è neanche certo quali siano le regole e quale sarà la situazione tra un anno o due".

La crisi dell'eurozona sta portando a una serie di ripensamenti nella Nuova Europa, i cui Paesi un tempo erano ansiosi di entrare a far parte dell'unione monetaria. Il primo ministro lituano Andrius Kubilius la scorsa settimana ha spiegato che il suo Paese aderirà solo quando "l'Europa sarà pronta". Il lettone Valdis Dombrovskis, dopo di lui, ha spiegato che Riga deciderà sui tempi dell'adesione il prossimo anno, mentre in precedenza s'era impegnata ad accedere nel 2014.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto