Parlamentari DIVERSAMENTE onesti (1 Viewer)

dindiri

Nuovo forumer
Hai ragione, tontolina, a indignarti. Anch'io mi chiedo: Quando ci sarà da votare per il rifinanziamento della missione in Afghanistan, il centrodestra voterà contro solo per far cadere il governo? :( Poi che succederà, supponnendo che il centriodestra salga al governo, riproporrà lo stesso rifinanziamento or ora disapprovato? :down:
 

tontolina

Forumer storico
anche Pippo Baudo si è sentito spinto ad epistrofare i nostri politicanti
chiedendo loro di essere seri
di interessarsi a risolvere i numerosi e annosi problemi
e smettere di essere così superficiali dato che non tutti i problemi hanno la necessità del loro intervento che potrebbe essere "una distrazione " dai quelli veri



http://www.youtube.com/watch?v=iSRXjIN5bEQ


in definitiva che fanno i nostri politicanti oltre a percepire (derubarci) 15000 euro al mese?
semplice
si interessano Solo della riforma della Legge Elettorale

che palle

il loro unico problema è mantenere i loro privilegi e continuare a derubare la popolazione che li elegge (non c'è destra e non c'è sinistra.... sono tutti disonesti e privi di dignità)
 

tontolina

Forumer storico
ma VISCO che ci sta a fare là? finge di non sapere?
sono very very sangusughe questi politicanti
in confronte Nerone era un bimbo dell'asilo

http://canali.libero.it/affaritaliani/politica/parlamentoinchiestaienelavoronero0503.html
Inchiesta choc/ Dieci ore al giorno gratis o a 800 euro al mese. Lavoro nero anche in Parlamento: senza contratto 629 assistenti su 683Lunedí 05.03.2007 08:50

Neanche in Parlamento si sfugge al lavoro nero. Sono 683 gli assistenti degli onorevoli. Lavorano in un posto di prestigio, passano le giornate tra le "stanze dei bottoni" e gli spostamenti dei loro assistiti, hanno contatti con "quelli che contano". Ma dietro tutto questo fumo c'è davvero poco di concreto: il 92 per cento di loro lavora in nero, da anni, per tante ore al giorno, senza una retribuzione regolare. In numeri: solo 54 su 683 hanno un contratto secondo le regole. L'inchiesta è stata portata avanti da Le Iene, che sono riuscite ad entrare in possesso di documenti che testimoniano come funziona il lavoro dell'esercito di persone che aiuta gli onorevoli.

Ogni anno, per accreditare alla Camera i propri assistenti, i parlamentari devono dichiarare se lavorano a titolo oneroso - e quindi devono allegare un regolare contratto - o a titolo gratuito. Attraverso l'ufficio di presidenza della Camera, le Iene sono venute in possesso di questi documenti. Ne emerge un quadro disastroso. Sono ben 629, su un totale di 683, a prestare servizio senza aver mai firmato un contratto. Molti di loro sono laureati in attesa di trovare, tra un contatto e l'altro, qualcosa con cui poter svoltare.

Ma stare accanto al potere spesso significa non averlo ma esserne schiavizzati: come hanno testimoniato alcuni di loro, con il volto oscurato, ai microfoni de Le Iene, le loro giornate lavorative variano da otto a dieci ore al giorno, con disponibilità praticamente h24. Una vita che per alcuni va avanti così anche da dieci anni, per ottocento euro al mese, nella speranza che un giorno qualcosa possa cambiare.

Durante il servizio che andrà in onda domani, intervengono anche vari parlamentari. Uno in particolare, spiegano gli autori, ammette davanti alle telecamere il lavoro nero in Parlamento. L'inchiesta è partita da una dichiarazione rilasciata diverso tempo fa da Casini che, da presidente della Camera, aveva spiegato, in seguito a un servizio de Le Iene, la procedura per dare il badge agli assistenti. Il servizio di Filippo Roma, di cui è autore Marco Occhipinti, andrà in onda domani sera su Italia Uno.
 

tontolina

Forumer storico
dire che sono merdacce si corre il rischio di offendere la cac...ca :cool:



Privacy, l'ipocrisia del potere
Lunedí 19.03.2007 14:40




Una firma autorevole, confortata da seri sondaggi, ha scritto che “la credibilità della classe politica italiana ha toccato il livello più basso della storia della Repubblica”. Troppo elegante e, forse, troppo buona. Più terra terra si direbbe che Lorsignori, oltre al buon gusto, hanno perso anche l’orientamento. Poco o nulla di quanto accade sembra seguire il filo logico del comune buonsenso. Un forbito Garante improvvisa una norma piuttosto pericolosa per la libertà d’informazione, valore costituzionalmente garantito. Criticatissimo, va in tivù e flauta: “Cari giornalisti, nessuna censura: la norma ricalca semplicemente il vostro codice deontologico”. Ma sorvola su un piccolo dettaglio: l’aggiunta, come sanzione, della reclusione da sei mesi a due anni.

Ora, provate a ragionare. Almeno voi. In un paese che rimette in giro con l’indulto migliaia di delinquenti, che offre a brigatisti, eversori, terroristi reduci dalle patrie galere precoci patenti di ravvedimento, con retribuite ospitate alla tivù pubblica e posticini “sine cura” in defilati ufficietti statali o parastatali, si può mai comminare la prigione per un’infrazione deontologica? E farlo, non rappresenta un’inaccettabile forma di intimidazione? All’obiezione, il Garante riappare e s’illude di rimediare: questa norma – spiega – non è per sempre, vale soltanto per il caso corrente della procura di Potenza, dei ricatti fotografici eccetera. Cooome? X’è pègio el tacòn del buso. La legge non è eguale per tutti? Siamo alla norma censoria transitoria, come in tempo di guerra? Dopo le leggi ad personam, abbiamo anche quelle ad horas, o meglio ad casum, anzi ad casinum?

Intanto, viene fuori la storia delle foto del personaggio politico beccato a soffermarsi con l’auto in una strada di viados. Rassomiglia, la storia, a un pesce marcio: puzza da capo a coda. Tanti gli interrogativi.

1. – Perché la Procura di Potenza mette agli atti un’intercettazione relativa non a un ricatto consumato o in atto, ma a una eventuale possibile futura estorsione?
2. – Non è sorprendente che, con la miseria che piangono gli editori e gli indecorosi compensi spesso dati ai giornalisti, il direttore di un grande settimanale spende la bellezza di 25 mila euro non per fare uno scoop con queste foto pubblicandole, ma soltanto per toglierle dal mercato?
3. – Da chi furono informati, anzi disinformati, i tanti giornalisti che frettolosamente, e zelantemente, strepitarono: sporche calunnie, le foto sono una bufala, non esistono?
4. – Perché il fotografo tentò di negare di aver scattate quelle foto, dopo essersene vantato per un’intera notte con Corona? Da chi fu imbeccato o pressato, se lo fu? 5. – Visto che certe cose non fanno più tanto scandalo (un/una transessuale è onorevole alla Camera, un parlamentare e un presentatore si affannano a dimostrare in mille dibattiti che l’omosessualità è cosa del tutto normale, la famiglia degli affetti prevista dai Dico può allargarsi anche a tre, quattro, dieci, venti… enne componenti omo o etero) perché il Garante e la legge sulla privacy sembrano ossessionati dal riserbo sulla sessualità, valore ormai sdoganato a tutti i livelli?
6. – Visto che le foto esistono e sono in possesso di un settimanale che non le pubblica, perché il loro soggetto – persona degnissima e di nient’altro colpevole, se non di essere potenziale vittima di una eventuale suppposta estorsione – non convoca una conferenza stampa e racconta agli elettori come sono andati i fatti, cioè perché quella notte di settembre andò a prendere un’innocente boccata d’aria in una strada battuta dai viados?
7. – Perché questo Garante della privacy ignora le Iene, quando fanno l’antidoping ai ragazzi in discoteca, ma interviene come un fulmine quando invece lo fanno ai deputati stupefatti davanti a Montecitorio? E perché tollera che si raccontino i fatti privati delle “televisine”, ma minaccia la galera se si fa il nome di un esponente di governo a passeggio notturno su un inconsueto percorso?

Sono le troppe mancate risposte, e una certa arroganza del potere, ad allontanare gli italiani dal Palazzo e a far scendere, purtroppo, sotto zero la credibilità di chi lo frequenta. Un problema grave, molto più urgente della legge elettorale, dell’Afghanistan, dell’economia e delle pensioni. Un problema non di facciata, ma di faccia.
 

tontolina

Forumer storico
Lesa maestà
mastella_dito.gif

Ciascuno può pensarla come crede sulla scelta di pubblicare o meno il nome della vittima di un progetto di estorsione. Ma una cosa non è (o non dovrebbe essere) consentita a nessuno: raccontare palle. L’ultima è che la legge sulle intercettazioni in discussione in Parlamento avrebbe impedito quanto è accaduto al povero Sircana. Non è vero niente, salvo che depenalizzino il reato di estorsione.

Con o senza la nuova legge, è assolutamente inevitabile che, indagando su una gang di ricattatori, il pm che li vuole arrestare formuli al giudice una richiesta con gli indizi (intercettazioni, testimonianze, carte ecc.) a loro carico. E che il gip che li arresta indichi nell’ordinanza di cattura i motivi che l’hanno convinto ad ammanettarli. Per un eccesso di scrupolo, peraltro non dovuto, il gip Alberto Iannuzzi ha coperto di omissis il nome di Sircana. Che poi il bersaglio del paparazzo fosse lui, era il segreto di Pulcinella, destinato a cadere in pochi giorni.

Ora, i solito tromboni del diritto un tanto al chilo invocano la legge sulle intercettazioni. Bruno Vespa, dopo aver sceneggiato con voci di attori una telefonata fra Corona e la moglie, si lancia con eccelsa coerenza nella solita filippica diffamatoria contro le Procure che passerebbero le carte segrete alla stampa (a proposito: perché i vertici della Rai non gli impongono di avvertire in anticipo i pm che intende diffamare, per consentire loro il diritto di replica?). Com’è noto, le intercettazioni di Vallettopoli sono contenute nell’ordinanza di custodia che, essendo nota ad arrestati e avvocati, non è segreta (il nome di Sircana nell’ordinanza non c’era, ma era noto agli indagati, cioè al paparazzo, a Corona e a tutta l’allegra brigata).

Che cosa prevede la legge Mastella?
1) Vietato pubblicare fino all’udienza preliminare gli atti d’indagine, anche quelli non più segreti, sia integrali sia per riassunto: non certo il loro contenuto, altrimenti non si potrebbe più dire neppure che hanno arrestato Provenzano e perché.
2) Vietato pubblicare sempre e in qualunque forma le intercettazioni telefoniche. Ora, l’altro giorno tutte le agenzie e i giornali hanno pubblicato le intercettazioni dell’ordinanza di Potenza. Compresa quella del paparazzo che pedina Sircana e ne informa Corona. Nessuno ha fatto il nome di Sircana, tranne il Giornale.

Con la nuova legge, nessuno avrebbe più potuto pubblicare il testo della telefonata. Ma il contenuto, con o senza il nome di Sircana, avrebbero potuto raccontarla tutti: perché Corona & C. sono stati arrestati anche per quel fatto. E, anche se tutti, Giornale compreso, avessero taciuto il nome, questo sarebbe emerso tra qualche mese al processo, che è pubblico: che si fa, un’altra legge per vietare ai giornalisti di assistere ai processi e di raccontarli?

Dunque la legge non impedisce né potrebbe impedire un altro caso Sircana. In compenso, prevede una catena impressionante di sanzioni intimidatorie ai cronisti: se insistono a pubblicare ciò che sanno, verranno perseguiti dai Tribunali, ma anche dal Garante della privacy (nominato dai partiti) che li condannerà per «illecito per finalità giornalistiche», li metterà alla gogna con sentenze pubblicate sui giornali a loro spese e chiederà all’Ordine di punirli disciplinarmente.


Quanto ai cittadini, non saranno più compiutamente informati sugli scandali del Potere: con questa legge, nessuno saprebbe ancora cosa si dicevano il governatore Fazio, i furbetti e i loro compari di destra e di sinistra; né come funzionava Calciopoli; né cos’era diventato il Sismi del generale Pollari; né cosa combinavano Tavaroli & C. Visto che i processi non sono ancora iniziati, Fazio sarebbe ancora alla Banca d’Italia, Pollari al Sismi col contorno di Pompe e Betulle; i furbetti avrebbero sgraffignato le banche; Moggi & C. seguiterebbero a truccare campionati, alla Telecom non sarebbe cambiato nulla. «Oportet ut scandala non eveniant».

Questa è l’oscena realtà. Cavalcando l’emozione per la tragedia capitata a un galantuomo come Sircana (strepitosi i lai di Bellachioma, editore del Giornale), una classe politica ricattabile sta cercando di reintrodurre il reato di lesa maestà: limitando le intercettazioni giudiziarie e tagliando le mani ai giornalisti. Così i ricatti proseguiranno, ma dureranno molto di più, perché nessuno potrà più saperne nulla. Avremo una magistratura dimezzata, una stampa imbavagliata e una politica ancor più inquinata - se possibile - di oggi. Bene, bravi, bis.

Marco Travaglio
da l'Unità del 16 marzo 2007


vogliono continuare a delinquere impunemente e percepire 21mila euro lordi al mesi affamando la popolazione italiana che li ha eletti
FANNO SCHIFISSIMO
 

tontolina

Forumer storico
Salami e salumieri
censura.jpg


Maggioranza e opposizione si accingono a imbavagliare a tappe forzate i giornalisti, vietando di pubblicare anche «parzialmente, per riassunto o nel contenuto» ogni atto d'indagine o intercettazione, anche quelli non più segreti, fino al processo, cioè per anni e anni. Lo fanno per il salumiere, il calzolaio, l'impiegato, il cittadino comune. Lo fanno per noi, per il nostro bene. Infatti le cronache sono piene di verbali e intercettazioni di salumieri, calzolai, cittadini comuni. E non se ne può più, signora mia.
di Marco Travaglio


Dice il ministro della Giustizia Mastella, restando serio, al Messaggero che occorre una tutela speciale per i Vip perché, «a differenza di quanto s'immagina, più una personalità è alta, nel calcio, nella politica, nello spettacolo e più è fragile». Dunque «o si fa la legge sulle intercettazioni o la democrazia è in pericolo: tutti hanno paura di parlare liberamente al telefono» e «non ne può più neppure il salumiere, il calzolaio, l'impiegato, il cittadino comune». Come abbiamo fatto a non pensarci prima?

È per questo che maggioranza e opposizione si accingono a imbavagliare a tappe forzate i giornalisti, vietando di pubblicare anche «parzialmente, per riassunto o nel contenuto» ogni atto d'indagine o intercettazione, anche quelli non più segreti, fino al processo, cioè per anni e anni. Lo fanno per il salumiere, il calzolaio, l'impiegato, il cittadino comune. Lo fanno per noi, per il nostro bene. Infatti le cronache sono piene di verbali e intercettazioni di salumieri, calzolai, cittadini comuni.

E non se ne può più, signora mia. Anche il garante della Privacy Franco Pizzetti, quando è andato a Porta a Porta (come se un arbitro andasse alla Domenica sportiva) e ha proibito preventivamente la pubblicazione di «notizie riferite a fatti e condotte private che non hanno interesse pubblico» relativi all'inchiesta di Potenza minacciando dai 2 mesi ai 3 anni di galera, manco fosse un giudice o un legislatore, aveva appena ricevuto le telefonate (si spera, non intercettate) di tutti i salumieri, calzolai, impiegati e cittadini comuni coinvolti in Vallettopoli.

Il fatto che si sia mosso quando è saltato fuori il nome del portavoce del governo, che non è un salumiere, né un calzolaio, né un impiegato, né un cittadino comune, è puramente casuale. Insomma, possiamo dormire tra due guanciali. Stanno lavorando per noi, cittadini comuni e giornalisti. Anche perché sanno che molti cittadini preferiscono non sapere,e dunque non pensare.Ma soprattutto sanno che molti giornalisti certe notizie preferiscono non darle, dunque sono ben felici se qualcuno glielo vieta: così hanno l'alibi. Se il bavaglio non glielo impone il potere, sono costretti a metterselo da soli, facendo la figura dei servi.

Infatti si moltiplicano gli appelli perché quel benedetto bavaglio arrivi al più presto. Vespa non vede l'ora, Mentana pure. Feltri a pagina 2 pubblica qualunque cosa, ma a pagina 1 invoca una legge subitissimo. Anche il Corriere pubblica tutto da pagina 2 a 20, ma a pagina 1, per la penna dell'ambasciatore Romano, elogia come «opportuni» il diktat Pizzetti e la legge Mastella, e si spinge oltre: sarebbe meglio se le Procure evitassero proprio di indagare su questi scandali, così i giornali non sarebbero costretti a raccontarli.

A suo avviso, una normale indagine su un gigantesco caso di estorsione è «una crociata per rinnovare la società e il costume», e la colpa non è di chi spilla quattrini ai vip per nascondere i loro vizi privati, ma di chi lo scopre: il solito «procuratore battagliero, aggressivo e ansioso di pubblico consenso».

E se la gente nutre «un sentimento di qualunquistica diffidenza per tutta la classe politica», non è colpa di una classe politica ricattabile, ma di chi quei ricatti persegue penalmente perché sono un reato. Altri, come Belpietro, scrivono che «le intercettazioni inondano le redazioni dei giornali» e «il segreto istruttorio è un colabrodo», insomma i giornali sono costretti a pubblicare, ma a malincuore. Eppure anche l'ultimo cronista giudiziario sa che il segreto istruttorio non c'entra nulla, perché non c'è niente di segreto, essendo tutte le telefonate dentro l'ordinanza di arresto per Corona & C.

Se fossimo seri, annunceremmo in coro l'obiezione di coscienza all'editto del Garante e alla legge Mastella, che ci costringeranno a tenere nella penna e nel cassetto informazioni importanti per i lettori (per esempio, l'amicizia del ministro della Giustizia con l'ottimo Lele Mora). Invece subiamo, o invitiamo i censori a fare in fretta. In Inghilterra si dice che «il politico che si lamenta della stampa è come il marinaio che si lamenta del mal di mare». In Italia il giornalista si lamenta perché il politico non lo butta in mare.

Marco Travaglio
da l'Unità del 20 marzo 2007
 

tontolina

Forumer storico
Un mondo a parte
Politica
11.03.2007
tratto da http://www.beppegrillo.it/magazine/archivio/lasettimana2007-03-12.pdf

illustrazione da jimconte.com

Esistono persone come me, come voi,
che vivono in un mondo a parte. Un
mondo parallelo dove i desideri si
avverano. Una realtà di fiaba dove si va
in pensione dopo due anni e pochi mesi,
i Pacs ci sono già, si viaggia gratis, si
percepisce uno stipendio da favola. Un
mondo in cui i pregiudicati sono ben
voluti e numerosi. In percentuale tale da
superare i quartieri più malfamati d’Italia.
In cui un corruttore di giudici può fumare
il suo sigaro e rilassarsi a spese nostre.
Un posto ideale con macchine blu e
portaborse. Chi ha la fortuna di viverci
vuole condividere con noi la sua felicità.
E lo fa tutti i giorni nelle trasmissioni
televisive, radiofoniche, sui giornali. Non
importa ciò che dice, ma che lo possa
dire.
Un luogo dell’Ideale, della democrazia
compiuta con persone elette dai
segretari di partito. Un cerchio del
Paradiso con pregiudicati, avvocati,
giornalisti, dipendenti dello psiconano,
sindacalisti e funzionari di partito. Non
rappresenta gli italiani, ma il Sogno
italiano sì. Quella aspirazione alla
ricchezza e al potere senza meriti, senza
intelligenza, senza onestà che è nei
nostri geni. Questo mondo è un
incantesimo figlio della legge elettorale e
dei media.
Lo scorso anno ho proposto di limitare a
due i mandati elettorali, di non candidare
pregiudicati, di permettere al cittadino di
votare una persona e non un partito.
Proposte che avvicinano la politica alla
realtà. Che permettono un ricambio del
sangue in Parlamento. Adesso non ci
credo più. Non penso che sia possibile
scalfire questa classe, l’unica vera
classe in Italia, con referendum o
proposte di legge. Una corporazione
autoreferenziale che non vuole perdere
nessuno dei suoi privilegi. L’unica
possibilità è isolarla, svuotarla di
significato, prendendo il controllo delle
realtà locali. Un passo alla volta.
Sostituendo i partiti con i movimenti e le
liste civiche. Nel tempo, quel mondo a
parte comincerà a svanire e ne rimarrà
solo l’involucro. Le persone che lo
popolano ci appariranno come in realtà
sono. Dei dipendenti infedeli e, quasi
sempre, incapaci. RESET!
 

tontolina

Forumer storico
Il paradosso dei salari
messaggio promozionale
L’Unione europea manda un segnale: l’Italia deve mantenere il costo del lavoro al di sotto della media dell’Ue. Detto e fatto. L’Eurispes avverte che le buste paga nazionali sono le peggiori del Continente
Sembra una volata a due. Da una parte la Commissione europea dice al nostro paese che deve mantenere il costo del lavoro al di sotto della media Ue. Il verbo è “mantenere”, per il semplice fatto che in Italia i salari sono già tra gli ultimi del Vecchio Continente.
Ci pensa l’istituto di ricerca Eurirpes, a ruota del rapporto trimestrale sull’andamento dell’economia zona euro, a sottolineare la situazione. Già, perché l’istituto dice a chiare lettere che dal 2000 al 2005, i salari italiani sono cresciuti del 13,7%. La media europea è del 18%.
Insomma, se l’invito è a darci da fare per tenere sotto controllo l’inflazione tra i paesi che hanno aderito alla moneta unica, allora va detto che il nostro compito a casa è già stato svolto in buon ordine. Sempre di tasca nostra.
Anzi, in termini di potere d'acquisto siamo addirittura inferiori a quelli della Grecia e superiori, in Europa, solo a quelli del Portogallo, tanto che la ricerca Eurispes è stata intitolata: "Povero lavoratore: l'inflazione ha prosciugato i salari".
Non solo. Negli ultimi tre anni, sottolinea l'Eurispes, "la nostra posizione è peggiorata: nel 2004 ed ancora nel 2005 le nostre retribuzioni nette erano superiori a quelle greche e appena inferiori a quelle spagnole: nel 2006 vi è stato il sorpasso della Grecia". Quindi - si legge nel rapporto - se a fine mese un dipendente italiano mette in tasca mediamente 16.242 euro, un tedesco arriva a 21.235, un inglese a 28 mila. Il risultato è la "posizione infima del lavoratore italiano" quanto agli stipendi netti e "penultimo nel 2006 fra tutti i paesi europei".
L'effetto congiunto dell'erosione del potere d'acquisto causata dall'inflazione, dell'elevato peso del cuneo fiscale e della contenuta dinamica salariale insieme concorrono a spiegare buste paga fra le più leggere d'Europa.
Senza contare il peso delle tasse. Perché allora, dice Eurispes, il cosiddetto cuneo fiscale "appare, se confrontato con quello degli altri Paesi europei, particolarmente gravoso nel nostro Paese", e "tanto più punitivo in quanto la base di partenza (ossia il salario lordo) è molto al di sotto della media europea e poco più della metà di quello dei tedeschi, degli inglesi e dei danesi".
Punitivo ancora di più se il lavoratore è un single, mentre le cose migliorano quando la busta paga fa riferimento ha una persona con tre figli.
Ma non è niente di nuovo. Anzi, ci sono anche delle aggravanti che rivelano che la dinamica è punitiva non per tutti. Una ricerca del colosso delle risorse umane, Adecco, avvertiva qualche mese fa che negli ultimi cinque anni gli stipendi dei manager sono cresciuti molto più velocemente dei prezzi. Aumentando il divario con i salari di operai e impiegati.
Se poi si guarda ai top manager la situazione diventa disastrosa. Alessandro Casiccia, docente di sociologia all’Università di Torino, dice: “Il punto è che c’è anche in Italia un problema di distribuzione. I più alti vertici di una multinazionale in media incassano oggi 500 volte di più di un salario medio. Solo 20 anni fa il rapporto si fermava a 45 a 1”.
Secondo un rapporto del 2003 del Worldwatch Institute (esteso anche a realtà più piccole) nel nostro paese gli amministratori delegati italiani sono al 4° tra i più pagati al mondo, in media 30 volte in più di quello che riceve in media un operaio dell’industria. Secondo l’analisi in media un manager italiano porta a casa 600mila dollari contro i 19mila del salariato.
by Mia Economia® http://money.it.msn.com/articolo.aspx

naturalmente l'articolo non tocca gli stipendi di 21 mila euro al mese dei politicanti (VERAMENTE TROPPO ALTO SE RAFFRONTATO ALLA PENIONE DI 500€ AL MESE DI CHI AMMALATO DI CANCRO DEVE PURE PAGARE LE VISITE MEDICHE perchè la nazione non ha fondi per provvedere alla salute dei suoi cittadini)
ma la ghigliottina... non possimao rispolverarla? magari solo per i politicanti bugiardi fedeli solo al loro partito e non agli elettori
 

tontolina

Forumer storico
gli ambiti in cui l'italia brilla particolarmente sono:
politicanti poco onesti e dignitosi
stipendi dei politicanti troppo alti rispetto all'EU
stipendi lavoratori dipendenti sono i più bassi dell'UE
infine la pressione fiscale che ha raggiunto livelli stratosferici proprio per garantire ai politicanti la vita regale a cui non vogliono rinunciare

Conti pubblici/ Bankitalia: record della pressione fiscale. Ridurre le tasse
Lunedí 02.04.2007 15:11


Mario Draghi
Draghi01_ap.jpg


Tagliare la spesa per ridurre le tasse e aumentare gli investimenti pubblici. Il Bollettino della Banca d'Italia offre la sua ricetta per il rilancio dell'economia del paese e avverte che ormai la pressione fiscale è prossima ai massimi storici. Lo studio dei tecnici di via Nazionale non nasconde che l'entità del miglioramento dei conti pubblici nel corso del 2006 "è stata inattesa" ma non manca di rilevare che gran parte del risanamento "deriva dal forte aumento delle entrate". In particolare, la pressione fiscale è aumentata di 1,7 punti percentuali al 42,3% e nel 2007 dovrebbe salire ulteriormente al 42,8%, "un livello non distante dal valore massimo raggiunto nel 1997".
http://canali.libero.it/affaritaliani/economia/bankitaliatasse0204.html



naturalmente per tagliare la spesa i nostri politicanti capiscono solo che devono tagliare la spesa per la sanità, per l'educazione scolastica e delle pensioni
OVVIO che nulla sfiora le loro indennità parlamentari e le loro rendite pensionistiche da sanguisughe
 

Users who are viewing this thread

Alto