Parlamentari DIVERSAMENTE onesti (1 Viewer)

felixeco

Forumer storico
consoliamoci

è stato deciso che lo stipendio dei parlamentari brasiliani sarà aumentato del 26,5% :eek:
16.242 reais cioè 7800$ compreso Lula :eek:
 

tontolina

Forumer storico
Re: consoliamoci

felixeco ha scritto:
è stato deciso che lo stipendio dei parlamentari brasiliani sarà aumentato del 26,5% :eek:
16.242 reais cioè 7800$ compreso Lula :eek:
CIOè
VUOI FAR INTENDERE CHE LORO CHE GOVERNANO SU TUTTO IL BRASILE
guadagnano solo 7800$=6500euro prendono tanto

facciamo cambio? gli mandiamo i nostri politicanti SANGUISUGHE
 

tontolina

Forumer storico
4 Aprile 2007
I condannati fuori dal Parlamento

Parlamento_pulito.jpg

Ci siamo! Ieri abbiamo ripresentato al Senato il disegno di legge che stiamo portando avanti da tempo.
Un impegno che avevo preso in campagna elettorale.
La proposta dell’Italia dei Valori che impedisce, a chi è condannato con sentenza passata in giudicato, di candidarsi e sedere tra i banchi del Parlamento. Abbiamo penato per trovare altre firme che appoggiassero il documento presentato dai nostri senatori. Alla fine siamo ricorsi all’art. 79 del regolamento interno del Senato. Tale articolo obbliga la presidenza ad accogliere e avviare la discussione del testo entro un mese, se firmato dal 50% più uno dei componenti di un gruppo. Il testo approderà ora alla commissione Giustizia e poi, se approvato, passerà in aula. Questo non significa che la strada sia ora in discesa, tutt’altro.
Siamo alle prime battute di un provvedimento che non è assolutamente ben visto sia dalle forze di opposizione che da quelle di maggioranza. Come spesso succede, sono molti i parlamentari che ci dicono che abbiamo ragione e che le nostre battaglie sono giuste ma, quando chiediamo loro di darci una mano in Parlamento, si allontanano guardandoci come degli appestati.
Tutt’ora nelle aule di Senato e Camera siede una folta rappresentanza di condannati con sentenza definitiva per vari reati, mentre ai cittadini chiediamo il rispetto della legalità e continuiamo a professare che la legge deve essere eguale per tutti.
Si sta discutendo quale legge elettorale approvare per modificare la “porcata” del centrodestra con la quale siamo stati costretti ad andare alle urne alle ultime politiche. L’Italia dei Valori vuole che la norma sulla “non candidabilità” sia inserita nella legge elettorale, a prescindere dal sistema sul quale si troverà un’ intesa, e chiederà che alla votazione finale del nostro disegno di legge la votazione sia palese.
Sapremo così, e lo sapranno soprattutto gli italiani, chi ha votato contro e chi a favore di una legge che riteniamo fondamentale per un esempio di moralizzazione che parta dall’alto e di cui il Paese ha urgente bisogno.
La commissione Antimafia ha approvato ieri il codice di autoregolamentazione secondo il quale i partiti si impegnano a non inserire nelle liste candidati che abbiano riportato condanne. Un segnale che va nella giusta direzione. Peccato però che la sottoscrizione di tale codice non sia obbligatoria.
Postato da Antonio Di Pietro in Politica
http://www.antoniodipietro.com/
 

tontolina

Forumer storico
questi sparapalle ci costano troppo
che i loro stipendi e i loro vitalizi pensionistici siano LEGATI alla realtà economica e sociale della nazione che pensano di governare

Propongo che il loro emolumento totale sia solo 10 volte lo stipendio base/Pensione dell'operaio italiano che è colui che DAVVERO PRODUCE


sono delle vere sanguisughe disoneste


12 - SENATO, VOTATO IL BILANCIO: AGLI ITALIANI COSTA 503 MILIONI…
(Dire) - Agli italiani costera' 503 milioni di euro, circa 1000 miliardi di lire, mantenere il Senato nel suo complesso nel 2007. E' questa la cifra relativa alle entrate derivanti da trasferimenti dello stato. Complessivamente, per il perfetto funzionamento dell'istituzione, serviranno 582.210.500 euro. Il resto delle entrate derivano da svariate voci, contributi da fondi, vendita di pubblicazioni, interessi bancari attivi, ma si tratta, in proporzione, di pochi spiccioli. La parte del leone viene dall'erario, cioe' dalle tasse dei cittadini. Rispetto alla previsione della spesa dello stato nel suo complesso, il Senato incide per lo 0,085 per cento, due millesimi in meno rispetto allo scorso anno, quando si e' toccata la percentuale record nella proporzione tra spese dello stato e spese di Palazzo Madama.

Dei 582 milioni e rotti quasi un decimo viene speso come rimborso ai partiti delle spese elettorali, poco piu' di 50 milioni. Ma una buona parte, 47 milioni e mezzo, serve per pagare le indennita' ai parlamentari che, pero', portano a casa anche la diaria, per complessivi altri 15,6 milioni di euro. Ma non e' tutto, delle decine di voci che interessano le competenze dei senatori (rimborsi spese di viaggi, vitalizi, telefonia, contributo per il funzionamento dei gruppi parlamentari, tanto per citarne alcuni) la somma complessiva e' molto piu' alta, per complessivi 150 milioni circa, al netto dei rimborsi per il funzionamento delle commissioni permanenti e di inchiesta che pure fagocitano un'altra parte consistente del bilancio complessivo.
 

tontolina

Forumer storico
MOLTO INTERESSANTE

http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=1907&parametro=


Il crepuscolo di un padrone del mondo
Maurizio Blondet
14/04/2007
Paul WolfowitzPaul Wolfowitz è l’autore delle guerre americane all’Iraq e all’Afghanistan, ma di quello nessuno gli chiede conto.
Ora, come presidente della Banca Mondiale, Wolfie rischia la fine della carriera di padrone del mondo per un fatto di sesso e di favoritismo.
Una faccenda degna di Mastella.
Ricordiamo in breve: Wolfowitz è stato al Pentagono, dove era vice-ministro e dove ha affiancato Rumsfeld e gli altri due viceministri sionisti (Duglas Feith e rabbi Dov Zakheim) giusto il tempo per sorvegliare l’esecuzione dell’11 settembre e pilotare l’amministrazione nelle prime due guerre della «lotta mondiale al terrorismo islamico», intesa come «quarta guerra mondiale».
Che sia lui il principale promotore, e forse l’ideatore del grande complotto, è indubbio.
E’ il principale firmatario del documento del think-tank neocon Project for a New American Century, dal titolo «Rebuilding the american defense», dove si auspica «una nuova Pearl Harbor» per indurre il popolo americano a scendere in guerra per Israele, il «fatto traumatico» che poi si verificò grazie ad Osama bin Mossad.
Wolfowitz è anche il più noto allievo del filosofo Leo Strauss, l’ammiratore di Nietszche e di Carl Schmitt riletti alla luce del talmudista Maimonide, il guru dei neocon.
Wolfie è stato tratteggiato da Saul Bellow nella figura di «Ravelstein», nel romanzo omonimo pubblicato nel 2000, come un dottor Stranamore ossesso a tramare guerre e devastazioni per il liberismo e il giudaismo.
E’ intimo di Cheney e di Richard Perle, l’altro ebreo che dietro le quinte del Pentagono ha condotto tutti i preparativi per «la lunga guerra».
E’ infine l’anti-igienico personaggio immortalato da Michael Moore mentre lecca il pettine con cui sta per ravviarsi i capelli, e mentre mostra le calzette bucate, e probabilmente non lavate.
Mentre le guerre andavano di male in peggio, tutti i colpevoli se ne sono andati dal Pentagono, avendo compiuto la missione.Così, mentre Bush e Cheney vengono a poco a poco politicamente demoliti per la conduzione delle guerre, gli ebrei che le hanno volute e architettate sono al sicuri, al disopra di ogni critica.
Bush ha messo Wolfie a capo della Banca Mondiale, sicuramente su richiesta o ordine dello stesso Wolfowitz: perché il leccatore di pettini ha lì la sua amante, un’araba femminista e molti filo-giudaica di nome Shaha Riza.
Una poltrona miliardaria, una potenza globale e, insieme, un nido d’amore: proprio la posizione da padrone del mondo.




I burocrati della Banca cominciano subito a brontolare per i favoritismi e gli autoritarismi di Ravelstein.
Sposta i burocrati dove non vogliono, mette da parte gli ostili, si crea una camarilla di yes men e favoriti (come al Pentagono), e tradisce - dicono i superburocrati - la «missione» della Banca, che sarebbe quella di favorire lo sviluppo dei Paesi poveri.
Nulla di strano, visto come il Wolfowitz ha gestito lo sviluppo in Iraq quand’era ministro della guerra.
E infatti, su queste critiche nessuno fiata.
Solo una lamentela resta ostinatamente in circolazione: che il fatto che Wolfie sia il capo della sua fidanzata rappresenta un «conflitto d’interessi».
Lui alla fine cede.
E distacca la sua Shaha Riza al Dipartimento di Stato (evidentemente è padrone anche di quello), mantenendola sempre sui libri-paga della Banca Mondiale.
Con l’occasione, per addolcire all’amata il dolore della separazione d’ufficio, ordina al capo del personale della Banca Mondiale di aumentarle lo stipendio di 60 mila dollari[.
In tal modo, la luce dei suoi occhi viene a guadagnare 193 mila dollari lanno; più di quanto prenda la stessa Condoleezza Rice, che come ministro degli Esteri (Segretario di Stato) si contenta di 186 mila dollari annui.

Con l’aggravante che su uno stipendio della Banca Mondiale, con lo status diplomatico internazionale, la bella araba non paga una lira di imposte.
Dai 186 mila dollari del suo emolumento, la Rice vede sparire un bel 25% di prelievi fiscali.
Le resta una miseria, l’equivalente di centomila euro l’anno.
Un terzo di quel che prende la nostra Elisabetta Spitz, moglie di Follini, come direttrice del Demanio.
Si noterà infatti come queste cifre sono, per l’andazzo italiota, ridicole: 190 mila dollari l’anno è un emolumento da dirigente della Regione Sicilia (162 mila euro in media), da sotto-presidente della Regione Lombardia.
In Sicilia c’è un assessore, tale Crosta, addetto alle acque e ai rifiuti, che prende 567 mila euro l’anno: quasi quattro volte di più del segretario di Stato dell’unica superpotenza rimasta, che ha qualche responsabilità in più che acque e spazzatura.



Ma nel mondo anglo-liberista, puritano, certe cose non passano.Tanto più che, alle prime critiche, Wolfowitz cerca di nascondere il fatto, dicendo che il comitato etico della Banca col «consigliere generale» avevano approvato l’aumento alla sua amata: subito smentito dagli interessati.
Ora, per attaccare Wolfie, s’è mosso il Financial Times, la corazzata ideologica del liberismo globale.
Wolfie «è venuto meno ai suoi stessi standard», dice il giornale, ricordando le sue campagne per la «trasparenza» dei governi che chiedono soldi alla Banca Mondiale, e contro la corruzione dei dittatori del Terzo Mondo che si rivolgono a lui col cappello in mano.
Insomma l’annunciatore planetario di una Mani Pulite globale è stato colto, come un qualunque Mastella, a fare favoritismi e a mentire.
Per un affare di cuore (diciamo così), e questo è ancor meno perdonabile: ricordiamo cosa fecero a Clinton per l’affare Levinsky, e cosa non hanno fatto a Bush per una politica estera criminale e demente.
«Il presidente della Banca Mondiale ha un solo attivo: la sua credibilità. Wolfowitz ha minato la moralità della Banca. Deve dimettersi», tuona il Financial Times.
E al suo seguito, tuonano tutti gli altri media, facendosi coraggio.
«Ho commesso un errore e me ne pento», ha balbettato Wolfie, sperando di evitare l’inevitabile: le dimissioni da un posto fra i meglio pagati del pianeta, Regione Sicilia esclusa.Ma forse dovrà cedere.
Così tramonta un padrone del mondo: il moralismo angloide non perdona.

Maurizio Blondet
 

tontolina

Forumer storico
fanno davvero schifo all'Inanimità

Cittadino non far sapere...

Cari lettori, quando il Parlamento approva una legge all’unanimità, di solito bisogna preoccuparsi. Indulto docet. Questa volta è anche peggio. L’altroieri, in poche ore, con i voti della destra, del centro e della sinistra (447 sì e 7 astenuti, tra cui Giulietti, Carra, De Zulueta, Zaccaria e Caldarola), la Camera ha dato il via libera alla legge Mastella che di fatto cancella la cronaca giudiziaria.

Nessuno si lasci ingannare dall’uso furbetto delle parole: non è una legge “in difesa della privacy” (che esiste da 15 anni) nè contro “la gogna delle intercettazioni”. Questa è una legge che, se passerà pure al Senato, impedirà ai giornalisti di raccontare - e ai cittadini di conoscere - le indagini della magistratura e in certi casi persino i processi di primo e secondo grado. Non è una legge contro i giornalisti. È una legge contro i cittadini ansiosi di essere informati sugli scandali del potere, ma anche sul vicino di casa sospettato di pedofilia. Vediamo perché.

Oggi gli atti d’indagine sono coperti dal segreto investigativo finché diventano “conoscibili dall’indagato”.
Da allora non sono più segreti e se ne può parlare. Per chi li pubblica integralmente, c’è un blando divieto di pubblicazione, la cui violazione è sanzionata con una multa da 51 a 258 euro, talmente lieve da essere sopportabile quando le carte investono il diritto-dovere di cronaca. Dunque i verbali d’interrogatorio, le ordinanze di custodia, i verbali di perquisizione e sequestro, che per definizione vengono consegnati all’indagato e al difensore, non sono segreti e si possono raccontare e, di fatto, citare testualmente (alla peggio si paga la mini-multa). È per questo che, ai tempi di Mani Pulite, gli italiani han potuto sapere in tempo reale i nomi dei politici e degli imprenditori indagati, e di cosa erano accusati. È per questo che, di recente, abbiamo potuto conoscere subito molti particolari di Bancopoli, Furbettopoli, Calciopoli, Vallettopoli, dei crac Cirio e Parmalat, degli spionaggi di Telecom e Sismi.

Fosse stata già in vigore la legge Mastella, Fazio sarebbe ancora al suo posto, Moggi seguiterebbe a truccare i campionati, Fiorani a derubare i correntisti Bpl, Gnutti e Consorte ad accumulare fortune in barba alle regole, Pollari e Pompa a spiare a destra e manca.
Per la semplice ragione che, al momento, costoro non sono stati arrestati né processati: dunque non sapremmo ancora nulla delle accuse a loro carico.
Lo stesso vale per i sospetti serial killer e pedofili, che potrebbero agire indisturbati senza che i vicini di casa sappiano di cosa sono sospettati.
La nuova legge, infatti, da un lato aggrava a dismisura le sanzioni per chi infrange il divieto di pubblicazione: arresto fino a 30 giorni o, in alternativa, ammenda da 10 mila a 100 mila euro (cifre che nessun cronista è disposto a pagare pur di dare una notizia). Dall’altro allarga à gogò il novero degli atti non più pubblicabili. Anzitutto “è vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto, degli atti di indagine contenuti nel fascicolo del pm o delle investigazioni difensive, anche se non più coperti da segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”. La notizia è vera e non é segreta, ma è vietato pubblicarla: i giornalisti la sapranno, ma non potranno più raccontarla. A meno che non vogliano rovinarsi, sborsando decine di migliaia di euro.

È pure vietato pubblicare, anche solo nel contenuto, “la documentazione e gli atti relativi a conversazioni, anche telefoniche, o a comunicazioni informatiche o telematiche ovvero ai dati sul traffico telefonico e telematico, anche se non più coperti da segreto”. Le intercettazioni °© che hanno il pregio di fotografare in diretta un comportamento illecito, o comunque immorale, o deontologicamente grave °© sono sempre top secret.

Bontà loro, gli unanimi legislatori consentiranno ancora ai giornalisti di raccontare che Tizio è stato arrestato (anche per evitare strani fenomeni di desaparecidos, come nel vecchio Sudamerica o nella Russia e nell’Iraq di oggi). Si potranno ancora riferire, ma solo nel contenuto e non nel testo, le misure cautelari, eccetto “le parti che riproducono il contenuto di intercettazioni”. Troppo chiare per farle sapere alla gente.
E i dibattimenti? Almeno quelli sono pubblici, ma fino a un certo punto: “non possono essere pubblicati gli atti del fascicolo del pm, se non dopo la pronuncia della sentenza d’appello”. Le accuse raccolte (esempio, nei processi Tanzi, Wanna Marchi, Cuffaro, Cogne, Berlusconi etc.) si potranno conoscere dopo una decina d’anni da quando sono state raccolte: alla fine dell’appello. Non è meraviglioso?

L’ultima parte della legge è una minaccia ai magistrati che indagano e intercettano ”troppo”, come se l’obbligatorietà dell’ azione penale fosse compatibile con criteri quantitativi o di convenienza economica: le spese delle Procure per intercettazioni (che peraltro vengono poi pagate dagli imputati condannati, ma questo nessuno lo ricorda mai) saranno vagliate dalla Corte dei Conti per eventuali responsabilità contabili. Così, per non rischiare di risponderne di tasca propria, nessun pm si spingerà troppo in là, soprattutto per gli indagati eccellenti.

A parte «Il Giornale», nessun quotidiano ha finora compreso la gravità del provvedimento. L’Ordine dei giornalisti continua a concentrarsi su un falso problema: quello del “carcere per i giornalisti”, che è un’ipotesi puramente teorica, in un paese in cui bisogna totalizzare più di 3 anni di reclusione per rischiare di finire dentro. Qui la questione non è il carcere: sono le multe. Molto meglio una o più condanne (perlopiù virtuali) a qualche mese di galera, che una multa che nessun giornalista sarà mai disposto a pagare. Se esistessero editori seri, sarebbero in prima fila contro la legge Mastella. A costo di lanciare un referendum abrogativo. Invece se ne infischiano: meno notizie “scomode” portano i cronisti, meno grane e cause giudiziarie avrà l’azienda.

Mastella, comprensibilmente, esulta: «Un grande ed esaltante momento della nostra attività parlamentare». Pecorella pure: «Una buona riforma, varata col contributo fondamentale dell’opposizione». Vivi applausi da tutto l’emiciclo, che è riuscito finalmente là dove persino Berlusconi aveva fallito: imbavagliare i cronisti. Ma a stupire non è la cosiddetta Casa delle Libertà, che facendo onore alla sua ragione sociale ha tentato fino all’ultimo di aumentare le pene detentive e le multe (fino al 500 mila euro!) per i giornalisti. È l’Unione, che nell’elefantiaco programma elettorale aveva promesso di allargare la libertà di stampa. Invece l’ha allegramente limitata con la gentile collaborazione del centrodestra.
Ma chi sostiene che nell’ultimo anno non è cambiato nulla, ha torto marcio. Quando le leggi-vergogna le faceva Berlusconi, l’opposizione strillava e votava contro. Ora che le fa l’Unione, l’opposizione non strilla, anzi le vota. In vista del passaggio al Senato, cari lettori, facciamoci sentire almeno noi, giornalisti e cittadini.

Marco Travaglio
da l'Unità 19 aprile 2007

ma è costituzionale una legge che penalizza così l'informazione?
Sotto il Duce c'era più libertà

per sapere le cose nostre dovremo imparare a leggere in inglese come allora?
 

tontolina

Forumer storico
26 Aprile 2007
L'importante è venire
http://www.beppegrillo.it/

rinoceronti.jpg


C’è una nuova teoria economica in giro. Riguarda le regole in corsa. E’ l’economia prestata all’ippica. La Confidustria e i principali giornali economici ne sono convinti. Sono i nuovi fantini, da circo equestre.
In cosa consiste questa nuova teoria? Per spiegarmi userò una metafora. Immaginate di vedere due ladri che rubano, due stupratori che stuprano, due delinquenti che sparano. La loro è un’azione in corsa.
Adesso cambiamo terreno. Entriamo in quello economico.
Lo so, vi fa un po’ schifo, ma immaginate di sorprendere dei finanzieri che depredano una società, dei concessionari dello Stato che non fanno investimenti, delle imprese che non danno i servizi primari.
In entrambi i casi un osservatore, magari il governo, direbbe ad alta voce: “Se ci sono delle regole che consentono questo scempio, allora vanno cambiate. E non in corsa, ma di corsa!”.
L’osservatore in questione verrebbe nel primo caso derubato, stuprato, sparato. Nel secondo caso sbertucciato.
Trattato da ignorante che non sa che, in economia, non si cambiano le regole in corsa. Infatti per Tronchetti, Benetton e Montezemolo si possono cambiare solo a fine corsa. Quando i dividendi sono incassati, le imprese ridotte a scatoline cinesi, le stock option distribuite.
Se una legge è sbagliata, bisogna intervenire. Io non ho mai visto cambiare una legge da fermo. E’ contro le leggi di natura. Anche se capisco gli amici di Confindustria, un coitus interruptus non piace mai a nessuno. Non si interrompe una scopata.
 

Zen lento

Forumer attivo
Re: fanno davvero schifo all'Inanimità

tontolina ha scritto:
Cittadino non far sapere...

superCUT

.....Invece se ne infischiano: meno notizie “scomode” portano i cronisti, meno grane e cause giudiziarie avrà l’azienda. ....

....
Marco Travaglio
da l'Unità 19 aprile 2007

Cronisti ?!! ... quali cronisti ???

Ah si', quelli del tipo di Renato Farina, soprannominato in codice Betulla, forse per la sua flessibilita' nell' accordarsi con servizi segreti per fornire a pagamento notizie su commissione.

Cronisti non ce ne son piu' ,da tempo ,i rimasti ci contano sulle dita di una mano; buona parte spulcia e compulsa internet dalla scrivania, altri se ne stanno ai telefoni o guarda la TV, la maggioranza cucina fonti Ansa che cucina fonti ufficiali, che cucina la maggioranza del momento (o l'opposizione accreditata) che si cucina i cronisti.
Un intorcinato autoerotismo degno delle favole sulle abitudini pecorecce si D'Annunzio.

Culi di pietra protetti da fogli compiacenti, pagati con le tasche nostre (nel senso di provvidenze alla stampa) per non approfondire nulla ( quel poco che serve al presunto scoop) e scribacchiare elzeviri e pastoni, cooptati come pennivendoli da altri pennivendoli per via di un ordine inventato dal duce negli anni '30.

Cronisti... ma de che?

Sono un po' acido oggi, lo ammetto :D
 

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