Parliamo di libri

Mi ricordo che durante le vacanze la prof ci assegnò Mastro Don Gesualdo di Verga. Quell'estate rifiutai platealmente la lettura, tutto sommato contento perchè i compagni mi dissero che era un autentico mattone :d: Per fortuna la prof non fece alcuna verifica sul libro e non lo seppe mai.
Troppo fortunelli i giovani d'oggi con le mamme che gli fanno i compiti :ordine:
Dai,non è così mattone:lol:
 
Non mi é del tutto chiaro, comunque sì a volte serve un piccolo sforzo iniziale per poi accedere al sublime, anche perché non ce lo aspettiamo. Ma con qursti autori arriva quasi sempre.

Comunque, come lettura estiva ho appena finito "Il cavaliere, la morte e il diavolo" di L.De Pascalis. Noir storico ricchissimo di eventi e con una eccezionale ricostruzione storica. Un po' contorto nella trama ma per il resto godibilissimo.


Seguirà la lettura di "Un mondo sinistro" di Nabokov
Non proprio il mio genere
 
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"Storia di chi fugge e di chi resta"
(E. Ferrante - edizioni e/o)

Terzo capitolo del ciclo "L'amica geniale".
Entrambe le protagoniste riescono, in tempi diversi, a uscire dalle maglie del rione che le attanagliava, con risultati alterni e con un percorso accidentato.
Lenù, che pare avvantaggiata in tutta la prima parte del libro, inizia a godere del successo del suo libro, tra incertezze, fragilità, e - ancora - paura di essere inferiore, di valere poco.
La sua vita pare prendere il volo, grazie al suo ingresso nel mare aperto degli anni '70, diritti, sindacati, partiti, fascisti, compagni, pestaggi, lavoratori sfruttati e una inchiesta a sua firma sull'Unità.
Lenù si sposa con il figlio di una famiglia progressista, colta e sembra che da lì in poi la sia ascesa verso libertà ed emancipazione possa finalmente compiersi.
Ed invece Elena scopre molto presto di muoversi ancora e ancora in un mondo di maschi, disegnato per loro e da loro, in cui anche le donne sono "fabbricate" dagli uomini e, anche se sei intelligente e colta, sei donna e, disegnata dal maschio, sei ed esisti - comunque - in sua funzione.
La sua verve creativa si arena.
Il suo impegno politico cessa.
Le gravidanze non la soddisfano, il matrimonio la delude.
Una nuova possibilità le verrà, forse, offerta da un libello di una settantina di pagine, che ella elabora sul finire del romanzo e che promette bene, ispirato dal femminismo, fertile in quegli anni e che lei incontra grazie alla cognata.
Il libro, per lei, si chiude con una fuga d'amore, per me piuttosto sciocca e con la forte sensazione che il suo percorso abbia fatto un enorme passo indietro.
Diverso per Lila, sullo sfondo, in tutto il libro.
Lila parte da una condizione di estrema difficoltà e sofferenza, ma, con forza, volontà, con intelligenza, piano piano inizia a dare una potente svolta alla sua esistenza.
Per lei, miseria e violenza sono ancora pane quotidiano. La lotta operaia le appare necessaria ma rischiosa, vi partecipa mettendosi grandemente in pericolo, conscia che ha quasi più da perdere che da guadagnare.
Le due amiche si incontrano poco. La presenza dell'una per l'altra, nonostante la distanza, è ancora pungolo, motivo di confronto, di sconforto, discesa e risalita.

Si termina con un punto di domanda e una strada ancora aperta.
Lila si fa usare da Marcello Solara o è lei che usa lui?
Elena troverà la sua strada autonoma, la sua dimensione di donna senza essere funzione di qualche uomo?
 
Ho recuperato un classico della letteratura a casa dei miei genitori.
Da qualche parte ci dovrebbero essere anche "Come ammazzare la moglie e perché" e "Come ammazzare il marito senza tanti perché".

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Erano letture spassosissime.
 
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"Il rosso e il nero"
(Stendhal - Crescere edizioni)

Il rosso della passione. Il rosso della guerra, del sangue.
Il nero dell'abito religioso.
Questa la spiegazione del titolo di questo romanzo - un grande classico - di Stendhal che, attraverso le vicende del figlio di un carpentiere, Julien Sorel, scrive un romanzo psicologico e ci riporta un impietoso affresco della società francese al tempo della Restaurazione.
Anacronistico, impossibile e fortemente ipocrita il tentativo dell'epoca post napoleonica di ritorno all'Ancien Régime prerivoluzionario.
Intrighi di nobili, borghesi e religiosi, ipocrisie ed inganni, falsità e rigidi schemi comportamentali caratterizzano le vicende narrate: il giovane Sorel, impossibilitato ad una agognata ascesa sociale tramite la strada militare (il rosso) come era stato al tempo di Napoleone, tenta con la carriera religiosa (il nero), in assenza di qualsivoglia vocazione.
La sola spinta nella sua vita è l'ambizione di conquistarsi una posizione rilevante in Società.
Persegue questo scopo anche attraverso la seduzione, ma finirà vittima dei suoi stessi intrighi.
L'affresco storico è impeccabilmente reso e i personaggi così ben caratterizzati e analizzati nella loro psicologia che la condanna di Stendhal contro la Restaurazione, i suoi (dis)valori e la sua società appare implacabile e incontrovertibile.
Eterno.
 
"Col senno di poi"
(Erica Patti - liberEdizioni)

170 pagine, per un libro dell'orrore.
Un uomo che è orrore.
Una storia che è orrore.
Attraverso i racconti corali di Erica Patti e di altre persone coinvolte, appositamente scritti scarni e senza lirismo, senza pathos, senza un lessico ricercato, spesso con citazioni di atti giuridici, nudi e crudi e lucidissimi, l'angoscia dei puri fatti narrati è palpabile. Ad ogni capitolo ti fermi, respiri, ti fai aria, piangi.
Non riesci a continuare eppure lo vuoi fare.
Ono San Pietro (Bs), il 16 luglio 2013, Pasquale Iacovone, con dolo grave, uccide barbaramente i suoi figli bambini, al fine di infliggere atroce dolore alla ex moglie, Erica Patti, autrice di questo libro, da lui perseguitata e minacciata da tempo.
L'orrore del gesto, è lo stesso dell'inerzia delle istituzioni che schiaffeggia con i tempi biblici della burocrazia chi legge e ammazza, con Iacovone, i due bambini e devasta la mamma.
L'orrore del "senno di poi", delle 10 querele sporte senza risultato, della condanna per stalking arrivata DOPO la morte del bambini, quasi come una beffa, del trattamento riservato dai Servizi Sociali ad Erica.
È una storia di sottovalutazione e pregiudizio in cui, come si legge nero su bianco, la mamma vive terrore e angoscia per sé e i due bambini (Andrea e Davide), fidandosi delle Istituzioni che le daranno, solo ex post, il giusto valore: l'ergastolo all'assassino.
Tutti devono leggerlo.
Tutti devono sapere come viene trattata una mamma che teme per sé ma soprattutto per la vita dei suoi bambini.
Tutti devono leggere l'abominio della tutela del "comunque padre" che deve poter vedere i figli.
La narrazione delle separazioni è manipolata da anni da associazioni maschiliste senza scrupoli in cui le madri protettive sono descritte come faceva Iacovone con Erica: parassite e manipolatrici, colpevoli della rottura del rapporto e di allontanare i figli dai padri.
Questo libro, in modo atroce, smaschera la narrazione dominante.
Non tutte le storie finiscono così male, ma impariamo a chiederci SEMPRE se i "poveri papà separati allontanati dai figli" siano una realtà o una manipolazione messa in piedi ad arte per poter tormentare le ex mogli/partner con l'appoggio delle Istituzioni.
Agghiacciante.
Io c'ero, fuori dal Palazzo di Giustizia di Brescia, il giorno dell'appello. E c'ero quando Erica ha presentato il libro a Gavardo e a Brescia.
E, per lei, un silenzioso, partecipato abbraccio. Per sempre.

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Ultima modifica:
Ho sempre letto poco. Rimasto solo in gennaio, mi sono già sciroppato 7 libri. L'ultimo mi è piaciuto e ho intenzione di rileggerlo più avanti con calma.
Claire, sicuramente in questa tua discussione sarà già stato recensito, ma citarlo nuovamente ritengo sia "opera buona e giusta".
Si tratta di:
L'eleganza del riccio, di Muriel Barbery.
 

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