Parliamo di libri

Ho sempre letto poco. Rimasto solo in gennaio, mi sono già sciroppato 7 libri. L'ultimo mi è piaciuto e ho intenzione di rileggerlo più avanti con calma.
Claire, sicuramente in questa tua discussione sarà già stato recensito, ma citarlo nuovamente ritengo sia "opera buona e giusta".
Si tratta di:
L'eleganza del riccio, di Muriel Barbery.
Qui non è recensito perché il treddo è recente ma il libro l'ho letto.
Mi ha delusa il finale
 
Non mi riferivo alla trama, che serve solo a sviluppare considerazioni della scrittrice, della quale è evidente la preparazione filosofica.
L'ho letto di corsa per la trama, ma lo rileggerò con calma per meditare su molte frasi sulle quali vale la pena di soffermarsi.
P.S. Non ho studiato filosofia.
 
ciao
dopo una qundicina di anni sono andato a vedere perché un volume era fuori posto: "eutanasia di un amore" di giorgio saviane
ho ricordato e ho buttato per la prima volta un libro
ciao
 
"Storia della bambina perduta"
(Elena Ferrante - edizioni e/o)

Finita la quadrilogia (L'amica geniale), posso dire che quest'ultimo "capitolo", se resta coinvolgente e se segna una "compiutezza" nel personaggio di Elena, che si evolve, sempre più sicura e consapevole di se stessa, presenta alcuni personaggi che mi hanno perplessa e risvolti troppo poco chiari.
Dede, Elsa, il loro rapporto tra di loro e con la madre mi hanno, ad esempio, lasciato l'amaro in bocca più volte.
Mi sono posta alcune domande e penso che questo rapporto così aspro, possa, in parte derivare dalla formazione di Elena: un piede nel patriarcato e uno nel femminismo. Radici povere, in ambiente grezzo, violento, ignorante e maschilista, e una evoluzione colta, moderna.
Difficile trovare la propria strada come moglie e madre, più difficile per lei, in bilico tra due contrastanti realtà che non per chi non ha mai "assaggiato" che un solo modo di essere donna/moglie/madre.
Spunti interessanti, dunque, ma anche una inspiegabile "sparizione" di "genialità", tanto in Elena, quanto in Lila, forse perché ormai "compiute". Senza più spazio di evoluzione e crescita.
La scomparsa di Tina poi, avvenuta, secondo me, per mano dei Solara è un modo crudele di privare Lila per sempre del suo "genio" e per ridurre la sua intelligenza irrequieta a "follia" e stranezza.
Forse, Lila che sparisce, è un modo per "ritrovarsi", per essere ancora un personaggio "presente" e "pesante" di Lila stessa. Non so, è una mia ipotesi.
Non mi piace il finale, con la restituzione delle due bambole perdute durante la fanciullezza, inizio dell'amicizia travagliata tra Elena e Lila.
Significa che resteranno sempre amiche?
O, al contrario, la restituzione delle due bambole significa che Lila non vuol più sapere niente di Elena, tanto da "rimandare indietro" l'oggetto che le ha fatte diventare amiche?
Significa che Lila, in possesso delle due bambole da chissà quanto, si beffa di Elena, avendole nascosto di aver recuperato il giocattolo per schiacciarla ancora una volta, per beffarla?
O altro?
Non lo so e questa mancanza di risposte, alla fine di una storia bella e coinvolgente, me la rende meno gradita.

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TORNIAMO UMANI

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Credevamo di essere onnipotenti e sbagliavamo. Credevamo di aver capito tutto e non avevamo capito niente. Gli anni della pandemia hanno costituito un grande reset, per tante certezze e tante convinzioni, e il risultato è un trauma collettivo di cui oggi viviamo le conseguenze: una situazione di gravissimo contrasto sociale, patologie psicologiche diffuse in forme acute soprattutto tra i giovani, un’incertezza generale sul futuro.


Dobbiamo ritrovare un filo di Arianna in ciò che abbiamo vissuto e usarlo per ricucire la trama della nostra convivenza, se vogliamo sopravvivere come specie. E questo filo è fatto di pensiero e di resistenza: alla disinformazione, alle tentazioni del controllo sociale, a un’«era dello squalene» segnata da sopraffazione e sfruttamento, alla deriva del transumanesimo che minaccia innanzitutto la nostra medicina. Una concezione aberrante secondo cui le persone non sono unioni irripetibili di corpo e anima ma solo oggetti da trattare, da riempire di pillole e vaccini, fino all’estremo di sopprimerle quando non più «funzionali»

Susanna Tamaro tesse in queste pagine una riflessione profonda e necessaria sulla natura e sul nostro posto nel mondo, dando voce con l’intensità di una grande scrittrice ai dubbi di molti, non solo sulla gestione passata della pandemia ma sulle intenzioni future di una scienza e di una politica che sembrano aver contratto il virus più pericoloso: la cecità di fronte alla verità della vita.

Questo libro suona le trombe di Gerico e sgretola il muro dei pregiudizi, delle polemiche e dell’arroganza: uno sguardo che si alza libero e ci offre una prospettiva nuova, come un volo di rondini.
Susanna Tamaro

Solferino editori

ampliando la recensione e che mi piace di p iù per questo piccolo ma intenso saggio di Susanna:

 
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TORNIAMO UMANI

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Credevamo di essere onnipotenti e sbagliavamo. Credevamo di aver capito tutto e non avevamo capito niente. Gli anni della pandemia hanno costituito un grande reset, per tante certezze e tante convinzioni, e il risultato è un trauma collettivo di cui oggi viviamo le conseguenze: una situazione di gravissimo contrasto sociale, patologie psicologiche diffuse in forme acute soprattutto tra i giovani, un’incertezza generale sul futuro.


Dobbiamo ritrovare un filo di Arianna in ciò che abbiamo vissuto e usarlo per ricucire la trama della nostra convivenza, se vogliamo sopravvivere come specie. E questo filo è fatto di pensiero e di resistenza: alla disinformazione, alle tentazioni del controllo sociale, a un’«era dello squalene» segnata da sopraffazione e sfruttamento, alla deriva del transumanesimo che minaccia innanzitutto la nostra medicina. Una concezione aberrante secondo cui le persone non sono unioni irripetibili di corpo e anima ma solo oggetti da trattare, da riempire di pillole e vaccini, fino all’estremo di sopprimerle quando non più «funzionali»

Susanna Tamaro tesse in queste pagine una riflessione profonda e necessaria sulla natura e sul nostro posto nel mondo, dando voce con l’intensità di una grande scrittrice ai dubbi di molti, non solo sulla gestione passata della pandemia ma sulle intenzioni future di una scienza e di una politica che sembrano aver contratto il virus più pericoloso: la cecità di fronte alla verità della vita.

Questo libro suona le trombe di Gerico e sgretola il muro dei pregiudizi, delle polemiche e dell’arroganza: uno sguardo che si alza libero e ci offre una prospettiva nuova, come un volo di rondini.
Susanna Tamaro

Solferino editori

ampliando la recensione e che mi piace di p iù per questo piccolo ma intenso saggio di Susanna:

L'hai già letto?
L'ho vista ieri sera molto tardi in tv proprio per questo libro e volevo prenderlo.
 
"Memorie di una ragazza perbene"
(S. De Beauvoir - ed Einaudi)

Un'autobiografia della prima parte della vita di Simone De Beauvoir, la filosofa che grande contributo ha dato, con le sue opere, all'autoconsapevolezza femminile.
Allevata come una "ragazza perbene" e "borghese", con tutti i limiti e le ipocrisie di tale educazione, dotata di intelligenza, lucidità e grandi capacità intellettive, intraprenderà una strada che, chi ne conosce l'opera lo sa, la porterà molto molto oltre ai limiti imposti alla sua libertà, anche di pensiero.
Non lo consiglio come prima opera di questa autrice perché, riflessione intima sul proprio vissuto, potrebbe risultare noiosa e pesante.
In generale, secondo me, piace a chi ha letto il suo capolavoro "Il secondo sesso", se non altro perché ci si interessa al cammino intellettuale che ha portato una donna cresciuta in un ambiente come il suo, ad una così grande maturità e grandezza di pensiero sulla condizione della donna.

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