"Cosa indossavi? Le parole nei processi penali per violenza di genere"
(Iacopo Benevieri - tab edizioni)
L'autore, un avvocato penalista, mostra, in questo breve trattato come il linguaggio sia chiaramente un'espressione delle gerarchie di potere nella società. La forma "normale" di una lingua è quella parlata dagli uomini, ci dice Benevieri, con numerosi argomenti ben supportati da dati e fonti sempre citate. E questo è estremamente evidente nelle aule dei tribunali, soprattutto quando in una relazione comunicativa asimmetrica, come quella che si svolge tra i "registi" (avvocati, pm, giudice...) e le parti "deboli" (imputati, persone offese...), si introducono elementi ulteriori di debolezza, quali quelli relativi alla provenienza geografica, al grado si scolarizzazione e, ahimé, al genere.
Infatti anche nei tribunali regnano gli stereotipi e i falsi miti sulla violenza sessuale ad esempio, che è il tema del libro.
Attraverso la parola dei "registi", infatti, si possono confermare gli stereotipi che riguardano la violenza sessuale e lo stigma sulla vittima e, di fatto, questo si verifica anche oggi.
Benevieri ci illustra, in modo colto, preciso e puntuale, con un linguaggio sofisticato ed estremamente incisivo, esempi reali in cui, attraverso stratagemmi comunicativi, la credibilità della persona offesa venga minata, la sua "faccia" denigrata e si rafforzino convincimenti relativi alla violenza sessuale abbastanza comuni, purtroppo anche oggi:
1) la "vera" violenza sessuale viene agita da persona sconosciuta
2) la "vera" violenza sessuale avviene in luoghi aperti e implica violenza fisica, portando segni sul corpo della vittima
3) la donna può sempre opporre resistenza
4) la donna può sempre gestire il proprio consenso
5) solo le violenze sessuali agite da estranei sono davvero traumatizzanti
6) le donne provocano la violenza con i loro comportamenti
7) il consenso può essere dedotto da abbigliamento o atteggiamenti come l'aver precedentemente amoreggiato con l'assalitore
8) le "vere" vittime non denunciano aggressioni sessuali più di una volta. Chi lo facesse potrebbe essere considerata poco credibile
9) le "vere" vittime denunciano subito
10) le "vere" vittime quando raccontano mostrano evidenti reazioni emotive
11) le "vere" vittime riferiscono i fatti sempre in modo accurato e preciso
12) le false denunce sono molto frequenti
Infine, ribadendo la pervasività dello sguardo e del linguaggio androcentrico nella società, l'autore evidenzia come le stesse donne, inconsapevolmente, lo abbiano assunto per guardarsi e parlare di sé.
Interessante, sofisticato, colto e lucido.