"Sex work is not work"
(AAVV - Casa editrice Ortica)
Può la prostituzione essere considerata un lavoro come un altro?
Secondo le autrici di questo libro (e anche secondo me), decisamente NO.
Per parlare di prostituzione, occorre necessariamente dare voce alle donne che hanno fatto parte di quel mondo, chiedere loro di raccontare la loro esperienza e sono ormai numerose le voci di queste donne che parlano in modo lucido della condizione della donna prostiuita. Nel libro numerose le fonti a sostegno dell'assunto del titolo.
La distinzione tra prostituzione e tratta è un argomento centrale di coloro che sostengono che la prostituzione possa essere un lavoro come un altro ma costoro trascurano il particolare che il "lavoro" sarebbe lo stesso e gli stessi sarebbero coloro che lo richiedono.
Il corpo di una donna (che il mondo non sia pieno di bordelli affollati di ragazzi con fuori la fila di donne per usarli e pagarli mi pare evidente) non può essere oggetto di regolamentazione pubblica perché questo offende libertà ed eguaglianza e mette a repentaglio le coordinate di convivenza civile e nella prostituzione è il corpo ad essere messo in vendita, non un "servizio". Infatti, attraverso il contratto di prostituzione, l'acquirente ottiene il diritto unilaterale all'uso sessuale diretto del corpo di una donna.
Le statistiche che riguardano le cosiddette "prostitute libere" sono agghiaccianti: il 63% di queste ha subito abusi da bambina, il 73% ha subito assalti fisici durante "il mestiere" e il 64% è stata minacciata con un'arma, il 75% si è trovata senza fissa dimora, il 48% fa uso di droga e l'89% risponde positivamente alla domanda se vuole lasciare "la professione".
Perché gli uomini chiedono di comprare la sottomissione sessuale delle donne nel mercato capitalistico?
Si tratta di sottomissione e non di sesso, perché il sesso presuppone la reciprocità di desiderio e piacere cosa che non cercano, per loro stessa ammissione, i clienti, sia direttamente intervistati, sia quando parlano tra di loro.
Il libro, anche se a tratti sfiora altre tematiche con toni eccessivi, a mio giudizio, analizza il linguaggio del mercato globale del sesso che lavora costantemente per rendere accettabile ciò che non lo è. Perché parlare di "sex work"? La prostituzione è "la bocca, la vagina, il retto penetrato generalmente da un pene, qualche volta dalle mani, da oggetti, da un uomo e poi da un altro, da un altro, da un altro, da un altro ancora(...) Vi chiedo di pensare ai vostri corpi usati in questo modo. È sexy? È divertente?" La prostituzione non è un lavoro, non è vero che è come girare hamburger al Mac Donald's: "al Mac Donald's tu non sei la carne, nella prostituzione sei la carne".
Numeri, voci, esperienze presenti e passate, confronti tra Paesi e normative diverse... tutto porta all'affermazione del titolo: "sex work is not work"