Parliamo di libri

Che sono stufa, gli ultimi 4 anni ci hanno abbassato le frequenze, ridotti alla tristezza infinita, senza energie positive, BASTA!!
 
"Metà di un sole giallo"
(Chimamanda Ngozi Adichie - Einaudi)

Un romanzo splendido, pieno di colori, di atmosfere. Un romanzo corale, protagonisti indimenticabili, ognuno che porta con sé "un'Africa" e con la "sua Africa" vive, legge il mondo e patisce la guerra.
Olanna e Kainene, due gemelle diversissime, i loro compagni Odenigbo e Richard, l'ingenuo, dolce Ugwu investito dalla guerra con meno "strumenti" di tutti, per affrontarla.
La Nigeria post coloniale, le università, le discussioni politiche degli intellettuali, i villaggi con le loro leggende, i riti antichi, la magia, i profumi, i colori... Le speranze... Tutto viene spazzato via da una terribile guerra civile, scoppiata nel 1967, appena dopo che una regione della Nigeria, il Biafra rivendica la sua indipendenza.
Chi, come me, è nato negli anni 70 ricorderà le raccomandazioni della mamma sul non lasciare il cibo nel piatto pensando ai bambini del Biafra.
Ecco, con questo libro, quelle immagini del tempo acquistano concretezza e la brutalità della guerra non risparmia nessuno, con il suo carico di stupri, massacri, corruzione, carneficine e sacrifici di persone innocenti.
L'autrice scrive benissimo, come una saggia, antica cantastorie.

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"Racconti di Natale"
(AAVV - ED. Ellint)

Questi 7 brevi racconti di Natale, scritti da 7 diversi scrittori classici statunitensi nell'800, si fanno apprezzare specialmente se si conoscono, almeno un poco, gli autori e le loro peculiarità: novellisti, pionieri in alcuni casi, della "short story" tipica degli USA, alcuni famosissimi.
Tra lieve humor, riflessioni, finali surreali, li ho trovati tutti molto godibili, nonostante io non sia una grande fan della letteratura made in USA.
(Gli autori e le autrici: F. R. Stockton, H. Beecher Stowe, Mary E. Wilkins Freeman, W. Irving, L. M. Montgomery, C. Dickens, O. Henry)

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"Vietato a sinistra"
(AAVV - Castelvecchi)

Cosa succede se, in un ambiente "liberale, pluralista, progressista, di sinistra", specialmente in pubblico, qualcuno osa dire che la maternità surrogata trasforma i corpi femminili in mezzi di produzione e i bambini in merce di scambio? E che cosa succede se qualcuno osa dire che il legame materno non è intercambiabile con quello paterno e che il primo è fondate, viscerale, vitale? Che succede se ricordi a chi spaccia come empowerment femminile il vendersi, che una volta veniva considerata empowerment la liberazione del desiderio e della sessualità femminile e NON la sua riduzione a silenzio e a servizio di quella maschile come avviene nella prostituzione?
E cosa avviene se dici che non ci chiamiamo "persone che mestruano" o "persone che hanno l'utero" ma donne? E di pari che non esiste l'allattamento al petto ma al seno?
Succede che diventi subito: bigotta, moralista, fascista, omofoba, transfobica, escludente, amica di Pillon, e che vieni ridotta al silenzio.
Invece bisogna poter parlare.
Di questo e altro, parla questo libretto, scritto da dieci donne, esperte, colte, attive da sempre nel femminismo italiano.
Facile da leggere per me, che conosco bene i temi, li mastico a grandi bocconi e con competenza da anni, meno, forse, per chi ne è a digiuno.
Ma lo sforzo va fatto.
Fondamentale.
 
"Invisibili"
(Caroline Criado Perez - Einaudi)

Donne e uomini sono diversi. Hanno, banalmente, un corpo diverso. Per dimensione, forma, percentuale di massa grassa e magra, ormoni, quantità di sangue...
Da questi corpi diversi, da retaggi culturali e storici che ci portiamo appresso da millenni, derivano bisogni, necessità, abitudini di vita quasi sempre molto diversi.
Alcune di queste diversità si acuiscono in certi contesti culturali ma sono presenti ovunque e sempre.
Prendiamo ad esempio gli spostamenti giornalieri tipici.
È facile che un uomo esca di casa, faccia un tragitto lungo o no in auto, raggiunga il posto di lavoro e poi torni a casa.
La donna è più facile che a questo tragitto aggiunga un pezzo a piedi o con i mezzi pubblici per portare e riprendere i figli da scuola. Poi altri spostamenti con mezzi diversi per le varie attività del figlio, per il pediatra, la scuola, i genitori anziani...
Le donne sono le maggiori utenti del trasporto pubblico e quelle che camminano di più per gli spostamenti quotidiani.
Eppure il trasporto pubblico non è a misura di donna. È studiato per essere più frequente in orari di ufficio, per avere tratte che partano dalla periferia al centro e viceversa e non tanto tra quartieri adiacenti o all'interno di uno stesso grande quartiere.
Perché? Perché è organizzato avendo in mente una "persona tipo", ma, nella totalità della progettazione di tutte le cose, i bisogni tipo, la persona tipo, le necessità tipo di questa ipotetica persona tipo che dovrebbe essere neutra, in realtà è un uomo.
La prospettiva delle donne, i loro bisogni e persino i loro corpi, così diversi da quelli maschili, semplicemente sono invisibili.
Così, paradossalmente, anche quando un oggetto o un servizio è usato prevalentemente dalle donne, raramente risulta funzionale alle necessità femminili. E questo è vero persino per oggetti SOLO da donna, come i tiralatte elettrici che costringono le donne che li usano a stare immobili anche 20/30 minuti di fila, anche 6/10 volte al giorno quando tutte le donne sanno che un neonato in casa esige che la mamma sia pronta ad accudito, cambiarlo, tenerlo in braccio, cullarlo, coccolarlo, sorvegliarlo , vegliare su di lui "a comando". Cosa impossibile se si è "legate" ad un tiralatte che costringe all'immobilità così a lungo e così spesso.
Eppure le donne non sono un'eccezione ad una norma. Sono il 50% della popolazione mondiale e, in tutto il mondo, questo 50% non viene considerato.
Caroline Criado Perez ha raccolto in una ricchissima quantità di fonti (centinaia) dati che dimostrano in maniera incontrovertibile non solo che c'è una impressionante mancanza di dati che riguardano le donne, in ogni campo, in ogni progetto, in ogni spazio, con gravissime ripercussioni sulla vita delle donne, ma anche che, laddove vi fossero e se ne tenesse adeguatamente conto, migliorerebbe tutto.
Dall'India agli USA, dal Brasile all'Europa, dalla progettazione urbanistica, alla medicina, dalla progettazione dei forni di cottura del cibo, al servizio di spalamento della neve, dai trasporti all'igiene, dai bagni pubblici, ai servizi di accoglienza per profughi e senza tetto, dal design delle automobili a quello dei dispositivi di protezione sul lavoro, dai luoghi di lavoro, al sistema di tassazione... Le donne, i loro corpi e la loro prospettiva sono invisibili. E questo ha conseguenze nefaste non solo sulla salute, la sicurezza e la vita di metà della popolazione mondiale, ma anche sull'economia, il bilancio pubblico e la vita di tutti.
Assolutamente da leggere.
 

Allegati

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