"La donna gelata"
(A. ERNAUX - L'ORMA editore)
Gli anni di formazione di una donna, narrati in prima persona, in un personale che diventa universale e perciò politico.
Un'infanzia tutto sommato libera, quasi anticonvenzionale, in cui la bambina viene spinta verso l'autorealizzazione e in cui le differenze tra l'educazione, i ruoli e le pressioni sociali su femmine e maschi sono, tutto sommato, irrilevanti.
L'adolescenza conformista, con il desiderio di appartenere al proprio "gruppo sociale", di essere come tutte/i.
E poi l'università, in cui si coltivano e si sperimentano sogni, libertà e aspirazioni personali.
E l'amore. Ah, l'amore! Che, inevitabilmente, si trasforma in coppia, poi matrimonio e poi famiglia.
La famiglia è il vero territorio in cui i ruoli di genere si impongono con veemenza, tarpando le ali e pesando in modo iniquo e differente tra la ragazza, ormai giovane donna, e suo marito.
Lui, che trova in famiglia, ore di relax, lei che ne viene risucchiata.
In un crescendo parossistico, la protagonista ansima dietro mille faccende sempre uguali e infinite, senza sbocco, che ripartono identiche ogni giorno, con la sensazione di non giungere mai da nessuna parte, di non esistere più, di dover compiacere e servire prima ancora che marito e figli, quello che la società si aspetta da lei, dimenticandosi di se stessa. L'apprendistato di donna finisce quando lei cessa di lottare con il suo malcontento e si raggela - appunto - quasi passiva, nel ruolo costruito dalla società degli uomini per lei: la madre, la moglie, la vera donna, il secondo sesso, come diceva De Beauvoir che, invero, si percepisce come presenza culturale in questo che, dei tre libri che ho letto di Ernaux , è il più vibrante e intenso.
Per le donne che devono ancora maturare consapevolezza.
Per gli uomini che proiettano la loro esperienza e il loro sguardo convinti che sia universale, sul mondo intero e anche sulle donne.
Per tutti e tutte coloro che negano, sminuiscono o ridacchiando se si parla di patriarcato.