Parliamo di libri

Senza offesa, ma come fai a leggere questi libri?
Quali?
Quelli inventati o quelli di cui ho parlato qui?
Non ho un criterio, mi lascio trasportare dal momento.
Se un libro mi attira (per vari motivi) , lo compro e lo leggo quando "mi chiama". I libri che mi vengono regalati restano spesso a lungo sugli scaffali, proprio perché non li ho scelti io, ma prima o poi "mi chiamano" anche loro.
Poi ci sono gli autori che conosco e che amo e che di solito leggo subito, appena li ho in mano.
 
Quali?
Quelli inventati o quelli di cui ho parlato qui?
Non ho un criterio, mi lascio trasportare dal momento.
Se un libro mi attira (per vari motivi) , lo compro e lo leggo quando "mi chiama". I libri che mi vengono regalati restano spesso a lungo sugli scaffali, proprio perché non li ho scelti io, ma prima o poi "mi chiamano" anche loro.
Poi ci sono gli autori che conosco e che amo e che di solito leggo subito, appena li ho in mano.
Quelli di cui parli.

Mettono il titolo secondo il target di lettori.

"Viaggio nel pianeta donna" tu lo prenderesti subito
Prenderesti anche "Il giardino della nostra infanzia"

:d:
 

12 gen 2025 - Giorgia Messa
...
Affermatasi sulla scena letteraria internazionale con Leggere Lolita a Teheran (Adelphi, 2004) – tradotto in ben 32 lingue e approdato da poco al cinema su adattamento di Eran Riklis – l’iraniana Azar Nafisi è scrittrice simbolo dell’opposizione alla dittatura islamica. Costretta a lasciare il suo Paese, vive ora negli Stati Uniti e continua a battersi per l’affermazione della libertà attraverso il potere delle parole. "La grande letteratura, la grande arte, è profeta di verità. I regimi autoritari si costruiscono sulla menzogna. Per questo le prigioni, in Iran e nel resto del mondo, sono piene di autori, poeti, intellettuali. È importante che anche i lettori proteggano i libri. Dalla censura, dai roghi" ha detto dal palco della 25ª edizione di Pordenonelegge, lo scorso settembre.

L’anno scorso, Nafisi ha pubblicato in Italia il suo nuovo libro Leggere pericolosamente (Adelphi, traduzione di Anna Rusconi). Un nuovo inno al potere salvifico della letteratura, in cui si intrecciano racconto autobiografico e riflessione su alcuni titoli cari all’autrice, da Grossman a Bradbury, alla Atwood e molti altri. Il tutto racchiuso nella forma intima e potente di lettere al padre.

"Non volevo scrivere un saggio accademico sugli autori citati. Volevo raccontare alle persone cosa provavo io a riguardo. La buona letteratura coinvolge la testa ma soprattutto il cuore. I miei libri sono quasi sempre delle conversazioni. In questo caso, volevo creare un dialogo non solo tra me e un’altra persona ma anche tra fiction e realtà".

Perché la scelta del padre?

"Mio padre mi raccontava storie da quando avevo 3 anni. Le sceglieva sempre in modo “democratico“. Una volta mi portava in Inghilterra, con Alice nel paese delle meraviglie; un’altra volta nell’antica Persia con Firdusi; poi in America con La tela di Carlotta, in Danimarca con La piccola fiammiferaia e ovviamente in Italia con Pinocchio. Questo mi ha dato una grande lezione. Ho capito che pur restando nella mia cameretta a Teheran, l’intero mondo poteva venire a trovarmi.
È ciò che fa la letteratura (la mia “Repubblica dell’immaginazione“): ti connette con te stesso ma anche con il mondo. È il solo spazio che trascende i confini imposti dalla realtà – nazionalità, lingua, etnia, religione, genere, razza – e crea un’unica comunità di lettori e scrittori, che si ritrovano a essere degli estranei intimi".

Suo padre Ahmad era sindaco di Teheran; con la presa di potere dell’ayatollah Khomeini, è stato incarcerato per quattro anni.

"Mio padre mi ha insegnato che tutto ciò che avevo poteva essermi sottratto in un batter d’occhio; per una guerra, una rivoluzione, un uragano o una buccia di banana sotto il piede. La vita è estremamente effimera, ma noi possiamo usare la letteratura e l’arte come custodi della nostra memoria. E la memoria diventa custode della vita. Non esagero quando dico che la narrativa mi ha salvato".

Lei è stata testimone della rivoluzione islamica. Prima di lasciare definitivamente il suo Paese, ha insegnato letteratura inglese all’Università di Teheran e ha vissuto sulla propria pelle le angherie del regime.

"Quando vivevo in Iran, non mi piacevo per niente. Al mattino mi svegliavo, indossavo l’hijab obbligatorio, mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo. La mentalità totalitarista non vuole conquistarci solo dal punto di vista dell’ideologia politica, vuole il nostro pensiero, la nostra anima. Un giorno, mentre andavo all’Università, vidi nel mezzo della strada una gru a cui ero appeso un uomo. Quanto eravamo caduti in basso se passavamo accanto a tutto ciò senza fare assolutamente niente? Quando portano via la tua identità, la tua dignità, la tua volontà individuale, ti inducono all’indifferenza. Ecco perché gli iraniani si nascondono per leggere, ballare, cantare e fare tutte quelle cose per cui una vita merita di essere vissuta".

Ma per lei l’Iran non è quello che vediamo oggi.

"La Repubblica islamica è convinta di aver fatto un buon lavoro nel convincere il mondo che le loro leggi siano parte della tradizione. Ora dico quali sono: matrimonio per le bambine a 9 anni, lapidazione per adulterio, poligamia; puoi affittare una donna da 5 minuti a 99 anni; e potrei continuare. Ma l’Iran, come l’Italia, ha una storia millenaria. Per noi è un insulto dire che queste leggi rappresentino la nostra cultura; è come dire che il fascismo rappresenta la cultura italiana, o la schiavitù quella americana. Ogni cultura ha qualcosa di cui vergognarsi e ogni popolo ha il diritto di cambiare e di sollevarsi contro la tirannia. Mio padre mi raccontava che il nostro Paese è stato invaso tante volte e ha perso moltissime cose, ma ciò che non ha mai perso è la poesia. La nostra identità di popolo iraniano è la poesia".

Ed è per questo che lei ringrazia la storia.

"Tuffarmi nel passato è stato un viaggio magico. Mi ha fatto scoprire che una volta l’Iran era bellezza, era felicità. La storia mi ha insegnato a essere gioiosa e ad avere speranza. C’è una cosa di cui devo ringraziare la Repubblica islamica: ho imparato ad apprezzare tutte ciò che il regime mi ha tolto. I capelli al vento, passeggiare mano nella mano con l’innamorato, mangiare un gelato per strada in libertà. Adesso, mi rivolgo al mio passato per poter godere a pieno del mio presente".

Trasferitasi definitivamente negli Usa, ha scritto Leggere pericolosamente durante la pandemia, sotto la prima presidenza Trump: ha potuto constatare i rischi che si corrono anche nelle democrazie occidentali.

"Quando si vive in democrazia si tende a darla per scontata, a credere che il mondo sia sempre stato così. Ci si dimentica di quante persone sono morte per costruire e proteggere le nostre democrazie. Ciò che ho notato vivendo in America, è che la gente si crogiola nelle comodità e nell’autocompiacimento. Prende alla leggera la libertà di parola, di associazione. Non si indigna abbastanza quando i libri vengono messi al bando o bruciati; non vuole essere turbata. Ma maledizione! La vita è scomoda, è disturbante. La letteratura ci sveglia dall’atrofia e ci insegna che non possiamo vivere bene senza essere mai infastiditi".
 
Apro il 2025 con un saggio di grande fama nonostante abbia ormai qualche anno.

"La scimmia nuda"
(D. Morris - Bompiani)

Questo studio zoologico sull'animale uomo, come dice il sottotitolo, nonostante sia datato 1967, è considerato ancora un testo fondamentale. Studiando i comportamenti dell'essere umano, in qualità di primate particolare, di scimmia nuda (senza peli), l'autore ci mostra i vari cambiamenti evolutivi che, come specie, abbiamo sviluppato per continuare ad esistere, per imporci, tra le specie animali.
Tra i vari capitoli, si scoprono strategie evolutive della scimmia nuda, che hanno una origine biologica anche quando si potrebbe pensare ad influenze culturali: ad esempio la monogamia e la tendenza ad accoppiarsi faccia a faccia.
Scritto in modo chiarissimo e anche con una leggera sfumatura umoristica, il volumetto risulta lettura interessante e gradevolissima.

IMG_20250117_004355_edit_107800820222612.jpg
 
IMG_20250206_113011_edit_127822683777370.jpg


Altro saggio

"Il seno"
(A. Zimmermann - Bollati Boringhieri)

È davvero molto difficile scrivere qualcosa su questo saggio che, a dispetto dei (pre)giudizi che nutrivo, mi ha davvero colpita.
Non è facile che io trovi interessanti libri con tematiche femminile/femministe perché ne ho letti moltissimi e mi ritengo abbastanza competente.
Invece questo saggio presenta un argomento su cui non avevo mai riflettuto tanto e mi ha aperto conoscenze e ragionamenti su cui vale la pena soffermarsi.
L'autrice, coltissima, con un numero di fonti impressionante, offre una storia delle raffigurazioni artistiche, dei dibattiti scientifici, morali e sociali che, nel corso della storia, artisti, pedagogisti, psicologi, religiosi, medici, pediatri, esperti a vario titolo (a maggioranza assoluta maschi) hanno attribuito ad una parte del corpo che, dice Zimmermann, "sembra innocua eppure lancia provocazioni"
Cos'è il seno? A cosa serve? Coprirlo? Come? Scoprirlo? Perché?
Sorprendente come, a seconda dei tempi, delle mode e della società, al seno siano stati attribuiti tanti significati e che la sua stessa funzione di fornire nutrimento ai lattanti abbia potuto essere vista in modi tanto diversi. Allattare si o allattare no? E chi lo fa meglio? La madre? A che condizioni? La balia? Le capre? (!!!)
Così, anche attraverso un normalissimo seno (un essere umano su due lo possiede), possiamo leggere la storia del rapporto tra i generi, le storie di dominio razzista, l'iconografia religiosa, la salute, la moda, l'arte e la politica.
Molto molto molto interessante.
 
"Donna si nasce (e qualche volta lo si diventa)"
(A. Cavarero - O. Guaraldo. Mondadori)

Un libro interessante, approfondito e chiaro che aiuta a "mettere a posto" alcuni concetti e - finalmente - a capirne altri.
Essere donna è un dato? Affermare di essere una donna, infatti, oggigiorno, per taluni, è diventato un fatto escludente.
Ma la differenza sessuale esiste, così come sono esistiti ed esistono ancora sistemi simbolici e sociali che a questa differenza sessuale assegnano un ordine gerarchico.
Come, in che modo è possibile liberare le donne da questa gerarchia che le vede da sempre inferiori, "meno umane"? E le ccdd "minoranze sessuali" e le loro istanze in che modo intersecano i diritti di libertà femminili e perché si sentono, in qualche modo, danneggiate da chi usa il termine donna per definita la femmina umana adulta?
Ho ascoltato le autrici parlare dal vivo, ad una presentazione di questo libro e ne ho apprezzate la grande cultura, la profondità di pensiero e l'onestà intellettuale.
Da Platone a Butler, dal diritto di voto al diritto di risignificare la maternità come espressione di libertà delle donne, con un secco e sacrosanto "no" alle spinte reazionarie neocattoliche anti abortiste e che vorrebbero rinchiudere di nuovo le donne nella sfera domestica, a servizio del maschio, le autrici dicono un no coraggioso e necessario anche ai "progressisti" di oggi: no alla maternità surrogata e no a dimenticare la parola "donna" per sostituirla con "persona con utero".
Le autrici, e tutte le donne che con esse concordano, mettono in guardia chi legge: il dibattito su certi temi è superficiale e manca di onestà: "Per affermare i diritti delle persone LGBTQIA+, per consentire loro di vivere pienamente la vita che vogliono, per far sì che la loro sessualità si esprima nella forma più gioiosa e più piena è davvero necessario negare il fatto che i sessi sono due e che l'orientamento eterosessuale è funzionale alla procreazione? "
Un bel libro, riflessioni interessanti, tanta storia delle donne, molta filosofia e molta cultura.
Mi ha dato modo di "mettere in ordine" i miei pensieri sul tema, fornendomi anche un lessico adeguato a spiegarli.
IMG_20250210_002342_edit_276190049012543.jpg
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto