Parliamo di libri

"Disperanza"
(Giulio Cavalli - ed. Fandango)

Quando vi adattate ad una routine che non vi soddisfa, senza entusiasmi, cupi, privati della speranza che cambi qualcosa, quando siete dei giovani condannati e rassegnati ad una vita di precariato, quando il lavoro non è più dignitoso, o manca. Quando vi sentite sottopensiero, ovvero non avete più curiosità, domande, moti dello spirito e bivaccate su pensieri ridotti, di superficie, di sopravvivenza... ecco... tutti esempi di disperanza.

È un libro breve, questo. Strano. Una specie di colloquio intimo ma rivolto anche a chi legge e perciò narratore e lettore parzialmente si sovrappongono.

La disperanza si inscrive bene in questo periodo tribolato in cui viviamo, reso ancora più "disperante" dalla pandemia

E la speranza?
Se si accettano le proprie fragilità, la speranza diventa adulta e consapevole. E necessita di azione. Da sola non basta, diventa ferita.
E, per sfuggire alla disperanza, occorre non credere a tanti cattivi consigli: "non c'è alternativa", "sei troppo piccola per pensare in grande" ed altre frasi disperanti.

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"Donne dell'anima mia"
(Isabel Allende - Feltrinelli ed)

Un libro scorrevole, una sorta di incantevole "memoire" in cui Allende, con il suo consueto, inconfondibile stile, profumato di atmosfere, storia, epopea familiare, grandezza di spirito, parla con intimità e un pizzico di humor della sua biografia, di sua madre, d'amore e vecchiaia, di donne vessate, abusate ma profondamente forti e ricche di risorse.

La sua visione del femminile, il suo dichiararsi femminista, lungi dal far di lei una virago acida e incattivita, le regalano grazia, spiritualità, un forte anelito alla solidarietà, all'ecologia, alla pace. Una donna affascinante, sensuale, femminile, colta, lungimirante e luminosa in ogni sua cellula. Prima di morire, vorrei avere la possibilità di offrirle un the profumato e ascoltarla parlare per ore.
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Ultima modifica:
Nella lista dei desideri ho aggiunto di recente "INGIURIE E INSULTI" del grande e recente compianto autore Federico Roncoroni.

Alle medie, frequentate in una delle poco raccomandabili scuole di periferia, un ragazzo turbolento mi aveva detto che se ti offendono la mamma bisogna per forza fare a pugni e da allora lo presi come verità assoluta e punto fermo. Per il resto mi sono sempre chiesto "quanto vale un'offesa", mi son sempre chiesto se avessi avuto una reazione eccessivamente remissiva o indignata quando le ho ricevute o al contrario quando mi è capitato di rivolgerle se fossi stato anche in quel caso eccessivo o avessi avuto una reazione proporzionata.
Spero in questo manualetto di trovare alcune risposte.

Descrizione

Questo libretto si propone proprio di fungere da manuale di pronto impiego per controllare ogni volta quanto, e quando, ci si deve sentire offesi da un'ingiuria o da un insulto e quanto, e quando, si offende qualcuno con un'ingiuria o un insulto. Con l'etimologia e la storia delle singole espressioni. E la classificazione del loro livello di offensività delle singole espressioni: poco offensivo; moderatamente offensivo; offensivo; molto offensivo. Tanto per sapersi regolare.

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Ho visto il film "Drive My Car" (di cui ho parlato nell'apposito thread), tratto dal libro,
ho un Kindle,
le strade milanesi sono affollate da gente che si sposta in auto per paura del virus e degli umani,
i mezzi pubblici sono molto agibili (per gli standard milanesi),
quindi la mia nuova politica ESG prevede che io usi i mezzi almeno una o due volte a settimana,
pertanto sto leggendo il libro.


A parte la gravissima differenza su "Drive My Car", di cui ho parlato (nel libro la Saab 900 è una cabriolet gialla e nel film è una coupé rossa), la trasposizione cinematografica ha omesso / aggiunto qualcosa, come sempre.
Molte cose.
Insomma, non dico che il film non c'entri un qazzo, però al 70% è vero.
Ma mi piacciono entrambe le versioni.
La vicenda dell'uomo che vuole conoscere il giovane amante della propria ex moglie (morta prematuramente), per capirla meglio, nel libro è molto più approfondita.
L'autistessa della Saab meno.


Ma il libro è una serie di racconti brevi. In attesa di riduzione cinematografica, li assaporo tutti sulla carta virtuale.

Racconti brevi e stile semplice, come piace a me.
Apprendo che in Giappone si parla giapponese a Tokio, ma altrove sono molto diffusi i dialetti.
Nel libro non ci sono solo uomini senza donne, ma anche uomini che non riescono a comunicare con le donne.

Un po' come nella trilogia paolocontiana del Mocambo, forse.


Non so se il libro mi piaccia, ma sicuramente non mi dà fastidio e ho voglia di finirlo.
Domani prenderò i mezzi e andrò avanti.

Ho anche notato che se ascolto musica italiana con la cuffia mentre viaggio non riesco a concentrarmi sulla lettura; la musica classica o straniera , invece, non interferisce.
 
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"La vasca del Führer"
(Serena Dandini - Einaudi)

Elizabeth "Lee" Miller corre. Corre più veloce delle donne e degli uomini del suo, ma anche del nostro tempo. Corre verso la libertà, la fama. E vince. Arriva sempre prima: donna più bella del mondo, musa, artista del movimento surrealista, pioniera della fotografia artistica, attrice, giornalista, reporter di guerra.
Libera si muove su e giù per gli USA e l'Europa e l'Egitto. Ama e intreccia relazioni sessuali con una libertà ignota anche oggi. Conosce artisti di tutto il mondo: fotografi, poeti, registi, pittori, da Picasso (che la ritrae) a Paul Eluard. Artista essa stessa, fotomodella, imprenditrice, viaggiatrice.
Fasti e tragedie della prima metà del 900, lo stridente contrasto tra la Parigi piena di fermento artistico e modernissimo degli anni 30, e la seconda guerra mondiale, con i suoi campi di sterminio e tutta le tragedie portate con sé.
La corsa di Lee finisce a Dachau dalle cui immagini e atmosfere cercherà per sempre di fuggire, senza riuscirvi mai.
Un personaggio femminile immenso scomparso dai libri di arte e storia di tutte le scuole, inspiegabilmente, come accade - sempre - per il genio e il talento femminile cancellati dai libri scolastici.
Fortuna che l'autrice (che in tutto il libro si mette in relazione dialogante con la geniale protagonista) scopre una foto in bianco e nero: Lee nella vasca del Führer e decide di ricostruire la storia, la vita e l'arte di Lee Miller, straordinaria personalità del 900.
 
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Insomma, non dico che il film non c'entri un qazzo, però al 70% è vero.
Un aggiornamento: la donna che, dopo l'amplesso, racconta al suo uomo storie (di fantasia o no), e la lampreda, ci sono anche nel libro.
Ma non nell'episodio "Drive my car".
E chissà, forse anche altri spunti che sono presenti nel film ma non nel libro (le rappresentazioni teatrali con attori che parlano diverse lingue ed una sordomuta, ad esempio) provengono da altre opere dell'Autore. Boh.



Nel frattempo ho finito "Mattatoio n. 5". Credevo fosse più simile ad un documento storico, ma in effetti ha molto anche del romanzo di fantascienza. Mi è piaciuto lo stile freddo con cui vengono raccontate piccole e grandi tragedie, del singolo o dell'umanità.


Adesso sono di fronte ad un dilemma: inizio "Zio Vanja" di Cechov (perché compare nel film - ma non nel libro - giapponese di cui sopra, con un'interpretazione davvero impressionante, con il linguaggio dei segni, dell'attrice sordomuta coreana), oppure mi dedico alla lettura dei testi su come disegnare e sui personaggi dei fumetti?

Oppure fumetti a casa, e Cechov sul Kindle, mentre vado/torno al/dal lavoro.
 
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Régine Pernoud
Régine Pernoud (Château-Chinon, 1909- 1988) è stata una delle più importanti studiose del Medioevo.
Conservatore degli Archivi nazionali di Parigi, le sue ricerche si sono incentrate sulla figura e sul ruolo della donna, di cui ha restituito un’immagine molto diversa da quella normalmente associata al Medioevo e in netto contrasto con quella dell’età classica e borghese, caratterizzate da un netto predominio maschile. Famosi in particolare i suoi studi dedicati a Eloisa, Eleonora d’Aquitania e Giovanna d’Arco

Vive fino al 1928 a Marsiglia, quarta figlia di una famiglia numerosa; nonostante le difficoltà economiche, conserva di questo periodo un ricordo felice. Nel 1929 ottiene il diploma superiore in lettere all'Università di Aix-en-Provence. Consegue il diploma di laurea in lettere all'Università di Parigi nel 1935 e si diploma anche all'École nationale des chartes e all'École du Louvre. Appartenendo a una famiglia povera è costretta a fare svariati lavori precari (istitutrice, lezioni private, archivista) prima di essere assunta nel 1947 con il titolo di conservatore al Museo di Reims, poi nel 1949 diviene conservatore al Museo della Storia di Francia, e poi agli Archivi nazionali francesi; contemporaneamente dirige il centro Giovanna d'Arco di Orléans (che fonda nel 1974 su richiesta di André Malraux). Régine Pernoud ha pubblicato una grande produzione storica da dotta medioevalista ma ha anche effettuato una grande opera di divulgazione sul periodo medievale.

Ha voluto riscoprire e rivalutare i cosiddetti “secoli bui” del medioevo, che lei non avrebbe voluto che fosse più chiamato così, ma piuttosto “civiltà cristiana romano-germanica”. Con le sue ricerche e i suoi lavori scientifici ha cercato di dimostrare che i mille anni dal 400 al 1400, furono molto più ricchi di cultura, di arte, di scienza, di quello che si è voluto far credere successivamente , e che la nostra civiltà ha un grande debito morale e culturale verso quei secoli.
 
Qualche giorno fa un utente del forum stava scrivendo cose discutibili, scabrose, riprovevoli. Fra i vari interventi in risposta vi fu un lapidale "sei senza dignità".

Rimasi molto colpito, mi chiesi perché aveva usato proprio quel termine, o se ci fosse qualcosa da intendere che mi era sfuggito.

Ebbene, il destino che piü volte mi è stato amico ha fatto sì che in libreria mi sono imbattuto su questo libro.20211127_135328.jpg

DESCRIZIONE

Quello della dignità è un concetto sfuggente, soggetto da sempre alle letture più disparate e provocatorie. Ma a prescindere che lo si consideri un principio fondamentale o un artificio retorico senza sostanza, non c'è dubbio che oggi, in un momento storico così confuso, la dignità sia un'idea centrale e irrinunciabile, il perno attorno a cui ruota il dibattito su temi caldi come il rispetto dei diritti umani e la bioetica, nonché la base universalmente accettata della regolamentazione della vita civile. Un argomento concreto e vivo, insomma, e non un astratto oggetto di studio. Così infatti lo affronta Michael Rosen in questo libro, ripercorrendone la storia e analizzando le sfumature storiche, filosofiche e politiche che il suo significato ha assunto nel corso dei secoli.
 
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"Pappagalli verdi"
(Gino Strada - Feltrinelli)

Una rilettura. Avevo bisogno di "sentire" Gino Strada, la sua narrazione asciutta ed estremamente umana.
Racconti brevi di un chirurgo di guerra che ha visto bambini macellati dalle mine, falcidiati da guerre in ogni parte del mondo.
Scritto negli anni '90, dall'Angola al Perù, da Gibuti all'Iraq, dall'Etiopia all'Afghanistan, dal Pakistan alla Serbia, Gino Strada era là, sempre, per operare, curare e salvare i civili, innocenti vittime di quella barbarie chiamata guerra.
E mi ha consolata sapere che Emergency vive ancora.
Acuta e pungente la nostalgia della voce del medico, della sua umanità e lucidità. Della sua sapienza e della sua critica sincera all'ipocrisia di certi illustri politici di ogni parte e alla crudeltà di chi produce, vende, usa e semina mine e armi.

Gino, mancherai sempre.
 
"Osso - Anche i cani sognano"
(Michele Serra ed. Feltrinelli)

Senza infamia e senza lode.
Un racconto pieno di spunti che, sviluppati, avrebbero potuto far nascere qualcosa di notevole, sia per un pubblico di fanciulli, sia per un pubblico adulto.
Il rapporto con la natura, la solitudine della vecchiaia, la dolcezza dei segugi, l'affetto tra nonni e nipotini, la fedeltà dei cani, il loro modo gratuito di amare, il concetto di "addomesticare", una sorta di protagonismo femminile... con questi ingredienti avrebbe potuto essere un racconto delicato e poetico, come le bellissime illustrazioni, invece resta monco. E per Osso, il cane, non si riesce nemmeno a provare un autentico moto di affetto.
Non lo boccio del tutto solo perché ho un cane simile a Osso, e lo adoro. ;)
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