Parliamo di libri

"Storia di Brescia"
(G. Fusari - ed. Biblioteca dell'immagine)

Interessante e scorrevole da leggere, per me che amo la mia città, tra informazioni che non avevo e un tuffo nei ricordi di vecchie storie. L'atmosfera della laboriosa e solidale Brescia si percepisce tutta.
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"Tutta la vita che resta"
(R. Recchia - Rizzoli)

Un romanzo corale, molto ben scritto, una trama avvincente, personaggi indimenticabili e tutti ben resi... L'autrice ha una grande capacità di rendere le emozioni, anche quelle più drammatiche e oscure
Betta Ansaldo ha 16 anni, una bella famiglia e tanta voglia di vivere.
Una notte d'estate, all'inizio della villeggiatura al mare, esce di nascosto per andare ai falò in spiaggia, ma non ci arriverà mai.
La sua morte, in circostanze orribili, cambierà per sempre la vita dei genitori ma anche della cugina, coetanea, che era con lei quella terribile notte, anche se nessuno lo sa.
I traumi della violenza e le sue conseguenze sono talmente ben descritti che non si riesce a restare indifferenti, sì resta incatenati alla storia, fino alla fine, incontrando e amando anche altri personaggi: Leo e Corallina, la giudice che prenderà in mano la vicenda che era arenata a causa di omertà e indifferenza sciatteria e ipocrisia, suor Bertilla, il maresciallo con il suo dolore, la madre di Gaspare e la sua solitudine...

Consigliato, davvero.

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"In trappola"
(Di Cristofaro, Rossitto, Zancaner - Il Sole 24 ore)

Gli stupri di Caivano e di Palermo, il femminicidio di Giulia Cecchettin hanno colpito per la giovane e giovanissima età dei protagonisti. Come stanno i nostri ragazzi? Con che modelli si formano? Come vivono i primi rapporti sentimentali? E il gruppo dei pari che ruolo ha nella loro presa di consapevolezza? La musica che ascoltano? Gli stimoli esterni? I linguaggi che ascoltano, leggono, usano? Una interessante inchiesta tra i più giovani sulle tematiche di genere, senza giudizi o moralismi, che pone in primo piano il fondamentale ruolo degli adulti, della famiglia e della scuola, con una - piacevole - apertura all'ottimismo.
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"Colei che resta"
(R. Karabash - BEE Radar)

In uno sperduto paesino delle montagne albanesi, vige ancora la legge del Kanun, un antico codice di comportamento medievale che regola i rapporti sociali, secondo cui il valore di una donna si misura in buoi e il suo comportamento sessuale determina l'onore degli uomini della sua famiglia che, una volta macchiato, si vendica col sangue.
Bekià è una ragazza che soffre perché sa che il padre avrebbe voluto un figlio maschio e fa di tutto per compiacerlo, tanto che lui la chiama "il mio ometto".
Bekià viene venduta in sposa, nonostante si senta "l'ometto di papà", ma non vuole sposarsi perché innamorata di Dana, una lontana cugina che vive in Bulgaria e che viene in Albania per le vacanze.
Il disonore rischia di travolgere la famiglia di Bekià che, per evitarlo, sceglie di diventare una "vergine giurata", evitando così il matrimonio.
Ma la promessa di nozze infranta è un disonore che il padre di Bekià paga col sangue.
La storia prosegue con i tormenti di Bekià e un inatteso finale.
"Non è un mito
Né una favola.
È la storia dell'umanità"
C'è scritto sulla copertina e in effetti questa vicenda a noi non pare così inverosimile, abbiamo tutti una cultura fondata sulla sottomissione femminile alla legge dei padri, nella nostra storia.
Quello che di questo libro colpisce - e molto - è il modo in cui è scritto.
Lo stile ci catapulta nei codici antichi, nei vincoli e nei giuramenti sacri, nel disonore lavato col sangue.
L'autrice (nome vero: Irena Ivanova) è attrice regista teatrale e ha vinto numerosi premi.
Non mi sento di consigliarlo a tutti. Perché non è una lettura semplice e lo stile è talmente particolare e insolito che non credo sarebbe apprezzato da tutti. Risuona nello spirito un po' come i racconti epici, biblici, di antiche religioni, di vendette e di maledizioni familiari.
Con un inatteso raggio di sole finale.
A me è piaciuto molto.
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Dopo aver letto il libro co-scritto dalla mia podcaster preferita Cecilia Sala, vi do un consiglio: tenete sempre acceso il GPS dello smartphone e memorizzate gli spostamenti. Altrimenti, 3 contraddittorie testimonianze di 3 persone confuse e/o minacciate (e l'esigenza di polizia e PM di trovare il "mostro") possono fare finire in prigione per anni una o più persone anche senza prove.

Poi ho scoperto che Chiara Lalli fa parte dell'associazione Luca Coscioni, per cui la lovvo diggià. Son sicuro che Cecilia Sala non sia gelosa.
 
Vedi l'allegato 760943
Dopo aver letto il libro co-scritto dalla mia podcaster preferita Cecilia Sala, vi do un consiglio: tenete sempre acceso il GPS dello smartphone e memorizzate gli spostamenti. Altrimenti, 3 contraddittorie testimonianze di 3 persone confuse e/o minacciate (e l'esigenza di polizia e PM di trovare il "mostro") possono fare finire in prigione per anni una o più persone anche senza prove.

Poi ho scoperto che Chiara Lalli fa parte dell'associazione Luca Coscioni, per cui la lovvo diggià. Son sicuro che Cecilia Sala non sia gelosa.
Alcuni punti fanno riflettere.
Ad esempio, un giudice statunitense ha raccolto dei dati sui processi e ha dimostrato che ben oltre il 50% delle condanne pronunciate sulla base di testimonianze visive si sono dimostrate errate, con successivi accertamenti scientifici (es. DNA).

Esiste un concetto interessante ma pericoloso: "il cervello non sopporta il vuoto", e lo riempie.
Ad esempio, se una persona non ha ricordi precisi su una situazione, dopo un po' che ne sente parlare inizia a "riempire" i suoi ricordi con le informazioni che raccoglie (facendoli diventare qualcosa di diverso dai ricordi).

In un'università hanno fatto un test, proiettando un video di un finto criminale e poi chiedendo a un campione di soggetti di identificarlo, tra vari possibili soggetti.
Se non ricordo male, 6 su 8 hanno individuato il colpevole, basandosi su quello che avevano visto.
Ma, nel video, il criminale veniva sempre inquadrato di schiena.
I cervelli che non accettavano la mancanza di informazioni ne avevano "aggiunto" un po'.


Accendete il GPS.
 

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