Claire
ἰοίην
COME L’ARANCIO AMARO
(Milena Palmintieri - Bompiani)
Agrigento, 1960. Carlotta Cangialosi, direttrice dell'archivio notarile di Agrigento, trova un documento che la riguarda e che accende dubbi sulla sua nascita.
Si torna così a Sarraca, paesino inventato, negli anni 20, in cui la storia di Carlotta ha inizio.
La trama è avvincente, il linguaggio sontuoso, ricchissimo di dialettalismi, atmosfere, sole, profumi, fa calare chi legge a fondo nella storia e nell'essenza dei personaggi: la debole e sconfitta Nardina, il buon avvocato, la ruvida e selvaggia Sabedda, il mafioso Don Calogero, Stefano il meschino dal cuore crudele, l'intrigante Bastiana e molti altri.
“Come l’arancio amaro” è il romanzo d’esordio di Milena Palmintieri, scrittrice palermitana di nascita e trasferitasi poi sulla penisola, autrice non proprio giovanissima, che racconta, in modo chiaro, esauriente ed esaustivo, molto più di tanti saggi e trattati, attraverso una trama avvincente, e dolorosa, una storia di maternità per interposta persona, e insieme racconta minuziosamente quello che era l’isola da un punto di vista di usi e costumi, diremmo meglio di malcostumi, ai primi del secolo scorso, all’epoca dell’avvento in Italia del ventennio fascista. Una società gattopardesca, feudale e latifondista, arcaica e medievale, restia a cambiamenti e progressi di ogni tipo, arretrata e sfacciatamente basata soprattutto sul pregiudizio culturale che ai nobili, ai ricchi e ai possidenti tutto è dovuto e tutto è permesso, e ai poveri, naturalmente, tutto è negato. Per gli uni e per gli altri, quasi a ristabilire una certa equità di trattamento, è asserita per volontà di Dio e degli uomini la netta, naturale e inscalfibile superiorità dell'uomo rispetto alla donna.
Il tutto, ed è quanto amareggia di più, si presenterà tale e quale anche ben dopo l’immediato dopoguerra, malgrado i tempi, le aperture mentali e materiali, il progresso d'idee e conoscenza.
Anche se nemmeno al giorno d’oggi si scherza, direi, non è che le cose siano effettivamente mutate in toto. Tant’è che per una donna, oggi, è meglio che sia come l’albero dell’arancio amaro, con spine per difendersi e fiori per amare. Amare come solo una donna sa veramente amare. Gli uomini talora camminano ancora sotto il sole a picco, che non fa bene.
Bellissimo. Bellissimo.
Quasi un classico.
(Milena Palmintieri - Bompiani)
Agrigento, 1960. Carlotta Cangialosi, direttrice dell'archivio notarile di Agrigento, trova un documento che la riguarda e che accende dubbi sulla sua nascita.
Si torna così a Sarraca, paesino inventato, negli anni 20, in cui la storia di Carlotta ha inizio.
La trama è avvincente, il linguaggio sontuoso, ricchissimo di dialettalismi, atmosfere, sole, profumi, fa calare chi legge a fondo nella storia e nell'essenza dei personaggi: la debole e sconfitta Nardina, il buon avvocato, la ruvida e selvaggia Sabedda, il mafioso Don Calogero, Stefano il meschino dal cuore crudele, l'intrigante Bastiana e molti altri.
“Come l’arancio amaro” è il romanzo d’esordio di Milena Palmintieri, scrittrice palermitana di nascita e trasferitasi poi sulla penisola, autrice non proprio giovanissima, che racconta, in modo chiaro, esauriente ed esaustivo, molto più di tanti saggi e trattati, attraverso una trama avvincente, e dolorosa, una storia di maternità per interposta persona, e insieme racconta minuziosamente quello che era l’isola da un punto di vista di usi e costumi, diremmo meglio di malcostumi, ai primi del secolo scorso, all’epoca dell’avvento in Italia del ventennio fascista. Una società gattopardesca, feudale e latifondista, arcaica e medievale, restia a cambiamenti e progressi di ogni tipo, arretrata e sfacciatamente basata soprattutto sul pregiudizio culturale che ai nobili, ai ricchi e ai possidenti tutto è dovuto e tutto è permesso, e ai poveri, naturalmente, tutto è negato. Per gli uni e per gli altri, quasi a ristabilire una certa equità di trattamento, è asserita per volontà di Dio e degli uomini la netta, naturale e inscalfibile superiorità dell'uomo rispetto alla donna.
Il tutto, ed è quanto amareggia di più, si presenterà tale e quale anche ben dopo l’immediato dopoguerra, malgrado i tempi, le aperture mentali e materiali, il progresso d'idee e conoscenza.
Anche se nemmeno al giorno d’oggi si scherza, direi, non è che le cose siano effettivamente mutate in toto. Tant’è che per una donna, oggi, è meglio che sia come l’albero dell’arancio amaro, con spine per difendersi e fiori per amare. Amare come solo una donna sa veramente amare. Gli uomini talora camminano ancora sotto il sole a picco, che non fa bene.
Bellissimo. Bellissimo.
Quasi un classico.