Per cortesia ripristinate il 3d di mototopo

L’attentato di Berlino e la strana morte di Anis Amri
dicembre 24, 2016 2 commenti
madre. Reuters riferiva, il 23 dicembre 2016, che il 24enne sospettato Shlomo Shpiro è un esperto di terrorismo dell’Università Bar-Ilan di Tel Aviv. Era al mercatino di Natale di Berlino poco prima dell’attentato. “Solo dieci minuti prima che il camion finisse sulle bancarelle, il professor Shlomo Shpiro, esperto di terrorismo presso l’Università Bar-Ilan di Tel Aviv, passeggiava nello stesso mercatino“. Israelischer Terror-Experte im BILD-intervista über den Anschlag…/Anschlag in Berlin – so erlebte Terrorismus-Experte Shpiro
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Il primo sospettato dell’attentato a Berlino fu un pachistano. “Chiaramente i veri colpevoli contavano a che la polizia sparasse sul pakistano mentre scappava. Quando ciò non è accaduto, e lui si è rivelato essere innocente, i veri criminali piazzarono la carta d’identità di qualcun altro nel camion per dargli copertura mentre gli autori fuggivano“. “Il passaporto dell’attentatore di Charlie Hebdo fu lasciato nell’auto di fronte al locale di Parigi favorito dal Mossad”. Il sospettato dell’attentato di Berlino e la curiosa questione dei documenti d’identità abbandonati.
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Lutz Bachmann è il capo del partito PEGIDA d’estrema destra e pro-Israele. Bachmann dice che sospettava del tunisino già due ore dopo l’attentato al mercatino di Berlino. Twittò quella notte, subito dopo l’attentato, di avere ‘informazioni per la polizia interna’ secondo cui il sospetto era tunisino. Al momento, la polizia aveva annunciato l’arresto di un pakistano. Fu solo quando il pakistano fu rilasciato che il tunisino Anis Amri venne identificato come il sospettato. ‘Tutto troppo comodo’
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Una manifestazione del PEGIDA
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Chi ha effettuato l’attentato al mercatino di Berlino era del gruppo di destra ‘bianco’ collegato ai servizi di sicurezza e ai sionisti? Lutz Bachmann, il capo del PEGIDA ha detto che la Germania deve rimanere ‘ebraico-cristiana’. Sionista.
Bachmann ha precedenti penali per sedici furti, guida in stato d’ubriachezza, cocaina e aggressione. Nel 1998, dopo che Bachmann fu condannato a diversi anni di prigione, fuggì in Sud Africa, ma fu deportato in Germania. Il PEGIDA è davvero sionista. Bachmann, naturalmente, è un sostenitore Trump. Alcuni hanno messo in dubbio la ‘comoda’ scoperta del portafoglio del tunisino, 24 ore dopo che la polizia aveva perquisito il camion. Anis Amri, probabilmente era un agente dei servizi d’intelligence.
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Chi controlla i servizi segreti tedeschi?
Nel 1956, il generale nazista Reinhard Gehlen divenne il primo capo del servizio d’intelligence della Germania, il BND. Il BND di Gehlen impiegò gli agenti nazisti dell’organizzazione Gehlen. Alla fine della seconda guerra mondiale, la CIA controllava il BND e il suo capo Reinhard Gehlen. Gehlen e i suoi agenti delle SS e della Gestapo lavoravano per la CIA.
Nel 2014 un impiegato della BND fu arrestato per aver consegnato documenti segreti agli Stati Uniti.
Nazisti e sionisti sarebbero alleati. “Un documento interno del giugno 1934, delle SS, sollecitava il sostegno attivo e ampio al sionismo da parte del governo e del partito nazisti“. Sionismo e Terzo Reich

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Gehlen (a sinistra) e il suo contatto degli Stati Uniti (a destra) a Lucerna, nel 1948

Anis Amri “era sorvegliato a Berlino tra marzo e settembre 2016 per sospetta pianificazione di una rapina. La sorveglianza sarebbe stata tolta dopo averlo scoperto… spacciare droga in un parco di Berlino“. Ralf Jaeger, ministro degli Interni del Nord Reno-Westfalia, dice: “Le agenzie di sicurezza scambiavano risultati e informazioni su Anis Amri con il Centro antiterrorismo congiunto, nel novembre 2016“. L’attentato di Berlino: latitante tunisino ‘era sotto sorveglianza’ – BBC News
Sembra che Anis Amri fosse protetto dai servizi segreti. “La Federal Verfassungsschutz (BfV) è l’ente di sicurezza interna della Germania, mentre i vari LFV, equivalenti a livello di lander, svolgono il grosso del lavoro d’intelligence“. La storia condanna l’antiterrorismo tedesco. L’agenzia d’intelligence interna della Germania, BfV, ha collegamenti con i nazisti. Il processo per omicidio ai neonazisti rivela i segreti più oscuri della Germania

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Dalia Elyakim (a
 
L’attentato di Berlino e la strana morte di Anis Amri
dicembre 24, 2016 2 commenti

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Il quartier generale del Mossad in Italia è a Milano. Hanno cercato di avvertirci.
L’attentato di Berlino e la strana morte di Anis Amri
dicembre 24, 2016 2 commenti

Aanirfan
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IlElyakim (a sinistra), di Herzliya, Israele, era al mercatino di Berlino, con il marito Rami, quando il camion colpì il mercato. Dailymail. Una israeliana, Dalia Elyakim, ‘è scomparsa dopo l’attentato’. L’attentato di Berlino: latitante tunisino ‘era sotto sorveglianza’ – BBC News
Lo SIIL ha rivendicato l’attentato di Berlino. Chi finanzia lo SIIL? Il dipartimento per lo Sviluppo Internazionale del Regno Unito ha recentemente dato più di 120 milioni di sterline alla Somalia. Una recente ‘revisione’ ha concluso che c’é un ‘certo’ rischio che questo denaro sia utilizzato da gruppi di terroristi legati ad al-Qaida e SIIL. Dailymail
L’attentato al mercato di Berlino del 20 dicembre 2016 appare una ‘false flag, un lavoro interno’. La carta d’identità di Anis Amri, tunisino di 24 anni, “è stata trovata sotto il sedile del camion“. Dailymail.
In altre parole, certi servizi di sicurezza hanno piazzato la carta d’identità del ‘capro espiatorio’ nel camion? Perché c’è voluto così tanto tempo per ritrovarla? Il governo tedesco ha detto che non poteva espellere Anis Amri perché non aveva alcuna carta d’identità. Come ha fatto a comparire magicamente sul camion? Anis Amri “si crede avesse avuto precedenti penali in Tunisia, per aver rapinato auto“. Anis Amri passò quattro anni in un carcere italiano per incendio doloso di una scuola. Nel 2016, Anis Amri fu “apparentemente arrestato dal GBH ma scomparve prima che potesse essere processato“. Nel luglio 2016 “fu accoltellato per droga“. Dailymail
Anis Amri fu arrestato insieme a cinque membri di una rete di reclutamento che operava per conto del Mossad e amici (SIIL). Come poteva Anis Amri svanire, se era un uomo pericoloso?
Prima si leggeva: “Secondo Michael Behrendt, cronista di nera per Die Welt, Berlino: ‘La polizia non sa chi ricercare. Non ha armi, né tracce di DNA“. Dailymail
Poi si leggeva: “La polizia crede di aver trovato il sangue di Anis A. nella cabina del camion“. Dailymail
La polizia prima accusò Naved Baluch dell’attentato. “Ispettori, portarono Naved Baluch da Berlino a Karlsruhe per interrogarlo, perdendo 18 ore prima di capire che Naved Baluch, che non aveva sangue sui vestiti e nessuna ferita, non guidava il camion…Dailymail.
Naved Baluch sarebbe afflitto da handicap mentale.
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Il camionista Lukasz Urban guidava a Berlino per consegnare acciaio della ThyssenKrupp. Secondo fonti della polizia Urban era vivo, e nel camion, quando finì tra la folla. Dailymail
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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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Ultima modifica:
All’asse Trump-Putin serve il petrolio alto



Cerchiamo di dare un’occhiata complessiva alla situazione geopolitica per cercare di capire quali eventi potranno interessare i prossimi anni a venire. Il cambiamento geopolitico principale è sicuramente l’elezione di Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Come sappiamo dalle polemiche degli ultimi mesi, Donald Trump non nasconde la propria simpatia verso Vladimir Putin, addirittura media e servizi segreti hanno sostenuto che il presidente russo abbia sostenuto la campagna elettorale del miliardario e cercato di danneggiare in tutti modi quella della sua avversaria Hillary Clinton. Trump inoltre ha formato una squadra di governo assolutamente non ostile alla Russia e fortemente vicina agli interessi delle multinazionali del petrolio e del carbone. Quindi, oltre alla simpatia politica e personale, con Trump, Washington e Mosca sono legati anche da una direzione politica fortemente orientata verso il settore energetico.

Petrolio che come sappiamo, per motivi di sovrapproduzione causati dalle politiche dei sauditi e dei loro alleati, è sceso a livelli molto bassi, cosa che ha fortemente danneggiato sia il bilancio russo sia il bilancio di molte compagnie estrattive americane dello shale oil che hanno bisogno di un petrolio a prezzi molto più alti, verso i 100 dollari, ora siamo a 53, prima eravamo sotto i 40. Quindi entrambe le due amministrazioni hanno una necessità in comune: il petrolio deve costare di più.

Entrambe le potenze hanno un’altra similitudine, in questi decenni di ostilità per bilanciare il potere nelle aeree mediorientali hanno necessariamente dovuto sostenere un alleato locale, l’Arabia Saudita per gli USA, l’Iran per la Russia, rispettivamente il secondo e sesto estrattore mondiale (USA e Russia sono il primo e il terzo). Quindi alleati mediorientali che però sono anche concorrenti sul mercato petrolifero. Ora, salvo colpi di scena, se effettivamente le relazioni russo-americane dovessero migliorare con la nuova amministrazione, il ruolo dei due alleati per entrambe le potenze verrebbe meno, mentre rimane il ruolo di concorrenti. Sosteniamo di conseguenza che nei prossimi anni dell’amministrazione Trump, considerati gli interessi che lo sostengono e considerando la vicinanza a Mosca, è molto probabile una geopolitica tesa a danneggiare le due potenze concorrenti e tesa ad innalzare il prezzo del petrolio verso e oltre quota 100 dollari, prezzo che farebbe tornare in profitto le compagnie americane e risolleverebbe l’economia russa.

E cosa potrebbero succedere che possa compromettere la capacità estrattiva di Iran e Arabia, o almeno di uno dei due?

1) GUERRA IRAN-ARABIA SAUDITA: lo scenario più facile è quello di spingere i due paesi a scontrarsi direttamente. Essi sono già storicamente rivali essendo il primo guida degli sciiti, il secondo guida dei sunniti, inoltre sono in competizione sia in Siria, dove attualmente le fazioni estremiste sunnite sono in difficoltà, ma anche in Yemen dove l’Arabia alla guida di una coalizione sunnita con scarsi risultati sta cercando di sconfiggere i ribelli sciiti appoggiati proprio dall’Iran. Quindi abbiamo già due fronti caldi che potrebbero eventualmente degenerare e portare ad uno scontro diretto tra i due avversari, soprattutto se fomentati. Se questi due grandi estrattori, più magari gli Emirati Arabi alleati dei sauditi(altro importante estrattore) dovessero scontrarsi e quindi rallentare o interrompere la produzione di greggio, è chiaro che il prezzo potrebbe facilmente impennarsi verso livelli mai visti.

2) PRIMAVERA SAUDITA O IRANIANA: altra strategia già ampiamente usata dagli USA, è quella di fomentare una rivolta interna. Entrambi i paesi sono delle teocrazie, più totalitaria quella saudita, più democratica quella iraniana. Nelle giuste condizioni non si può escludere che possano essere fomentate rivolte interne che portino alla guerra civile o alla rivoluzione. Soprattutto considerando che entrambi i paesi hanno rispettivamente delle aeree con minoranze sciite e sunnite(oltre che curde per l’Iran). Anche uno scenario del genere potrebbe portare gravi limitazioni all’estrazione del petrolio. Anche colpi di stato non sono da escludersi.

3) ATTACCO ISRAELIANO: da anni Iran e Israele sono ai ferri corti per la questione del nucleare iraniano che potrebbe danneggiare l’esistenza stessa dell’entità sionista nel caso Teheran dovesse dotarsi di missili nucleari. L’attuale governo israeliano, come chi ci segue sa già, è fortemente orientato su posizioni nazionaliste e religiose, ed ora si trova anche isolato dal punto di vista internazionale. In questa situazione tra gli scenari sempre ipotizzati anche proprio da Tel Aviv c’è quello di un attacco preventivo contro le infrastrutture nucleari iraniane, cosa che poi potrebbe portare ad una guerra su ampia scala tra i due paesi. Inoltre non è da escludersi anche una certa sinergia con l’Arabia Saudita che potrebbe appoggiare un intervento del genere per eliminare la possibilità che il suo principale antagonista diventi un paese nucleare.

4) INTERVENTO MILITARE USA CONTRO L’IRAN: Trump ha sostenuto sempre la sua ostilità verso l’Iran e l’accordo sul nucleare firmato da Obama, quindi la sua presidenza potrebbe invertire totalmente la rotta nei confronti di Teheran. Questo non aiuterà sicuramente le relazioni tra i due paesi e dato il carattere irruente del nuovo presidente americano, eventuali incidenti, soprattutto nelle acque vicine a quelle iraniane potrebbe facilmente portare ad un’escalation militare che come abbiamo visto potrebbe essere utile anche a Mosca.

5) GUERRA RUSSO-SAUDITA: russi e sauditi da quando è iniziata la guerra in Siria e da quando la Russia è stata colpita da attacchi terroristici non sono assolutamente andati d’accordo, una guerra tra i due paesi potrebbe scoppiare nel caso una coalizione sunnita dovesse effettivamente intervenire in Siria (con la scusa di difendere le popolazioni sunnite dalle ritorsioni governative) o nel caso si dovessero verificare uno o più attentati contro la Russia (che considerando l’intervento militare messo in atto non è ancora stata colpita da attentati importati sul proprio territorio). Ipotizzando un Bataclan o addirittura un 11 Settembre Russo, la reazione di Putin non potrà fermarsi solo ad un maggiore impegno contro l’ISIS ma probabilmente, come fecero gli USA contro l’Afghanistan, vorrà colpire anche i paesi sostenitori del terrorismo e i Paesi del Golfo sono da sempre i maggiori indiziati. E anche in questo caso, gli USA potrebbero tirarsene fuori dato che la nuova amministrazione Trump non è proprio vicinissima a Riyad e company soprattutto a causa delle posizioni anti-islamiche del tycoon.



Concludiamo dicendo che, alla luce della convergenza di interessi tra la nuova amministrazione americana e quella russa, un allargamento dell’attuale terza guerra mondiale liquida a grandi estrattori come Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar, Iran e magari anche Iraq (dove c’è ancora l’ISIS e dove potrebbe esserci un intervento turco) potrebbe non essere improbabile, considerando inoltre come entrambi i paesi abbiano creato numerose situazioni di attrito in tutta l’aerea. Il verificarsi di uno qualsiasi di questi scenari porterà un duro colpo alla fragilissima ripresa della principale potenza economica mondiale cioè l’Unione Europea con ripercussioni di politica interna europea anche molto importanti, perché se la ripresa dovesse arrestarsi a causa del petrolio alto, la Banca Centrale dovrà continuare con la sua politica accomodante e ogni richiesta di austerità nei confronti dei paesi indebitati sarà chiaramente insostenibile e questo porterà o ad una rottura dell’Europa stessa o alla fine dell’attuale egemonia tedesca, che rischia fortemente di trovarsi in minoranza soprattutto se in Italia e Francia dovessero prevalere i movimenti chiamati populisti dai media di regime.

by Fenrir

FONTE: HESCATON.COM
 
TRUMP: “LA GERMANIA TRAMITE L’EURO HA ILLEGALMENTE SVALUTATO IL DEUTSCHEMARK E, O CESSA TALE FURTO, O METTERO’ DAZI CONTRO I LORO BENI”

Tuona ZIO SAM!

“ZioDonald si è rotto delle manipolazioni tedesche. Mi sa che salutiamo l’euro o, al limite, ricostruiamo Dresda”

Cosi esordisce il mio amico Triolo nel retwittare un secondo amico:





Il contenuto si legge meglio qua:



In pratica, ZIODONALD dice che utilizzerà DAZI contro quei paesi che manipolano artificialmente il cambio per ottenere un colossale surplus commerciale.

Tra le nazioni da colpire vi è anche la Germania che ha operato con l’inganno dell’Euro (lira forte) per ottenere il marco debole!

Che sia la luce in fondo al tunnel?

Ad maiora.
 
sabato 24 dicembre 2016
IL GELIDO NATALE DELLA SOVRANITA' [/paste:font]


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Il gelido inverno e le rivoluzioni...e Parigi nel suo Natale ghiacciato
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1. Siamo alla vigilia di Natale.
Per la forza dei ricordi che (prevalentemente, non sempre), accumuliamo da bambini, ciò dovrebbe portarci a un momento di ricerca di serenità che, un po' episodicamente (a dirla tutta), si raggingerebbe nel cercare di far (un po') felici le persone più vicine e, volendo abbondare, il nostro prossimo.
Date queste circostanze, quindi, eviterò, almeno oggi, di approfondire il "groviglio" economico-finanziario e istituzionale che sta nascendo, non a caso, e comunque in modo paradigmatico (di un modus procedendi "sistemico"), intorno alla questione della ricapitalizzazione di Stato di MPS.

1.1. Quello che posso anticipare, - e qui mi fermo- è che la questione MPS vede l'intreccio di tre aspetti di simultanea e concomitante de-sovranizzazione del nostro Paese:
a) quello relativo all'aspetto fiscale, per cui si intrecceranno, nel corso del 2017, la questione della "correzione dei conti" relativa ai saldi strutturali del pubblico bilancio della nostra ultima legge di "stabilità", non approvati allo stato dalla Commissione UE, (onde, mai come quest'anno, in chiave €uropeista, la legge di stabilità risulta piuttosto "instabile") e il "piano di rientro" conseguente al concreto sforamento del fabbisogno (deficit) autorizzato con la strna procedura di cui abbiamo parlato nel precedente post;
b) quello relativo alla praticabilità, secondo la disciplina €uropea, di un intervento statale di ricapitalizzazione e, sottolineiamolo, di sostanziale "nazionalizzazione" con conseguente gestione pubblica del problema, ineludibile, dei "non performing loans" (prospettiva che, anch'essa, si preannuncia potenzialmente paradigmatica e sistemica);
c) quello, infine, relativo all'intrecciata questione della legittimità degli "aiuti di Stato", e quindi sotto il (paradossale) profilo della concorrenza, dello stesso pubblico intervento.

2. Come, da un tale intreccio asfissiante, ne uscirà la facciata residua della nostra sovranità, è l'interrogativo dominante che pone il 2017; frattalico alquanto, si può dire.
Rammentiamo che, secondo una lettura della nostra Costituzione rapportata alla più autorevole dottrina:
"il concetto di sovranità viene a designare il modo di essere proprio del potere statale e, se si tiene conto della duplice direzione verso cui esso assume rilievo, risulta contrassegnato, sotto un aspetto, dalla indipendenza dello Stato di fronte ad altri ordinamenti esterni al suo territorio, e, sotto un altro, dalla supremazia che ad esso compete di fronte ai singoli e alle comunità esistenti all'interno del territorio stesso".
Dunque:
"La potestà sovrana, necessaria a qualunque ente politico per il conseguimento del fine suo proprio di assicurare la pacifica coesistenza degli interessi vari, ed a volte contrastanti fra loro, che siano considerati bisognevoli di tutela, si estrinseca in con diversa intensità ed estensione...
Qualsiasi ente che si proclami sovrano riesce ad esserlo nei limiti che, da una parte, risultano imposti dalle situazioni di fatto, e, dall'altra, appaiono richiesti dalla stessa ragion d'essere del potere sovrano, che, mirando a realizzare un ordine in una società, non può non organizzarsi ed operare in modo ordinato, sottoporsi cioè ad una disciplina che...non cessa di essere giuridica pel fatto che provenga dallo stesso potere che vi si assoggetta".
E tutto questo, nei termini della nostra Costituzione, ci porta a rammentare che:
"Laddove, quindi, si afferma il principio di eguaglianza sostanziale, lo Stato, e lo strumento della sovranità, assumono altri fini e altre funzioni, che ne implicano un intervento attivo a favore di tutti i gruppi e le classi sociali; la sovranità è così volta, nella sua accezione interna, alla risoluzione effettiva del conflitto sociale, ammettendosene normativamente, al massimo livello giuridico, l'esistenza e la priorità rispetto al fine di "assicurare la pacifica coesistenza" di un numero il più possibile allargato di "interessi
Questa mutevole "ragion d'essere" (o causa) del potere sovrano, fa sì che anche nei rapporti esterni propri della sovranità, instaurati con qualsiasi altra "entità", il suo contenuto e i suoi fini caratterizzino diverse modalità dei rapporti (di diritto internazionale).
Perciò, i fini e le funzioni costituzionali (la concreta "ragion d'essere") di ciascun Stato, assumono una rilevanza tale che, in ragione di essi, quando si parla di riaffermazione della sovranità "esterna" (in tutti i casi "originaria" e "superiorem non recognoscens"), non si implica necessariamente di avere gli stessi obiettivi e gli stessi valori di riferimento rispetto a paesi che, nelle rispettive Costituzioni, abbiano strumentalizzato la sovranità ad una diversa e più ampia sfera di interessi da tutelare".


3. Abbiamo parlato di assicurazione della pacifica coesistenza degli interessi compositi dell'intera società (fine e giustificazione della sovranità di uno Stato democratico sociale e non "liberale", qual è il nostro) e ci riallacciamo al Natale-inverno che precedette la rivoluzione francese.
Siamo dunque nell'inverno nel periodo natalizio tra il 1788 e il 1789 (traggo dall'ottimo libro di Hillary Mantel "La storia segreta della rivoluzione", pag.219 e ss.). Da taluni definito il "più crudo del secolo" e considerato come una delle concause della successiva rivoluzione.
Sentite quanto certi meccanismi, come conseguenza della privazione della sovranità monetaria e fiscale dello Stato nonchè della ricerca del "pareggio di bilancio" ad ogni costo, - e sottolineo come conseguenza di questi "virtuosi" principi vincolanti- tendano a ripresentarsi nella Storia.
L'antefatto è quello del (tentato) risanamento delle casse dello Stato francese, provate dall'appoggio dato alla rivoluzione americana finanziando, in regime di gold standard, un conflitto globale, con truppe e flotta dispiegati in vari continenti.


4. E dunque, già nell'estate del 1788 (pag. 212, op. cit.):
"Necker, appena insediato, iniziò a negoziare un prestito all'estero. Il prezzo del pane aumenterà di 2 lire tornesi...", e iniziano le prime rivolte a Parigi:
"Anno nuovo. Uscendo per strada si pensa ecco, ci siamo, siamo alla bancarotta, al crollo, alla fine del mondo...
I diseredati [sostanzialmente immigrati affluiti in massa dalle campagne, ndQ.] sono coloro che hanno lasciato le grotte, che hanno abbandonato i campi pietrosi ricoperti di neve dove non credono che crescerà più niente...
Quelli che raggiungono Parigi [da vivi, dopo un cammino di gelide sofferenze, che eliminano fisicamente donne anziane e bambini, ndQ.] ancora in forze si mettono a cercare lavoro.
"Lasciano a casa i nostri operai" viene detto loro, "la nostra gente"; per quelli di fuori non c'è niente da fare....
I nuovi venuti si radunano in luoghi riparati ma non discutono la situazione perché non c'è nulla da discutere. All'inizio di aggirano intorno ai mercati nel tardo pomeriggio; alla chiusura, quando il pane rimasto viene venduto a poco prezzo o dato via; le prime ad arrivare sono le ruvide mogli parigine. Qualche tempo dopo il pane finisce appena passato mezzogiorno. Ai nuovi arrivati viene detto che il buon duca di Orleans regala mille pagnotte a chi è senza un soldo. I mendicanti di Parigi, però, li lasciano un'altra volta a bocca asciutta: pelli indurite e gomiti acuminati, sono disposti a dar loro informazioni false e a calpestare quelli che rimangono a terra...
Perfino i ricchi restano turbati: dare l'elemosina non sembra abbastanza; sulle vie alla moda giacciono dei cadaveri congelati. Quando scendono dalle carrozze, si tirano il mantello sul viso per riparare le gote dal freddo pungente e gli occhi dal miserabile spettacolo".
5. Ma c'è un aspetto ulteriore che va considerato: l'atteggiamento della classe intellettuale, in gran parte appartenente alla media borghesia dedita alle professioni liberali ("Il Terzo Stato"), e con l'aggiunta di vari esponenti più "impoveriti" della nobiltà (o colpiti da censura per vari intrighi politici di corte). C'è qualcosa di intensamente ambiguo e contraddittorio nelle pulsioni che contraddistinguono questo versante del malcontento (ce si rivelerà successivamente decisivo).
Louis Marie Stanislas Fréron, - un giornalista che si rivelerà un acuto rivoluzionario, ma anche un successivo fiero oppositore di Robespierre-, in un "salotto" tenuto a casa di D'Anton, fa questa analisi (pagg.199-200, op.cit.):
"Le idee che vent'anni fa erano considerate pericolose adesso sono luoghi comuni del dibattito istituzionale - ma ciononostante ogni inverno c'è gente che muore di fame. E noi, a nostra volta, militiamo contro l'ordine esistente soltanto perché non siamo riusciti a fare la scalata sui suoi sordidi pioli. Se Fabre [Fabre d'Églantine, commediografo e romanziere, piuttosto incline a fare della rivoluzione una vicenda di affarismo personale, fino alla...ghigliottina comminatagli, insieme allo stesso D'Anton, durante il "terrore" robespierrano, ndQ.], ad esempio, venisse eletto, domani, all'Accademia, vedreste in quattro e quattr'otto la sua brama rivoluzionaria trasformarsi nel conformismo più zuccheroso e disinvolto".
Questo era il "sentimento" diffuso nei vari strati sociali nel Natale del 1788.
Tanti dettagli che ci ricordano il presente: certo, mutatis mutandis, e frattalicamente, beninteso.

Un caro augurio di Buon Natale a tutti i lettori!

Pubblicato da Quarantotto a 16:40 10 commenti: Link a questo post
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MPS: CRONACA DEL SUICIDIO €URO-ANNUNCIATO DEL SISTEMA BANCARIO ED ECONOMICO ITALIANO (supply side pro-investitori esteri). [/paste:font]

Tier 1 - Borsa Italiana
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1. Dopo l'approvazione della (problematica) "Relazione" sull'autorizzazione parlamentare al governo a creare un fondo "precauzionale" di intervento dello Stato, per la ricapitalizzazione nonché, in varie altre forme, per il salvataggio dei sistema bancario, arriva il primo di una potenziale serie (implicitamente annunciata dall'approvazione del "fondo" che è stato quantificato "rebus sic" ipotizzate "prudenzialmente") di decreti-legge salva banche.
Tale decreto, già firmato dal Presidente della Repubblica, avrà questi contenuti di massima:
"Decreto salva banche: ecco come il governo salverà Mps e le altre banche
Ma quali sono le misure contenute nel decreto salva banche? In buona sostanza il governo intende stanziare 17-18 miliardi per le ricapitalizzazioni precauzionali delle banche in difficoltà.
Tale ricapitalizzazione potrebbe far scattare la conversione forzata delle obbligazioni subordinate in azioni, le quali si vedrebbero però riconoscere un valore inferiore. Inoltre il Salvarisparmio potrebbe contenere delle forme di “ristoro” per quei piccoli risparmiatori che hanno acquistato questi titoli senza un adeguato profilo di rischio.

I restanti 2 miliardi servirebbero infine per coprire le garanzie sulle emissioni di liquidità per 80 miliardi già autorizzate dalla Commissione europea.
Il decreto contiene anche altri interventi, come il correttivo sulle Dta (ndr; ai sensi del p.47 della Comunicazione di cui infra, cioè relativo alla preventiva delimitazione di cash-flow dalla banca "aiutata", in forma di emolumenti agli amministratori, dividendi, cedole sulle "privilegiate, o operazioni "call" sulle stesse, o aumenti gratuiti di capitale o riacquisto delle proprie azioni), le regole per la contribuzione al Fondo di risoluzione da parte delle banche (ndr; con la previsione di agevolazioni fiscali agli istituti bancari contribuenti) e una soluzione temporanea per la riforma delle popolari dopo lo stop del Consiglio di Stato
".

2. La cornice "teorica" delle disciplina che il decreto deve obbligatoriamente rispettare è quella prevista dai seguenti punti della Comunicazione del 2013, Communication from the Commission on the application, from 1 August 2013, of State aid rules to support measures in favour of banks in the context of the financial crisis (‘Banking Communication’ (la traduzione è, o dovrebbe essere, intuitiva, per chi, come la maggior parte dei risparmiatori italiani, ha dovuto familiarizzare in via mediatica con la relativa terminologia; ho enfatizzato in neretto le parti più "incerte" nell'applicazione fattane dal decreto in commento):
3.1.2. Burden-sharing by the shareholders and the subordinated creditors
40.
State support can create moral hazard and undermine market discipline. To reduce moral hazard, aid should only be granted on terms which involve adequate burden-sharing by existing investors.
41.
Adequate burden-sharing will normally entail, after losses are first absorbed by equity, contributions by hybrid capital holders and subordinated debt holders. Hybrid capital and subordinated debt holders must contribute to reducing the capital shortfall to the maximum extent. Such contributions can take the form of either a conversion into Common Equity Tier 1 (16) or a write-down of the principal of the instruments. In any case, cash outflows from the beneficiary to the holders of such securities must be prevented to the extent legally possible.
42.
The Commission will not require contribution from senior debt holders (in particular from insured deposits, uninsured deposits, bonds and all other senior debt) as a mandatory component of burden-sharing under State aid rules whether by conversion into capital or by write-down of the instruments.
43.
Where the capital ratio of the bank that has the identified capital shortfall remains above the EU regulatory minimum, the bank should normally be able to restore the capital position on its own, in particular through capital raising measures as set out in point 35. If there are no other possibilities, including any other supervisory action such as early intervention measures or other remedial actions to overcome the shortfall as confirmed by the competent supervisory or resolution authority, then subordinated debt must be converted into equity, in principle before State aid is granted.
44.
In cases where the bank no longer meets the minimum regulatory capital requirements, subordinated debt must be converted or written down, in principle before State aid is granted. State aid must not be granted before equity, hybrid capital and subordinated debt have fully contributed to offset any losses.
45.
An exception to the requirements in points 43 and 44 can be made where implementing such measures would endanger financial stability or lead to disproportionate results. This exception could cover cases where the aid amount to be received is small in comparison to the bank's risk weighted assets and the capital shortfall has been reduced significantly in particular through capital raising measures as set out in point 35. Disproportionate results or a risk to financial stability could also be addressed by reconsidering the sequencing of measures to address the capital shortfall.
46.
In the context of implementing points 43 and 44, the ‘no creditor worse off principle’ (17) should be adhered to. Thus, subordinated creditors should not receive less in economic terms than what their instrument would have been worth if no State aid were to be granted.

3. La sintesi, per chi non riuscisse a venirne a capo nella versione in inglese, è che lo Stato possa intervenire, se la "ratio" di capitale (nel caso MPS parrebbe riconducibile al p.44, cioè andata sotto il minimo regolatorio €uropeo dei requisiti di capitalizzazione) sia il problema "essenziale" emergente, secondo gli stress test e/o le istruttorie mirate dell'autorità bancaria €uropea, e quindi, in quanto, come prospettato dalle autorità italiane (sicuramente in sede di richiesta di autorizzazione parlamentare), non ci sia un problema di "solvibilità" così ampio da portare a un'insolvenza irrisolvibile e irreversibile, la cui risoluzione è affidata invece al meccanismo "finale" del bail-in.
ADDENDUM: è peraltro da aggiungere che, allo stato attuale, la BCE rinvenirebbe l'ipotesi di shortfall di capitale sotto i requisiti minimi di capitalizzazione "solo nello scenario avverso", risultando altrimenti la banca "solvente" (...), e, peraltro, quantificando l'esigenza/fabbisogno di ricapitalizzazione in 8,8 miliardi. Insomma, una sorta di via intermedia tra quella del punto 43 e del punto 44 della "Comunicazione" (una valutazione, per la verità poco comprensibile, considerati i dati complessivi forniti dalle due lettere della stessa BCE). Questo almeno stando al comunicato dello stesso MPS (il cui testo completo è nell'immagine a introduzione del post):
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MPS: CRONACA DEL SUICIDIO €URO-ANNUNCIATO DEL SISTEMA BANCARIO ED ECONOMICO ITALIANO (supply side pro-investitori esteri). [/paste:font]

3.1. In ogni caso, lo Stato può ricorrere a questa tipologia di intervento a condizione di aver prima coinvolto nella riduzione delle passività gli azionisti (che sono comunque assimilabili a creditori, dato che il capitale costituisce una passività patrimoniale), ed i creditori di obbligazioni subordinate, con l'assorbimento (estinzione) dei relativi valori di credito e, dunque, espungendoli dal passivo.
Non è dunque prevista, in questa soluzione, per così dire, intermedia (tra l'intervento statale globale in base al punto 45 sopra riportato e la liquidazione finale e totalitaria del "bail-in"), la compartecipazione, alle perdite da coprire, né di depositi assicurati e "non" (questi ultimi, cioè, per l'ammontare superiore ai 100.000 euro), né degli obbligazionisti (senior) e degli altri "creditori senior".

4. Ed infatti, per cercare una ricostruzione normativa che sia coerente con l'insieme delle complesse ed ambigue norme €uropee, un'eccezione a questo burden sharing posto a carico di tali specifici creditori, non è prevista se non in casi eccezionalissimi, precisati al suddetto punto 45, di cui abbiamo già illustrato la quasi impossibile ricorrenza, almeno secondo i criteri assolutamente discrezionali precisati dalla Corte GUE e ribaditi dalla Commissaria Vestager.
Tuttavia, il punto 46 ci dice che i creditori subordinati, nella normale ipotesi "intermedia" (quella non eccettuata dal p.45), non dovrebbero ricevere di meno, in termini economici, di quanto i loro "strumenti" sarebbero valsi se non fosse stato accordato alcun aiuto di Stato.
In altri termini, il valore-corso di mercato delle obbligazioni subordinate, nelle condizioni precedenti all'intervento statale, è il tasso minimo di conversione in corrispondenti azioni (in termini di pregresse negoziazioni di "mercato"; nel caso MPS, stiamo parlando di valori vicini comunque a zero).

5. Il decreto "salvarisparmio", tuttavia, seguendo altre regole cumulativamente applicabili, e relative ai profili di rischio dei sottoscrittori, che consentono di qualificare come legittima o meno la stessa originaria sottoscrizione dei bond subordinati (o meglio l'induzione da parte della banca a farlo), tenuto conto del quasi azzeramento del valore degli stessi (e del corrispondente valore praticamente simbolico, e incerto per il futuro, delle azioni attribuite in conversione), "potrebbe" appunto contenere delle forme di ristoro per i piccoli risparmiatori (non istituzionali, dunque); cioè, per quelli che erano stati indotti a sottoscrivere le subordinate senza che il prospetto li avesse adeguatamente preavvertiti del rischio, in relazione alle loro dichiarate propensioni alla sicurezza dell'impiego dei rispettivi risparmi.
Quanto e come saranno ristorati, in questo caso, lo sapremo nei prossimi giorni (c'è da supporre, visti i precedenti "Etruria et altera" che verrà emanato, in base alla previsione del decreto-legge, un apposito regolamento: lo stanziamento relativo dovrebbe essere però già inserito, o ricompreso, nel decreto stesso. Anche l'offerta, da parte dello Stato, della sostituzione con obbligazioni senior delle azioni, "convertite" forzosamente, per i piccoli risparmiatori ex titolari delle obbligazioni subordinate, esige la precisa determinazione del prezzo di riacquisto, rispetto al valore nominale originario delle obbligazioni subordinate, nonché, a monte, del prezzo di conversione delle "subordinate" in azioni).

6. Da notare che il meccanismo "€uropeo", previsto dal sopra riportato paragrafo della "Comunicazione", presuppone che ogni altra misura preventiva, cioè gestita dalla banca coi meccanismi ordinari di ricapitalizzazione e ogni altro preavvertimento e istruzione forniti dall'autorità di vigilanza, quindi nell'ambito della gestione diretta della banca (definita "di mercato"), fossero risultati non utili e praticabili per ripristinare la carenza (shortfall) di capitale emersa dalla quantificazione indicata dalle autorità di vigilanza (in questo caso, ormai, €uropee).

6.1. Risulta perciò del tutto naturale, cioè conforme a questo quadro della disciplina applicativa dell'Unione bancaria, che Dijsselbloem faccia trapelare immediatamente che:
"prima che Monte dei Paschi riceva gli aiuti di Stato, ci deve essere un bail-in, secondo il portavoce del presidente dell'Eurogruppo Jeroean Dijsselbloem. "Le regole sono queste".
In realtà, infatti, la ricorrenza delle specifiche condizioni del c.d. burden sharing dovranno essere confermate da BCE e commissaria alla concorrenza: in sostanza, il burden sharing è una forma attenuata di bail-in, dai contorni assolutamente sfumati e alquanto sfuggenti, nella stessa disciplina della "Comunicazione" sopra riportata. In pratica, una volta che non si sia nell'ipotesi di carenza di capitale con simultaneto rispetto dei requisiti minimi regolatori di capitale, la distinzione rispetto ai presupposti del bail-in in senso stretto, non è affatto lineare e ben definita dalle regole €uropee.

7. Se non altro, allorquando l'esigenza di ricapitalizzazione, - come accade praticamente per la gran parte del sistema bancario italiano-, sia unita a quella di risolvere il problema delle sofferenze, attribuendo a queste un valore di cessione, ovvero di cartolarizzazione, che si colloca in diverse e ormai del tutto arbitrarie, forchette di valutazione , la cartolarizzazione, ad esempio (che parrebbe la soluzione che si vuole percorrere per MPS), è una soluzione alternativa alla cessione.
Ed infatti, la stessa cartolarizzazione, a date condizioni, consente di (sperare di) attenuare le svalutazioni patrimoniali a carico della banca emittente (i titolo cartolari), attribuendo agli NPL stime piuttosto basse (per renderli più immediatamente collocabili), ma, al contempo, aprendo la prospettiva, per la banca che rimane titolare del rapporto di credito "sottostante", di poter eventualmente acquisire all'attivo lo sperato maggior valore di concreto recupero del credito rispetto a quello fissato nella cartolarizzazione.
La stessa Banca d'Italia, nello studio qui linkato, par.3, opina che le stime emerse a seguito dei parametri di svalutazione dei crediti "deteriorati", considerati correnti dalle autorità €uropee sulla base delle propensioni mostrate dagli "investitori" internazionali, siano eccessivamente basse, in rapporto quantomeno al valore delle garanzie che, in larga parte, li accompagnano.
Quindi Dijsselbloem ben può, in tal quadro di pressione degli investitori finanziari internazionali e di vaghezza (discrezionale) delle regole di risoluzione bancaria, definire "bail-in" (in senso categoriale) anche la soluzione intrapresa e richiamarsi all'effettivo rispetto delle regole.

8. Rimane, su questo aspetto, una pesantissima pregiudiziale tutta €uropea: il decollo delle sofferenze è una condizione dell'economia reale, nella sua assoluta prevalenza, e non il frutto esclusivo di "mala gestio" bancaria.
Ergo, la stessa convenienza di una cartolarizzazione a prezzi di "saldo" (cioè contraendo sul mercato un debito che farebbe affluire fondi che la banca imputa a copertura della minusvalenza determinata dalla bassa valutazione operata nell'immediato), dipenderebbe, non paradossalmente, dal non seguire le stesse politiche economico-fiscali che hanno portato all'incremento impressionante delle stesse sofferenze in Italia. Ciò che invece, viene precluso da un'ortodossa osservanza della "governance" fiscale ed economica dell'eurozona.
E la conferma molto evidente quanto empirica, la si può vedere da questo grafico:


9. Ora la "palla" della gestione bancaria di MPS passa allo Stato, in una sostanziale operazione di nazionalizzazione che già si profila come transitoria, secondo le regole €uropee entro un massimo di 18 mesi, cioè con successiva cessione a privati, (sicuramente esteri); e questo dopo aver investito il denaro pubblico in una gestione di arduo salvataggio di medio periodo.
Ma, appunto, lo Stato azionista, che dunque si ritrova in conflitto con lo Stato che "governa" attraverso politiche economico-fiscali rigidamente vincolate dalle regole imposte dall'appartenenza alla moneta unica, ha fatto un buon affare?
Le due vesti simultanee che, dentro l'eurozona e la conseguente Unione bancaria, lo Stato di trova ad assumere, sono infatti in ineludibile conflitto di interesse.

9.1. Da un lato, se si rimane nell'eurozona, si deve raggiungere il pareggio strutturale di bilancio e alimentare, per via politico-fiscale "austera", la catena di creazione delle sofferenze (in nome del "lo vuole l'€uropa").
Dall'altro lato, per evitare di distruggere il risparmio diffuso (quello che in astratto l'art.47 Cost. impone di promuovere e tutelare con principi del tutto estranei alla disciplina dei trattati UE), occorre "pietire" che BCE e Commissione riconoscano le condizioni del burden sharing (o bail-in attenuato).

10. Ma avuta questa graziosa concessione, non avremo risolto comunque il problema della generazione sistematica di sofferenze.
Queste ultime, anzi, potrebbero registrare un'impennata proprio a seguito del "piano di rientro" dal maggior fabbisogno e debito pubblico...generato dalle misure di intervento dello Stato di salvataggio bancario (in ultima istanza, pro domo estera): cioè "lacrime e sangue fiscali" da aggiungersi a quanto comunque l'€uropa esige da noi in adesione al fiscal compact- !!!

Inoltre, una volta spesi i soldi pubblici (di tutti noi) per una simile azione di risanamento, - in ormai ben consapevole salita (determinata appunto dalle condizioni di austerità fiscale che condizionano ab aeterno l'economia reale) -, lo Stato deve supinamente accettare di cedere MPS a un mercato titubante, e che ha tutto l'interesse a non farsi avanti alla scadenza del termine di cessione obbligatoria, nonché anche, e specialmente, dopo tale scadenza; e così, fino a deprimere interessatamente i valori di acquisto, portandoli a un livello di acquisizione praticamente gratuita (di un asset così antico e importante), facendo persino la magnanima figura del "salvatore" (non certo dell'identità italiana del sistema bancario).

10. Sono infatti ipotizzabili almeno due ragioni "imponenti" e logicamente prevedibilissime per cui questa misura di nazionalizzazione temporanea, comunque destinata a risolversi una misura supply side di sostanziale sussidio pubblico, "certus an" ma solo "incertus quando", al settore bancario "non" nazionale (cioè al futuro investitore estero), si risolverà in una perdita di risorse estratte dalle esauste tasche dei contribuenti italiani:
a) la prima l'abbiamo già detta e attiene alle politiche fiscali ed economiche dettate dall'appartenenza all'UEM e al connesso perseguimento del fiscal compact (di cui avremmo esaurito, a sentire le autorità di vigilanza UE, praticamente tutti o quasi i ridicoli margini di flessibilità): la crisi della moneta unica, degenerata principalmente sul piano della solvibilità di imprese e famiglie italiane...per pervenire alla "competitività" deflattiva sui mercati esteri, "continua"; come la guerra dopo l'8 settembre 1943;
b) la seconda è che, con ogni probabilità, rimanendo noi dentro all'eurozona e all'Unione bancaria (della "pace e del benessere" dei popoli €uropei), saremo sottoposti alla ulteriore regolazione bancaria €uropea: il 23 novembre 2016, infatti, la Commissione UE ha approvato la "Proposal for a REGULATION OF THE EUROPEAN PARLIAMENT AND OF THE COUNCIL amending Regulation (EU) No 575/2013 as regards the leverage ratio, the net stable funding ratio, requirements for own funds and eligible liabilities, counterparty credit risk, market risk, exposures to central counterparties, exposures to collective investment undertakings, large exposures, reporting and disclosure requirements and amending".
Regulation (EU) No 648/2012
.
Sotto questo altisonante titolo, si concretizzerà (probabilmente entro il 2017), - e con un timing che pare convergere proprio sulla scadenza della cessione sul mercato da parte dello Stato di MPS "risanata" (e di eventuali altre operazioni analoghe)-, l'approvazione, appunto ormai molto prevedibile, del "tetto" (cap) di detenzione dei titoli di Stato da parte delle rispettive banche nazionali, che saranno obbligate e cedere i titoli pubblici in eccedenza entro un periodo massimo di 18 mesi (allo stato), preceduto inevitabilmente da un rating dei titoli stessi, che ne sancirà pesanti svalutazioni, acuendo repentinamente e in modo esiziale i problemi di bilancio, e di indici di capitalizzazione, del residuo sistema bancario italiano.
Come avevamo preavvertito il 18 dicembre scorso (qui, p.6).

11. Ed allora, ci vorrebbero ben altro che 20 miliardi per risanare queste perdite e per ottenere un "burden sharing" praticamente esteso a gran parte del nostro settore bancario, e, perciò, altamente distruttivo del mercato obbligazionario, pubblico e privato, nazionale, e del risparmio privato.
Questa prospettiva, mano a mano che ci concretizzerà, - unita alle dosi aggiuntive di "austerità" fiscale da "rientro" (del deficit seguito allo sforamento causato dall'intervento statale di salvataggio bancario)-, indurrà anche a fughe generalizzate dei depositanti e correntisti in una misura che farà impallidire la recente corsa al ritiro dei fondi da MPS (si è trattato di circa 20 miliardi nel solo 2016).
Un vero e proprio Armageddon che, naturalmente, sarà votato entusiasticamente dai governi pro-tempore italiani e dai suoi parlamentari europei.
Com'era già accaduto con l'Unione bancaria....
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Pubblicato da Quarantotto a 16:42 8 commenti: Link a questo post
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sabato 24 dicembre 2016
IL GELIDO NATALE DELLA SOVRANITA'[/paste:font]
 

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