Per cortesia ripristinate il 3d di mototopo

L'OSTERIA DEL PENSIERO UNICO. TRUMP "DEBOLE"? LA GERMANIA NON HA ALLEATI (vuole solo servi) [/paste:font]



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(tradotto in sintesi: la debolezza delle economie mediterranee all'interno della moneta unica mantiene il cambio dell'euro a un livello più basso di quello che avrebbe un marco come valuta autonoma...
Trump promette di usare il Dipartimento del tesoro USA come strumento per neutralizzare ogni Stato che manipoli la sua valuta, anche imponendo dazi difensivi e compensativi al fine di far cessare tale manipolazione
...)

ANTEFATTO.
Supponiamo che nell'unica (particolare importante) osteria della città, i clienti, dopo avere più o meno abbondantemente bevuto, se ne escano invariabilmente con un forte mal di testa e vomitino lungo il cammino verso casa.
In un caso del genere (di monopolio che, sul piano politico, è l'egemonia di un pensiero unico ISTITUZIONALIZZATO), chiedere all'oste se il vino è buono, può risultare molto utile.
Infatti, conoscendo gli effetti reali (i dati) delle bevute nella "osteria del pensiero unico", si può agevolmente assumere che il vino NON è buono, (qualunque sia la sua risposta: anche se, essendo in monopolio, l'oste pensi di non rischiare nulla ad affermare, in ogni caso, che il vino sia buono).

Si tratta, in particolare, di un (ulteriore) corollario del test di Orwell (in cui domina la capacità decodificatrice, del senso effettivo di ogni proposizione, del simbolo di "negazione logica" identificato nel "not").

1- CONSEGUENZE COGNITIVE
Per fare immediata applicazione della metafora e del "metodo" interpretativo sopra ipotizzati, passiamo dunque ad analizzare le risposte date da un soggetto che, senza dubbio, può essere considerato un esponente molto rappresentativo dell'oste tedesco. Egli, infatti, interrogato, risponde che il vino tedesco (non quello italiano, ovviamente) è buono: si tratta di "Roland Berger, consigliere della cancelliera Angela Merkel", intervistato da Fubini.
Ci atteniamo a due regole interpretative:
- l'utilizzo del segno "not" nella decodificazione di senso delle proposizioni principali (sul piano fenomenologico);
- l'individuazione di tali proposizioni all'interno della melassa di "amore per l'Italia", nonché di simulata attenzione e di consueta condiscendenza verso il nostro Paese, con cui Berger infarscisce il suo discorso (avendo di fronte un intervistatore ben disposto sulla concettuologia europeista-global-liberoscambista, ovverosia il "pensiero unico").

1.1. Passiamo dunque, dando per letta l'intervista linkata, all'elenco fenomenologico delle sue reali risposte (cioè partendo dall'appurata affidabilità del suo dire, in svariate forme e versioni, che il "vino tedesco è buono"):
a) l'euro, per l'oste tedesco, è stato un successo: proprio perché si pensava (o s'è pianificato) che non si sarebbe potuta fare una politica economica e di bilancio dell'area monetaria che avrebbe condotto a risultati coordinati;
b) il bilancio attuale non è affatto negativo per la Germania, proprio perché è negativo per i paesi mediterranei, che vengono costretti, ora, a fare le stesse politiche tedesche degli "anni 2003-2004". Queste non erano legate agli oneri della riunificazione ma alla necessità di finanziare, con l'indebitamento pubblico (sforando il patto di stabilità allora vigente), politiche di aggressivo mercantilismo anticooperativo (v. punto a): ma naturalmente, è tutto legittimo secondo lui);
c) la Germania, intesa come apparato industrial-finanziario, non vuole uscire dall'euro e certamente sa che non le converrebbe, sotto il piano valutario, ma teme gli effetti di eccessivo accumulo dei suoi crediti target-2 legati al sistema monetario (per le più varie ragioni non tutte commerciali, dato l'afflusso di capitali dovuto al timore di eurobreak).
Perciò pensa che una possibile soluzione per preservarne il valore, almeno quanto ai crediti commerciali a breve, non convertibili in moneta diversa da quella usata dal "venditore" tedesco, sia uscire dall'eurozona sperando al contempo di avere così debitori più solvibili, grazie all'alleggerimento del livello di cambio di cui potrebbe fruire la "residua" eurozona, (di cui infatti, auspica il mantenimento anche senza la Germania, ma con dentro la Francia).
Si rende conto, Berger, che la Germania è divenuta un "elemento di disturbo": ma non perché ha un eccesso di surplus con l'estero (cosa che dimostra di apprezzare, in sé, e voler mantenere, stando alla risposta immediatamente successiva, in cui elogia la dipendenza dell'economia tedesca, al 50%, dalla domanda estera enfatizzando, dunque, la prosecuzione ad ogni costo della "competitività"), quanto perché sarebbe ormai difficile mantenere questa supremazia, senza eccessivi costi commerciali, nelle relazioni internazionali e politici, interni;

d) infatti, l'euro debole non è uno svantaggio per la Germania, perché gli consente di aumentare questo surplus (anche) a spese delle aree extra-eurozona; tuttavia, spiega poi molto bene, ciò scoraggia gli investimenti (interni) e l'aumento della produttività e della competitività di lungo periodo (non esclusivamente di "prezzo", cioè quella incentrata sulla qualità del prodotto).
Cioè, in pratica, la situazione di prolungato super-attivo commerciale, non consente (impunemente, sul fronte sociale interno) di proseguire, e/o di rendere sufficientemente convenienti (dato il rallentamento degli investimenti), rigide politiche deflattivo-salariali, che mantengano il vantaggio competitivo sui partners dell'eurozona.
Ciò in quanto tale prosecuzione:
- non sarebbe politicamente praticabile in una situazione di pieno impiego "tendenziale";
- non è possibile sfruttare efficacemente ancora il sistema di sotto-lavoro delle Hartz, anche a causa delle tensioni inflazionistiche (e finanziarie) che derivano dalla svalutazione dell'euro, unite al predetto pieno impiego (e alla crisi demografica che provocano sempre le politiche deflazioniste prolungate);
- infine, le politiche (deflattivo-salariali) di sostituzione etnica della forza lavoro perseguite dalla Merkel con l'apertura delle frontiere all'immigrazione, poi ritrattata senza alcuno scrupolo (v.p.2), si sono rivelate un costo politico-sociale troppo alto.
E comunque, com'è noto, basare la competitività solo sulla deflazione salariale, e quindi sul "prezzo", spiazza gli investimenti dal capitale produttivo, e dalla sua continua innovazione, alla mera intensificazione di manodopera a basso costo, innescando un ciclo auto-impoverente della competitività intrinseca del prodotto.

Dunque, non si ha una scelta migliore di quella di rivalutare il (recuperato) marco, per poter tornare a imporre (ai lavoratori tedeschi) politiche deflattive "necessitate", che consentano di mantenere e incrementare la produttività, opportunamente giustificabili col mantenimento del livello dell'occupazione in una fase di ripresa degli investimenti interni.

e) Quanto all'Italia, Berger ci dice che:
e1) il settore delle imprese private non è più ormai forte e vitale, - dato che si è asservito, principalmente come "contoterzista", alle filiere dominate dai tedeschi in posizione di price-makers. Ma il vero pericolo concorrenziale, per i tedeschi, è (tutt'ora) costituito dall'industria a partecipazione pubblica che non è altrettanto controllabile e malleabile (salvo privatizzazioni pro-investitori esteri: ma di questo non parla, a onor del vero);
e2) il problema italiano non sono la "infrastruttura burocratica" e "la giustizia che funziona male", visto che questi problemi non sono una conseguenza di una scelta politica autonoma italiana (cioè non sono dovuti a una...cattiva classe politica, dato che questa è quanto di più docile ai diktat fiscali e al perseguimento dei saldi primari - deindustrializzanti- imposti dalla Germania...pardon dall'UEM).
Questi problemi, infatti, sono esattamente la conseguenza delle politiche fiscali dettate da Maastricht in poi, acuite per mantenere in vita l'adesione alla moneta unica in favore della Germania e, quindi, non sarebbero affatto irrisolvibili con politiche fiscali conformi alla nostra Costituzione e quindi, sul presupposto della riacquistata sovranità monetaria.
Per converso, efficaci "riforme" al riguardo non sarebbero attuabili all'interno delle politiche di bilancio imposte dalla moneta unica.

Insomma, - all'insaputa di Fubini, intepretando adeguatamente le sue risposte ed usando in modo logico il test di Orwell ed il suffisso "not"-, il buon Roland ci dice in pratica che, appunto, il vino (tedesco) non è buono per l'Italia e ci indica con (indiretta ma eloquente) chiarezza quello che dovremmo fare per uscire dalla crisi.

2- COMPRENSIONE OPERATIVA DI SCENARIO
Naturalmente non possiamo pretendere che un sistema ermeneutico così...sofisticato come il test di Orwell, possa risultare, oggi, di uso comune per il sistema mediatico, e di controllo dell'opinione pubblica, dominante in Italia, che appare totalmente incapace di uscire dall'osteria del pensiero unico (ordoliberista).
Perciò non è pensabile che le indicazioni di Berger siano decodificabili e utilizzabili ex parte italiana.

Tuttavia, è possibile che qualcuna, buona parte, di queste rivelazioni indirette divengano praticamente operative in conseguenza del potenziale scenario internazionale derivante dalla linea presidenziale di Trump.
Vi sottopongo, in sintesi e in immagini, una serie di news e dichiarazioni dello stesso Trump maturate solo nelle ultime 48 ore e direttamente influenti sulle problematiche così "abilmente" trattate da Berger; nonché rivelatrici di quella che può divenire, obtorto collo, la real-politik futura della crante Ccermania.

2.1. Comincerei dalla "terrificante" (per i media mainstream) prospettiva della fine della sponsorizzazione, fondativa e propulsiva, degli Stati Uniti, per la pace e la concordia tra le nazioni europee, realizzata tramite il federalismo liberoscambista e de-sovranizzante (principalmente i parlamenti democratici nazionali):


2.2. Proseguirei con la "alta" considerazione, della neo-presidenza, per le politiche tedesche nel campo dell'immigrazione (comunque, abbiamo visto, già oggetto di u-turn con sospensione di Schengen):
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2.3. Non trascurerei la questione NATO (p.5-6), (strettamente correlata storica con la storica promozione USA del federalismo europeo) e la sua "rivoluzionaria" prospettiva "finale" (peraltro niente affatto imprevedibile una volta finita la strumentale e iperaggressiva crociata contro Putin):
 
, sta eloquendo il figlio del comandante merril......che nn sa neanche quanto e' stata acquisita antonveneta.:rotfl:..il conduttore ,lo tralasciamo in quanto inesistente,, nn sa di cosa parla.....poche idee e ben confuse,i:bla::clap::ordine:
 
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"Salvare le banche? Inutile. L'Italia lasci l'euro". L'analisi choc di SocGen
Pubblicato su 16 Gennaio 2017 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI in ECONOMIA, ITALIA


"Salvare le banche? Inutile. L'Italia lasci l'euro". L'analisi choc di SocGen


L'Italia? Un moribondo. Il salvataggio delle banche? Una perdita di tempo. E' questo, in sintesi, il giudizio sul nostro Paese espresso dallo strategist di Société Générale, Albert Edwards, esp...

http://www.affaritaliani.it/economia/salvare-le-banche-inutile-l-italia-lasci-l-euro-l-analisi-choc-di-socgen-458602.html

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Ungheria, custodia cautelare per i clandestini. Orban: Europa vive nell'ingenuità
Pubblicato su 16 Gennaio 2017 da FRONTE DI LIBERAZIONE DAI BANCHIERI in POLITICA, EUROPA


Ungheria, custodia cautelare per i clandestini. Orban: Europa vive nell'ingenuità


Budapest, 14 gen - "In Europa viviamo il tempo dell'ingenuità e dell'incapacità: gli immigrati sono vittime dei trafficanti, ma anche dei politici europei, che incoraggiano la migrazione con la ...

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europa gennaio 18, 2017 posted by Mitt Dolcino
Perché solo italiani, Pittella e Tajani (Parlamento EU), concorrevano per una carica inutile, candidati per tenerci nell’euro?



La presidenza del Parlamento EU non ha alcun potere esecutivo, solo poteri formali di gestione dell’Aula parlamentare. Un po’ come il potere della Boldrini, serve a fare dichiarazioni, anche a fare bagarre ma all’atto pratico il suo attivismo non può cambiare di una virgola la traiettoria politica basata sul renzismo e/o sull’austerità, con un nefasto rigore (che annulla ogni speranza di crescita, quello che veramente manca all’Italia) mirando a depredare i paesi europeriferici – incluso il nostro, il bersaglio grosso – del loro benessere.



(Tratto da immagini del sito M5S, che ringraziamo)

Ricordate ad esempio Martin Schultz, il kapò dei tempi berlusconiani, io preferisco ricordarlo a bere un bicchiere di nebbiolo nelle Langhe felicine: molte parole pochi fatti. Sebbene, si noti, io difenda Schultz che tutto sommato dava anche fastidio al direttorio neocoloniale Berlinese che gli imputava troppa amicizia con l’Italia – visto che non la voleva distruggere (al contrario del duo Merkel/Schauble), ndr -. Infatti si è “fatto dimettere” ed a oggi non ha un ruolo in casa propria.

Fare eleggere oggi un italiano ad un ruolo pubblico in EU che sia praticamente senza potere è una tattica franco-tedesca per tenere legata Roma alla costruzione europea in via di disfacimento ed in totale conflitto di interessi con i nostri interessi nazionali. E visto che solo l’Italia è in grado di dare il vero colpo di grazia all’EU (visto il suo peso specifico in termini di GDP, ricchezza, debito e manifattura), beh, tanto vale giocarsi la carta di darle apparenza di importanza europea senza darle potere. Che non sia mai che un giorno gli italiani debbano votare di fatto per uscire dall’Europa della moneta unica, meglio cercare di sviarli con dettagli mediatici come l’avere la presidenza di un ente quasi inutile e che non decide, appunto il Parlamento Europeo che presiederà Tajani.
Come al solito, per fortuna, i tedeschi sono rozzi e non sono in grado di dissimulare piani malfatti: come per gli errori commessi nella campagna di Russia (partita troppo tardi e fermandosi inutilmente a Kiev) oggi si dimenticano di difendere l’apparenza, tra i candidati al di fatto ballottaggio per la presidenza del parlamento EU c’erano solo soggetti italici, uno a destra ed uno anche a sinistra. Tutti e due incredibilmente italiani! Solo loro…



Ci prendono per stupidi. Anche perché i ruoli importanti, la presidenza della Commissione Europea, la presidenza dell’ESM, dell’Ecofin e di tutti i ruoli esecutivi per l’applicazione dell’arma dell’austerità, restano solidamente in mani eurotedesche. In effetti, a riprova, il posto di Juncker fu anche offerto a Enrico Letta: appunto, se avessero messo lui, teoricamente un italiano ma a servizio di coloro (e degli interessi?) che ci stanno attaccando, Letta poi fuggito in Francia a lavorare per l’università dei servizi segreti d’oltralpe, beh, sarebbe stato come mettere un prussiano astemio al posto di Juncker, ritengo ci avrebbe letteralmente svenduti… è non tiriamo in ballo Draghi per favore, che risponde ai poteri anglosassoni e non a quelli italici…

Tanto per essere chiari evitando inutili giri di parole: la Germania con il suo rigore euroimposto ha distrutto le basi dell’EU, quelle dei padri fondatori ben riassunte nei principi solidaristici post bellici del Trattato di Roma. Agli effetti pratici Berlino, con la sua mai sopita proterva arroganza, ancora una volta ha perso una guerra già vinta mettendo Angela Merkel e W. Schauble sullo stesso piano del Kaiser Guglielmo e di Adolf Hitler, solo questione di tempo.
Per questa ragione nessuno in Europa riconosce Francia e Germania come referenti politici ed anche culturali del Vecchio Continente, troppo interessati ai loro interessi a scapito di quelli dell’Unione, troppo poco occidentali, ancora troppo legati nei fatti a valori semplicemente neocoloniali.

Mitt Dolcino
 
Agenti dell’anarchia
gennaio 18, 2017 Lascia un commento

Evgenij Satanovskij; VPK, 14/01/2017 – South Front
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Quando gli islamisti diventano corpo costituente europeo
La sconfitta delle forze della jihad ad Aleppo e la rioccupazione di Palmyra da parte dello Stato Islamico (SIIL) mettono in discussione le minacce che i fondamentalisti islamici pongono non solo in Medio Oriente, ma anche per Russia e UE. Prima di tutto, c’è la questione della continuazione della lotta contro Mosca degli islamisti che ricevono sostegno e ordini da Arabia Saudita, Qatar e Turchia. (Lasciamo le speranze di una cooperazione a lungo termine con la Turchia agli “esperti” che cercano di dimostrare tale tesi al governo russo). Poi, si può studiare il flusso di jihadisti che lasciano zone altamente pericolose, in cui è minacciata la loro vita, per il “campo di volo alternativo” europeo. Discuteremo la situazione attuale nei Paesi al di fuori del Medio Oriente toccati dal radicalismo, utilizzando l’articolo appositamente scritto da FO Pleshunov e JB Sheglovin per l’Istituto del Medio Oriente.

Cambio di lavoro per i mercenari
L’eliminazione ai primi di dicembre, a Mosca, San Pietroburgo e Samara, di un gruppo terroristico proveniente dall’Asia centrale è stato un grande successo dei servizi di sicurezza russi. I servizi speciali uzbeko e tagiko hanno giocato il loro ruolo nel lavoro operativo e, naturalmente, hanno contribuito all’intelligence inserendo i loro agenti nella diaspora uzbeka e tagika in Russia. Diamo uno sguardo ravvicinato all’arsenale dei terroristi: armi da fuoco e componenti per dispositivi esplosivi improvvisati ci permettono di avere idea dei loro rifornimenti in Asia centrale. La maggior parte degli uomini arrestati non aveva mai preso parte ad attività terroristiche prima, e non aveva alcuna esperienza in combattimento. A causa di ciò, possiamo concludere che ci troviamo di fronte a un caso di lavori ordinati dai terroristi. I membri del gruppo sono stati identificati come sostenitori dello SIIL. Hanno ricevuto ordini e un anticipo da un emissario dello SIIL in Turchia. Questo la dice lunga sulla veridicità di Ankara quando si dice pronta a collaborare con la Russia nella lotta al terrorismo. Dobbiamo aspettarci che la Turchia cooperi a tutti i livelli nella ricerca, arresto ed estradizione degli organizzatori dei terroristi. Se ciò non dà risultati, almeno costringerà terroristi e loro alleati a sospendere temporaneamente le attività. A causa di ciò, la pressione esercitata da Mosca su Ankara è importante in quanto la Turchia è il “mercato” non ufficiale per l’organizzazione di attentati su richiesta, perché numerosi “mediatori” provengono dal Caucaso del nord e dall’Asia centrale. Concentriamoci sull’etnia dei membri di tali gruppi terroristici. La maggior parte è tagika, probabilmente pedine. Anche se la caduta di una delle loro squadre (l’arresto di un gruppo di sostenitori dello SIIL nelle vicinanze di Mosca) non ha influenzato tutti i gruppi, è stato comunque un duro colpo per l’intera cellula. La spina dorsale del collettivo erano i membri arrestati a Mosca e Samara, così come i terroristi liquidati ad ottobre a Nizhnij Novgorod. Erano gli unici che opposero resistenza all’arresto. Ciò significa che erano mercenari. Resistere all’arresto significa essere eliminati. Solo i membri più fanatici, soprattutto i terroristi dal Caucaso del nord, segue tale strada. Gli attentati di Volgograd e Rostov-na-Donu furono commessi da elementi provenienti dal Daghestan. A causa dell’evidente mancanza di contatto con il mondo clandestino nella regione, e poiché l’ex-comandante degli OMON tagiki G. Khalimov ha aderito allo SIIL, la gente del Caucaso del nord non fa più da “mediatrice”. E’ probabilmente Khalimov stesso che ha convinto i capi dello SIIL che i molti migranti tagiki che vivono in Russia potrebbero essere utilizzati per organizzare attentati nel Paese. Questo porta alla domanda: chi c’è dietro a tali operazioni? Appare chiaro che non sono state ordinate dai capi dello SIIL, che attualmente hanno altre gatte da pelare e non possono finanziare od organizzare tali operazioni in Russia. Solo il Qatar potrebbe. E’ il Qatar che ha finanziato l’invio di unità dello SIIL da Dayr al-Zur e Raqqa a Palmyra. E’ il Qatar che ha diretta influenza sui capi dello SIIL. Tenendo conto del tempo per trasmettere informazioni, ricercare gli autori, trasportare i componenti necessari per le bombe, le armi, ecc., possiamo dire che l’ordine fu emesso due o tre mesi prima. Il recente acquisto delle azioni della Rosneft da un fondo sovrano del Qatar, dettosi motivato da ragioni strettamente economiche, sarebbe una cortina di fumo per mostrare pubblicamente al mondo la buona qualità delle relazioni tra Qatar e Russia.

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G. Khalimov, a sinistra, negli USA

La debolezza di Berlino
Il Servizio federale d’intelligence e l’Ufficio federale per la protezione della Costituzione tedeschi sospettano che Arabia Saudita, Quwayt e Qatar finanzino moschee e movimenti religiosi che propagano l’Islam radicale sul territorio tedesco. Lo riporta la Süddeutsche Zeitung in un articolo citando estratti di un rapporto dei servizi segreti tedeschi. Berlino apprende che l'”esportazione dell’Islam” nella versione fondamentalista contribuisce alla crescita del salafismo nel Paese. Vi sono circa 10mila salafiti in Germania oggi. Citando i servizi speciali, la Süddeutsche Zeitung parla di organizzazioni note per il finanziamento della costruzione di moschee in Germania, con una “lunga strategia per influenzare” il Paese. Per esempio, l’articolo cita la Revival of Islamic Heritage Society del Quwait, e la Lega musulmana mondiale del Qatar. I servizi speciali tedeschi sono certi che tali organizzazioni siano “strettamente legate ad organizzazioni statali del Paese in cui hanno sede”. Il Revival of Islamic Heritage Society operò in Russia negli anni ’90 e fu chiuso dal Ministero della Giustizia e aggiunto alla lista delle organizzazioni proibite, anche se le sue azioni verso la propagazione del salafismo e dell’Islam radicale non erano così importanti come quelle effettuate dai fondi sauditi. Il lavoro svolto dagli organi di sicurezza russi ha dimostrato che un fondo del Quwayt influiva negativamente sull’Ummah in Russia, e su alcuni imam russi. Fu anche dimostrato che era coinvolto in attività proibite. Inoltre, a seguito degli ordini del Ministero degli Esteri e dei Servizi speciali russi per chiudere il fondo, il Quwayt lanciò una campagna per convincere l’omologo russo a fare marcia indietro. Ma le azioni del Quwayt non erano così serie come quelle di Arabia Saudita e Qatar, Paesi ufficialmente wahhabiti. Tuttavia, Doha non attivò alcuna struttura in Russia. A causa di ciò, non c’è molto da dire sulla Lega musulmana mondiale, attiva in Germania. E’ molto probabilmente un ramo della Fratellanza Musulmana e non un’organizzazione salafita. Questo movimento viene utilizzato dal Qatar per contrastare l’Arabia Saudita ed è considerato suo principale strumento per estendere la propria influenza nel mondo islamico. Le azioni del fondo del Qatar in Germania intendono influenzare la società musulmana in tutta l’UE. A causa della migrazione, si apprende che i musulmani in Germania saranno un’importante forza demografica ed elettorale, e potranno quindi influenzare la politica di Berlino. Questo è il vero obiettivo di tali fondi. Non intendono organizzare cellule terroristiche, create da emissari specifici dalla missione specifica in un luogo specifico. I fondi hanno una missione ideologica: sono destinati a formare ed arruolare personale e, facendo filantropia e finanziando progetti sociali, intendono conquistarsi i musulmani. Il lungo lavoro dei servizi speciali tedeschi permetterà al governo di sapere quali libri e scritti sono presentati da tali fondi tra i credenti. Ci saranno informazioni su scuole musulmane gestite da tali fondi che propagano l’estremismo. Sarà dimostrato che tali fondi finanziano i progetti sociali o scuole delle comunità. Con questi argomenti, i servizi speciali potranno andare in tribunale, ma potranno dimostrare che i fondi sono filantropici e che la formazione di estremisti sarebbe solo una fantasia di alcuni genitori. Come possiamo raccogliere le prove che i fondi islamici sono responsabili di azioni illegali? Dobbiamo prima infiltrarli. Questo dovrebbe essere agevolato dal numero elevato di persone coinvolte in tali strutture, ma sarà anche più complicato per via dei loro efficaci sistemi di sicurezza. Nuovi partecipanti ai fondi agiranno sotto sorveglianza a lungo. L’infiltrazione di tali strutture richiederebbe più di un anno, ma fornirebbe le prove utili per un processo. L’intelligence dovrebbe monitorare le azioni finanziarie di tali fondi. Rubano, monetizzano illegalmente, frodano e fabbricano ricevute contraffatte. Anche se comparissero rapidamente sotto un altro nome, l’infiltrazione permetterebbe di chiudere alcuni di tali fondi. Il più importante rimane lo studio dettagliato dei loro documenti, per dimostrare come contribuiscono ai conflitti interetnici ed interconfessionali. Ci vorrà del tempo, ma permetterà di mettere questi fondi sulla lista nera del ministero della Giustizia.
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Il gallo francese non si preoccupa
Dopo l’attentato eclatante di Parigi del 13 novembre 2015 commesso da combattenti dello SIIL, l’UE ha iniziato a liquidare i gruppi estremisti di vario tipo. Il 15 novembre 2016, un’operazione speciale contro l’organizzazione salafita “La vera religione” (Die wahre Religion) fu avviata in 10 Länder federali tedeschi, tra cui Berlino e la parte occidentale del Paese. Più di 200 edifici furono perquisiti e il ministro degli Interni tedesco Thomas de Maizière decise di vietare “La vera religione” per attività anticostituzionali. Ma tali azioni non sono il risultato di una strategia ben coordinata ed efficace. Nel maggio 2016, nel comune di Molenbeek di Bruxelles, una scuola coranica clandestina fu chiusa per violazione… “della legge urbanistica”. In Francia, l’attentato commesso il 14 luglio, giorno della presa della Bastiglia, dal tunisino Muhamad Lahuayaj-Buhlal, dove 86 persone furono uccise (e 308 ferite) ha dimostrato che il regime di emergenza istituito dal governo non basta. Più di 6 mesi dopo gli attentati di Parigi nulla fu fatto dal governo per dimostrare che in realtà lotta contro l’estremismo. Nel Paese, le posizioni di media e società civile verso il terrorismo rendono la lotta all’estremismo più complicata che in altri Paesi europei. Per esempio, le pubblicazioni dall’agenzia stampa “France Press” chiamano “terroristi” o “islamisti” persone di ogni origine etnica tranne i palestinesi che commettono atti terroristici in Israele. L’AFP chiama tali attentatori suicidi “attivisti”, “combattenti” o “aggressori”. In Francia, le comunità ebraiche (scuole, negozi, ecc) vengono attaccate dagli estremisti religiosi (Muhamad Marah, Amedy Coulibaly), in connivenza con la dirigenza francese. Per i servizi speciali, il modo migliore per smascherare un potenziale terrorista è verificare se riceve assicurazioni sociali. Questo non fu fatto in Belgio, dove Salah Abdasalam e altri terroristi ricevettero più di 50mila euro dal governo. Il governo “sponsorizzava” i terroristi fino agli attentati di Parigi; Abdasalam stesso ricevette più di 21mila euro, quando gli attentati a Parigi e Bruxelles non costarono agli islamisti più di 33mila euro. Finché le società europee (francese, in primo luogo) legittimano il terrorismo, gli sforzi degli organi di sicurezza nella guerra al terrorismo non saranno efficaci, e i terroristi potranno ancora nascondersi nelle nostre società.

Le “talpe” entrano in azione
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Con l’inizio dell’azione delle talpe arabe (come l’attivazione di gruppi estremisti in Medio Oriente e in Africa del Nord), la guerra in Siria e la lotta degli Stati regionali contro lo SIIL, s’è permesso che migliaia di islamisti europei giungessero nella regione per soddisfare le proprie inclinazioni sadiche. Tra costoro c’erano combattenti professionisti che molto hanno contribuito al successo dello SIIL prima del coinvolgimento occidentale e russo nel conflitto. Oggi, una parte importante di tali combattenti islamisti torna in Europa, dove ricevono assicurazioni sociali, protezione dei loro diritti fondamentali e riposo prima della nuova operazione. Molti terroristi attivi nel 2015 e 2016 a Parigi, Bruxelles o Germania hanno combattuto in Medio Oriente con lo SIIL e altri gruppi di stessa obbedienza. Oppure, almeno hanno ricevuto un addestramento militare. Sebbene l’UE attenda il ritorno degli islamisti, si può dire che il pericolo provenga anche dagli stessi servizi speciali europei. Per esempio, dopo gli attentati a Bruxelles e Parigi si vide l’incompetenza degli organi di sicurezza di questi Paesi. Apparve la teoria delle talpe islamiste infiltrate nei servizi di sicurezza occidentali. Ciò fu confermato in Germania, che subì un attentato questa estate. Dei tre Paesi citati, solo i servizi speciali tedeschi sono riusciti a smascherare gli agenti doppi. Il 29 novembre, The Telegraph, citando Der Spiegel e il governo tedesco, riferiva l’arresto di un impiegato dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione, sospettato di preparare un attentato nella sede dell’organizzazione a Colonia e di reclutare islamisti a tal fine su internet. Il nome del sospettato non fu rivelato, ma si sa che lavorava per i servizi speciali almeno dall’inizio del 2016, e fu incaricato di raccogliere informazioni sugli estremisti. Su diverse chat, il sospettato, con nomi diversi, appellò gli attentati contro i non credenti “in nome di Allah” e rivelò informazioni riservate. I rappresentanti delle sicurezza tedeschi dichiararono che l’agente era già sospettato: abbracciò l’Islam due anni prima, senza che la famiglia sapesse delle sue posizioni radicali. Durante le indagini, fu chiarito che l’agente giurò fedeltà a Muhamad Mahmud, il capo della cellula austriaca dello SIIL. Nell’intervista a Reuters del 2016, Hans-Georg Maassen, direttore dei servizi speciali tedeschi, dichiarò che vi sono circa 40mila islamisti in Germania. Tra questi, più di 8000 sarebbero salafiti radicali. I servizi speciali cercano di affrontare questa minaccia (non solo all’estero ma anche sul territorio nazionale). Una dichiarazione dell’8 novembre si ebbe sulla custodia di 5 sospetti terroristi dello ISIS. Il loro capo era un iracheno, Abu Wala (vero nome Ahmad Abdalaziz), a capo della cellula dello SIIL locale. La scoperta di una talpa negli organi di sicurezza tedeschi ha portato al rafforzamento delle azioni delle agenzie di Stato contro l’estremismo in Germania. Poiché i servizi ufficiali speciali tedeschi combattono in segreto le ideologie del terrorismo, la caccia agli islamisti nel Paese è resa più difficile dal fatto che ora si nascondono tra la crescente comunità di rifugiati, migranti e minoranze etnico-religiose. Diventa impossibile avere una chiara visione della situazione. La rivista Der Spiegel riferisce di zone dove gruppi di migranti, per esempio il clan libanese a Duisburg o i curdi a Gelsenkirchen, controllano strade o quartieri, intimidiscono e mettono a tacere i residenti locali. Gli agenti di polizia femminili sono anche soggetti ad aggressioni, come riportato cinque anni fa da Rainer Wendt, il presidente del sindacato della polizia tedesca. Le elezioni locali del 2016, che hanno visto “Alternative per la Germania” divenire un attore politico serio, hanno dimostrato che i tedeschi non sono d’accordo con l’attuale politica del governo. Le elezioni legislative del 2017 mostreranno il vero rapporto di potere nella Germania di oggi. Vi sono meno probabilità, tuttavia, che sarà lo stesso in Belgio e in Germania, nonostante le elezioni in questi Paesi in 2 anni. In Belgio, le divisioni regionali, che più di una volta hanno portato il Paese all’anarchia, saranno chiaramente al centro della scena, davanti ad ogni altra domanda e prima che sia troppo tardi. Come accennato prima, società e dirigenza francesi, pensando che i terroristi siano iracheni, siriani, nordafricano, ma non palestinesi, continuano a permettere all’estremismo islamico di legittimarsi. A seconda dei Paesi, il problema nel trattare con tale forma di estremismo viene affrontato in modo diverso. Alcuni, come Iran, Arabia Saudita, Qatar, Turchia e Pakistan, collaborano con i radicali per cercare di usarli nel loro interesse, contro l’opposizione. Altri, come Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, indirettamente li usano come attori regionali. Alcuni altri li riforniscono e addestrano, come la Germania in Siria, o li sostengono militarmente per rovesciare un regime autoritario, come fece l’Italia in Libia. Ci sono anche Paesi, come Danimarca, Australia, Nuova Zelanda ed altri membri della coalizione “antiterrorismo” a guida USA in Iraq o in Afghanistan, che “non si accorgono” di cosa succeda sotto il proprio naso. E alcuni, come la Giordania, devono tollerare la presenza dei radicali sul territorio, purché combattano e distruggano i governi legittimi vicini, se sono nemici. Infine, vi sono Paesi utilizzati come basi operative nella speranza che, poiché utilizzati come rifugio confortevole dai radicali, non li facciano esplodere.
Il passato ha dimostrato che giocare con i jihadisti porta inevitabilmente al conflitto con loro. Questo è già successo in Turchia, Pakistan o Arabia Saudita. A causa delle modeste dimensioni e delle risorse colossali utilizzate per comprarsi la sicurezza, il Qatar finora è stato risparmiato dal terrorismo. Per i Paesi più grandi, questo non è possibile. Ciò non può essere negato. Anche se la situazione in Medio Oriente e nell’Unione europea dimostra che vi sono ancora tentativi di utilizzare od ignorare gli estremisti. Per ora, l’unico esempio di opposizione efficace ad essi in campo internazionale è quello delle Forze Aeree russe in Siria. Il fatto che Mosca guidi questa campagna riuscita, per ora è la maggiore speranza per il resto del mondo.
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Evgenij Satanovskij, Presidente dell’Istituto del Medio Oriente, Rapporto N° 49 (664), 21 dicembre 2016

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
 
economici.itil mondo visto
usa gennaio 19, 2017 posted by Mitt Dolcino
L’eredità di Obama, sarà recessione e crollo delle borse? Cercheranno di dare la colpa a Trump ma il colpevole è l’ex Presidente! Ecco perchè

Sono settimane che mi ostino a collezionare tutti i dati che possano spiegare che l’economia USA è prossima alla recessione. Anzi molto probabilmente è già in recessione, il crollo di borsa verrà a seguire, come da copione.

Prima di tutto il dollaro: è troppo alto e sta annientando i profitti USA, guarda caso ha iniziato a salire a livelli insostenibili proprio a seguito della vittoria di Trump che in teoria – stando agli analisti di Wall Street pre elezioni – avrebbe dovuto portare un crollo azionario che non c’è stato.

Vi propongo una sfilza di grafici che ci danno come imminente il declino economico USA, mentre la finanza USA – in larga parte in mano democratica – per il momento vuole nascondercelo per continuare ad incensare Obama quale reggente politico di un partito Dem USA al disastro dopo la bruciante sconfitta:

Questo indice (Index of Coincident Economic Indicators) non ha mai sbagliato dal 1965, a Nov16 ha dato segnale recessivo per la prima volta dal 2008

Probabilità di recessione per DB, inizio/metà 2016Probabilità di recessione di JPM, 4 slides, Giugno 2016

Un bel riassunto













Vari indicatori, varie fonti (vedasi dettagli nelle slides) che
 
economici.itil mondo visto da un'altra angolazione dettagli nelle slides) che dimostrano l’elevata probabilità di recessione durante il 2017

Shiller P/E indicator ai massimi dalla grande depressione, ai livelli del 2007-2008

Ecco il crollo della produttività sotto Obama, meriterebbe forse cure alla Mario Monti…

Ora introduciamo alcuni indicatori che evidenziano la fragilità di importanti fondamentali economici USA che si sono formati sotto la doppia presidenza Obama, soprattutto durante l’ultimo mandato:

La crescita del PIL sotto Obama è stata la peggiore post seconda guerra mondiale





Vari grafici sulla disoccupazione USA, tutti allarmanti se guardati con attenzione (soprattutto la partecipazione al lavoro e le probabilità di recessione secondo l’indicatore Fed)

Un track record (storico) obamiano non certamente brillante in termini di recupero di posti di lavoro post recessione





La crescita occupazionale obamiana è basata su lavori part time e di basso livello (camerieri, inservienti, baristi etc.) con paghe chiaramente in discesa

 
In tale situazione il conflitto generazionale non può che acuirsi…

Interessante notare che i costi dei consumi non voluttuari USA, quelli quasi obbligatori se si guarda al futuro (scuola, libri scolastici, salute ecc.) continuano ad aumentare in modo imbarazzante anche sotto Obama

Crescita impressionante del debito federale sotto Obama; e nonostante ciò la crescita del PIL è stata asfittica, quanto meno in base ai soldi investiti

Salita lenta delle paghe dalla crisi del 2008, altro che forte recupero (anzi, con prospettive di discesa)



Il costo del debito USA è previsto in forte salita, una bomba pronta ad esplodere nelle mani dei prossimi presidenti USA, con tassi oggi ai minimi storici Possesso di case degli americani ai minimi dal 1965

Ora il mercato: di fatto post elezione di Trump è andato contro i fondamentali, facile attendersi un ritracciamento (e probabilmente molti a Wall Street non aspettano altro per dare al colpa a Donald J. Trump del crollo, senza guardare alla radice del problema) :



Il mercato, governato dal settore finanziario e dalle banche centrali, non ha seguito i fondamentali post elezione di Trump, se si eccettuano le prime 12 ore post elezione



Ed il dollaro si è incredibilmente rafforzato, con un impatto negativo atteso sui profitti aziendali delle aziende USA a partire dagli earnings di Feb2017

E che dire delle supposte “influenze” delle banche centrali sui mercati durante il mandato Obamiano, forse anche per tirare la volata ai globalisti?

Dobbiamo dunque chiederci perchè Obama si ostini a voler mettere in evidenza solo dati positivi come legacy della sua presidenza.

Tre ragioni. La prima e più semplice: ha molto da nascondere, ossia a breve sarà chiaro a tutti come l’eredità economica e in politica estera di Obama sarà addirittura fallimentare, vaticinata non tanto dai prossimi inevitabili crolli economici quanto dalla molto probabile scoperta – con il team Trump al comando – delle mistificazioni utilizzate sistematicamente dalla corrente presidenza per occultare la realtà delle cose, che non è così scintillante come ci vorrebbero far credere. In secundis, molto probabilmente spera di potersi ricandidare (o sua moglie) per un successivo mandato alla presidenza dopo Trump; e se questo non fosse possibile almeno per avvalorare la tesi di una ottima presidenza, viatico per un prossimo presidente nero degli USA.

Ma la ragione più importante è un’altra ossia oggi Obama sta cercando lo stesso azzardo perpetrato da Bill Clinton quando “pompò” l’economia allo spasimo con borse in perenne salita prima dell’elezione del 2000: l’elezione presidenziale 2000 (persa da Dem) avvenne a novembre, il giuramento il 20 gennaio 2001 e la discesa delle borse che portò al crollo/bolla dotcom iniziò il 9 marzo successivo. Poi vennero le torri gemelle, precisamente 6 mesi dopo.

Bene, mi aspetto qualcosa di simile nel 2017, io sto già vendendo le mie di azioni. Molto probabilmente oggi qualcuno vuole – sostenendo le borse dopo la sconfitta Dem – calciare il barattolo nel campo dell’avversario, i cocci saranno del successore alla Casa Bianca. In tale contesto fa sorridere che gli stessi media che attaccarono Trump in campagna elettorale… oggi dicono che si erano sbagliati, nessuna recessione in vista (magari si preparano ad attaccare il nuovo Presidente nel giro di qualche mese?)



Oggi Obama deve necessariamente dare l’impressione di una legacy positiva in quanto è il vero strumento con cui la finanza USA, sostanzialmente in mano ai Dem, cercherà di minare la prossima presidenza Trump dandogli poi la colpa della discesa dei corsi e del disastro che verrà. E dunque indirizzandola.

La realtà virtuale di un’economia obamiana solida sta piano piano lasciando il posto ad uno scenario pienamente recessivo: la colpa del futuro crollo dei corsi borsistici deriva dalla la falsa eredità (avvelenata) che Obama ci sta lasciando, fatta di manipolazioni statistiche dei dati economici ed anche dei mercati per nascondere il disastro con la connivenza di Wall Street che con Obama al potere ha fatto un sacco di soldi ai danni della classe media, con le borse sostenute dagli acquisiti anche diretti delle banche centrali in proporzioni mai viste nella storia capitalistica. E che dire dei disoccupati? Solo finzione: dire che la disoccupazione è scesa è una bugia, infatti Obama ha avuto l’idea geniale di sistematicamente togliere dal computo i soggetti che non lavorano e che non cercano più lavoro, stesso trucco usato in Italia dall’obamiano Renzi e che causerà immani disastri nel Belpaese La vera legacy di Obama è fatta di una divisione interna socio-economica mai cosi evidente dai tempi della guerra civile, da un conflitto inter generazionale di proporzioni epiche, da un’occupazione di bassissimo livello e di un accumulo di denaro delle elites mai visto nella storia, almeno non a seguito di una guerra dichiarata.

Vale la pena di ricordare i famosi 9 grafici di zerohedge.com che tanto scalpore fecere agli albori della campagna elettorale USA (che purtroppo fanno il paio con tutti quelli sopra presentati)

La cosa tragica è che i terribili dati economici USA sotto Obama vanno di pari passo con una forte riduzione delle libertà personali, dallo spionaggio massivo di stato dei dati informatici, di una presidenza tanto guerrafondaia per numero di conflitti quanto quella di Truman che gettò la bomba atomica, da un numero di destabilizzazioni globali volute dagli USA che non ha eguali nella storia. Dulcis in fundo, aggiungiamoci la sistematicizzazione delle “fake news”/notizie false inaugurate ufficialmente con la scorsa campagna elettorale al fine di discreditare Donald Trump (fonte: politico.com, vedasi recente report di CIA e CNN contro Trump, e parallelamente tenendo nascosti gli scandali della Fondazione Clinton poi emersi via Wikileaks – FACCIO NOTARE CHE NESSUNA DELLE MAIL DI WIKILEAKS CHE HANNO MESSO ALLA BERLINA HILLARY ED IL SUO STAFF SONO STATE CONTESTATE NEI CONTENUTI IN QUANTO VERE, SEMPLICEMENTE CI SI E’ LAMENTATI DEL FATTO CHE GRAZIE AI “RUSSI” [in realtà la fonte sembrerebbe totalmente americana] TALI MAIL SIANO STATE RESE PUBBLICHE VIA SUPPOSTO HACKERAGGIO, …).

Mala tempora currunt.

Mitt Dolcino
 
Abbattiamo la Frode Bancaria e il Signoraggio
· Ieri alle 6:52 ·
Tremonti è l'unico italiano ad essere stato invitato all'Inauguration Day. "Questa data ha una portata storica simile alla caduta del comunismo"

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Tremonti alla prima di Trump: "È la fine della globalizzazione"
Tremonti è l'unico italiano ad essere stato invitato all'Inauguration Day. "Questa data ha una portata storica simile alla caduta del comunismo"
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