Per cortesia ripristinate il 3d di mototopo

posted by Maurizio Gustinicchi
MARIO DRAGHI: USCIRE DA EUROZONA SI PUÒ, BASTA PAGARE IL CONTO

In pratica il WHATEVER IT TAKES deve essere la risposta del Sor Mario alla moglie il sabato quando Lei chiede di fare la spesa e portare le camicie in lavanderia!

Come mai affermo questo?

Perché pure iovrispondo così alla mia …… “cara, W,I.T.”….. Poi però faccio altro….e lei s’arrabbia.

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Esattamente come Mariotto il quale dice:

“CHI ESCE DALL’EURO PRIMA PAGHI IL CONTO”

Quindi, prima dice Whatever it takes e poi afferma:

“AO’… ARVOJO ER GRANO”

E quanto sara’ mai questo conto da pagare?….Come disse Benigni….MA QUANTO COSTERA’ MAI UNA BANANA?….., ecco quanto:



Ehm!

Gosh!

Gasp!

E dove li troviamo quasi 300 miliardi di Euro che non riusciamo a trovarne 3.8 per una banale correzione di conti?

Mi sa che Mariotto dovrà spedirci i carri armati se rivuole i soldi che LA GERMANIA, CON L’INGANNO DELL’EURO,8 ci ha illegalmente sottratto!

Ad maiora.
 
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Dagoreport



philippe donnet gabriele galateri di genola alberto minali

Rumors che rimbalzano tra Parigi e Milano (piazzetta Cuccia) raccontano che il trio Bollore/Nagel/Donnet avrebbe i numeri in consiglio, convocato a giorni, per far fuori il Direttore Generale Alberto Minali. La cosa confermerebbe le preoccupazioni - diventate anche politiche, da Mattarella a Gentiloni e Padoan - che la più grande compagnia di assicurazioni italiana, uno dei pochi baluardi rimasti del capitalismo tricolore e cassaforte in cui sono custoditi ben 70 miliardi di titoli di stato, più o meno il 4% del totale, possa passare di mano.

alberto nagel vincent bollore



Minali, considerato dalla comunità finanziaria europea l'alfiere di una grande compagnia di assicurazioni italiana, Generali appunto, si era opposto recentemente alla svendita di partecipazioni importanti in Europa e all'arrivo di cavalieri bianchi, vedi Axa e Allianz.



vincent bollore MUSTIER

Il tutto capiterebbe nel momento in cui Mustier, dominus di UniCredit, primo azionista di Mediobanca a sua volta primo azionista di Generali, è impegnato in un aumento di capitale di ben 13 miliardi. In due interviste Mustier si era dichiarato a difesa di Generali e piuttosto sprezzante nei confronti di Nagel. E poi c'è Banca Intesa che certo non sta a guardare. Perché altrimenti avrebbe chiesto allo studio Perdersoli di studiare quali mosse fare in caso di attacco francese a Trieste?



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mercoledì 18 gennaio 2017
IL TRAMONTO DELL'EURO: IL PERCORSO ACCIDENTATO ITALIANO TRA TRUMP E GLI SNODI INELUDIBILI [/paste:font]


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1. Nel tentare di sviluppare il tema del post precedente (v. p.2 e ss.), - in particolare se e come "l'avvento" di Trump potrà influire sul recupero della sovranità costituzionale italiana, e quindi della sua democrazia sostanziale- la risposta non può essere univoca.
Da un lato, infatti, è molto incerta la stessa possibilità di Trump di consolidare, prima di tutto il suo effettivo ed autonomo potere decisionale, dall'altro, neppure è univoca la direzione in cui Trump potrà coerentemente agire, pur preannunziando, come abbiamo visto, una profonda revisione della NATO e dell'UE; entrambe, FINORA, promosse per specifici interessi degli Stati Uniti, che paiono essere finalmente mutati rispetto agli anni 40-50.

2. Sotto quest'ultimo aspetto del problema, cenniamo a quanto risposto, in sede di commenti, a Paolo Corrado, che aveva sollevato il problema delle palese orchestrazione di una vasta opposizione "di piazza" a Trump, che ricorda molto da vicino il "metodo" ukraino, cioè quello seguito, dall'establishment finanziario e globalista, nelle pseudo-rivoluzioni arancioni:
"...alla fine è un fatto di pazienza (e di coerenza) dispiegate da entrambi i fronti che si contrappongono.

Cioè, l'esito di questo "sconvolgimento" conflittuale negli Stati Uniti, dipende da quanti soldi (ESSI) sono disposti a spendere per retribuire ogni singolo manifestante (e opinion-maker mediatico) e quanto a lungo questo costo complessivo può risultare vantaggioso in un calcolo costi/benefici, mentre, per contro, il potere di Trump, con tutto l'apparato dello US Government, si consolida.

Certo, Trump può sbagliare scelte ed essere poco coerente rispetto al paradigma che è COSTRETTO, ormai, a perseguire: almeno, se vuole sopravvivere, coi risultati, a questa enorme pressione.

Può darsi, infatti, che non si renda conto fino in fondo dell'esigenza di questa coerenza, e - come già si intravede- arrivi a un grado di compromesso con l'establishment che tenga conto dei rapporti di forza che si riflettono all'interno dello stesso US Gov., inteso come enorme "apparato" di potere "policentrico", che dobbiamo supporre largamente captured dal complesso industrial-militare, come ci disse Roosevelt, e da quello finanziario, che ne è la proiezione più evoluta, specialmente dopo l'abolizione, da parte di Clinton, del Glass-Steagall.
Di certo, pochi presidenti sono stati in una posizione così poco invidiabile (almeno dai tempi di Lincoln e della Hazard Circular, v.qui, p.5,...)".

3. Come dire: siamo nelle mani della...Provvidenza (in quanto italiani).
E lo siamo perché, in Italia, l'effetto Trump, - considerato nella sua essenza di ritorno alla tutela dell'interesse nazionale, e quindi all'unica dimensione in cui la democrazia, inclusiva e distributiva, ha un senso effettivo (in mancanza di qualunque riscontro in termini di organizzazioni sovranazionali)-, rischia di essere attutito dallo stesso difetto di "risorse culturali" che abbiamo più volte evidenziato.
Indubbiamente, cioè, il frutto di 39 anni (almeno) di vincolo esterno istituzionalizzato, e limitatore della sovranità democratica, è stato ingurgitato a livello di massa e di opinione pubblica, e si stenta a ritrovare, nel proprio passato, qualcosa che non sia la visione di Carli (o di Einaudi: grosso modo, in continuità, v.p.6) quando si passa a considerare la funzione intrinsecamente solidaristica dell'interesse nazionale, in un ordinamento, come quello costituzionale italiano, fondato sulla sovranità popolare.

4. E, a tal punto, questa difficoltà emerge dallo scenario italiano che persino Bloomberg considera appena "medio" il "rischio elettorale" italiano (cioè la curiosa idea che le elezioni, in tempi di crisi economica irreversibile del modello neo-ordo-liberista €uropeo, siano una minaccia all'ordine costituito sovranazionale dei mercati, in quanto ad esito non idraulicamente controllabile dalle oligarchie):

Consideriamo, infatti, che l'Italia, non solo, - ad eccezione della Grecia che è un caso del tutto "a parte"-, è di gran lunga il paese più danneggiato dall'adesione alla moneta unica (lo stesso Trump ne dà atto...), ma che, a differenza della Francia, ad esempio, è quello che più di ogni altro ha costituzionalizzato esplicitamente il modello di equilibrio keynesiano e di democrazia "sociale" che esso implica.

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Dai migranti al terrorismo, Trump cerca un alleato in Italia per rilanciare l’alleanza con gli Usa


5. La perfetta sintesi di questo ossimoro italiano - cioè il Paese che avrebbe le difese costituzionali più elevate contro il vincolo esterno, è al tempo stesso quello che ha più difficoltà a riappropriarsene e a riattivarle- ce la dà questo intervento di Stefano Fassina, certamente da elogiare sul piano della consapevolezza di questo aspetto decisivo:

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6. E quindi?
Quindi, qualsiasi soddisfacente soluzione al problema democratico, e come conseguenza economico (perché sovranità costituzionale e realizzabilità del modello keynesiano di crescita sono inscindibili), che l'Italia si trova a fronteggiare, dovrà realmente passare per un lungo e tortuoso cammino che, certamente, sarà tanto più accelerato quanto più troverà la sua sponda in una coerente e rafforzata visione della cooperazione democratica tra Stati sovrani che gli USA sapranno affermare nei prossimi mesi.
Non di meno, vorrei rammentare almeno alcuni "snodi fondamentali" che questo cammino, verso la democrazia e il benessere (ritrovati), non potrà eludere.

7. Il primo ce lo ha segnalato Arturo, di recente, nei commenti alla decisione della Cassazione sul "licenziamento per profitto" e sulla lettura post-costituzionale dell'art.41 Cost.; riguarda il problema di come e chi possa far valere i "controlimiti", cioè la teoria, più o meno coerentemente enunciata (e mai applicata) dalla Corte costituzionale, per cui esistono delle norme fondamentali e intangibili della Costituzione che nessun trattato internazionale può derogare o, peggio, abrogare.
Arturo ci riporta la sintesi saliente, in argomento, tratta dal pensiero del più importante costituzionalista italiano attuale, Massimo Luciani, di quanto selezionato da Arturo, (sia pure con accenti critici, che condividiamo, sulla piena comprensione del profilo economico della "questione" da parte dell'illustre costituzionalista, i cui rilievi sono sotto riportati in corsivo).
Preavverto che il passaggio più importante, in quanto si raccorda alla novità costituita dalle parole di Fassina (per quanto, purtroppo, possano contare), oltre a enfatizzarlo in neretto l'ho pure sottolineato (togliendo le parentesi alla importante precisazione finale):
"[Nell'analisi di Luciani...] mi pare significativo, oltre al saggio che hai poi linkato tu, questo sui controlimiti. E' piuttosto evidente che da un lato ritiene che i controlimiti siano stati superati, o comunque siamo ormai fuori dalla copertura dell'art. 11, dall'altra non intende dichiararlo "globalmente" (l'occasione del saggio è infatti una questione in materia penale):
"Solo il più inguaribile degli euro-ottimisti potrebbe non avvedersi che siamo di fronte a una costruzione sbilenca. Nessuno ha ancora risposto all’interrogativo su come possa reggere un sistema con moneta unica e debiti plurimi.
Nessuno ha mai spiegato come possa darsi uno spazio senza frontiere quando la sicurezza nazionale è riservata agli Stati (art. 4.2 TUE) e ci sono forze armate e sistemi di intelligence separati (la recente catastrofe della sicurezza pubblica belga, se qualcuno si fosse distratto, sta lì a ricordarcelo). Nessuno ha ben compreso quanto sia inaccettabile il prezzo che in termini di certezza del diritto si paga alla continua in-decisione sulle fonti di tutela dei diritti.
Personalmente, penso che da questo ginepraio si possa venir fuori meglio in avanti (con una forte iniziativa politica che ridia sangue all’idea di Europa) che all’indietro (con una progressiva chiusura degli Stati membri), ma è ben ora di uscire dall’equivoco di una situazione in cui gli interessi egoistici degli Stati (di quelli più forti, ovviamente) sono spacciati per interesse generale.
" (pag. 6).
Se è ben difficile sostenere che un quadro del genere sia compatibile con l'art. 11, è ovvio che non si tratta di esprimere augurii su più o meno realistiche soluzioni politiche, ma una valutazione "giuridica" sull'"attuale" compatibilità del quadro dei Trattati con la Costituzione. Luciani lascia cadere en passant:
"Si sa che l’attenzione della dottrina è costantemente rivolta alla garanzia giurisdizionale del rispetto dei controlimiti.
È evidente, invece, che l’opposizione dei controlimiti può spettare (sempre secondo le regole costituzionali di ciascun ordinamento, ribadisco) anche a organi diversi: in primis al capo dello Stato, ma anche al Parlamento e allo stesso Governo.
"
8. Una volta chiarita la dimensione essenzialmente politica di ogni soluzione che possa risolvere il disastro, ormai evidente, determinato dal "vincolo €uropeo", ne discende, con altrettanta chiarezza, che, ancor più a monte, il problema è, guarda caso, sia di comprensione dell'attuale modello costituzionale (l'atto politico supremo di una comunità sociale), sia di "risorse culturali": cioè di ideologia e "filosofia" sul modello di società, e di rapporti di forza al suo interno, che si intende perseguire.
Ai più attenti lettori, a questo proposito, forniamo dunque uno schema interpretativo generale e un glossario, plasticamente scolpiti da Bazaar, che ci paiono particolarmente appropriati per comprendere la visione diffusa che denota il difetto di "risorse culturali" in Italia.
Ecco lo schema generale, tratto dal post sulla "democrazia diretta":
"...la particolarità di una democrazia moderna, che, per essere tale "nella sostanza" - come faceva notare Mortati - necessitava un ordinamento lavoristico con una forte Stato sociale. Ovvero, si fondava l'intero ordinamento, con convergenza di tutte le forze politiche, sulla Sinistra economica (in senso contenutistico e non partitico, ndr.): sinistra economica che propugna la necessità della giustizia sociale affinché la democrazia possa essere chiamata tale.
I liberali - ovvero la destra economica - oltre alla "giustizia commutativa" storicamente non chiedono altro: anzi.
Quindi, la domanda che sorge spontanea consiste in: « ma se tutti convergono sui caposaldi storici "socialisti", che legittimità e che spazio hanno nel panorama costituzionale le "istanze liberali"» (in democrazia "compiuta", beninteso, ndr.)?

Risposta: tendenzialmente nessuna.

I liberali alla Einaudi avrebbero potuto difendere gli interessi di classe in una dialettica che avrebbe dovuto escludere la radicalità sostanziale della ideologia storica del liberismo, risultata definitivamente screditata dalla crisi del '29 e dalla seconda guerra mondiale: avrebbero dato un eventuale contributo nel "come" raggiungere gli obiettivi.

Non più "quali" obiettivi.
Infatti, a differenza degli stati liberali "classici" come USA e UK, che avevano adottato le politiche keynesiane nel trentennio d'oro senza "obblighi costituzionali", arrivando poi a smantellare tutto lo stato sociale in breve tempo e senza troppi problemi (Reagan e Thatcher), per l'Europa il vecchio ordine (a vertice USA) ha tenuto "un piede nella porta" con la Germania ordoliberista: tramite i trattati di libero scambio dipinti di rosso da Spinelli, Rossi e utili geni del caso, tramite il "vincolo esterno", ovvero il "balance of payment constraint", ovvero tramite SME ed euro, la classe dominante internazionale, con il capitale nazionale "vassallo" e per definizione collaborazionista, si sono avviati a "ricordarci la durezza del vivere". Perché la democrazia è tale se, e solo se, esiste lo Stato sociale con le sue protezioni (v. Mortati).
Il fatto che, nonostante la scelta unanime verso il keynesismo, Einaudi potesse godere di tali "riconoscimenti", potrebbe essere proprio considerata come il segnale della scelta extra-istituzionale, di un determinato gruppo sociale, di influenzare la politica nazionale al di fuori della legalità costituzionale. Obiettivo poi efficacemente perseguito a livello "tecnico" a fine anni '70." Postilla: sulla giustizia "commutativa", rammentatemi semmai di tornare, perché, in essenza, è quella idea che, trasposta sul piano ordinamentale-normativo (se non elaborata da...Rawls, ma sarebbe un discorso lungo), implica che le "tasse" pagate debbano esattamente corrispondere alla quantità/valore di utilità e servizi pubblici che si ricevono, e che porta dritti al "pareggio di bilancio", al rigetto della solidarietà tra classi sociali e comunità viventi su territori diversi, e, dunque, all'assetto allocativo ottimo-paretiano delle risorse "scarse & date". In una parola: la neo-liberismo.
8.1. Ed ecco, nella sua (lucida) vis ironica, il "glossario" di Bazaar:
1 - modernismo reazionario: il progressista vede la macchina a servizio dell'uomo (lavorare di meno e guadagnare di più...), il modernista vede la macchina come inevitabile strumento di sfruttamento dell'uomo sull'uomo (aumentare i profitti ed asservire i lavoratori tramite masse di disoccupati e sottoproletari che si scannano...).
(Per quelli che non si scannano tra loro e vanno a rompere le uova nelle ville degli sciur, Milton Friedman e von Hayek proponevano... un "reddito di cittadinanza"... solo se c'era spazio nel bilancio... altrimenti più Malthus per tutti)

Un keynesiano sa che nonostante il progresso tecnologico sia un fattore aggravante del fattore occupazionale e delle crisi da domanda, queste rimangono crisi di domanda, quindi attribuibili al conflitto distributivo, quindi attribuibili ad una scelta politica.
La globalizzazione è una scelta politica: il non comprenderlo è parte degli effetti della propaganda "futuristica" e reazionaria di Casaleggio.

2 - neoliberismo: il confondere la crisi di domanda con una crisi dal lato dell'offerta in riferimento dell'aumento di produttività (tramite il progresso tecnologico), è teoria neoclassica.
Un keynesiano - ovvero un democratico conforme a Costituzione - è consapevole che i salari reali devono crescere marginalmente con la produttività. (Ovvero la quota riservata ai salari nominali deve crescere insieme al PIL).

3 - livore - propensione livorosa verso una generica borghesia o un generico "padronato" che, in realtà, si trova nella medesima condizione del proletariato. Funzionale al divide et impera.

Il livore è strettamente connesso all'ignoranza dei presupposti minimi delle dinamiche economiche e politiche subite: ti hanno mentito e la rabbia non ti permette di approfondire ciò che da carne da macello ti trasformerebbe in un civile e consapevole "uomo politico". (Non un "cittadino con il secchio in testa" usato come "elmetto", che non vede nulla, sbraita, e nessuno lo sente).

Pubblicato da Quarantotto a 17:40 30 commenti: Link a questo post
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di queste costituzioni e repubbliche false e maleodoranti dove i capi dittatori e finti guardiani pugnalano , derubano , svendono pezzo per pezzo per pezzo tutto quello che c'è da svendere io ne faccio a meno .. restituire il codice fiscale e cancellare tutti i numeri ad esso associati .. kickLass e mandiamo a lavorare questi scansafatiche da 10000 - 30000 euro al mese e pure chi c'è loro dietro che li dirige ..
tra un pò quello schifo di teatro di morte e scommesse che era e che risulta come colosseo . ! va ... giù , e non c'è energia nell'universo che possa impedirlo
 
by Maurizio Gustinicchi
DAVOS: SCHAUBLE CONFESSA DI AVER PIANTO PER LA BREXIT (voglio ridere quando con Italexit perdera’ 300 miliardi di Euro
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)


Il Rommel del 2000 a Davos ha dichiarato di aver pianto per la Brexit:



E promette un buon accordo commerciale per UK!



E ci credo!

La Germania ha un saldo commerciale attivo con Londra di circa 40/50 miliardi di euro l’anno e non puo permettersi di perdere quel succulento mercato!

Import da UK 46 miliardi di dollari:



Export in UK 100 miliardo di dollari:



E nel caso dell’Italia?



Oh!

Ha ben 300 miliardi di motivi per non tirare troppo la corda…..altrimenti rischia di prendersi 300 miliardi di lire di fresca stampa non appena avremo riattivato le SACRE TIPOGRAFIE DI STATO!

E mai piu’ PD inserito in costituzione.

Ad maiora.

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gennaio 23, 2017 posted by Fabio Lugano
LE CONTRADDIZIONI DI DRAGHI SUL TARGET 2 ED I SUOI TIMORI PER LA PROSSIMA (??) ESPLOSIONE DELL’EURO.



Qualche giorno fa è apparso proprio su scenarieconomici.it un articolo relativo alla necessità di pareggiare in qualche modo i saldi Target 2 prima di poter , eventualmente, uscire dall’euro.

L’articolo prendeva da un’intervista al governatore della Banca Centrale uscita a novembre su Reuters e quindi ripresa da Zerohedge.

I due articoli apparivano come una sorta di sottile minaccia verso l’Italia e le mire di alcune sue componenti politiche per un euroexit. Praticamente da un lato, per la prima volta, si parlava abbastanza chiaramente della possibilità dell’uscita dell’Italia dall’euro sistema, non dando più il fatto come impossibile, ma, dall’altro, mettendo una sorta di barriera pesantissima legata al pagamrnto del saldo di Target 2 , pari a 358 milairdi di euro a Novembre

Con questa visione del target 2 sembrerebbe che il sistema di pagamento della BCE non sia altro che una sorta di debiti e di crediti fra le banche centrali. In cui il saldo dell’Italia è un debito e quello della Germania un credito, come mostrato da questo grafico di ZH:



Questa visione è stata però messa in discussione dalla risposta dello stesso Draghi ad un’interrogazione degli eurodeputati Valli e Zanni, che chiedevano appunto un chiarimento circa l’andamento del Target 2 e la possibilità dello sviluppo di squilibri tali da porre l’Euro in pericolo.

Ecco la lettera



Qui una traduzione:

Onorevoli deputati del Parlamento europeo,

cari signori Valli e Zanni,
Grazie per la vostra lettera, che è stata trasmessa a me da Roberto Gualtieri, presidente della commissione per i problemi economici e monetari, insieme ad una lettera di accompagnamento datata 8 dicembre 2016.
Come spiegato nella mia risposta al vostro onorevole collega europarlamentare Markus Ferber, il 28 novembre 2016, il recente aumento di saldi Target2 riflette in gran parte dei flussi di liquidità derivanti dal programma di acquisto di asset della BCE (APP). saldi Target2 sono aumentati dall’inizio della APP a causa, in parte, a fattori tecnici legati alla struttura dei mercati finanziari. In particolare, i servizi di liquidazione sono concentrate in alcuni centri finanziari. I pagamenti transfrontalieri da parte delle banche centrali nazionali dei titoli acquistati nell’ambito della APP danno luogo a cambiamenti nei saldi Target2 nel corso dell’attuazione della politica monetaria. Quasi l’80% delle obbligazioni acquistate dalle banche centrali nazionali sotto l’APP sono stati venduti da controparti non residenti nello stesso paese come l’acquisto della banca centrale nazionale, e circa la metà degli acquisti sono stati da controparti situate al di fuori della zona euro, la maggior parte dei quali accedere principalmente il sistema di pagamento TARGET2 tramite la Deutsche Bundesbank. Questo quindi è risultato l’equilibrio di TARGET 2 della Deutsche Bundesbank nei confronti della BCE. Questo particolare meccanismo è spiegato in dettaglio nel nostro Bollettino economico e nel rapporto mensile della Bundesbank.

Inoltre, saldi Target2 rimangono elevati come la liquidità creata dal nostro APP è in gran parte concentrata in determinati paesi. Questo è un riflesso della struttura finanziaria nella zona euro, in cui le banche con modelli di business che attraggono più aziende di liquidità in genere si trovano in un piccolo numero di centri finanziari. Guardando oltre l’attuazione della nostra politica, l’acquisto di beni nel contesto della APP incoraggia i venditori alla base di tali attività per riequilibrare i loro portafogli. Come i venditori fanno anche altre forme di investimento o di acquistare altri titoli, inclusi i titoli non domestici, si verificano i flussi di liquidità supplementari, che contribuiscono a mantenere saldi Target2 elevato.
L’attuale tendenza al rialzo dei saldi è quindi distinta dall’incremento dei saldi osservati dalla metà del 2007 alla fine del 2008, e di nuovo a partire da metà 2011 a metà del 2012. L’aumento dei saldi Target2 in quei periodi era radicata nello stress di mercato e la frammentazione che ha portato dalle crisi finanziaria e del debito sovrano. Poiché le banche in alcuni paesi hanno perso l’accesso al finanziamento basato sul mercato, hanno sostituito fonti private di finanziamento con liquidità della banca centrale ottenuto dalle loro banche centrali nazionali attraverso operazioni di pronti contro termine. La successiva ridistribuzione di questa liquidità, che è stato fortemente influenzato da stress di mercat ed ha portato a maggiori saldi Target2. Tuttavia, l’attuale aumento dei saldi Target2 non è un sintomo di un aumento dello stress ed è quindi intrinsecamente diversa dalle precedenti episodi di saldi in aumento. Ne consegue che TARGET2 i saldi di per sé non sono né indicativi di frammentazione del mercato, né necessariamente un indicatore degli squilibri che potrebbero influenzare fondamentali macroeconomici di un paese. La BCE continua a seguire da vicino saldi Target2.
Se un paese dovesse lasciare l’Eurosistema, le affermazioni di sua banca centrale su o passività alla BCE avrebbe bisogno di essere risolte in pieno.
Cordiali saluti,
[Firmato]
Mario Draghi”

“APP” è l’Assets Purchasing Program, il programma di acquisto degli assets finanziari parte della BCE nella’mbito del Queantitative Easing.

Perchè peggiora il saldo TARGET2 ? in Target2 non è un debito, ma è un saldo dei movimenti finanziari all’interno dell’Eurosistema fra le varie banche centrali. Non rappresenta un debito dell’Italia, o di aziende italiane , verso quelle tedesche, anzi è , al contrario, la dimostrazione che questo debito è stato pagato originando un saldo finanziario.

Ora i movimenti finanziari possono essere dovuti a pagamenti di beni/servizi (la bilancia commerciale) o a movimento finanziari (la bilancia dei pagamenti). Il saldo commerciale fra Italia e Germania è leggermente squilibrato a favore della Germania, per 10 miliardi nel 2015 (dato da Il Sole 24 ore), con un calo notevole rispetto al 2008dal -18,1 al -%, ma si tratta comunque di un disavanzo minimo che non può spiegare la situazione finanziaria dei saldi fra le banche centrali. Lo squilibro così elevato di Target 2 deve essere spiegato in modo completamente diverso.

La BCE acquista i titoli per il QE, ma li acquista principalmente sul mercato finanziario di Francoforte. I mezzi per comprare questi titoli provengono dalle Banche Centrali, tra cui la Banca d’Italia. Quindi cosa accade: la liquidità parte dalla Banca d’Italia, va a Francoforte e , sul mercato locale, viene utilizzata per acquistare i titoli per il QE, che sono per la maggior parte titoli di stano non italiani.

Quindi lo squilibrio delle partite correnti dell’Italia nei confronti della Germania NON E’ FIGLIO DI UN DEBITO, MA DI UN CREDITO del sistema monetario italiano verso quello tedesco. Praticamente se dovessimo riequilibrare il Target 2 , come voluto da Draghi, per uscire dall’Euro non dovremmo fare altro che vendere i titoli di credito posseduti da BCE e corrispondenti alla quota finanziata da Banca d’Italia e quindi far rifluire quei soldi nel sistema nazionale.

Possiamo addirittura aggiungere che questi fondi non solo non costituiscono un problema per l’Italia, ma sono un motivo di tranquillità nel momento di un evento euroexit, perchè costituiscono crediti in valuta forte che , pro quota, la Banca d’Italia viene a detenere nei confronti degli altri paesi dell’area Euro. Fra questi valori di disavanzo del Target 2 potrebbero esservi anche titoli stranieri detenuti da operatori privati italiani, anch’essi a questo punto immuni dall’effetto di un’eventuale italexit.

Certo esiste una limitata componente dello squilibrio dovuto al disavanzo commerciale Italia /Germania, ma la cura per questo sappiamo bene essere l’unica cosa che non possiamo fare: la SVALUTAZIONE.

In caso di un evento di Italexit, dato che durante il QE Banca d’Italia ha acquistato, pro quota, grandi quantità di titoli sul mercato di Francoforte, si troverebbe ad aver assegnate grandi quantità di titoli in valuta forte. Questi titoli potrebbero essere:

  • scambiati con i partner che rimangono nell’euro, annullando i saldi di Target2;
  • venduti con una forte plusvalenza rispetto alla nuova valuta nazionale.
Il fatto che una banca a questo punto “Straniera” si trovi a possedere una grossa quantità di titoli dell’area euro non dovrebbe far dormire troppo bene il governatore della Banca Centrale Europea, perchè un agente esterno potrebbe facilmente manovrare il corso in euro vendendo i titoli stessi e quindi provocando un ulteriore innalzamento della moneta unica. Insomma la banca d’Italia si troverebbe con una pistola carica in mano.

Grazie per l’attenzione
 

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