Per cortesia ripristinate il 3d di mototopo

economici.itil mondo visto da un'altra angolazione

Euro crisis dicembre 8, 2016 posted by Mitt Dolcino
Il clintoniano Renzi vuole il governissimo? Furbo, non vuole condividere l’onta della Troika in arrivo per sua colpa…



Il bambiniello Renzi fa il furbo, una volta di più. Non solo afferma, “non avete votato il SI e dunque me ne vado“, ma rincara la dose! E ci sussurra, “se votavate SI la finanziaria sarebbe stata leggera, con il no verrà la Troika” (altra bugia, eh!). La cosa grave è che in tutto questo il Renzi non vuole nemmeno assumersi le responsabilità del misfatto, che ben inteso non è il sacrosanto NO al referendum ma l’Italia che non può che andare a rotoli restando nell’euro! (Della serie, questo referendum NON era sulla modifica della Costituzione ma soprattutto sulla sostenibilità dell’Europa incentrata nella moneta unica). In effetti tutti ormai sappiamo che l’euro nacque con lo scopo di uccidere i competitors della Germania….

Bene, fin qui avevamo capito. Il punto è che Matteo Renzi pur avendo straperso il voto popolare, invece di fare il bene italico continua a voler fare solo il proprio di bene: non gli interessa il paese ma solo la sua carriera politica e quindi i soldi. Un cinismo al limite della patologia. Anche perché con il NO l’Italia avrebbe le carte in regola per rinegoziare la propria permanenza nell’EU, peccato che manchi un leader a cui possa essere assegnato tale difficile compito. L’unico leader sarebbe, incredibile, l’ottuagenario Berlusconi che molto opportunamente resta incastrato nella sentenza della corte di giustizia europea che mai si pronuncia proprio per tenerlo fuori gioco, visti gli antecedenti del 2011 possiamo dire che si tratta di un vero e proprio golpe europeo (noi lo sosteniamo da tempo)!

Ebbene, oggi Renzi supera la sfera del tuono e da una parte fa filtrare che l’Italia ha chiesto aiuto alla Troika, da chiedersi chi l’abbia fatto in nome del nostro paese se il suo governo è dimissionario. E soprattutto quale sarebbe il fine… se non fare gli interessi di Renzi stesso!
Dunque, ecco la logica conseguenza: se la Troika arriverà, se bisognerà mettere di nuovo le mani al portafoglio la colpa non deve essere di Renzi, no, lui vuole il governissimo per dire “colpa di tutti, colpa di nessuno”!



Visto che il nostro clintoniani sta dimostrando un attaccamento al potere al limite del morboso (che assonanza coi cugini USA…), la soluzione per il nostro Paese è solo una, sfiduciare Renzi. Visto che il valoroso Mattarella non mollerà il fedifrago nazionale ed anzi lo manterrà al potere, basta che non venga approvata la finanziaria o qualsiasi altro provvedimento successivo. Il problema sarà Berlusconi che pur di salvare le sue aziende è pronto a sostenere il ducetto di Rignano (ma anche il Cav ormai non può più contare su molti senatori).
Soluzioni? Se gli italiani fossero un popolo unito sarebbe facile mettere in piedi un governo misto di scopo con una personalità super partes per fare le cose che vanno fatte, legge elettorale e rinnegare l’austerità fin dopo le elezioni (diventerebbe un voto sull’Europa). Invece continueranno a litigare ognuno con i propri interessi parassitari da proteggere. Poi ne subiranno le conseguenze dopo il 20 gennaio prossimo…

In questo contesto non va escluso un prossimo governo con militari al seguito anche in Italia, mimando quello USA dove Trump di fatto fa da paravento ad ordine e disciplina imposte da coloro che solo molto marginalmente si sono fatti coinvolgere nelle beghe di palazzo degli ultimi 10 anni (e certamente ne sono rimasti scandalizzati). Certamente il prologo sarà un futuro arrembaggio mediatico-giudiziario contro i vizi dei politici attuali, Renzi incluso. Stesso copione che rischia di essere messo in atto negli States, di norma se si vuole evitare il golpe militare il passaggio obbligato è delegare il lavoro sporco ai giudici cooptati.
In effetti in Italia dovremmo saperlo bene…

Mitt Dolcino
 
Euro crisis dicembre 8, 2016 posted by Fabio Lugano
MENTRE SI DISCUTE DEL NO, ECCO CHE LA COMMISSIONE EUROPEA TENTA DI SABOTARE IL NOSTRO DEBITO CON LIMITI ALLA DETENZIONE BANCARIA.



In italia eravamo impegnati prima dalle discussioni sul referendum costituzionale, ed ora sulla possibile formazione di un nuovo governo.

Però mentre noi discutiamo la commissione europea prosegue nel suo cammino normativo, naturalmente volto alla destabilizzazione ed alla punizione dei paesi mediterranei. Non sappiamo se questo sia dovuto ad un disegno preciso o, semplicemente, alla stupidità, ma tantè accade.

L’ultimo passo è stato compiuto con il più recente pacchetto di riforme relativo alle normative bancarie, con la scusa di introdurre “Miglioramenti prudenziali” al CRR (Capital requirements regulation) ed al CRD (capital requirement directive, attualmente CRD IV). Se analizziamo le modifiche al CRR, al fianco a limiti nell’utilizzo della leva finanziaria (ora possibile solo con un attivo massimo inferiore a 33,3 volte il capitale TIER1 della banca) e nuovi sistemi di calcolo degli indici abbiamo il seguente punto:

Implementation of the new Large Exposure Framework, which includes: i) a new capital base (Tier 1 instead of eligible capital), ii) a hardened requirement for exposures of a G-SIB to another G-SIB (limit set at 15% of Tier 1) and iii) a final provision requiring that sovereign exposures incurred from november 2016 are subject to this framework (with a phase in period of three years).

prima di tradurlo devo ricordare che G-SIB sono le “Global- Systemicaly important bank”, cioè le banche di importanza sistemica mondiale, le cosiddette “too big to fail” per le quali sono richieste delle cautele di bilancio particolari. Ricordiamo poi che il capitale TIER 1 è costituito dal capitale composto da azioni con pieno diritto di voto e le relative riserve. La traduzione è la seguente:

“Introduzione di una nuovo schema(di controllo) sulle grandi esposizioni, che includa : I) Una nuova base di calcolo del capitale (TIER1 invece che Capitale dedicato) II)presupposti più stretti per l’esposizione di una G-SIB verso un’altra G-SIB, che non possono superare il 15% del TIER1 e III) una norma che preveda che il i titoli di stato acquistati dopo il 31/12/2016 siano sottoposti allo stesso schema di controllo, con un periodo di transizione di tre anni.

Cosa significa: che a partire dal 31712/2016 le BANCHE NON POTRANNO PIU’ POSSEDERE TITOLI O DEBITO VERSO UNO STATO SUPERIORE AL 15% DEL TIER1 DELLA BANCA STESSA .

Con questo si realizza il grande sogno dei tedeschi, che da tempo desiderano impedire che il nostro debito sia detenuto dalle banche italiane, mantenendo i tassi di interessi forzatamente (secondo loro) bassi. Da ora in poi le banche potranno detenere debito solo in quantità molto, ma molto limitata.

Questo rientra nell’obiettivo principale di Schaeuble, che desidera punire il nostro debito con un incremento degli interessi per due motivi:

-il primo , pratico, legato alla possibilità di garantire ai fondi pensione tedeschi buoni ritorni alle spalle dei contribuenti italiani, permettendo redditizi investimenti in BTP sicuri perchè privi del rischio di cambio;

-il secondo morale, perchè nell’ottica tedesca il debito è male per cui noi spendaccioni mediterranei dobbiamo essere puniti per averlo creato.

Ecco quello che accade mentre noi discutiamo di Renzi …


Seleziona lista (o più di una):
 
attualita' agosto 7, 2016 posted by Guido da Landriano
LARA COMI E LUIGI DI MAIO.





Ci sono dei giovani, o meglio dei Gggiovani politici che, con i loro atteggiamenti , distruggono la speranza di un cambiamento e di un miglioramento della situazione politica, economica, sociale e culturale della nostra devastata Nazione.

In questo breve pezzo parlerò di Lara Comi e di Luigi di Maio. Apparentemente diversi per storia ed alleanze politiche, in pratica due facce dello stesso conformismo politico sempre piegato ai poteri forti e mai in grado di esprimere un’idea politica autonoma ed originale.

Lara Comi , deputato europeo (poi non lamentiamoci che l’Italia a Bruxelles non conti nulla) è la tangibile e vivente motivazione della decadenza di Forza Italia. Sempre rispettosa, anzi quasi fantozzianamente servile, nei confronti del Capo, ha quella rara qualità scientifica di riuscire a dimostrare che il vuoto assoluto può esistere in natura ed al livello del mare. Dato che però le leggi della fisica aborrono il vuoto si è riempita dei più triti e sbagliati luoghi comuni che la politica europeista possa fornire.

Da buona “Demmmmocratica” è naturalmente pro Clinton, come potrebbe essere diversamente ?



Il rispetto che bisogna avere per le decisioni di un altro sistema politico nel quale, per fortuna loro, lei non può mettere becco, naturalmente passa in secondo piano rispetto al desiderio di protagonismo. Un po’ come quei ragazzini che lasciano le proprie iniziali incise con le chiavi su un muro del Colosseo, tanto per capirci. Una presa di posizione che dimentica la prudenza del buon politico, quella che lo frena dal prendere una posizione sempre, su ogni tema, senza se e senza ma. Un buon politico peserebbe la propria irrilevanza locale con la possibilità , tutt’altro che remota (vedere QUI ) di una vittoria di Trump, e se ne starebbe zitto. Però Lara Comi parla.

Non contenta del nulla , ha sentito la necessità di esprimersi, sempre senza se e senza ma, a favore dell’euro, con una serie di affermazioni agghiaccianti:



Potete leggere il tutto qui.

Vi porto un estratto di questo tomo base dell’economia :

Abbandonare la moneta unica vorrebbe dire, secondo alcune stime, un calo del nostro Pil nell’ordine del 30% nel giro di due anni e una svalutazione del 20-30% di tutti i patrimoni degli italiani. Meglio invece come soluzione, è questa la proposta di Forza Italia, modificare le funzioni della Bce che deve essere modellata sulla Fed ovvero deve poter ‘stampare moneta‘.”

Che dire, una presa di poszione tranchant, con tanto di cifre e numeri. Ci limitiamo a qualche timida osservazione

a) Nel caso della fine dell’euro che il PIL dell’Italia calerebbe del 30% è tutto da dimostrare. Invece è dato reale che lo stesso indicatore è stato un bel cadavere dall’entrata dell’euro. “Secondo alcune stime” poi è un parametro di grande scientificità: secondo il Mago Otelma, magari , crescerebbe del 20, , invece la cartomante di Tele Lecco parla di un calo pari solo al 10%. Tutte fonti attendibili come la nostra eurodeputata, e che fanno ragionamenti ugualmente elaborati…

b) Negli ultimi 3 anni l’euro si è svalutato di oltre il 20% rispetto al dollaro, eppure non ho ancora sentito abbaiare nessun eurodeputato che “Gli europei sono del 20% più poveri”. Naturalmente la percentuale della svalutazione in caso di uscita dell’Italia dall’Euro è stata fornita dal Servizio Metereologico dell’Aeronautica.

c) “Modificare le funzioni della Bce che deve essere modellata sulla Fed ovvero deve poter ‘stampare moneta‘” Infatti attualmente la BCE produce cioccolatini a forma di banconota, aroma gianduiotto, così graditi ai bambini nel periodo natalizio. Potrei scrivere dell’inutilità della politica monetaria attuale, del fatto che non eliminerebbe le differenze nel tasso di crescita degli stati, anzi le accentuerebbe, che già la BCE fa un enorme QE ed un T-LTRO di dimensioni bibliche, ma sarebbe tempo perso, e comunque lo potrebbe fare meglio qualsiasi autore di Scenarieconomici. Mi limito a dire all’eurodeputata che io non scrivo di teatro del Nò giapponese perchè, umilmente, ammetto di non saperne nulla. Allo stesso modo lei, prudentemente, dovrebbe astenersi dal parlare di qualsiasi tema di carattere economico, perchè non ne sa, e, soprattutto pare non capirne,assolutamente nulla…

Nonostante questo la gioconda eurodeputata è presente in Tv , pensiamo soprattutto in virtù del suo gentil visino, della suo totale conformismo e della sua assoluta impreparazione. Tre caratteristiche che assicurano la presenza nei Talk Show di qualsiasi TV nazionale.

Passiamo ora al Leader del M5s, che ormai sta imponendo la sua linea su tutto il partito. Ammetto che avevo visto anche io questo movimento come un elemento di rottura e di speranza per la Nazione, ma vedo ormai questa mia speme scemare rapidamente.

Abbiamo già letto in passato degli incontri segreti dell’abbronzato deputato con il Bildeberg in versione ISPI, con i lobbisti e dei suoi dovuti omaggi alla “Finanza internazionale”. Ieri il quotidiano “La Stampa”, che potete leggere interamente in questo link, parla della vittoria della linea Minenna – Di Maio su quella della Raggi sulla gestione della politica dei rifiuti. Mentre la sindaca desiderava un repulisti nella controllata AMA ed in ACEA, azienda dell’energia che vede come soci anche il potente gruppo Caltagirone e la potentissima multinazionale dei servizi francese Suez, i vincitori Minenna e Di Maio desiderano un accordo con quest’ultima che possa affidare ad Acea anche la gestione dei rifiuti. Una soluzione che porterebbe all’entrata nel nostro paese del gruppo francese, sempre desideroso di impossessarsi del nostro mercato, e permetterebbe ad Acea di fornire i propri tre termovalorizzatori di nuovo combustibile, cioè di nuovi rifiuti. D’altro canto , con questa mossa, il buon Di Maio si potrebbe ancor di più presentare come l’ala “Moderata” e “Power-friendly” del Movimento . Ad essere scaricati sarebbero le politiche contrarie agli inceneritori ed ai potentati che avevano contraddistinto i grillini delle origini, ma si sa che nella vita non si può avere tutto e che , se Parigi val bene una messa, Roma val bene un’ecoballa bruciata, purchè questo avvenga a favore del potente nazionale o europeo di turno. Speriamo che comunque questo non accada e che si trovi una soluzione che non si traduca nell’arricchimento dei soliti noti ai danni della collettività.

Ecco, queste sono le “Giovani speranze” che presto guideranno i moderati di qualsiasi provenienza. Aggiungiamo Renzi ed il quadro è completo. Tutti moderati, tutti amici del potere, naturalmente. Purtroppo in politica non conta tanto l’età, o la decantata “Onestà”, quanto il possesso di una schiena diritta, di un po’ di buon senso e di “Attributi”. Tutte cose che si vedono assai raramente fra i nostri eletti.
 
attualita' agosto 7, 2016 posted by Guido da Landriano
LARA COMI E LUIGI DI MAIO.





Ci sono dei giovani, o meglio dei Gggiovani politici che, con i loro atteggiamenti , distruggono la speranza di un cambiamento e di un miglioramento della situazione politica, economica, sociale e culturale della nostra devastata Nazione.

In questo breve pezzo parlerò di Lara Comi e di Luigi di Maio. Apparentemente diversi per storia ed alleanze politiche, in pratica due facce dello stesso conformismo politico sempre piegato ai poteri forti e mai in grado di esprimere un’idea politica autonoma ed originale.

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Abbiamo già letto in passato degli incontri segreti dell’abbronzato deputato con il Bildeberg in versione ISPI, con i lobbisti e dei suoi dovuti omaggi alla “Finanza internazionale”.
ei soliti noti ai danni della collettività.

Ecco, queste sono le “Giovani speranze” che presto guideranno i moderati di qualsiasi provenienza. Aggiungiamo Renzi ed il quadro è completo. Tutti moderati, tutti amici del potere, naturalmente. Purtroppo in politica non conta tanto l’età, o la decantata “Onestà”, quanto il possesso di una schiena diritta, di un po’ di buon senso e di “Attributi”. Tutte cose che si vedono assai raramente fra i nostri eletti.

Mi pare di aver letto proprio in questa discussione che Renzi abbia già chiesto tre volte di iscriversi a una loggia e sia finora stato tenuto lontano.
Oltre a Bilderberg, l'indice rivolto verso l'Alto mi fa pensare.
Cercate sul WEB segni o segnali massonici.

andgui
 
Fabio Lugano
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MPS : LA BCE RIFIUTA IL RINVIO DELL’OPERAZIONE DI AUMENTO DI CAPITALE. SI AVVICINA IL BAIL IN. TITOLO SOSPESO IN BORSA


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IN 9 ANNI IL 100% DEGLI ITALIANI SI È IMPOVERITO, MEGLIO MENO EUROPA
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attualita' 8 dicembre 2016 pubblicato da Mitt Dolcino
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Perchè Gentiloni è “
 
Orizzonte48





























REVISIONE FRATTALICA: LA PRESA DEL POTER€ DA PARTE DEL PUD€ E QUEL CHE NE DERIVA. NEL 2017 (it's just fun) [/paste:font]

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1. L'intervista a Prodi di cui è sopra riportata un'estrapolazione ritenuta significativa, recita, più estesamente: "La disonestà pubblica peggiora le cose, ma la radice è la diseguaglianza. Ci siamo illusi che la gente si rassegnasse a un welfare smontato a piccole dosi, un ticket in più, un asilo in meno, una coda più lunga... Ma alla fine la mancanza di tutela nel bisogno scatena un fortissimo senso di ingiustizia e paura che porta verso forze capaci di predicare un generico cambiamento radicale"
E poi:
Una politica uniformata fa nascere i populismi?
"No, lo fa una politica uniformata quando occupa tutto il campo, ma non sa dare soluzioni. Allora la rabbia della gente crea un altro campo. Se il voto diventa liquido, è per questo. Quando tu vedi che solo il centro storico delle città è rimasto ai partiti della sinistra... Vogliamo chiederci perché Trump è odiato a Wall Street e osannato dai metalmeccanici del Michigan? È un leader più europeo di quel che pensiamo, non è semplicemente reazionario ma tocca, certo in modo sbagliato, le paure reali del ceto medo".
Quindi..."Un problema di questa classe politica di governo?
"Non si tratta di cambiare i politici ma di cambiare politiche. Cambiare i politici è condizione necessaria ma non sufficiente".
Be', i politici di governo li abbiamo cambiati da poco.
"Se non cambi le politiche, il politico cambiato invecchia anche in un paio d'anni... C'è sempre un'usura, e corre veloce. La mancanza di risposte efficaci logora. E al momento si sente la mancanza di risposte che affrontino il problema delle paure e delle cause reali delle paure".

2. Inutile dire che ne emerge una consapevolezza ben superiore di quella dell'intervistatore, che tradisce la sua immutabile visione mainstream (e neppure aggiusta le domande preparate una volta che Prodi lo "spiazza", rispondendo diversamente da quel che il giornalista continua a dare per scontato).
In fondo, Prodi, commentando gli esiti delle amministrative di giugno 2016, stava dando un avvertimento che, sul successivo referendum costituzionale, è rimasto inascoltato.
La cosa più grave, però, è che, oggi, nonostante il risultato del referendum, - che definire inaspettato o "clamoroso" è segno di miopia ormai imperdonabile-, la reazione istituzionale alla crisi di governo derivatane, risulta improntata allo stesso ostinato atteggiamento di rimozione delle cause del disagio sociale indicate da Prodi.
3. Noi sappiamo molto bene che gli "indicatori macroeconomici" italiani che partono dall'asservimento al "vincolo esterno" e cioè dall'inizio della cessione - e non mera "limitazione"- della sovranità, risultano avere un forte ed inevitabile impatto socio-politico, cosa che la Corte costituzionale si ostina a ignorare da decenni: dunque, proprio questi indicatori individuano nell'adesione alla "costruzione europea" e, specialmente, alla moneta unica, la effettiva radice di queste cause di disagio sociale montante.
Ma la pragmatica indicazione di Prodi sulla perdita di credibilità e di consenso che investe ogni possibile classe politica finchè, come sottolinea, permangano "queste politiche", - cioè il "Ci siamo illusi che la gente si rassegnasse a un welfare smontato a piccole dosi"-, manca di un'indicazione relativa all'assunzione di responsabilità sul "chi" e "perché" si è illuso.


4. Eppure non sarebbe difficile, per lui, indicare l'origine e la volontà che ha portato a questa situazione.
Gli antecedenti diretti della sua (tardiva) presa di distanza sono ben chiari:

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5. E non sono antecedenti dagli esiti sorprendenti: perché gli effetti oggi esattamente ottenuti, e che porterebbero a questo dissenso dalla classe politica €uropeista, sono programmatici e specificamente caratterizzanti il federalismo europeo (come ci conferma Streeck).
D'altra parte, ridotto nella sua estrema sintesi, il meccanismo era stato enunciato dal più €uropeista dei politici italiani: Einaudi (La politica di armonizzare, uguagliare, compensare è (p. 208): quanto mai pericolosa... Lo sviluppo tendenzialmente inflazionistico in alcuni paesi (con rigidi corsi dei cambi!) è da riferire, non da ultimo, anche alla concessione di prestazioni sociali superiori alle possibilità di rendimento dell’economia nazionale...).


6. Lo smontaggio del welfare a piccole dosi, dunque, era uno strumento politico-economico considerato indispensabile.
Tutto si incentra sulla politica di taglio della spesa pubblica (v.p.9.1), in particolare del welfare, reclamata a gran voce dalla grancassa mediatica italiana anche e proprio subito dopo l'esito del referendum (!):
a) una volta instaurato un vincolo di cambio (o, ancor più intensamente, avendo aderito a una "moneta unica") viene meno progressivamente, e in modo crescente, il sostegno pubblico alla domanda interna, cioè al reddito e, di conseguenza, al livello di occupazione;
b) la compressione, ovverosia il taglio nominale, o quantomeno reale (cioè al netto dell'inflazione), della spesa pubblica è essenzialmente rivolto ad abbassare l'inflazione e a rendere più competitiva l'economia sui mercati esteri, SUL PRESUPPOSTO che chi svolge questa politica sa che l'inflazione diminuisce a causa dell'aumento della disoccupazione e quindi della diminuzione dei salari. Chi cerca lavoro, in accesso sul relativo mercato o perché disoccupato, è disposto a lavorare per "meno", sempre meno, se molti altri, e sempre di più, sono nella sua stessa condizione: e questi molti altri, per accelerare l'intero processo, possono opportunamente essere...importati.


7. E tutto questo ci riporta all'ipotesi frattalica.
Nel precedente post ho proposto alcune indicazioni su come rideterminare il punto di partenza della questione nel parallelismo o ricorrenza omotetica con l'inizio del fascismo, cioè con la Marcia su Roma: "La vera concretizzazione della rottura dell'ordinamento, rispetto all'analogia con la (labile) legalità dello Statuto albertino, va riferita alla reintroduzione del vincolo monetario in senso concreto, cioè come decisione normativa, prodromica all'adesione all'euro; infatti, a mio parere (che pongo come base della discussione), l'effettiva disapplicazione extra-ordinem della Costituzione (mantenuta cioè solo formalmente in vita, come già accadde per lo Statuto albertino), va logicamente posta in relazione con questo evento".


7.1. Prospettata la la questione in questi termini, ho rinvenuto una testimonianza irresistibile, confessoria come solo può esserla quella di un insider fiero di esserlo:
"Questa era la situazione quando, nel settembre 1996, il nuovo governo annunciò la decisione dell'Italia di partecipare all'Unione monetaria fin dall'inizio: sorpresa, stupore, incredulità, scetticismo e preoccupazione furono le reazioni a questa notizia, infatti l'Italia era vista come un rischio per l'Unione, come un pericolo, piuttosto che come un'opportunità…

…La decisione di tentare il tutto per tutto fu presa alla fine di settembre in una riunione a Palazzo Chigi cui parteciparono, oltre a Prodi, il vice Presidente del Consiglio, Veltroni, il sottosegretario alla Presidenza, Micheli, e i ministri economici Treu, Ciampi e Visco. L'incontro fu breve e non ci fu nessun disaccordo, del resto l'unico che poteva dissentire ero io stesso.
E infatti, dopo aver scartato la possibilità di un sostanziale taglio della spesa pubblica per ragioni sia politiche che temporali, e aver preso atto della possibilità di intervenire con non meglio specificate misure di tesoreria", l'unica alternativa realistica che restava era un aumento delle tasse, e questo era compito mio.
Il "lavoro sporco" che doveva essere fatto per entrare in Europa fu così interamente consegnato a me.Personalmente non mi resi neanche conto che in caso di fallimento, sarei stato il primo e l'unico a pagare. Tornai al ministero, convocai una riunione dei miei collaboratori e li informai delle decisioni prese: tutti reagirono con un silenzio carico di preoccupazione, ma al tempo stesso con assoluta determinazione, che era una conferma della forza unificante che aveva l'obiettivo europeo e del suo essere condiviso senza riserve da parte del Governo e della coalizione di maggioranza..."
8. Vediamo di rinvenire un precedente specifico di tipo frattalico. La "Marcia" ebbe luogo com'è noto il 28 ottobre 1922 ma fu lungamente preparata, con una prova generale ad Ancona e la famosa riunione della camicie nere di Napoli.
L'8 (!) ottobre 1996, la Repubblica fa trapelare che
"Pronti a rientrare nello Sme. Secondo informazioni non ufficiali Prodi avrebbe deciso di passare ai fatti. Avrebbe cioè dato incarico ai funzionari del Tesoro di avviare le consultazioni e, soprattutto, gli studi sul livello che deve avere la lira per rientrare nell' accordo di cambio europeo, abbandonato quattro anni fa..."
L'ufficializzazione del rientro nello SME, è del 30 novembre 1996.
Berlusconi dichiara di averne già sentito parlare e di considerarla una buona notizia: solo che il problema è "restarci in €uropa". L'identificazione UE= euro ha già preso il sopravvento nello spin mediatico che viene propinato agli italiani. Nessuno si rende conto a cosa si possa realmente andare incontro, ma la cosa viene accettata come un meritorio atto di governo.
Inizia il "balletto" del cambio di parità sul marco: "L'Unità" ipotizza a 1010 £, Confindustria punta a 1050 £ (giustamente), la City a quota 1000, la Francia "stranamente" a 950 (per quelli che non avessero capito 'sta faccenda, a tutt'oggi, credo non ci sia più nulla da fare). Ma Ciampi chiude ogni discussione:

Basta con i sospetti, i dubbi, le in-terpretazioni capziose, le guerre guerreggiate à la Bundesbank. L’Ita-lia, ha detto Ciampi, intende essere tra i fondatori della moneta unica europea rispettando i parametri di Maastricht «senza vie traverse, senza aggirarne le condizioni.
Da notare che una timida resistenza, totalmente al di fuori del richiamo a principi costituzionali, anzi basata sul suo opposto teorico-economico, nella precedente discussione del 27 novembre (su una mera interrogazione parlamentare), la imbastisce l'on Marzano: lamenta che il cambio fissato a £ 990 risultasse penalizzante e che il governo si era impegnato a concordare 1020. Ma, al tempo stesso, ritiene comunque l'adesione (ndr; allo Sme e quindi all'euro) non mantenibile perché non abbiamo proceduto al previo taglio "strutturale" della spesa pubblica e saremmo stati "in ritardo" nel "processo delle privatizzazioni"...

9. Anche il 25 novembre 1922, allorché Mussolini ricevette i pieni poteri con voto della Camera (!), la classe politica e la stessa base popolare italiana non realizzano la piena portata dell'evento: cioè, nessuno si preoccupa veramente di prevedere gli ulteriori esiti della situazione politica, nel momento in cui viene ufficializzato il passaggio ad una forma di governo che non si cura più di rispettare la sostanza (elettivo-parlamentare dell'investitura del presidente del consiglio) dell'ordinamento "costituzionale" albertino, lasciandone in piedi solo le forme (l'incarico del Re e la compartecipazione di altri partiti al primo governo Mussolini), con qualche aggiunta (il "formale" Gran Consiglio, che non fu destinato, poi, ad assumere effettive decisioni, tranne l'ordine del giorno Grandi nela fatidica conclusione del 25 luglio 1943).
Ci ragguaglia la stessa fonte appena citata: "Nel dibattito parlamentare che dieci giorni prima si era concluso con la concessione della fiducia al governo formato da Mussolini, si erano levate voci autorevoli di consenso, nonostante il capo del fascismo avesse pronunciato un discorso spavaldo e oltraggioso:
«Potevo», disse in quell’occasione, «fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il parlamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto».
Avevano ottenuto incarichi di governo due popolari (Cavazzoni e Tangorra, Giovanni Gronchi ebbe un posto da sottosegretario), due giolittiani (Carnazza e Teofilo Rossi), un nazionalista (Federzoni), due alti ufficiali (il generale Armando Diaz e il duca del Mare Paolo Thaon de Revel), un democratico sociale (Colonna di Cesarò) e un filosofo considerato a quei tempi indipendente (Giovanni Gentile).
Giovanni Giolitti disse che quel governo poteva ristabilire la pace sociale.
Giovanni Amendola espresse il parere che l’opera del governo dovesse essere assecondata per restaurare l’ordine.
Francesco Saverio Nitti auspicò che i fascisti si rivelassero in grado di rendere un servizio al Paese.
Anna Kuliscioff invitò tutti, per agevolare il «ritorno graduale alla vita normale», a non molestare il governo «con punzecchiature inutili
».
 
Orizzonte48
Le Istituzioni riflettono la società o esse "conformano" la società e ne inducono la struttura? In democrazia, la risposta dovrebbe essere la prima. Ma c’è sempre l'ombra della seconda...il "potere" tende a perpetuarsi, forzando le regole che, nello Stato "democratico di diritto" ne disciplinano la legittimazione. Ultimamente, poi, la seconda si profila piuttosto...ingombrante, nella sintesi "lo vuole l'Europa". Ma non solo. Per capire il fenomeno, useremo la analisi economica del diritto.



















10. Assunta questa ricostruzione sul piano fenomenologico, - cioè quel che conta è la segnalata essenza del rapporto tra un certo evento politico, i suoi riflessi sulla "effettività" della legalità costituzionale "sostanziale" e la mancata resistenza "socio-politica" all'evento stesso-, le date sono dotate di un elevato grado di ricorrenza frattalica oltre che, appunto, di significatività fenomenologica.
A questo punto, rifissato il "dies a quo", quel che ci interessa maggiormente, è la scadenza del termine: se dobbiamo computare a partire da un periodo che si svolge lungo il fine settembre-fine novembre del 1996 il periodo frattalico corrispondente alla durata del fascismo, ci si ritrova ad avere un'identica scadenza tra il luglio (il Gran Consiglio che si risveglia e vota l'o.d.g. Grandi) e il settembre del 2017 (collocazione temporale dell'Armistizio e del "la guerra continua"...).
E teniamo conto che i componenti delle camere maturano il vitalizio conseguente al primo mandato legato a questa legislatura il 15 settembre 2017.
10.1. Circa il fondamentalissimo "fattore esogeno" (nella prima situazione storica: lo sbarco in Sicilia e il bombardamento di Roma), ne abbiamo già segnalano uno particolarmente frattalico: l'elezione di Trump, avvenuta l'8 novembre 2016. Ed infatti:
Rammento che, guarda il caso della Storia, "L'8 NOVEMBRE 1942 ebbe inizio l'operazione Torch, lo sbarco in Algeria e Marocco".
Poi:
"Alla fine del 1942 Churchill e Roosevelt decisero di incontrarsi nuovamente, stavolta a Casablanca, con l'obiettivo di pianificare la strategia globale nei mesi a venire[12]. Fin da subito si palesarono le divergenze di opinioni tra i due stati maggiori americano e britannico...
...Il generale Marshall non poté non riconoscere che un attacco in Sicilia - assai meglio che in Sardegna - avrebbe comportato due evidenti vantaggi: impegnare a fondo per la difesa dell'isola le numerose forze dell'Asse e, conquistandola, rendere più navigabile il Mediterraneo velocizzando le comunicazioni navali tra il Pacifico e l'Atlantico. Il 22 gennaio 1943, nella riunione conclusiva, si decise che a partire dal mese di giugno era autorizzata l'invasione anfibia della Sicilia".
Attuata poi, com'è noto, il successivo 10 luglio 1943.
Nel frattempo, mentre si aggrediva il nord-Africa, anche la battaglia di Stalingrado volgeva verso un ribaltamento contrario agli invasori tedeschi: fino alla resa della 6a armata tedesca il 2 febbraio 1943.
...
Ma a parte queste giocose similitudini, (frattaliche), è chiaro che Trump non sarà in una immediata posizione di realizzare il suo programma (ammesso che abbia le idee chiare), senza "trattative" con l'establishment bipartisan".


11. Insomma, trasposto tutto questo materiale sul piano, suo proprio, della sovranità monetaria e fiscale e del loro essere contenuti essenziali della sovranità popolare costituzionale tout-court, la situazione extra-ordinem che oggi viviamo in nome dell'€uropa, potrebbe subire notevoli scossoni nei prossimi mesi: tra bail-in, ESM, default bancari sempre più probabili, tentativi di aggirare queste pesanti ipoteche su qualsiasi speranza di ritorno alla crescita, manovrone aggiuntive imposte dall'€uropa e loro inevitabili effetti recessivi, e, soprattutto, malcontento popolare crescente che spingerà per arrivare finalmente a un voto...
La logica (di preservazione della democrazia sovrana e del relativo benessere del popolo italiano), almeno, lo farebbe pensare: quanto può reggere una linea politica all'evidenza del suo crescente fallimento?
Ma la realtà, e lo sappiamo fin troppo bene, è in genere un'altra cosa.
Questo è solo un divertimento...

[Ma intanto...FLASH! LA BCE AVREBBE RESPINTO LA RICHIESTA DI MPS DI CONCEDERE PIÙ TEMPO PER L'AUMENTO DI CAPITALE - SIENA AVEVA CHIESTO 20 GIORNI IN PIÙ VISTO IL MUTATO CONTESTO PER L'ESITO DEL REFERENDUM]

Pubblicato da Quarantotto a 14:55 2 commenti: Link a questo post
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pare esserci qualche massoncello d olte manica che tagila il rating al credem, cassa dep e prestiti ecc ec ecc.... il rommel d oltre manica nn conosce i maramotti,,banalotto tentativo di screditare la banche forti.....
 
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AGGIRATO IL VETO DELL'OLANDA, L'UE APRE LE PORTE AD ALTRI 50MILIONI DI STRANIERI (Ma tu stai sereno)
// Piovegovernoladro


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L'Unione europea apre le porte a 50 milioni di extracomunitari ucraini e georgiani eliminando l'obbligo del visto. Nonostante gli olandesi avessero votato no, nel referendum di aprile, alla liberalizzazione dei visti con l'Ucraina. La mossa è una concessione politica ai due Paesi, che si sono allontanati dall'orbita russa.

Nel caso dell'Ucraina con un crisi senza precedenti, che ha portato alla secessione della Crimea e alla ....


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  • Dollaro ...Questa E' La Volta Buona! [feedly]
    Posted:2016-12-09 15:33:50 UTC+01:00
    o scorso dicembre gli interventi delle banche centrali fecero perdere al dollaro il 5% in poche sedute ....le aspettative furono deluse, la fed non alzo' i tassi e obama era li' a ...


    fCtO25x8bG0
 
Le Istituzioni riflettono la società o esse "conformano" la società e ne inducono la struttura? In democrazia, la risposta dovrebbe essere la prima. Ma c’è sempre l'ombra della seconda...il "potere" tende a perpetuarsi, forzando le regole che, nello Stato "democratico di diritto" ne disciplinano la legittimazione. Ultimamente, poi, la seconda si profila piuttosto...ingombrante, nella sintesi "lo vuole l'Europa". Ma non solo. Per capire il fenomeno, useremo la analisi economica del diritto.































L'INVESTITURA. LA CONTINUITA'. IL DECRETO [/paste:font]

"...bisogna impedire qualunque interpretazione che un giorno possa far pensare a sovranità trasferite o comunque delegate. Ecco perché al termine «appartiene», come pure al termine «emana», preferisco il termine «risiede».
Gli organi attraverso i quali la sovranità e i poteri si esercitano nella vita di un popolo, sono organi i quali agiscono in nome del popolo, ma che non hanno la sovranità, perché questa deve restare al popolo. Ecco perché è preferibile il termine «risiede» in confronto a quello di «appartiene».
Quell'«emana», originario, dà il senso di una sovranità che si può trasferire agli organi i quali la esercitano; quell'«appartiene» dà un senso di proprietà; mentre il termine «risiede» consolida il possesso; non la proprietà. Il popolo, cioè, rimane possessore di questa che è la suprema potestà democratica.
Può sembrare una sottigliezza, ma sottigliezza non è. La verità è un'altra. Esistono fra gli uomini due categorie di persone di fronte ai problemi costituzionali: quelli che credono nelle Costituzioni e quelli che non credono nelle Costituzioni.
Per quelli che non credono nelle Costituzioni, cioè che pensano che il giorno che avessero la maggioranza farebbero quello che vogliono, un'affermazione di principio può sembrare una sfumatura, e non ha importanza; ma per coloro che, come me, credono profondamente nelle Costituzioni e nelle leggi, ogni parola ha il suo peso e la sua importanza per il legislatore di domani.
Noi ci dobbiamo preoccupare del documento che facciamo, guardando verso l'avvenire, cioè dando norme sicure ai legislatori di domani, in modo che la volontà di oggi non possa essere violata per improprietà di linguaggio, voluta o non voluta che sia."

(Dai lavori dell'Assemblea Costituente: intervento dell'on.Lucifero nella seduta del 22 marzo 1947)
1. Nell'evidenziare la sua perplessità su quello che definisce "il trenino di Pisapia", Stefano Fassina, sull'Huffington Post, fa un rapido (e nitido) riassunto della linea politica rivendicata dal presidente del consiglio dimissionario, indicando come ogni ripensamento o critica di tale linea sia assolutamente escluso in partenza da parte della c.d. "sinistra" coinvolta in qualsiasi livello di governo:
"È stato, per autonoma determinazione, proprio il Pd a volere e a rivendicare orgogliosamente, anche domenica notte nel discorso del commiato del presidente del Consiglio: il Jobs Act e la cosiddetta "buona scuola"; la legge per le trivelle facili e l'assoggettamento del sistema radio-televisivo pubblico all'esecutivo; una politica economica neo-liberista, mix spregiudicato di misure supply side per le imprese e laurismo prima di ogni passaggio elettorale; l'eliminazione della Tasi per tutti; il condono fiscale nell'intervento demagogico su Equitalia; i tagli espliciti e mascherati alla Sanità pubblica; l'esaltazione del Ceta e del Ttip".
2. L'attuale incarico per la formazione di un nuovo governo, pare obiettivamente intervenire a confermare questa analisi; svolta da Fassina ma non solo: se non altro, nell'ambito della sinistra di governo, era stata, ancor prima, compiuta anche da Prodi, in occasione della sconfitta alle elezioni amministrative, come abbiamo visto nel precedente post ("Ci siamo illusi che la gente si rassegnasse a un welfare smontato a piccole dosi, un ticket in più, un asilo in meno, una coda più lunga...Se non cambi le politiche, il politico cambiato invecchia anche in un paio d'anni...").

L'attuale incarico, constatata l'indisponibilità delle varie forze parlamentari ad un governo di vasta coalizione, infatti, si appunta su un esponente del precedente governo che esprime una precisa connotazione: quella di una forte continuità con la linea del governo dimissionario, e, anzi, un'inclinazione ancora più marcata all'€uropeismo inteso come cessione di sovranità (che la Costituzione dice appartenere al popolo e che non può essere delegata, e tantomeno ceduta, da coloro che ricavano la loro legittimazione dal voto popolare e che, comunque, esercitano le loro funzioni avendo giurato di rispettarla).
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3. Le ragioni che conducono alla nascita di questo nuovo governo e a questo (re)incarico sono state esplicitamente indicate dal Capo dello Stato nella sua dichiarazione finale al termine delle consultazioni e risultano sostanzialmente due:
a) quella principale, che peraltro emerge solo al termine delle consultazioni stesse, e che oggettivamente prescinde dall'attribuire ogni rilevanza alla volontà popolare espressa a larga maggioranza nel referendum, che non viene neppure menzionato: "Il nostro Paese ha bisogno in tempi brevi di un governo nella pienezza delle sue funzioni. Vi sono di fronte a noi adempimenti, impegni, scadenze che vanno affrontati e rispettati. Si tratta di adempimenti e scadenze interni, europee e internazionale"
b) quella già espressa in "prima battuta" e che, nel corso dell'evoluzione della crisi, diviene solo "concomitante" e, per il suo contenuto, anche secondaria, visto che l'investitura ritenuta legittima in base al punto a) è estremamente estesa: "armonizzare le leggi elettorali prima del voto".

Sommando queste due ragioni di "investitura", è agevole ricavare che non sarà solo il varo di una legge elettorale "armonizzata" la mission di questo governo, ben potendo gli "impegni europei" giustificare la sua permanenza fino alla scadenza della legislatura.
Rammentiamo infatti che (pp.2.1-3): la presente situazione di redde rationem bancario, che può diventare l'epicentro di una crisi finanziaria mondiale, si sarebbe egualmente manifestata in ogni suo elemento: anzi, probabilmente anche prima, perché, in assenza di una scadenza referendaria in cui il governo "deve" sostenere col consenso la propria proposta, si sarebbe giunti più rapidamente a chiarire che, per MPS, così come per le altre situazioni di bilancio di altri istituti bancari italiani, la situazione non è risolvibile dal "mercato" e che si arriverà al sacrificio degli obbligazionisti, (gli azionisti hanno visto e vedranno praticamente azzerati i loro valori), e, successivamente, dei depositanti.
Con, inoltre, il passaggio del controllo del sistema bancario nazionale in mano a "investitori esteri", a prezzi stracciati, accompagnato dall'espropriazione accelerata del patrimonio immobiliare delle famiglie e degli assets aziendali delle imprese strozzate dal credit crunch e dall'austerità fiscal€".

4. Aggiungiamo che, nel pieno di questa continuità, che fa leva sugli "adempimenti, impegni e scadenze" in chiave €uropea, e nonostante la crisi di governo, sarebbe stato già approntato un decreto che dovrebbe porre a carico dello Stato l'onere della ricapitalizzazione di MPS, dopo l'evidente fallimento della "soluzione di mercato" (cosa che non impedisce a JP.Morgan di richiedere 450 milioni di "commissioni" per i suoi servigi, in relazione all'avvenuta conversione volontaria dei bond in azioni). Tale decreto, però, riguarderà tutto il fronte dei problemi bancari che il governo uscente avrebbe dovuto comunque affrontare:
- sulla questione MPS: "La via tecnica ora allo studio di governo e management senese, [è] la "ricapitalizzazione precauzionale" (per 5 miliardi complessivi) nell'ambito della direttiva europea sul bail-in: lo Stato subentra al consorzio di garanzia; si passa attraverso l'azzeramento dei bond subordinati, con l'obiettivo di offrire il ristoro alla clientela retail esposta, come detto, per circa 2 miliardi" (tali "subordinate" risultano peraltro emesse per un valore di oltre 3,176 miliardi);
- sulle banche popolari e la loro trasformazione in ordinarie Spa: "L'intervento normativo allo studio del governo dovrebbe puntare dunque a dare una base giuridica solida per salvaguardare le banche che già hanno compiuto il processo. Per il futuro, però, non è escluso che si torni ad alzare l'asticella oltre la quale scatta l'obbligo di trasformazione: dagli attuali 8 miliardi di attivi, arrivare a 30 miliardi"
- vantaggi fiscali per gli istituti bancari: "si sommano altre norme volute sia dalle banche che dal Tesoro, che garantirebbero vantaggi fiscali agli istituti. Il capitolo più atteso riguarda le nuove risorse necessarie al Fondo di risoluzione, dal quale sono arrivate le risorse per la risoluzione - datata novembre 2015 - delle quattro banche (Etruria & co.). Il salvataggio - con la pulizia dei loro crediti deteriorati - non ha ancora permesso di concludere il percorso di vendita e così la dote gravosa è la difficoltà di recuperare gli 1,6 miliardi che devono esser rimborsati a Intesa, Unicredit e Ubi (proprio quest'ultima dovrebbe acquisire tre delle quattro banche, con l'eccezione di Cariferrara). Le risorse supplemetari dovrebbero esser ammortizzate dalle banche che vi contribuiscono in più anni (cinque), gravando meno sul bilancio".

5. A questo quadro sono da aggiungere alcune fondamentali osservazioni:
5.1) la prima è che tale decreto-legge, solo perché tale, dovrà quantificare e indicare i mezzi di copertura della spesa pubblica e degli sgravi fiscali che esso comporta. Va rilevato che il suo contenuto pare essere già noto al Sole24ore il 6 dicembre scorso: esso, dunque, non può che essere ascrivibile al governo dimissionario, ma risulta prioritario per il nuovo governo per l'agire di quella "indifferenza" all'indirizzo politico espresso dal processo elettorale che caratterizza gli "impegni" derivanti dall'adesione all'UEM;

5.2) la seconda è che l'insostenibilità dei bilanci bancari deriva dalle politiche di bilancio imposte dall'adesione dell'Italia alla moneta unica, culminate nel fiscal compact e nella conseguente revisione costituzionale dell'art.81, con l'inserimento in Costituzione del pareggio di bilancio, nonché dall'incessante effetto depressivo che provocano le altrettanto incessanti riforme strutturali imposte dall'€uropa (come ormai sostiene apertamente Stiglitz).
Non può sottacersi che, seppure il "crack" di MPS affonda le sue radici nella vicenda dell'acquisto di Antoveneta dal Banco Santander, - provocando forti dubbi sia sull'autorizzazione rilasciata che sulla vigilanza esercitata da Bankitalia sulle operazioni che ne conseguirono, in particolare sulle "ricoperture in derivati"-, è l'Unione bancaria ad attualizzare i problemi generali e specifici dell'intero sistema bancario italiano.
L'inevitabile addossare il costo di questi "impegni" presi con l'€uropa alle tasche di tutti gli italiani, è in fondo, null'altro che un altro "impegno" preso con la stessa fonte di "sovranità" (ceduta), senza che il popolo italiano ne abbia ricavato alcun vantaggio oggettivamente comprovabile;

5.3) la terza è che "l'€uropa "unita e democratica" a cui continuare a cedere la sovranità popolare, non corrisponde per definizione alla lettera e alla ratio delle norme fondamentali dei trattati che escludono, con clausole caratterizzanti e irrinunciabili, (anzi, costituenti base essenziale dell'adesione tedesca ai trattati stessi), ogni forma di solidarietà fiscale tra Stati-membri e ogni possibilità di istituire un governo federale che disponga di poteri di intervento perequativo degli squilibri inevitabili interni all'eurozona;

5.4) anzi, su questa evidente REALTA' normativa dei trattati (che si vogliono anteporre alla Costituzione italiana, appena "confermata" nella sua cogenza suprema dal risultato del referendum), l'Unione europea è perfettamente cosciente che gli "Stati Uniti d'€uropa" sono irrealizzabili (v.pp.2-3) per volontà della Germania e ne prende atto, sottolineando la grande influenza che esercitano le prese di posizione della Corte costituzionale tedesca su tutti gli altri Stati dell'Unione:
"La corte spiega in modo minuzioso che lo Staatenverbund è un'associazione di Stati nazionali sovrani e poi descrive nei minimi dettagli le condizioni che consentono a uno Stato di mantenere la propria sovranità. Particolare interesse ha destato negli osservatori un elenco di diritti statali inalienabili che non potranno mai essere trasferiti al processo legislativo europeo se l'identità costituzionale e la sovranità degli Stati membri deve essere preservata.
Secondo Schönberger, si tratta soltanto di un'elencazione di pura convenienza politica (la corte vi cita pressoché la totalità dei settori in cui la competenza degli Stati membri è tuttora esclusiva o quantomeno prevalente) e non di un'interpretazione costituzionale fondata su principi. Altri autori concordano nel giudicarla una semplice raccolta e un elemento di tutela dei restanti poteri nazionali.
In alcuni passaggi la sentenza si dilunga anche sull'importanza della democrazia quale elemento costitutivo della sovranità di uno Stato membro, nella fattispecie della Germania.
È in questi paragrafi che la CCF ravvisa persino l'incapacità strutturale del Parlamento europeo (PE) di potere un giorno divenire una fonte di legittimità democratica diretta. Il motivoprincipale di tale impossibilità, secondo la corte, risiede nelle fortissime differenze d'impatto elettorale dei cittadini, da Stato membro a Stato membro, un aspetto che viene identificato come una violazione inaccettabile del principio di uguaglianza elettorale, per di più riconducibile al meccanismo di assegnazione dei seggi del PE in base alle quote nazionali.

Infine in questa sentenza, contrariamente a quanto accaduto in quella di Maastricht, la corte si è sentita in dovere di trattare minuziosamente il tema del divieto imposto dalla Legge fondamentale alla Repubblica federale di Germania di aderire a un eventuale Stato federale europeo. Questo tipo di decisione spetta, infatti, solo al potere costituente, ossia il popolo. I giudici sono tuttavia attenti a non porre il referendum come condizione, limitandosi invece ad accennare alle prerogative del potere costituente; rimangono dunque concepibili altri mezzi d'espressione della volontà di tale potere, anche ispirati alle origini della Legge fondamentale (che fu elaborata da una convenzione costituzionale sull'isola di Herrenchiemsee)".
 

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