PER NON AFFATICARMI TROPPO INIZIERO' CON UN'ORA DI DIETA AL GIORNO (1 Viewer)

Coramina

out of this world
Oggi la Commissione europea ha proposto per l’Italia – nel programma di Recovery Fund
tra i 153 e i 172 miliardi, di cui 81 a “fondo perduto” e il resto come prestiti da restituire
(se fossero 172 miliardi, il prestito sarebbe di 91).

Il nostro Paese sarebbe quello che riceverebbe la somma più alta dell’intero piano di aiuti.

Urla di giubilo tra gli eurofanatici e i membri del governo, ben sostenuti da un’accurata propaganda dei media.


Iniziamo a vedere, in due punti, come stanno davvero le cose.

Primo punto.
Perchè la proposta della Commissione europea diventi realtà servono ancora due passaggi:
l’approvazione del Parlamento europeo
e quella del Consiglio europeo.

In quest’ultimo occorre però l’unanimità (l’Olanda ha già detto no),
quindi – alla fine delle trattative – bisogna vedere cosa resta.




Ma la mossa della Ue – probabilmente oggetto di un accordo tra Conte e Gentiloni – è abile:
serve adesso per far votare in Parlamento ai 5Stelle il pacchetto che prevede, tra le altre misure, anche il MES.

Secondo punto
:
il cosiddetto contributo “a fondo perduto” sarà finanziato col prossimo bilancio pluriennale della UE,
dunque prima versiamo e poi vi attingiamo.

Quindi proprio “perduto” non è, anche perché aumenterà la nostra contribuzione annua al bilancio europeo.

Se anche il contributo a “fondo perduto” restasse di 81 miliardi,
tolto quello che verseremo nel bilancio comunitario, ci resterebbero solo 26 miliardi.

Meno del MES.

La conferma arriva anche dalle parole dell’ex ministro Carlo Calenda,
europeista convinto e certamente contento per l’impegno della Commissione europea,
che dalla trasmissione della Gruber parla di 26 miliardi netti “a fondo perduto” in 5 anni,
definendo una speculazione della stampa l’annuncio dei 172 miliardi:

Carlo Calenda a Otto e mezzo, la verità sul recovery fund: "170 miliardi all'Italia? Speculazione di stampa. Primi soldi nel 2021"



In pratica, al netto della propaganda governativa e dei media
e al netto della nostra contribuzione al bilancio Ue,
siamo di fronte a poco più di 5 miliardi l’anno a “fondo perduto”, a partire dal 2021.

Una cagatina di mosche
.

I 172 miliardi sono una vera e propria trovata pubblicitaria della stampa e delle televisioni.

Tutto il resto saranno prestiti da restituire.

A svelare l’inganno ci pensa anche Christian Odendahl, capo economista del Centre for European Reform,
che su twitter conferma che dagli 82 miliardi “a fondo perduto” per l’Italia,
vanno sottratti 56 miliardi di nostra contribuzione al bilancio Ue.

Insomma, netti sono 26 miliardi in 5 anni: quasi niente.




Questi i numeri, ad andarci bene.

Sempre che l’Olanda e gli altri Paesi del Nord Europa non tentino,
in seno al Consiglio europeo, a dare il loro ok solo su un accordo a ribasso.

Siamo di fronte all’ennesima presa in giro di un popolo allo stremo delle forze.

pazzesco… :mad:
grazie per le info che pubblichi
 

Val

Torniamo alla LIRA
Alle considerazioni del dott. Stefano Montanari che argomentano l’inutilità ed anzi la pericolosità della mascherina [1]
si aggiungono quelle di numerosi studi scientifici nonché del
Coordinamento Internazionale Associazioni per la Tutela dei Diritti dei Minori CIATDM
che ha indirizzato una lettera aperta al Presidente della F.I.M.P., il dott. Paolo Biasci,
al Ministro della Sanità Roberto Speranza e al Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina
nella quali si documentano fortissimi dubbi e perplessità intorno alla imposizione delle mascherine alla “popolazione pediatrica”.

Il CIATDM sostiene, basando il proprio giudizio su dati e studi scientifici, che tale misura non
“appare solo inutile ma dannosa e controproducente”.

Il dott. P. Biasci, in qualità di presidente della federazione dei pediatri italiani, aveva dichiarato che non vi sarebbero
“… rischi per la salute dei bambini dovuti ad un uso prolungato delle mascherine per prevenire il contagio da coronavirus.”

La questione non è di poco conto riguardando l’ipotesi di obbligatorietà della mascherina, dai sei anni in su, al rientro a scuola a settembre.

A sostegno della propria tesi il coordinamento riporta la dichiarazione dell’OMS dello scorso 6 aprile valida per la popolazione nel suo complesso



… attualmente non ci sono prove che indossare una maschera (medica o di altro tipo)
da parte di persone sane in un contesto di comunità più ampio, incluso il mascheramento della comunità universale,
possa impedire loro di contrarre virus respiratori, incluso COVID-19. (…) l’ampio uso di maschere da parte di persone sane
in contesti di comunità non è supportato dalle prove attuali e porta incertezze, criticità e rischi …

Non solo non è dimostrata la loro capacità di proteggere ma secondo il direttore regionale dell’OMS Dorit Nitzan:

“Le mascherine fanno parte di una strategia e di un approccio comprensivo e non sono l’unica misura di protezione. In più, a volte le persone le indossano credendo di essere protette, contribuendo a diffondere il virus“.
“Continuiamo a raccomandare che le mascherine vengano indossate dagli operatori sanitari,
dalle persone infette e da coloro che se ne prendono cura
.
Se ne avete di extra, donatele ai Paesi in cui medici e infermieri non ne hanno”.

Il documento continua descrivendo la difficoltà di un uso corretto di tale dispositivo volto ad evitare
ad esempio rischio di autocontaminazione, potenziali difficoltà respiratorie dovute al loro uso e falso senso di sicurezza.

Le modalità corrette di utilizzo delle mascherine che se non osservate, rischiano di trasformarle,
da presidio di sicurezza a pericoloso veicolo di contagio, non sono semplici.

Esse comportano la necessità di osservare le seguenti regole, non certo alla portata dei bambini:

  • Posizionare la mascherina con attenzione, assicurandosi che copra la bocca e il naso,
  • e legarla bene per ridurre al minimo qualunque apertura tra il viso e la mascherina.

  • Evitare di toccare la mascherina mentre la si indossa.

  • Rimuovere la mascherina utilizzando la giusta tecnica: non toccare la parte anteriore della mascherina ma slegarla da dietro.

  • Dopo averla rimossa o ogni qualvolta una mascherina usata sia stata toccata inavvertitamente,
  • lavare le mani con un apposito prodotto a base alcolica oppure con acqua e sapone se le mani sono visibilmente sporche.

  • Appena risulta umida, sostituire la mascherina con una mascherina nuova, pulita e asciutta.

  • Non riutilizzare le mascherine monouso.

  • Eliminare le mascherine monouso dopo ogni utilizzo e smaltirle immediatamente dopo averle rimosse.

Il Coordinamento si appella, inoltre, allo studio del dott. Alberto Donzelli, specialista in igiene e medicina preventiva,
che in uno studio pubblicato su Repository di Epidemiologia e Prevenzione, evidenzia che:

“….in soggetti infetti inconsapevoli, in cui l’emissione di virus è massima nei due giorni precedenti i sintomi, la mascherina obbliga a un continuo ricircolo respiratorio dei propri virus, aggiungendo la resistenza all’esalazione, con concreto rischio di spingere in profondità negli alveoli una carica virale elevata, che poteva essere sconfitta dalle difese innate se avesse impattato solo con le vie respiratorie superiori.” (…)

“Per chi indossasse le mascherine molto a lungo, questo sembra un rischio assolutamente sproporzionato rispetto a quello di un contatto occasionale in strada/fuori casa con altri, che all’aperto in base alle attuali conoscenze non ha possibilità logiche né riconosciute di causare infezione.”

Si tenga presente che il Ministero della Salute – Direzione generale della prevenzione sanitaria ufficio 5 prevenzione delle malattie trasmissibili e profilassi internazionale, nella sua Nota n. 0010736 del 29/03/2020 ha chiarito che:

“I dati attualmente disponibili non supportano la trasmissione per via aerea di SARS-CoV-2, fatta eccezione per i possibili rischi attraverso procedure che generano aerosol se eseguite in un ambiente inadeguato (non in stanza di isolamento con pressione negativa) e / o in caso di utilizzo di dispositivi di protezione individuali (DPI) inadeguati .”

Preoccupazioni analoghe sono state espresse dallo European Centre for Disease Prevention and Control
che in un recente documento “Using face masks in the community” afferma che:

“Esiste il rischio che la rimozione impropria della maschera, la manipolazione di una maschera contaminata o una maggiore tendenza a toccare il viso mentre si indossa una maschera da parte di persone sane possano effettivamente aumentare il rischio di trasmissione .”

e dal dott. Antonio Lazzarino, epidemiologo presso l’University College London, in un articolo sul British medical Journal:

“…È necessario quantificare le complesse interazioni che potrebbero benissimo operare tra effetti positivi e negativi dell’uso di maschere chirurgiche a livello di popolazione. Non è tempo di agire senza prove.”

“…(quella) delle Regioni che l’hanno forzata imponendo le mascherine a tutti fuori di casa in qualunque contesto (concedendo eccezioni solo durante la corsa, sempre nel doveroso rispetto del distanziamento) è una forzatura rispetto alle prove esistenti, con possibilità di fare più danni che benefici.

La mascherina, essendo in grado di trattenere per una settimana particelle infettanti sulla sua superficie
lungi dall’essere una efficace protezione, costituisce un pericoloso veicolo di contagio
secondo il rapporto nr. 25/2020 pubblicato da ISS COVID 19 contenente le Raccomandazioni sulla sanificazione di strutture non sanitarie.

Uno studio pubblicato su Annals of Internal Medicine dello scorso aprile
Effectiveness of Surgical and Cotton Masks in Blocking SARS–CoV-2: A Controlled Comparison in 4 Patients
giunge alla conclusione che, sia le maschere chirurgiche che quelle in cotone sembrano essere inefficaci
nel prevenire la diffusione della SARS-CoV-2 dalla tosse dei pazienti con COVID-19
nell’ambiente e sulla superficie esterna della maschera
.

Si consideri, inoltre, che la contagiosità degli asintomatici è stata testata nel caso dei 455 contatti avuti,
per un tempo medio tra quattro e cinque giorni, da una ventiduenne positiva al coronavirus.

Lo studio, pubblicato il 14 maggio scorso da pubmed, “A Study on Infectivity of Asymptomatic SARS-CoV-2 Carriers”
ha mostrato che nessuno dei contatti ha mostrato segni di infezione da COVID-19.

Secondo Brainard et al: “Le prove non sono sufficientemente forti per supportare l’uso diffuso di maschere
come misura protettiva contro COVID-19. Tuttavia, ci sono prove sufficienti per supportare l’uso di maschere
per brevi periodi di tempo da parte di individui particolarmente vulnerabili in situazioni transitorie a rischio più elevato


Su Lancet il preprint di un grande studio controllato randomizzato
“Facemask versus No Facemask in Preventing Viral Respiratory Infections During Hajj: A Cluster Randomised Open Label Trial”
con lo scopo di chiarire l’efficacia delle mascherine nella protezione da infezioni virali respiratorie.

Gli autori hanno randomizzato, dal 2013 al 2015, 7.687 adulti in pellegrinaggio alla Mecca,
3.864 dei quali facenti parte del gruppo con maschere facciali con i rimanenti nel gruppo di controllo.

Ecco l’interpretazione sintetica cui giungono gli autori dello studio

“Facemask use does not prevent clinical or laboratory-confirmed viral respiratory infections among Hajj pilgrims.”

ossia

‘L’uso della maschera facciale non previene le infezioni respiratorie virali cliniche o confermate in laboratorio tra i pellegrini Hajj.’

Rimane una domanda.

Se l’uso della mascherina si rivela, ad una analisi meno superficiale, non solo inutile ma addirittura dannoso,
come mai se ne vorrebbe imporre l’utilizzo, arrivando ad ipotizzare squadre di bravi e gentili persone
– 60 mila attivisti civici nella proposta governativa – che vorrebbero provare ad “educarci”
a tenere insieme alle mascherine il “giusto” e “salutare” distanziamento fisicosociale… ?

Forse altri studi dimostreranno che più che di un dispositivo per la sicurezza sanitaria
potrebbe trattarsi di uno strumento della propaganda.

D’altronde, quest’ultima, fa leva su paura, minacce, ignoranza, pregiudizi,
convinzioni pregresse non sottoposte a necessaria verifica, nonché su un diffuso sadomasochismo.


La propaganda irretisce i più, mentre trasforma tanti altri in paladini del sistema, kapò, al servizio degli interessi di pochissimi;
essi pretenderebbero controllare i propri simili, stigmatizzando chi tarda ad allinearsi, facendosi complici, più o meno ignari,
più o meno consapevoli, di quei pochissimi.

Costoro si propongono, in definitiva, quali strenui difensori della misera condizione in cui stiamo precipitando a velocità crescente.

[1] “Io non ho nessun problema a mettere una mascherina mezz’ora se devo andare a far la spesa.
Anche se non serve a niente (o meglio serve tanto quanto starnutire nella manica o nel fazzoletto, che preferirei usare)
perché i virus sono più piccoli della trama, se siete più felici la metto. Male per mezz’ora non mi fa.
Ma se mi venite a dire che i miei figli devono tenerla per tutte le ore che andranno a scuola,
quando qualunque cardiologo vi dirà che rischiano l’infarto
qualunque dermatologo che rischiano micosi e dermatiti,
qualunque immunologo che sotto la mascherina i germi si moltiplicheranno
e che senza contatti sociali il sistema immunitario si indebolirà, allora NO, non ci sto più.

Accendete il lume della ragione ma spegnete la paura, non possiamo ubbidire
ad ogni ordine assurdo di taskforce di gente in conflitto di interessi.


Leggete cosa ne pensa un esperto vero:

“Qualche anno fa, pochi anni fa, io, mia moglie e il CNR di Bologna, abbiamo studiato un filtro per la respirazione…
Questo filtro per la respirazione era stato studiato perché c’era stato chiesto al ministero della difesa,
quindi lavoravamo per il ministero…mia moglie, io e il CNR di Bologna…
La parte CNR era diretta da Franco Prodi, (fratello di Romano Prodi) che è un ottimo fisico,
è andato in pensione da poco, ma è un bravissimo fisico…

Abbiamo lavorato proprio su un problema, che è lo stesso problema di oggi,
cioè impedire che qualcosa di estremamente piccolo possa entrare nel nostro organismo.
Quel qualcosa di piccolo allora erano le nanopolveri causate dalle esplosioni, ma le dimensioni sono quelle dei virus.
Il coronavirus è grande 120 nanometri, più o meno come le polveri di cui noi ci occupavamo.
Per un filtro, che sia un virus o che sia un’altra cosa, non importa.
Il filtro è, semplificando molto, uno scolapasta: blocca quella determinata dimensione…
Noi, per poter studiare quel filtro, ci abbiamo impiegato un anno e mezzo…abbiamo lavorato su delle apparecchiature,
con un gruppo di fisici, abbiamo fatto degli esperimenti, tanti esperimenti…abbiamo fatto dei prototipi di filtro,
abbiamo lavorato con Finceramica per produrre questi prototipi, e alla fine ce l’abbiamo fatta.

Vi assicuro, è tutt’altro che facile fare un filtro di quel genere…non tanto per il fatto della dimensione di quello che devi bloccare,
ma il problema grosso era il fatto che chi le portava doveva respirare…perché se io ti metto una mascherina di cemento armato
è chiaro che fermo tutto, ma dopo due minuti tu muori!
Quindi devo rendere compatibile la mascherina con la tua vita…
Noi lavoravamo per il ministero della difesa, quindi per qualcosa che doveva andare ai soldati, ai militari…
e il soldato deve scappare, deve inseguire, deve portare dei pesi, deve fare degli sforzi quindi deve respirare bene…
assicuro che è difficilissimo…

Allora chi è che può pensare che tutti i nostri sforzi siano stati ridicolizzati da una mascherina di carta o di stoffa…
Cioè noi, un gruppo di scienziati, con apparecchiature costose, tempo, viaggi, non c’eravamo accorti
che bastava una mascherina di carta per fare esattamente la stessa cosa…

Purtroppo non è vero…la mascherina di carta è una truffa!

Voi vi mettete questa mascherina, e non importa se è di tipo 1,2,3,4,5,27…voi ve la mettete e respirate,
dovete respirare, altrimenti morite. Quando voi respirate emettete del vapore, bagnate la mascherina
e quando la mascherina è bagnata prende i virus, i batteri, i funghi, i parassiti e li concentra lì,
e voi vi portate per delle ore funghi, batteri, virus, parassiti ad un millimetro dal naso e ve li tenete lì.

Quindi vi ammalate o rischiate di ammalarvi a causa di QUEI patogeni…
perché adesso la gente è convinta che esiste solo il coronavirus, ma il coronavirus
è uno dei molti miliardi di virus che esistono…ma poi ci sono anche i batteri, che sono una quantità enorme, i funghi, i parassiti,

…tutta roba che si appiccica lì e voi ve la tenete appiccicata al naso, quindi è follia pura…

E questo basterebbe per dire “abbiamo scherzato”…

Quando porti la mascherina ed espiri, cioè butti fuori quello che i tuoi polmoni hanno deciso
essere lo scarto del metabolismo dei tuoi tessuti, delle tue cellule, cioè l’anidride carbonica…
hai un impedimento a buttarlo fuori, quindi inevitabilmente ributti dentro al tuo organismo l’anidride carbonica…


Il tuo sangue va in ipercapnia, vuol dire che hai un eccesso di anidride carbonica, porti alle tue cellule il loro scarto…
Quando sei in ipercapnia, vai anche in acidosi, il tuo organismo diventa più acido del dovuto,
il ph si abbassa…più è acido l’organismo, più hai facilità ad ospitare malattie…

La malattia più vistosa che si instaura con acidosi è il cancro!….”
 

Val

Torniamo alla LIRA
Riporto integralmente :

Dott. Stefano Montanari
Qui, di seguito, il testo dell’intervista che è stata censurata dopo essere comparsa
per qualche ora sul sito di Vita al Microscopio.
Ora aspettiamo che il regime blocchi anche questo sito.

Roberta Doricchi intervista il dott. Stefano Montanari.

Roberta Doricchi – In questo periodo che fa tanto peste manzoniana credo sia impossibile non parlare del Coronavirus.
Stefano Montanari – Io non sono un virologo…
RD – Ma qualcosa sa.
SM – Vede, io sono fuori moda. Lo sono perché ciò che so fa parte della conoscenza basata sulla fisica, sulla chimica, sulla fisiologia, sulla farmacologia, sulla biologia… In più, so quello che ho imparato da quasi mezzo secolo di ricerca personale.
Niente a che fare con quello che oggi viene spacciato come scienza.

RD – Mi dia un’opinione su questa epidemia.
SM – Non solo non sono un virologo, ma non sono neppure uno psicologo né un esperto di sociologia. Meno che mai sono uno psichiatra, e ancora meno sono un magistrato, perché è la magistratura che dovrebbe indagare su certi comportamenti.
Ciò che posso dirle è che il Coronavirus battezzato SARS-CoV-2 dopo aver portato per un po’ un nome provvisorio è uno dei non pochi virus fatti in laboratorio.

RD – Fatto apposta?
SM – Questo proprio non lo so e, nel caso specifico, a saperlo non sono in tanti. Ma mica glie lo vengono a raccontare.
Ci sono virus che nascono senza volerlo, li classifichi tra gli incidenti, e altri che sono creati da modificazioni messe in atto per motivi di ricerca o per altri motivi su cui mi lasci evitare di entrare. Comunque sia nato questo virus, la cosa ha scarsa rilevanza se non dal punto di vista di investigazioni che nulla hanno a che fare con la salute. Sappia, ma è cosa molto nota, che modificare un virus è tutto sommato semplice ed esistono persino brevetti che proteggono certe metodiche per farlo, e, per quello che c’interessa ora, proprio lavorando anche sui Coronavirus.

RD – I Coronavirus: lei usa il plurale…
SM – Sì, certo. Si tratta di un genere di virus appartenenti alla famiglia Coronaviridae e alla sottofamiglia Orthocoronavirinae, per quello che può interessare chi legge questa intervista. Se ne conoscono diversi ceppi, alcuni dei quali possono provocare patologie negli esseri umani, da un volgare raffreddore a polmoniti, e il nuovo virus cinese condivide tantissime caratteristiche con i suoi fratelli.

RD – La domanda di cui credo chi ci legge aspetta la risposta è: si muore?
SM – Bisogna impegnarsi parecchio

RD – Che cosa significa?
SM – Premesso che di quel virus in particolare sappiamo poco stante la novità della sua comparsa, non esistono dati che indichino una mortalità significativamente diversa da quella di una qualunque influenza. È indispensabile aggiungere che i pochissimi che sono morti ad oggi non sono morti di Coronavirus ma con il Coronavirus, il che è molto diverso.

RD – Cioè?
SM – Si trattava di pochissimi casi di persone molto avanti negli anni e già affette da patologie gravi. Per loro sarebbe bastato un normale raffreddore per il tracollo. Indicare come responsabile della loro morte il Coronavirus ha lo stesso grado di comicità che aveva incolpare il morbillo della manciata di morti sopravvenute in pazienti terminali.

RD – È solo comicità?
SM – Se non fosse comicità, dovremmo tirare in ballo condizioni come l’ignoranza e la truffa che non vogliamo tirare in ballo. E, allora, fermiamoci alla comicità.

RD – Una comicità piuttosto costosa, mi pare.
SM – Questo è uno degli aspetti curiosi su cui ho solo domande e nessuna risposta.

RD – Quali domande?
SM – Cominciamo dall’inizio, e sono certo di dimenticare qualche passaggio. Almeno da mesi io sto vedendo delle strane forme influenzali con polmoniti che faticano a rispondere non solo ai farmaci ma all’omeostasi, cioè alla capacità di autoguarigione che, in maggiore o minor misura, abbiamo tutti. Piano piano quei pazienti sono guariti e diventano difficilmente indagabili, anche perché non sono rintracciabili. Dunque, nessuna prova che si tratti del virus cinese. Mi chiedo come mai qualche mese fa si mise in atto una simulazione centrata su un’epidemia teorica, guarda caso da Coronavirus, che avrebbe fatto sessanta milioni di morti nel mondo. Poi mi chiedo come mai qualche centinaio di soldati americani siano stati ospitati proprio a Wuhan, appena prima del manifestarsi della malattia. Altra domanda: perché i passeggeri dell’aeroporto di quella città venivano irrorati con un aerosol della cui natura niente è stato detto, e questo settimane prima che venisse denunciata l’esistenza del virus?
Ma è di fronte alla reazione dei governi che resto ancora più perplesso.

RD – A che reazioni si riferisce?
SM – Oggettivamente ci troviamo di fronte a ben poco: un virus, non importa il suo stato di famiglia, che ha un grado di patogenicità bassissimo e una mortalità irrilevante. Di patogeni infinitamente più diffusi e infinitamente più aggressivi ne abbiamo a iosa e nessuno si agita.
Anzi, la stragrande maggioranza di loro è perfettamente sconosciuta alla massa e nessuno ne parla né, tanto meno, se ne preoccupa.
Restando all’Italia, in termini di popolazione lo 0,8% del Pianeta, abbiamo 49.000 morti l’anno per infezioni contratte in ospedale e lei lo ha mai visto riportato a titoli cubitali? O ha mai visto ospedali chiusi per questo?

RD – Spieghi meglio.
SM – Ogni giorno più di 130 persone muoiono nella sola Italia per malattie infettive, e spesso si tratta di affezioni respiratorie, contratte nel corso di un ricovero in ospedale. Insomma, lei va a farsi togliere l’appendice ed esce con la polmonite, una malattia che, ovviamente, nulla ha a che fare con l’infiammazione dell’appendice ileo-ciecale. Questo semplicemente perché il grado d’igiene dei nostri ospedali è largamente insufficiente e i batteri e i virus strisciano e saltellano allegramente, per usare un’informazione scientifica che ci regalò la ex ministra Lorenzin.
E, se a morire sono in 130 al giorno o pochi di più, pensi a quanti si ammalano e guariscono.
E pensi a quanti muoiono a distanza dal ricovero e la loro morte non rientra nel calcolo. Di questo non si parla e tutti vivono felici.

RD – Perché non se ne parla?
SM – Io la risposta ce l’ho, ma, essendo suddito di un regime molto attento a non correre rischi sulla propria sopravvivenza, me la tengo.
Le dico solo che tenere pulito un ospedale non garantisce vantaggi sulla cui natura mi lasci sorvolare.

RD – Ma, tornando al Coronavirus, perché si sta paralizzando l’Italia se quello che dice lei è vero?
SM – Ecco: è a questo che non trovo una risposta. Insomma, a chi giova? I numeri sono impietosi anche se si finge che chi è morto con il Coronavirus sia morto a causa del Coronavirus. Comunque si guardi la cosa, siamo di fronte all’irrilevanza.
E, allora, a chi conviene massacrare la nostra economia già comatosa? A chi conviene dare al mondo l’immagine di un paese di appestati?
Proprio ieri sera mi telefonava mio figlio da Tenerife dove abita da anni, e mi diceva che una signora incontrata per caso alla cassa del supermercato, sentendo l’accento, gli ha chiesto se fosse italiano e, ricevuta la ferale conferma, è inorridita.
Del resto, è la reazione che non pochi italiani hanno verso i cinesi che incrociano per strada, come se il virus prediligesse un’etnia.
Il fatto è che la percezione che rischiamo di dare è quella dei lebbrosi o degli appestati.

RD – Ma, insomma, ci dobbiamo proteggere contro il virus?
SM – Ognuno deve essere libero di comportarsi come crede meglio. Io posso dire che chiudere dei territori e dei luoghi di aggregazione, scuole comprese, è una cosa che non sta né in cielo né in terra. Vedere gente che fa a botte per comprare a qualunque prezzo le mascherine di carta è tristemente ridicolo, se non altro perché molte di quelle proteggono dai virus come un’inferriata protegge dalle zanzare.
E pure l’Amuchina… La gente è convinta che basti bagnarsi le mani con l’Amuchina, di fatto quello che chiamiamo commercialmente varechina insieme con alcool etilico, per essere al riparo da virus e batteri.

RD – La gente aspetta con ansia il vaccino.
SM – Dei vaccini e della loro totale inutilità ho parlato molte volte portando prove inoppugnabili e certificate.
In questo caso è possibile che ci troviamo nelle condizioni del vaccino contro il tetano.

RD – Cioè?
SM – Il tetano è una malattia decisamente rara non trasmissibile da uomo a uomo e che non dà immunità.
Il che significa che, a differenza di quanto accade con malattie come il morbillo, la varicella, la pertosse e non poche altre, chi si è ammalato può ammalarsi di nuovo. Insomma, non si acquisisce immunità. Non è affatto improbabile che il virus cinese sia nella stessa condizione, esattamente come i tanti virus influenzali con i quali condivide affinità: lei sia ammala d’influenza e si può ammalare di nuovo all’infinito perché la malattia non induce alcuna immunità. Quindi, come è il caso dell’influenza, quel vaccino potrebbe essere assurdo fin dalle basi teoriche.
Insomma, la solita illusione a spese di chi ci casca, e un’illusione con gli effetti collaterali inevitabili per qualunque farmaco ma senza alcuna contropartita vantaggiosa.

RD – E, allora, che fare?
SM – Niente.

RD – Niente?
SM – Niente di più di quello che lei fa normalmente per evitare di prendersi il raffreddore o l’influenza.
Posso aggiungere che un’alimentazione razionale senza tante delle porcherie che mangiamo e che, ancora peggio, rifiliamo ai nostri bambini, fa miracoli. Con quella non si guarisce: si previene. Tenere in ordine l’intestino, tenere equilibrato il chilo e mezzo di batteri, funghi e virus che ci abitano e che costituiscono il microbiota è fondamentale. Le riserve armate del nostro sistema immunitario, quello che ci difende dalle malattie infettive, stanno in grande maggioranza proprio lì. Poi, se l’infezione arriva, è indispensabile non cercare di eliminare la febbre.
Il rialzo della temperatura ha due effetti fondamentali complementari: migliora le nostre difese e indebolisce i patogeni.

RD – Dunque, la Tachipirina…
SM – La Tachipirina è solo uno dei tantissimi farmaci che contengono paracetamolo, un principio attivo che abbassa la temperatura corporea e che, quando è male utilizzato come, purtroppo, è nella stragrande maggioranza dei casi, fa danni.
Forse per togliersi di torno le mamme fastidiose che non hanno voglia di accudire i bambini con la febbre, i pediatri propinano paracetamolo a piene mani, infischiandosi del fatto che, così facendo, annientano la prima e più efficace difesa di cui disponiamo.
E poi c’è l’abuso degli antibiotici, troppo spesso somministrati a casaccio.

RD – A casaccio?
SM – Gli antibiotici sono farmaci mirati. Il che vuol dire che ognuno di loro è efficace nei confronti di certi batteri e non di altri.
Quando non si è certi di quale sia il batterio che ha provocato la malattia, si ricorre quasi di regola agli antibiotici chiamati ad ampio spettro, vale a dire farmaci che si spera arrivino dove il medico non è arrivato con la sua diagnosi.
Ma peggio ancora si fa quando si somministrano antibiotici per una malattia virale. Qui c’è l’assoluta certezza che il farmaco sarà inutile e in medicina ciò che è inutile è invariabilmente dannoso, non esistendo nessun medicinale privo di effetti dannosi.
Aggiungo che l’abuso di antibiotici ha creato ceppi batterici sempre più resistenti, con questo indebolendo fino,non di rado, ad annullare l’efficacia di quella classe di farmaci formidabili. A margine, le dico che anche la chirurgia soffre di questo problema.

RD – Perché?
SM – Perché quando il chirurgo lavora espone il suo paziente al mondo esterno e il corpo non è preparato a questa interferenza.
Di qui l’indispensabilità di una copertura antibiotica. Ma se l’antibiotico funziona poco…

RD – Quindi, se ho capito bene, non ci sono antibiotici contro il Coronavirus.
SM – No di certo, come non ci sono per i virus in generale, compresa la varietà di Coronavirus responsabile di tanti raffreddori.
Di fatto, i farmaci antivirali di cui disponiamo hanno un’efficacia modesta e per il Coronavirus non c’è niente che abbia un’efficacia provata.

RD – E le vitamine?
SM – Le vitamine A, E, D e C sono utili nella prevenzione, così come sono utili certi alimenti.

RD – Per esempio?
SM – Per esempio lo zenzero, la curcuma (sempre presa con il pepe nero, altrimenti perde efficacia), l’echinacea…
Poi gli alimenti fermentati come i crauti o il kefir. E, ancora, le verdure, specie quelle in foglia.
Insomma, se si mangia correttamente, se si fa una vita sana evitando, ad esempio, il fumo, si mantiene l’organismo capace di difendersi.

RD – Lei ha citato il fumo.
SM – Se vogliamo restare al Coronavirus che tanto terrorizza la gente, la difesa più immediata è quella che riguarda l’efficienza dei polmoni.
Di qualunque cosa s’illudano i fumatori, i loro polmoni non sono in condizioni ideali e uno dei problemi è quello dello strato eccessivo di muco,
spesso con caratteristiche non proprio sane, che ricopre i bronchi e che fa scivolare profondamente i patogeni entrati per inalazione.
In aggiunta, le ciglia vibratili, specie di fruste che sono presenti sulla parete interna dei bronchi, sono paralizzate dal fumo e non sono più capaci di spingere fuori dei polmoni gli aggressori. E, allora, anche il Coronavirus trova una bella porta aperta.
Ma la cosa vale per qualunque patogeno che passi attraverso il sistema respiratorio, comprese le particelle di cui mi occupo da decenni.

RD – Insomma, per stare bene bisogna comportarsi bene.
SM – Sì, è così. E tenga anche conto che, se la paura è utile perché ci fa essere pronti a difenderci, la paura indebolisce le difese.
Dunque, è utile solo se è motivata e se è contenuta nei limiti della razionalità.
Qui, invece, siamo al cospetto di una manifestazione d’isteria collettiva indotta per motivi che ignoro da chi approfitta dell’ignoranza e della fragilità intellettuale della gente.

RD – Un consiglio?
SM – Usate la ragione e non date credito a chi vi usa come animali da reddito. Spesso l’imperatore è nudo.
 

Val

Torniamo alla LIRA
A Fondo perduto, ci sono solo i versamenti dell’Italia all’UE:
altri 14,2 miliardi di euro


I nuovi “aiuti europei”, di cui si parla tanto in questi giorni,
non saranno altro che i soliti Fondi erogati sotto stretto controllo dalla Commissione,
con procedure talmente cavillose che non si riescono mai a spendere tutti.

Da qualche settimana questi Fondi sono stati ribattezzati: ora va di moda chiamarli “Grants“, per distinguerli dai “Loans”:
questi sarebbero invece dei prestiti come quelli erogati dal MES, il cosiddetto Fondo “Salva Stati”.


Per fare vedere che l’Unione europea ci aiuta davvero, che è generosa con chi ha bisogno,
ormai si dice che beneficeremo di erogazioni a “Fondo perduto”, come se si trattasse di un regalo.

E’ una Bufala, e vedremo perché.

Si comincia con i fiocchetti: non si parla più “Recovery Fund”, u
n termine che fa troppo pensare alla crisi in corso. (Link articolo completo)

Aiuti Europei, Bufale & Mozzarelle
 

Val

Torniamo alla LIRA
La Verità ha pubblicato i colloqui fra Palamara e Giovanni Legnini, vicepresidente del CSM
e , soprattutto due volte sottosegretario del PD: Il clasicco Uomo di Partito messo a controllare la macchina giudiziaria.

Dopo aver letto queste parole sfidiamo chiunque ad avere ancora la minima fiducia
nell’indipendenza della magistratura (non casualmente con la m minuscola).

Ve le riproponiamo come riportate dai giornali, per farvi capire la gravità.

Legnini contatta il consigliere Palamara:

“Luca, domani dobbiamo dire qualcosa sulla nota vicenda della nave.
So che non ti sei sentito con Valerio (il consigliere del Csm in quota Area, Valerio Fracassi, cioè la sinistra estrema).
Ai (Autonomia e indipendenza) ha già fatto un comunicato, Area (la corrente di sinistra delle toghe)
è d’ accordo a prendere un’ iniziativa, Galoppi idem (il consigliere del Csm Claudio Galoppi).
Senti loro e fammi sapere domattina“.

Si organizza un assalto della magistratura a Salvini.

Il pronto Palamara risponde subito e:

“Ok, anche io sono pronto. Ti chiamo più tardi e ti aggiorno“.

A questo punto, come dice la Verità, è il Piddino Legnini ad insistere ed a mettere fretta :

“Sì, ma domattina dovete produrre una nota, qualcosa insomma“.

A quel punto Palamara scrive a Fracassi

“Dobbiamo sbrigarci! Ho già preparato una bozza di richiesta. Prima di parlarne agli altri concordiamola noi“.


La bozza deve essere approvata al più presto.

Le firme, decidono Palamara e Fracassi, saranno inserire “in ordine alfabetico“.

Arriviamo al 25 agosto, quando le agenzie battono una notizia che non può passare inosservata:
quattro consiglieri di Palazzo dei Marescialli, fra cui Palamara,
chiedono di inserire il caso migranti all’ordine del giorno del primo plenum del Csm.

Nel documento si legge che

“la verifica del rispetto delle norme è doverosa nell’interesse delle istituzioni“.

“Gli interventi a cui abbiamo assistito, per provenienza, toni e contenuti rischiano di incidere negativamente
sul regolare esercizio degli accertamenti in corso. Riteniamo che sia necessario un intervento del Csm
per tutelare l’ indipendenza della magistratura e il sereno svolgimento delle attività di indagine“,

Legnigni, in un altro comunicato, scrive che l’istanza sarà trattata nel primo comitato di presidenza.

“Il nostro obiettivo è esclusivamente quello di garantire l’ indipendenza della magistratura“,

Altro che indipendenza della Magistratura, i tratta di magistratura piegata da Palamara e Legnini al PD ed alla sinistra.

Uno scandalo.

L’organo di tutela della Magistratura viene ad essere ridotto ad una sorta di grancassa di partito.

Anzi da “Organo” ad “Organetto” del PD di quelli di strada,
che cantano la stessa musica stridula di un’indipendenza che non esiste,
ma che è solo un pretesto per colpire l’avversario.

Se voi foste Salvini, andreste ora in modo tranquillo davanti da un giudice, anche per una semplice multa?

Non bastava “Salvini è una merda” detto da un membro,
il “Siamo indifendibili” detto da uno dei pochi giudici obiettivi,
ma bisogna aggiungere proprio il pezzo da novanta del complotto antileghista all’interno del CSM.

Scherzi del destino oggi cade l’anniversario dell’assassinio del Giornalista Walter Tobagi, ucciso dai terroristi rossi nel 1980.

Un giudice del tribunale di Milano, Guido Salvini, disse che i giudici erano stati più volte avvisati delle minacce a Tobagi
ed il milanese Craxi affermò con veemenza che la magistratura non aveva indagato e tutelato a sufficienza Tobagi.

Il Consiglio Superiore della Magistratura all’ora pensò di emettere una Censura nei confronti di Craxi che,
attenzione, aveva sostanzialmente ragione nel denunciare il problema.

Cossiga, che sapeva cos’era la divisione dei poteri, proibì al CSM di interferire con il potere politico,
minacciando di partecipare personalmente alla riunione e mandando un battaglione di Carabinieri
in tenuta antisommossa con un paio di colonnelli dell’Arma, sotto la sede del CSM, pronti ad intervenire
.

Per fortuna fu sufficiente l’intervento del compianto Giovanni Galloni, allora vicepresidente,
che vietò di mettere il punto all’ordine del giorno, per evitare la crisi.

Purtroppo di Cossiga e di Giovanni Galloni non ce ne sono più nelle istituzioni, e Tobagi fra i giornalisti.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Recovery Fund: in poco più di 2 minuti eccoVi spiegato il piano proposto ieri dalla Commissione europea.

All’Italia 172 miliardi, di cui circa 82 “a fondo perduto”?

Balle!

Ecco come stanno veramente le cose, al netto della tifoseria acritica dei finti europeisti.

In buona sostanza è una efficace trovata pubblicitaria
per convincere il MoVimento 5 Stelle a votare il pacchetto che comprende il MES.


Si tratta davvero di 82 miliardi “a fondo perduto”?

Quanti soldi verranno destinati veramente al nostro Paese?

A partire da quest’anno o dal 2021?

Dobbiamo prima contribuire al bilancio pluriennale della Ue?

Se si, in che misura?

La proposta della Commissione dovrà essere approvata anche dalle altre Istituzioni della Ue?

Se si, quali?

Con quali maggioranze?

Gli altri 90 miliardi (prestiti) come faremo a restituirli?

EccoVi le risposte in questo mio VIDEO di poco più di 2 minuti (su facebook):





#RecoveryFundIn poco più di 2 minuti eccoVi spiegato il piano proposto ieri dalla Commissione europea.All'Italia 172 miliardi, di cui circa 82 "a fondo perduto"? Balle! Ecco come stanno veramente le cose, al netto della tifoseria acritica dei finti europeisti. In buona sostanza è una efficace trovata pubblicitaria per convincere il #M5S a votare il pacchetto che comprende il #MES.

Gepostet von Giuseppe Palma am Donnerstag, 28. Mai 2020

Si consiglia anche la lettura di questo mio articolo di stamattina:
Le balle sui 172 miliardi del Recovery Fund. Solo propaganda. Ecco i numeri reali (di G. PALMA)
 

Val

Torniamo alla LIRA
Tra un mese gli italiani dovranno fare molta attenzione a come impiegheranno i propri risparmi
(probabile interrogatorio da parte di Fiamme gialle ed Agenzia delle entrate)
e, soprattutto, necessiterà evitare di far scoprire alle autorità di polizia l’eventuale tesoretto domestico.

Perché dal primo luglio entrerà in vigore la limitazione (contenuta nella Legge di Bilancio ed approvata a fine 2019)
all’uso dei contanti per pagamenti di beni e servizi: sanzioni pesantissime, e nel caso di grossi gruzzoli sotto il mattone
scatterebbe anche il carcere oltre al sequestro.

Le multe colpiranno anche l’eventuale donazione di danaro contante o i prestiti (oltre i 2mila euro) a congiunti, parenti ed amici.

La riforma del controllo del risparmio italiano fa già da anni parte delle richieste di Commissione europea e Bce.

Oggi, alla luce dell’accordo sul “Recovery fund”,
l’Ue chiederà che la prima riforma in cambio d’aiuti sia appunto una stretta sull’uso che gli italiani fanno del proprio gruzzoletto,
e colpendo il contante. Non dimentichiamo che nel resto dell’Ue non ci sono limiti all’uso di danaro contante.

Ma l’Italia è osservato speciale per debiti, dubbi di mafiosità sulla ricchezza e sul contante e, soprattutto,
che il risparmio italiano sia frutto d’evasione fiscale.

In pratica, l’Italia è ancora una volta l’appestato economico d’Europa.

Da queste pagine, già un anno e mezzo fa avevamo narrato perché l’Ue deve colpire il risparmio degli italiani,
e lo facevamo usando le parole di Stefano Simontacchi (direttore del Transfer Pricing Research Center dell’Università di Leiden,
Olanda, e consigliere di Rcs MediaGroup).

Simontacchi diceva sul Corriere della Sera che

“una volta entrati nel sistema bancario, i soldi dovrebbero essere monitorati
per impedire che vengano impiegati per usi incompatibili con l’attività del titolare”.


E Simontacchi prevedeva

“si sta presentando un’occasione imperdibile per reperire i fondi che mancano per gli interventi a favore della crescita”.

Ma a quali soldi alludeva?

Soprattutto chi dovrebbe essere colpito dalle iniziative del ministero dell’Economia?

Nell’occhio del ciclone sono da anni i soldi che gli italiani avrebbero occultato sotto il mattone,
creando (secondo i soliti prezzolati dagli “investitori istituzionali”) un “danno al sistema bancario del Paese”.

Il danaro dei “paradisi domestici” (equivalente interno dei “paradisi fiscali” esteri)
ammonterebbe secondo stime dell’Abi a 150 miliardi di euro, circa il 10 per cento del Pil italiano.

Un tesoretto bollato dal Corsera come

“un enorme fiume sotterraneo di liquido che alimenta l’economia sommersa
nella quale sguazzano beati evasori fiscali e criminali e che preoccupa magistrati e forze di polizia
che per farlo riemergere vedono come soluzione una nuova voluntary disclosure
e norme che incoraggino l’uso della moneta elettronica”.

Ma oggi, nel dopo lockdown, il problema è doppio, e non riguarda solo il contante,
s’estende all’uso allegro che gli italiani farebbero dei propri guadagni.

E siamo alle solite, per una parte si tratta di popolo di formiche e per l’altra di cicale sprecone e poco attente alla “Green economy”.

Già nel 2012, in pieno governo guidato da Mario Monti, pioveva sugli italiani il limite al prelievo bancario contanti di mille euro:
quindi Pierluigi Bersani del Pd proponeva di abbassare il tetto del contante a 200 euro.

Sempre dall’area politica Pd c’era chi proponeva il limite di mille euro alla tesaurizzazione domestica del contante,
invitando l’esecutivo a normare il settore: in modo che la Guardia di Finanza potesse intervenire
nelle case degli italiani con “paradisi domestici” superiori ai mille euro.

Norma che, nella prassi, di fatto ha già da tempo esteso l’articolo 41 del decreto di Pubblica sicurezza
(che riguarda solo il fondato sospetto di armi e droga) alle circostanze di tesaurizzazione privata superiori ai 3mila euro.


In pratica, il fondato sospetto d’un grosso gruzzolo può permettere l’accesso domiciliare alle forze di polizia
(la perquisizione come per armi e droga).


La norma ovviamente s’estende anche all’apertura delle cassette di sicurezza sospettate di occultare valori per più di 3mila euro:
ma chi mai prenderebbe un simile rifugio bancario per somme inferiori?

Ma torniamo alla stretta di luglio sull’uso del contante, perché è una norma contenuta nella Legge di Bilancio approvata a dicembre 2019.

E, nella Finanziaria 2020, si prevede la progressiva riduzione dell’uso del contante per i pagamenti.

Così dal primo luglio prossimo il tetto massimo di spesa in contanti sarà di 1999,99 euro:
per cifre superiori sarà necessario essere tracciati dall’Agenzia delle entrate attraverso bancomat, carta di credito, assegni e bonifici.


Ciò non esclude che somme importanti possano ancora circolare tra chi si conosce, ma con massima circospezione,
perché sotto pandemia si sono affinate le telecamere ed i sistemi d’intercettazione.

Il tetto subirà ulteriore abbassamento dal primo gennaio del 2022,
quando il limite massimo dell’uso dei contanti scenderà a 999,99 euro.


I cittadini che, dopo quella data verranno trovati in possesso di cifre in contanti superiori al tetto di legge saranno sottoposti ad indagini.

Ma, senza arrivare ai futuri risvolti penali, già dal primo luglio 2020 se si donassero
o si prestassero 2mila euro in contanti si verrebbe sanzionati (multe da un minimo di 3mila euro a un massimo di 50mila euro).

Per legge nella violazione sono coinvolti entrambi gli attori: chi effettua il pagamento e chi lo riceve.

Problemi anche per i genitori troppo generosi, infatti la movida notturna dei giovani
vedrà perquisizioni sempre più accurate da parte delle forze di polizia (dalla Finanza alla polizia locale),
e qualora un ragazzo venisse trovato in possesso di soldi eccedenti le norme, scatterebbe l’indagine anche sui familiari.


Tutto questo rigore piace in Ue perché sul banco degli imputati finiscono nuovamente i risparmiatori italiani:
rei a parere di Commissione Ue ed esperti tedeschi di sottrarre capitali all’impresa.

Secondo gli esperti europei la propensione al risparmio aumenterebbe nelle società meno evolute,
generando quei serbatoi familiari che poi permettono l’immobilizzo per antonomasia, ossia l’acquisto della casa.

“Come disincentivare in Italia risparmio e conseguente investimento nel mattone?”,

si domandano i signori dell’Ue.

E’ evidente che i tedeschi non afferrino quanto le aspettative reddituali siano deboli in Italia.

Ecco che nelle fasce poco agiate della popolazione si preferisce abbassare il livello della qualità della vita,
risparmiare su cibo, vestiario e trasporti, considerando che ogni euro risparmiato sia di fatto un euro guadagnato.

Ma nel nord e centro Europa non comprendono come mai l’italiano non riversi i propri sacrifici nell’impresa,
nei titoli, nella Borsa, ed invece finisca sempre per acquistare mattoni o pezzi di terra.

Il risparmio sta aumentando perché è ormai cronica la diminuzione dei consumi:
il livello troppo basso di reddito disponibile spinge ad accantonare.


Così le famiglie preferiscono un proprio serbatoio finanziario sotto il mattone,
piuttosto che lasciarsi convincere dai guadagni di borsa e altri investimenti finanziari.

Ma il rigore pre e post pandemia ci consegna uno Stivale stanco di questi condizionamenti,
che avverte ormai l’Europa come una trappola, un abito stretto, scomodo, troppo freddo o troppo caldo.


.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Matteo Renzi, ineletto al Governo Pd, nomina, contro tutte le altre parti politiche
avverse al Partito Democratico, Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica.

Sempre Renzi, terzo ineletto presidente del Consiglio nei già sei governi Pd non eletti dagli italiani
(1. Mario Monti; 2. Enrico Letta; 3. Matteo Renzi; 4. Paolo Gentiloni uno; 5. Paolo Gentiloni bis, 6. Giuseppe Conte bis)
pone Giovanni Legnini, ex vicesegretario di governi Pd, dentro al Consiglio superiore della magistratura.

Da lì parte l’attacco giudiziario, o meglio si utilizza la posizione ed il ruolo di “giustizia” al Csm
per sferrare quello che da un componente stesso del Csm medesimo viene definito
un indifendibile attacco giudiziario al “nemico” politico: Matteo Salvini.

A tal fine si invita e sprona, si scrive l’azione contro Salvini alla Procura siciliana di Agrigento
perché il giudice Luigi Patronaggio proceda. Tutto parte dal Csm.

Dalle chat di Luca Palamara è anche venuto fuori il non troppo sottile filo che lega
il tutto all’ormai ex vicesegretario Riccardo Fuzio alla Corte di Cassazione.

Dunque, in Italia, lo scorso anno, secondo quanto riportato e ricostruito dalle chat di Palamara,
per ingabbiare ed escludere, fare fuori e far “saltare” Matteo Salvini politico appartenente al centrodestra,
precisamente alla Lega, i giudici politicizzati ex appartenenti al Pd,
hanno di fatto utilizzato la “giustizia” facendone un uso politico avverso a un ministro eletto della nostra Repubblica.

Giudici politicizzati e politici del Pd hanno scritto di comune accordo i capi di imputazione
da ascrivere contro l’allora ministro degli Interni legittimamente eletto dalla maggioranza degli italiani,
e la Procura siciliana di Agrigento ha proceduto, come ha fatto, contro il ministro eletto sul caso della Nave Diciotti
(che veniva respinta in quanto irregolare e trasportante clandestini irregolari,
avendo peraltro all’occasione anche criminalmente speronato la nave vedetta della Guardia di finanza italiana).

Legnini, ex vicesegretario dei governi ineletti Pd, al Csm grazie all’ineletto Renzi,
motivava ciò scrivendo su carta intestata del Csm che era stato fatto per la “difesa” della “autonomia” della “magistratura”.


Nel frattempo il procuratore capo pro tempore di Roma, Giuseppe Pignatone,
guarda caso si informava in maniera pressante del prosieguo delle indagini processuali
riguardanti i reati Consip e in special modo riguardo i genitori di Matteo Renzi e Renzi stesso.

È opportuno qui ricordare che tuttora il partito politico Pd è al governo sempre non eletto dagli italiani
– oggi ad esempio lo è con il solo diciotto per cento di “gradimento” elettorale
e, in un cortocircuito politico, occupa tutti i maggiori posti pubblici nelle Corti giudiziali
– come il Csm, la Corte costituzionale, quella di Cassazione, il Consiglio di Stato, la Corte dei conti
e nelle amministrazioni pubbliche statali, cioè pagate con i soldi degli italiani.

Sempre il partito politico Pd controlla e dirige una filiera intricata di società pubbliche
– come, ad esempio, Consip, Eni, Fincantieri, Sace, Coop, Rai e via dicendo,
monopolizzando e manovrando i nostri soldi pubblici, in totale assenza di qualsivoglia legittimazione democratica
espressa della maggioranza del popolo italiano.

Conseguentemente sorge spontanea la domanda:

di fronte allo scempio dello scandalo che ha coinvolto il Csm, organismo che – lo si ricordi –
coordina e di fatto controlla tutte le Procure d’Italia, cosa sta facendo Sergio Mattarella
che, in qualità di Presidente della Repubblica, è a capo del Csm medesimo?
 

Val

Torniamo alla LIRA
E Mattarella risponde .......in pratica scollando le spallette e fuggendo :

"In riferimento alle vicende inerenti al mondo giudiziario, assunte in questi giorni a tema di contesa politica,
il presidente della Repubblica ha già espresso a suo tempo, con fermezza, nella sede propria
- il Consiglio Superiore della Magistratura - il grave sconcerto e la riprovazione per quanto emerso,
non appena è apparsa in tutta la sua evidenza la degenerazione del sistema correntizio
e l’inammissibile commistione fra politici e magistrati".

"Risulterebbe, peraltro, improprio un messaggio del Capo dello Stato al Parlamento
per sollecitare iniziative legislative annunciate come imminenti.
Al presidente della Repubblica competerà valutare la conformità a Costituzione
di quanto deliberato al termine dell’iter legislativo, nell’ambito e nei limiti previsti per la promulgazione".
 

Val

Torniamo alla LIRA
Pare non esserci limite alle figure indecenti di Giuseppe Sala, detto Beppe, sindaco dei ricchi… quando Milano era ancora ricca.

L’ultima è la guerra mediatica scatenata contro il presidente della Regione Sardegna
sui limiti che potrebbero essere imposti per i viaggi estivi dei milanesi.

Sala finge di ignorare che la colpa è del governo da cui stanno partendo messaggi, come sempre,
ambigui e contradditori che, poi, molti governatori interpretano cercando di fare il bene del loro territorio.

In assenza di un “bene nazionale”, sconosciuto a Conte e compagni.

Il problema di Sala è che lui deve fare il suo “video-massaggio” quotidiano,
quota minima stabilità negli accordi con l’Istituto Luce di corso Sempione, ovvero la redazione di Rai3 Lombardia.
Così “qualche” scemenza deve pur dirla… Un’arte – quella di dire scemenze – in cui Beppe Sala è maestro.

Vediamo insieme perché queste quotidiane esternazioni – rigidamente in maniche di camicia,
con sfondo di bandiere e quadro… per dar l’idea di essere sempre, alacremente al lavoro –
sono diventate il tormento degli ascoltatori del Tg3.


Tutto nasce con il coronavirus che “esplode” in Lombardia anche grazie allo scandaloso comportamento proprio di Beppe Sala…

Dovremmo tutti ricordare quel 26 febbraio in cui Sala a Milano, Gori a Bergamo, Del Bono a Brescia
invitarono i loro concittadini a uscire di casa, a non avere paura del contagio facendosi riprendere al bar, al ristorante, alle feste…

Non è, purtroppo un caso che proprio queste tre siano state le città e le province dove il contagio sì è maggiormente diffuso.

Però le responsabilità maggiori sono proprio di Sala… sia perché è stato lui a lanciare la moda dell’hastag #milanononsiferma;
sia perché, sempre lui, ha invitato il presidente del Pd a compiere un giro di aperitivi nella (oggi) tanto deprecata movida dei Navigli,
sia perché erano già settimane che si impegnava strenuamente sul fronte dei “negazionisti” della pandemia.


Appena esploso il contagio in Cina, infatti, Sala si è ferocemente battuto contro tutti quelli che volevano “isolare” i cinesi
o mettere in quarantena chi tornava dal paradiso comunista.

Così, ancora l’8 febbraio scendeva in campo contro “la psicosi da coronavirus”,
parlando alla comunità cinese e auspicando una rapida riapertura dei voli con Pechino.

Questo nei giorni in cui Zaia e altri governatori leghisti avevano chiesto misure di quarantena almeno nelle suole…

Davvero un “vecchio amore” quello tra Sala e la comunità cinese, che risale ancora ai tempi delle primarie del Pd del 2016,
quando lui (uomo che veniva dalla corte di Letizia Moratti…) venne candidato da Renzi

alla carica di sindaco contro esponenti storici della sinistra, come le Balzano e Majorino.

Allora – si ricorderà – furono in centinaia i cinesi mobilitati per votare Sala
(pur non essendo, in gran parte, neppure cittadini italiani) su ordine degli “anziani” della comunità
e ciò in base ad accordi molto precisi.

Un patto (già avviato ai tempi della Moratti) che Sala ha, poi, rispettato da sindaco Pd,
trasformando via Paolo Sarpi in un’oasi turistica per negozi e ristoranti cinesi
e offrendo nuove aree per i magazzini all’ingrosso della comunità.


Una volta al governo della città, Beppe Sala ha chiarito subito i ruoli lasciando la politica, le polemiche,
l’ordinaria amministrazione al suo vice Majorino (almeno finché questi non si è fatto eleggere in Europa)
e occupandosi solo e soltanto del business.

Nasce così l’appellativo di “sindaco dei ricchi”, perché da quel momento diventa il portavoce di holding,
banche, gruppi affaristici, assicurazioni, multinazionali, fondi d’investimento equivoci,
immobiliaristi rampanti, architetti di “grido”, speculatori e “investitori” che, da tutto il mondo,
si fiondano sulla nuova isola felice: la “Milano da sniffare” di Beppe Sala.

Così, mentre si moltiplicano le aree urbane affidate ai “soliti noti” per essere “riqualificate”
con progetti edilizi avveniristici, nelle periferie completamente abbandonate in mano agli extracomunitari,

il degrado cresce in maniera proporzionale.

Basti per tutti l’esempio della recente aggressione all’inviato di Striscia la notizia, Vittorio Brumotti.

Questo spiega perché tanta disperazione all’idea del lockdown, perché tanto accanimento nel non voler “fermare Milano”.

C’era in ballo la Fashion week e, ancora di più, il Salone del Mobile, un giro di affari di centinaia di milioni di euro
che garantisce al Comune (e al suo sindaco) entrate da capogiro.

Vedremo domani cosa ha portato la pandemia al ricco Sala e a quale strenua battaglia mediatica lo abbia costretto.
 

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