PER QUEST'ANNO LASCIATE PERDERE LA PROVA COSTUME... VI VEDO PIU' PRONTI PER LA PROVA DEL CUOCO (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Il direttore del Tg di ‘La7’ Enrico Mentana, in occasione del telegiornale di domenica 13 aprile,
ha replicato a una nota diffusa da Palazzo Chigi in riferimento al commento dello stesso Mentana
al discorso del premier Giuseppe Conte dello scorso 10 aprile.

Il giornalista, dopo l’attacco polemico del presidente del Consiglio a Salvini e Meloni, aveva detto:

Se l’avessimo saputo, non avremmo mandato in onda quella parte della conferenza“.

Nel comunicato diffuso dall’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio, si legge che i responsabili delle testate giornalistiche

“sono liberi di sostenere la singolare opinione secondo cui il presidente del Consiglio non dovrebbe smentire fake news e calunnie
nel corso di una conferenza stampa rivolta al Paese, né dovrebbe parlare di un tema rilevante e di interesse generale come il Mes“.

Mentana, durante il tg di domenica, ha replicato:

Noi non censuriamo. Qui la libertà è assoluta, ma non c’è la libertà di qualcuno di dire: ora va in onda quello che voglio io. La libertà è una cosa seria”.

E ancora:

“Noi preserviamo la nostra libertà nel rispetto di chi segue questo tg. Spero che venga preservata ancora, nonostante dei comunicati molto scomposti“.

Mentana ha poi aggiunto:

Dirigo telegiornali da 28 anni: non ho mai censurato nessuno.
Con me hanno lavorato tanti giornalisti, di tutti i tipi, tra cui anche un influente parlamentare della stessa corrente politica del premier,
della forza di maggioranza parlamentare: anche a tutti loro potete chiedere se ho mai censurato qualcosa o qualcuno.

Il discorso del direttore del tg di ‘La7’ è proseguito così:

“Il presidente del Consiglio ha tutto il diritto di rivolgersi al Paese, ha gli strumenti per farlo.
Se in questi giorni ha usato la risorsa della diretta così spesso, però, è perché siamo alle prese con una emergenza grave”.

Mentana ha precisato:

“Voglio dire una cosa con chiarezza. Il modo con cui Salvini e la Meloni sono intervenuti
dopo l’accordo all’Eurogruppo è stato molto duro e in qualche modo sguaiato.
E sicuramente censurabile dal punto di vista del buon rapporto politico.
Il presidente del Consiglio, però, poteva con un post, con un comunicato, con una intervista ristabilire, con forza, la verità.
Tutti avremmo ripreso con enfasi una polemica risposta di Palazzo Chigi nei confronti di quelle accuse.
Non si dica quindi che si è voluto rispondere a una fake news."

Il giornalista ha poi affermato:

“La verità vera è che non c’è nessuna censura né ci può essere: quando Palazzo Chigi chiede di intervenire, interviene.
E nessuno chiede il testo prima o censura al volo. Era solo il modo per dire che non può essere data, se non per Chavez, in Venezuela,
dove è successo, la possibilità a un capo del governo di intervenire su quel che vuole, quando vuole. Questa evidentemente non è democrazia”.

Nel suo discorso, Mentana ha anche detto:

“Nei telegiornali si deve dare spazio a tutti, ma non è possibile che tutti abbiano accesso come se la televisione fosse una buca delle lettere“.

E poi:

Traditore? Ma traditore di chi?! Venduto? Ma venduto a chi?!“.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Nell’epoca in cui non c’è un solo "scienziato" che non abbia scoperto il piacere della comunicazione televisiva
alla ricerca di una visibilità mai avuta in precedenza, s’incomincia ad avvertire la necessità che ognuno torni ad esercitare il proprio mestiere.

Non perché i comunicatori di professione siano gelosi dell’attività comunicativa di chi prende di fatto il loro posto.

Ma essenzialmente perché mai come in questo momento sarebbe opportuno che gli "scienziati" facessero gli "scienziati"
e trovassero il tempo e la voglia per sperimentare i farmaci che a stare alle esperienze compiute dai medici di molti ospedali di mezzo mondo,
sarebbero in grado di fronteggiare efficacemente il coronavirus.

Nessuno si aspetta un vaccino a tempo di record.

Ma aspirare ad una cura efficace non sembra essere una pretesa assurda.

Ognuno, dunque, torni alla propria consueta attività.

Perché se è vero che qualche "scienziato" ha dimostrato di saper condurre Sanremo o qualche show televisivo
o, come il caso del professor Gianni Rezza un programma sportivo sul modello del “Processo del Lunedì”,
non saranno di sicuro i Mentana, i Porro o i Pardo a scoprire il farmaco che serve per bloccare il Covid-19!
 

Val

Torniamo alla LIRA
Eravamo la terra dei santi dei poeti e dei navigatori, siamo diventati la terra dei tecnici dei professori e soprattutto dei commissari.

S’affaccia un problema, et voilà, la politica abdica.

Si tratta di un fenomeno che, iniziato in sordina dopo Tangentopoli, è diventato negli anni una costante ad ogni passaggio difficile,
una testimonianza dello scivolamento della politica nel disorientamento.

Perché sia chiaro è alla politica che spetterebbe il primato della guida del Paese, della strategia,
della rotta da seguire per il governo della società, dell’economia, per l’indirizzo generale della democrazia, altroché commissari.

Per carità, nel tempo è stato prezioso il ruolo dei professori e da sempre premier, ministri e istituzioni si sono messi accanto i consiglieri.
Però una volta c’era il sipario che divideva la ribalta tra il supporto e la scelta, l’incombenza e l’assistenza.

In prima fila c’era l’esecutivo e basta.

Per farla breve, esistevano le quinte, nel retro gli esperti per studiare, davanti la politica per compendiare,
governare in modo coerente rispetto alla delega avuta dalla gente.

Ebbene, a partire da Tangentopoli si è iniziata quell’usanza di chiamare alla guida del Paese
anziché un premier e una coalizione votati a maggioranza, tecnici, professori e salvatori vari sostenuti da gruppi e da partiti
messi accanto per opportunismo e convenienza.

Parliamo dei governi di salvezza nazionale, dei ribaltoni, di alleanze abborracciate, di legislature tirate avanti con scuse contingenti,
tormentoni di tecnici, cattedratici. Tutto un mondo che in gran parte di politica sapeva poco, per non dire niente.

Col risultato che da allora ad ora, complice l’ingresso in Europa con una trattativa scriteriata e soccombente,
l’Italia ha perso tanta ricchezza, occupazione, posizioni e quote di mercato, alla faccia degli accademici
e degli istitutori chiamati a salvarci, migliorarci e risollevarci.

Negli ultimi nove anni poi non ne parliamo.

Da quando l’ultimo governo eletto, quello di Silvio Berlusconi, disarcionato ad arte per mettere Mario Monti, è successo di tutto:
cinque premier, cinque governi raffazzonati, guidati da tre presidenti mai votati di cui due professori,
Mario Monti e Giuseppe Conte, con l’Italia finita in asfissia.


Come se non bastasse è iniziata una girandola di commissari, alla revisione della spesa, alle calamità, alle persone scomparse,
ai beni sequestrati, all’infanzia, all’usura, alle banche fino ad arrivare a oggi e al virus,
con la nomina di Domenico Arcuri e Vittorio Colao all’emergenza e alla ripartenza economica.


Sull’emergenza sanitaria stendiamo un velo pietoso.

Perché se non ci fosse stato l’impegno eccezionale dei medici, infermieri, volontari, forze dell’ordine e della Protezione civile chissà come sarebbe andata.

Senza mascherine, guanti, ventilatori, strumenti di sicurezza per gli operatori a sufficienza.

Su quella economica, invece, ci chiediamo che potrà fare una task force di commissari sparpagliati nel mondo,
di manager abituati alle operazioni di Mergers and acquisitions planetarie piuttosto che alla vita di artigiani,
Partite Iva, piccole imprese, commercianti e così via che rappresentano il polmone economico dell’Italia.


E poi, scusate: ma il governo allora a cosa serve?

Sia chiaro: nulla di personale sulle qualità umane ed accademiche di tutti.

Ma da noi serve un governo che decida, scelga, che abbia il coraggio d’intervenire subito con provvedimenti politici sulla fiscalità,
sulla burocrazia, sulla spesa per investimenti, sostegni a fondo perduto, agevolazioni forti alla ripresa,
sull’occupazione e sul modo di reperire le risorse necessarie da iniettare in quantità.

Si tratta di decisioni che spettano solo alla politica e alla strategia di governo che s’intende seguire con l’Italia e con l’Europa,
di fronte alla quale quella dei professori non può essere sostitutiva, perché sarebbe un’ammissione d’incapacità d’azione.

Ecco perché diciamo che dalla terra dei santi dei poeti e dei navigatori siamo passati a quella dei commissari
e perché, ripetiamo, che questa maggioranza non è all’altezza, procede per tentativi, scelte confuse e insufficienti
, infischiandosene dell’opposizione e dei suoi suggerimenti.

Qui non si tratta di fare show, di andare in tivù per insolentire in modo impertinente Matteo Salvini e Giorgia Meloni, o di annunciare l’ennesima delega ai tecnici.

Si tratta di visione, di progetto politico d’azione.
Si tratta della necessità di una maggioranza in grado di indicare la linea di sostegno e ripartenza
senza la quale non c’è via che superi e risolva l’emergenza.


Per questo la politica in democrazia non dovrebbe mai aver paura di ascoltare il popolo, di votare.

Perché la surroga del primato, dimostra come vediamo adesso, sia l’incapacità di fare e sia lo sbaglio di commissariare.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Riporto, per chi se lo fosse perso ieri :

Ecco i nomi degli esperti in materia economica e sociale che faranno parte della Task Force
impegnata a ricostruire il Paese indebolito dalla crisi economica indotta dal Coronavirus.

A presiedere la Taskforce figura l'ex Super Manager della Vodafone Vittorio Colao.

Nella Task Force figurano:

  • Elisabetta Camussi, professoressa di Psicologia sociale all’Università degli Studi di Milano ”Bicocca”,
  • Riccardo Cristadoro, consigliere economico del presidente del Consiglio – Senior Director del Dipartimento economia e statistica, Banca d’Italia,
  • Roberto Cingolani, responsabile Innovazione tecnologica di Leonardo, Direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT),
  • Franco Focareta, ricercatore di Diritto del lavoro all’Università di Bologna ”Alma Mater Studiorum”,
  • Giuseppe Falco, amministratore delegato per il Sistema Italia-Grecia-Turchia e Senior Partner & Managing Director di The Boston Consulting Group (BCG),
  • Filomena Maggino, consigliera del presidente del Consiglio per il benessere equo e sostenibile e la statistica e professoressa di Statistica sociale, Università di Roma ”La Sapienza”,
  • Enrico Giovannini, professore di Statistica economica, Università di Roma ”Tor Vergata”,
  • Mariana Mazzucato, consigliera economica del presidente del Consiglio – Director and Founder, Institute for Innovation and Public Purpose, University College London,
  • Giovanni Gorno Tempini, Presidente di Cassa Depositi e Prestiti,
  • Enrico Moretti, professore of Economics at the University of California, Berkeley,
  • Giampiero Griffo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità,
  • Riccardo Ranalli, commercialista e revisore contabile,
  • Stefano Simontacchi, avvocato, presidente della Fondazione Buzzi,
  • Marino Regini, professore emerito di Sociologia economica all’ Università Statale di Milano,
  • Fabrizio Starace, direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’AUSL di Modena – Presidente della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica,
  • Raffaella Sadun, professor of Business Administration, Harvard Business School.
 

Val

Torniamo alla LIRA
"Nel corso della prima parte dei 2011, il nostro programma era mirato all’obiettivo finale degli eurobond.
Nella prima fase ci siamo concentrati sulla costituzione del fondo europeo (che poi sarebbe stato chiamato Mes).
Fase 2: lancio dei titoli di Stato europei.
È in questa logica sequenziale che nel luglio 2011 si arrivò alla prima firma su questo meccanismo.
In Europa dall’Eurogruppo-Ecofin al Parlamento europeo, da Junker a Gualtieri,
tutti sapevano che il nostro piano partiva dal Mes, ma per arrivare agli eurobond", spiega Tremonti.

"Per noi - ricorda Tremonti, più volte ministro dell’Economia - il Mes senza gli eurobond non avrebbe avuto senso.
Per contro, per gli eurobond il Mes era necessario".

A quell’altezza di tempo non erano note ancora le manovre, da ultimo rivelate dal professor Mario Monti.

Manovre che a partire dal 5 agosto 2011, da quella che lo stesso Monti chiama la lettera Trichet-Draghi,
avrebbero portato alla chiamata dello straniero venuto in Italia in novembre, naturalmente "nel nostro interesse".

Di conseguenza il salva-Sati, che era ancora privo di efficacia, diventa efficace e definitivo con la firma del presidente Monti nel febbraio 2012,
ma, piccolo dettaglio, dopo che è stata affossata la funzione per cui era nato: lanciare gli eurobond.

Poi con la Grecia, argomenta Tremonti, il Mes ha rivelato una funzione autonoma, totalmente diversa da quella per cui era stato costituito:
non come base per lanciare gli eurobond, ma strumento europeo per la riscossione-estorsione
ad Atene dei crediti qui vantati dalle banche tedesche e francesi. E in questi termini che, con la complicità italiana del governo Monti
e con la furia finanziaria dei "creditori" franco-tedeschi, il meccanismo europeo di stabilità si trasforma nello strumento che ha straziato la Grecia.

"Non per caso, colpito da questo "stigma", da questa maledizione greca, il Mes è rimasto nell’ombra per cinque anni,
per essere infine, nell’autunno scorso, riproposto in Europa di nuovo, tanto per cambiare, come salva-banche".

Tutto questo orrore è ben diverso dal progetto degli eurobond.

"Questa è la verità sul passato. Quella degli eurobond è ancora oggi la speranza per il futuro".
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il Pd e il Movimento 5 Stelle hanno cercato di attribuire la paternità del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità
ai governanti in carica all'epoca della sua approvazione, e cioè al premier Silvio Berlusconi e al ministro dell'Economia e delle Finanze Giulio Tremonti.

La realtà è ben diversa e basta dare un'occhiata alle carte ufficiali.


La relazione che accompagna il disegno di legge per la ratifica del Mes è stata presentata in Senato il 3 aprile 2012.

È stata firmata da Monti, Terzi e Moavero e parla chiarissimo:

“Il Trattato che istituisce un Meccanismo europeo di stabilità è stato sottoscritto dai 17 Paesi dell'eurozona il 2 febbraio 2012,
in una nuova versione che supera quella sottoscritta l'11 luglio 2011”.


Ricordiamo che a partire dal novembre 2011 c'era in carica Mario Monti nelle doppie vesti di presidente del Consiglio e ministro dell'Economia.

Il testo varato dall'Ecofin l'11 luglio 2011, cioè quello firmato da Tremonti, non è “stato avviato a ratifica in nessun Paese dell'eurozona”
dal momento che la nuova stesura amplia “sia l' ammontare massimo di risorse disponibili, sia la tipologia delle operazioni consentite dal Fondo salvastati”.

In altre parole esistono due diversi trattati sul Mes.

Uno firmato da Tremonti nel 2011 ma mai entrato in vigore.

Uno, quello valido oggi, ratificato e firmato da Monti nel 2012.

Una domanda sorge spontanea: perché il trattato è stato modificato?

Riavvolgiamo il nastro e torniamo al 21 luglio 2011.
Al termine del vertice euro, gli allora leader europei spinsero per apportare modifiche sostanziali al primo trattato,
specificando tra l'altro di avviare “al più presto le procedure necessarie per l' attuazione di tali decisioni”.

Di lì a poco – si parla di mesi – varie riunioni tenutesi a Bruxelles portarono alla stesura definitiva del trattato firmato da Mario Monti.

Morale della favola: il trattato attribuito a Berlusconi e Tremonti non ha mai visto la luce.

Conte ha provato a scaricare la colpa sul centrodestra ma, ancora una volta, è stato smentito dai fatti.
 

Val

Torniamo alla LIRA
IRS informa che oggi sono arrivati i bonifici del primo bonus pagato dal governo USA, noto come “Economic Impact Payment”.

Si tratta della prima tranche del bonus ed è composta da questa cifra:

  • 1200 usd per i single;
  • 2400 usd per le famiglie;
  • 500 usd per ogni figlio sotto i 17 anni.
La misura era aperta sia a chi aveva già presentato precedentemente delle dichiarazioni dei redditi,
sia a chi non aveva mai presentate, a cui è stato possibile effettuare una adesione semplificata al sito.

Solo a queste persone è stato richiesto di compiere delle pratiche di iscrizione, mentre gli altri non hanno dovuto fare o certificare nulla.

#IRS deposited the first Economic Impact Payments into taxpayers’ bank accounts today.
We know many people are anxious to get their payments; we’ll continue issuing them as fast as we can.
For #COVIDreliefIRS updates see: Coronavirus Tax Relief and Economic Impact Payments | Internal Revenue Service pic.twitter.com/2bSHOTjMAS

— IRS (@IRSnews) April 11, 2020

Non tutti gli americani riceveranno un bonifico: una fetta consistente aspetta l’assegno postale,
e per questi il tempo potrebbe essere di un po’più lungo.

Il processo è stato rapido: esiste un limite di reddito per l’aiuto, 75 mila dollari per i single, 150 mila per le famiglie,
ma, essendo lo stesso IRS (Internal Revenue Service), cioè l’ufficio delle imposte, a mandar i soldi,
il controllo è stato praticamente automatico, nel senso che l’ufficio non ha mandato i soldi a chi non ne aveva diritto.

Inoltre, pagando i rimborsi, aveva tutte le informazioni per poter effettuare i pagamenti.

Il pagamento è quanto mai utile vista anche l’esplosione della disoccupazione oltreoceano:

disoccupazione-covid-usa.jpg


Peccato che in Italia si sia voluto affidare questo servizio all’INPS,
che spesso non disponeva dei dati adatti e che ha dovuto attivare una pratica completamente nuova.

L’Agenzia delle Entrate avrebbe avuto tutte le informazioni necessarie.
 

Val

Torniamo alla LIRA
O cogliamo la palla al balzo per uscire dell'UE/BCE-€, o potremo solo piangere per non averlo fatto.

Certamente questo comporterà un periodo di grossi sacrifici per tutti.

La scelta è:

farsi chiudere il rubinetto dell’ossigeno, giorno dopo giorno, per avere una morte certa, dopo una lunga agonia,

o

prendere delle mazzate subito per poi potersi rimettere in piedi?

Che questa Europa si stata concepita e creata su presupposti dittatoriali e predatori dovrebbe essere chiaro a tutti.

Per quale ragione si continui a traccheggiare, facendo il gioco di chi vuole distruggerci, sfugge al più elementare buon senso.
 

Users who are viewing this thread

Alto