Il neurone mi dice. Rendiamo obbligatorie le mascherine (ma non quelle di tessuto inutili)
e controlliamo il tasso di contagio. Dopo potremo fare previsioni. Ma facciamolo, ORA.
E' da un mese che tengo la mascherina quando circolo.
Il contrordine dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) potrebbe arrivare molto presto.
Dopo aver passato settimane a spiegare che indossare le
mascherine in pubblico
non avrebbe comportato alcun beneficio
tangibile nella lotta contro il virus, adesso gli esperti sono pronti a fare retromarcia.
Gli ultimi studi rischiano di stravolgere tutto quello che conoscevamo sul Covid-19 o quasi.
Nelle scorse settimane è arrivata una mezza doccia fredda.
La diffusione del virus nell’aria è in realtà più sostenuta di quanto non si pensasse all’inizio dell’epidemia:
ecco perché coprirsi bocca e naso con una mascherina potrebbe in realtà essere fondamentale per stroncare la catena dei contagi.
E pensare che soltanto pochi giorni fa, durante una conferenza stampa a Ginevra, Mike Ryan,
a capo del Programma di emergenze sanitarie dell’Oms, sosteneva il contrario:
Non raccomandiamo l’uso esteso di mascherine, perché non associato ad alcun beneficio.
Non lo critichiamo, ma non c’è nessun particolare beneficio che sia stato dimostrato
Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico per il coronavirus dell’unità malattie emergenti dell’Oms,
rincarava la dose consigliando le mascherine solo
“a chi è a casa malato, a chi si prende cura di qualcuno che è malato, e naturalmente agli operatori in prima linea”.
Anche le autorità italiane, seguendo le linee dell’Oms, hanno fin qui suggerito
le mascherine solo a chi aveva sintomi o assisteva i malati di coronavirus.
Eppure nel resto del mondo la situazione è ben differente, a cominciare dall’Asia,
dove in molti Paesi l’uso in pubblico di questi dispositivi di protezione individuale è caldamente consigliato, se non obbligatorio.
Così come è obbligatorio in Slovacchia e Repubblica Ceca.
Chi ha ragione?
I ricercatori che continuano a studiare il Covid-19 hanno confermato una sostenuta capacità del virus di
diffondersi nell’aria.
A questo proposito David Heymann, responsabile del panel che si occupa dell’argomento presso l’Oms,
ha rilasciato importanti dichiarazioni alla
Bbc:
“Stiamo studiando le nuove evidenze scientifiche e siamo pronti a cambiare le linee guida, se necessario”.
Paolo D’ancona, epidemiologo dell’Iss
:
“allo stato attuale delle conoscenze sappiamo che il coronavirus si trasmette prevalentemente attraverso le goccioline nell’aria.
Negli ospedali con molti pazienti sottoposti a ventilazione meccanica potrebbe disperdersi anche con aerosol“.
È importante conoscere la differenza tra goccioline e aerosol per rendersi conto delle modalità di diffusione di Covid-19.
Le prime viaggiano a 1-2 metri dalla persone che le emette, prima di cadere a terra,
mentre l’aerosol resta sospeso in aria ed è capace di raggiungere distanze maggiori.
Allarme rosso, dunque, per le stanze affollate, dove il virus potrebbe accumularsi nel caso in cui molti soggetti infetti vi rimanessero a lungo.
Non mancano le ricerche a scientifiche a sostegno dell’uso delle mascherine.
Uno studio del
New England Journal of Medicine ha dimostrato come il virus potesse resistere in aerosol
fino a
tre ore (anche se la sua quantità si dimezzava in un’ora).
Jama ha invece pubblicato un esperimento del Massachusetts Institute of Technology,
secondo il quale il Covid-19 sarebbe in grado di viaggiare sia su goccioline che in aerosol.
Con uno starnuto potente, il virus può arrivare perfino a 7-8 metri di distanza
. Infine, in Cina, gli scienziati hanno trovato tracce di coronavirus sui davanzali e nelle grate
degli impianti di aerazione delle stanze che avevano ospitato i pazienti malati.
Morale della favola: indossare la mascherina potrebbe presto diventare normalità,
così come il mantenere un metro di distanza dalle altre persone.
Certo, le mascherine, per essere efficaci, devono essere indossate e tolte nel modo corretto e devono trattenere almeno il 95% dei microbi emessi.