PER QUEST'ANNO LASCIATE PERDERE LA PROVA COSTUME... VI VEDO PIU' PRONTI PER LA PROVA DEL CUOCO

Giusto per informare... A Como ospedale ex Sant Anna vuoto per il 90% con centinaia di posti letto DI TUTTE LE TERAPIE CHE SI VOGLIONO.....
POSSIBILE APERTURA IN 10 GIORNI. . SE SI VOLEVA.
MA. NON SI È VOLUTO FARE. NULLA, NISBA, NADA.
PERCHÉ .. HA FATTO COMODO A QUALCUNO .
QUESTA È LA SANITÀ MIGLIORE AL MONDO DICEVA UN CONDANNATO IN VIA DEFINITIVA
ALLUCINANTE
 
Il neurone mi dice. Rendiamo obbligatorie le mascherine (ma non quelle di tessuto inutili)
e controlliamo il tasso di contagio. Dopo potremo fare previsioni. Ma facciamolo, ORA.
E' da un mese che tengo la mascherina quando circolo.

Il contrordine dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) potrebbe arrivare molto presto.

Dopo aver passato settimane a spiegare che indossare le mascherine in pubblico non avrebbe comportato alcun beneficio
tangibile nella lotta contro il virus, adesso gli esperti sono pronti a fare retromarcia.

Gli ultimi studi rischiano di stravolgere tutto quello che conoscevamo sul Covid-19 o quasi.

Nelle scorse settimane è arrivata una mezza doccia fredda.

La diffusione del virus nell’aria è in realtà più sostenuta di quanto non si pensasse all’inizio dell’epidemia:
ecco perché coprirsi bocca e naso con una mascherina potrebbe in realtà essere fondamentale per stroncare la catena dei contagi.



E pensare che soltanto pochi giorni fa, durante una conferenza stampa a Ginevra, Mike Ryan,
a capo del Programma di emergenze sanitarie dell’Oms, sosteneva il contrario:

Non raccomandiamo l’uso esteso di mascherine, perché non associato ad alcun beneficio.
Non lo critichiamo, ma non c’è nessun particolare beneficio che sia stato dimostrato

Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico per il coronavirus dell’unità malattie emergenti dell’Oms,
rincarava la dose consigliando le mascherine solo

“a chi è a casa malato, a chi si prende cura di qualcuno che è malato, e naturalmente agli operatori in prima linea”.


Anche le autorità italiane, seguendo le linee dell’Oms, hanno fin qui suggerito le mascherine solo a chi aveva sintomi o assisteva i malati di coronavirus.

Eppure nel resto del mondo la situazione è ben differente, a cominciare dall’Asia,
dove in molti Paesi l’uso in pubblico di questi dispositivi di protezione individuale è caldamente consigliato, se non obbligatorio.

Così come è obbligatorio in Slovacchia e Repubblica Ceca.

Chi ha ragione?

I ricercatori che continuano a studiare il Covid-19 hanno confermato una sostenuta capacità del virus di diffondersi nell’aria.

A questo proposito David Heymann, responsabile del panel che si occupa dell’argomento presso l’Oms,
ha rilasciato importanti dichiarazioni alla Bbc:

“Stiamo studiando le nuove evidenze scientifiche e siamo pronti a cambiare le linee guida, se necessario”.

Paolo D’ancona, epidemiologo dell’Iss :

“allo stato attuale delle conoscenze sappiamo che il coronavirus si trasmette prevalentemente attraverso le goccioline nell’aria.
Negli ospedali con molti pazienti sottoposti a ventilazione meccanica potrebbe disperdersi anche con aerosol“.


È importante conoscere la differenza tra goccioline e aerosol per rendersi conto delle modalità di diffusione di Covid-19.

Le prime viaggiano a 1-2 metri dalla persone che le emette, prima di cadere a terra,
mentre l’aerosol resta sospeso in aria ed è capace di raggiungere distanze maggiori.

Allarme rosso, dunque, per le stanze affollate, dove il virus potrebbe accumularsi nel caso in cui molti soggetti infetti vi rimanessero a lungo.

Non mancano le ricerche a scientifiche a sostegno dell’uso delle mascherine.

Uno studio del New England Journal of Medicine ha dimostrato come il virus potesse resistere in aerosol
fino a tre ore (anche se la sua quantità si dimezzava in un’ora).

Jama ha invece pubblicato un esperimento del Massachusetts Institute of Technology,
secondo il quale il Covid-19 sarebbe in grado di viaggiare sia su goccioline che in aerosol.

Con uno starnuto potente, il virus può arrivare perfino a 7-8 metri di distanza

. Infine, in Cina, gli scienziati hanno trovato tracce di coronavirus sui davanzali e nelle grate
degli impianti di aerazione delle stanze che avevano ospitato i pazienti malati.

Morale della favola: indossare la mascherina potrebbe presto diventare normalità,
così come il mantenere un metro di distanza dalle altre persone.

Certo, le mascherine, per essere efficaci, devono essere indossate e tolte nel modo corretto e devono trattenere almeno il 95% dei microbi emessi.
 
Hai ragione.
Ecco il vecchio S. Anna a Como, ora poliambulatorio.

Ripristinarlo costa veramente poco......ma lì ci saranno gli alpini ?

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....ahi ahi ahi lì ci sono i "van de froos".....alias "contrabbandieri".
 
La situazione Coronavirus rimane estremamente seria anche a Como.

Per questo è necessario recuperare quanti più posti letto possibile nelle strutture sanitarie comasche
e prendersi cura di tutti i nostri pazienti riducendo il peso dell’emergenza che grava sul sistema sanitario locale.

In nome dell'unità e del benessere comune, proponiamo al sindaco Landriscina
di fare il possibile perchè la decisione delle autorità sanitarie vada verso il potenziamento
delle strutture già presenti sul territorio e attualmente non sfruttate a pieno potenziale.

Non tutti i malati richiedono la terapia intensiva.

Molti però non sono in grado di affrontare un isolamento domestico perché anziani o soli.

Altri non possono osservare un periodo di quarantena in sicurezza perché parte di gruppi familiari troppo ampi in spazi relativamente ristretti.

Altri ancora sono in fase di recupero ma non possono essere riportati a casa.

Delle strutture “intermedie”, parallele a quelle destinate ai casi più gravi, potrebbero rispondere adeguatamente a questi bisogni.
 
L’ospedale Sant’Anna di Como è situato in un’area del territorio comunale
caratterizzata dalla presenza di importanti realtà ambientali, storiche e infrastrutturali,
e l’elemento che più lo caratterizza è rappresentato dalla particolare conformazione orografica del contesto.

Se la parte più antica della città di Como si è storicamente costruita andando a occupare
le aree libere pianeggianti tra il lago e il sistema collinare che circonda l’ambiente della convalle,
l’area dell’ospedale Sant’Anna si localizza in un punto dalle forti valenze strategiche e semantiche,
dove, cioè, lo sperone collinare allineato tra i monti della Croce e Caprino,
il poggio del Baradello e il monte Tre Croci abbassa la sua quota da 500 a 270 metri.

Tale anomalia altimetrica ha significato un elemento discriminante nelle logiche di organizzazione della rete infrastrutturale:
lo dimostra la presenza della strada statale Napoleona (costruita nell’Ottocento) e dei tracciati ferroviari di Fs e Fnm;
ma altre testimonianze del valore strategico del sito sono rintracciabili nelle presenze storico-architettoniche limitrofe:
prima fra tutte la torre del Baradello, resti di un’antica fortificazione a presidio del valico collinare.

Il bacino della Camerlata ebbe fin dall’epoca romana un ruolo strategico, poiché era attraversata dalle strade
che da Como si dirigevano verso Milano e verso Varese; le pendici furono sede di una necropoli
e lungo il percorso che dall’attuale Camerlata scendeva a Como si disposero anche edifici di carattere pubblico:
secondo la tradizione fu proprio un tempio dedicato a Mercurio a diventare, per volontà del proto vescovo Felice,
la prima chiesa cristiana della città (sul luogo dove oggi è S. Carpoforo);
ma la zona era importante soprattutto per il controllo del traffico, e vi sorsero perciò fortificazioni essenziali
tra cui quella del Baradello, certamente già esistente in epoca tardo antica; nel periodo medioevale e fino alla fine del Cinquecento,
l’area acquistò il ruolo di retroterra agricolo della città, sfruttata sia dal monastero benedettino di S. Carpoforo
sia da altri enti religiosi cittadini, come l’Abbazia di S. Abbondio e il Capitolo di S. Fedele, che vi avevano ingenti possedimenti.

Nel Settecento con il generale rifiorire dei commerci, Camerlata divenne un nodo viario di notevoleimportanza,
ulteriormente aumentata nell’Ottocento dopo la costruzione della Napoleona (1806-1808);
ma fu soprattutto nel periodo 1848-1875 che la località svolse un ruolo insostituibile nella rete dei trasporti regionali,
in quanto vi facevano capo la ferrovia da Milano come la diligenza per il Gottardo;
dopo essere stata riunita al Comune di Como nel 1884, Camerlata e le zone vicine conobbero un nuovo periodo di sviluppo demografico e edilizio;
tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento cominciarono i primi insediamenti industriali con un conseguente aumento di popolazione
e, nel periodo tra le due guerre, l’area – che aveva mantenuto nonostante tutto una prevalente caratterizzazione rurale –
fu interessata dalla costruzione di numerose case popolari, e divenne inoltre sede di servizi pubblici,
tra cui i principali furono appunto il nuovo Ospedale S.Anna e il Sanatorio G.B. Grassi a Camerlata, oltre alla Maternità a Rebbio.

Le pendici delle colline retrostanti fanno parte di quel bacino che è ormai noto con la denominazione di Spina Verde,
incuneata tra gli insediamenti della convalle e dell’area di Como sud e dichiarata,
con provvedimento della Regione Lombardia del marzo 1985, parco di cintura urbana;
altri due elementi di spicco in adiacenza all’attuale Ospedale Sant’Anna sono il complesso di S. Carpoforo e il forte di Baradello:
il primo, situato sulle falde del colle del Baradello in posizione dominante sulla città, è un’abbazia benedettina sorta nel 1040
sulle strutture del primo edificio di culto cristiano della fine del IV secolo, dedita per molti anni alla coltivazione dei terreni agricoli circostanti;
la basilica di S. Carpoforo presenta una struttura che, in seguito alle manomissioni e distruzioni intervenute nel corso dei secoli
e ai restauri di fine Ottocento e della metà del XX secolo, assomiglia a quella tipica delle chiese romanico-lombarde.

Sulla sommità della collina è invece la fortificazione del Baradello, che si mostra oggi in forme derivate da una serie di interventi medioevali;
smantellata la fortezza nel 1527, restò in piedi solo la torre; nei secoli seguenti l’area su cui sorgeva il castello
risultava possedimento dei monaci Eremitani di S. Gerolamo, insediati nel convento presso S. Carpoforo;
poi, quando questo venne secolarizzato, il Baradello fu acquistato dalla famiglia milanese Venini che, nel 1825,
fece aprire il viale carrozzabile dalla base alla sommità del colle e fece erigere anche la piccola torre esagonale di stile neogotico;
restaurato nel 1903, nel 1927, alla morte della proprietaria Teresa Rimoldi il Baradello passò all’Ospedale S. Anna,
che ne fece a sua volta dono al Comune di Como; al 1984-1985 risalgono gli ultimi lavori, effettuati nella parte interna del mastio,
dove oggi un nuovo collegamento verticale consente una migliore fruizione del monumento.

Sul versante ovest dell’area dell’Ospedale, lungo via Colonna, venne eretta nel 1924-1927 una nuova chiesa dedicata a S. Brigida,
progettata dall’arch. Cesare Formenti di Seregno e liberamente ispirata alle costruzioni romaniche e gotiche lombarde.
 
In questo contesto monumentale s’inserì nel 1925 il progetto dell’Ospedale Sant’Anna affidato all’ing. Giulio Marcovigi di Bologna,
grande esperto in costruzioni ospedaliere, con la Collaborazione del prof. Enrico Ronzani per gli aspetti sanitari.

La posa della prima pietra ebbe luogo il 15 marzo 1928 e i dodici padiglioni di cui era composto il complesso
(Amministrazione, Ambulatori, Accettazione, Medicina, Chirurgia, Servizi Generali, Tubercolotici, Pediatria,
Dermosifilopatici, Isolamento infettivi, Lavanderia Disinfezione, Servizio mortuario) vennero portati a termine nel 1931-32.

Il nuovo complesso ospedaliero bastò alle esigenze cittadine fino agli anni Sessanta
– all’inizio dei quali fu adeguata la Centrale termica (1960) e costruita la Scuola infermieri (1964) – quando la notevole crescitademografica
della città impose l’edificazione del grande Monoblocco, costruito tra il 1965-1975 su progetto dall’arch. Cante Rossi
e completato dall’arch. F. Testori, capo della ripartizione tecnica dell’ospedale.

L’intervento comportò la demolizione della Chiesa, dell’esedra con fontana antistante e dei porticati di collegamento
del padiglione dei Servizi generali con la chiesa stessa e coi padiglioni di Medicina e Chirurgia,
a ciascuno dei quali fu sottratto un corpo angolare per innestare il nuovo edificio.

Negli anni Settanta furono realizzati diversi ampliamenti e modifiche interne agli edifici esistenti e furono costruiti nuovi padiglioni:
tra il monoblocco e la testata del reparto Medicina fu inserito, al piano interrato, l’ampliamento del settore di Radiologia (1970-75);
il padiglione di Medicina nucleare e Oncologia medica risale all’aprile 1973, quello di Istologia e Anatomia Patologica
fu realizzato tra il 1974-1975 a est del padiglione di Necroscopia e collegato allo stesso attraverso un passaggio interrato,
mentre il fabbricato provvisorio del reparto di Cardiologia fu risistemato e reso definitivo tra il 1971-1979
in un nuovo edificio parallelo all’ala ovest del padiglione di Medicina; negli stessi anni furono rinnovate le sale operatorie
e fu introdotto il servizio di tomografia assiale computerizzata (Tac).

Tra la fine degli anni Ottanta e i primi del Duemila sono continuati i lavori di ampliamento del complesso ospedaliero
con la costruzione del padiglione di Radioterapia oncologica (1988-96), dell’eliporto (1986) con il fabbricato per il Servizio 118 (1991-1997),
di un corpo aggiuntivo alla testata del padiglione di Medicina riservato al servizio di Risonanza magnetica (1997-1999),
del corpo contenente l’Accettazione davanti al monoblocco, in linea con l’ingresso principale (2001) e di nuove autorimesse per le ambulanze (2000-2002);
sono nel frattempo continuati anche i lavori di riorganizzazione interna – per esempio nell’edificio degli ambulatori a fianco dell’ingresso –
e gli adeguamenti all’interno dei gruppi operatori.

Di recente costruzione il parcheggio in silos, situato oltre la via Napoleona, il cui accesso pedonale è dentro il comparto, a lato degli edifici sul fronte strada.

Dismesso nel 2011.
 
Ora abbiamo le prime previsioni ufficiali di quello che sarà l’impatto del Coronavirus sull’Economia USA.

Il CBO Congressional Budget Office, l’ufficio economico che Congresso, ha emessio le sue previsioni rispetto al PIL USa
nel secondo trimestre e ad altre grandezze economiche.

I dati sono importanti perchè saranno la base della prossima attività legislativa del parlamento statunitense.

I dati previsti sono i seguenti:

  • PIL secondo trimestre 2020 al -7% , con un cambiamento su base annua al -28%;

  • disoccupazione prevista al 10%;

  • Tasso di interesse sui titoli USA a meno del 1%.
Il primo dato, molto impressionante, deriva dalla previsione di un closedown che proseguirà anche dopo Pasqua
e che, praticamente, ha ridotto al lumicino l’attività economica generale annullando interi settori come divertimenti, viaggi e ristorazione.

Queste previsioni incorporano già gli effetti delle misure prese dal governo,cioè l’enorme stimolo per 2500 miliardi di dollari,
talmente grande che la macchina governativa sta trovando alcune difficoltà a farle giungere direttamente a chi ne ha bisogno.

Il CBO però non si permette di fare previsioni più avanzate.

Infatti, pur impegnandosi a monitorare la situazione, afferma che le previsioni in questa fase sono ancora troppo difficili,
in quanto ci sono ancora incertezze su quanto durerà il distanziamento sociale,
e da questi elementi dipenderà l’andamento del PIL e della disoccupazione nei periodi successivi.
 
Una cosa è certa, i conti negli USA li sanno fare in modo realistico.

Non come da noi che prevediamo un calo del 6%-/-8%.

Se ci va bene, molto bene, staremo intorno a un 15%-/-20%.

Senza considerare gli effetti indotti di medio lungo periodo, che non saranno affatto teneri.

Del resto se il nostro destino è quello d'avere una classe politica di questuanti e non di statisti con una visione di medio, lungo termine,
o li subiamo o facciamo in modo che spariscano dalla scena politica.
 
Questo articolo, rapidissimo, viene scritto affinchè non dimentichiate chi è colpevole della situazione attuale.

La colpa è duplice: aver preso delle scelte sbagliate, completamente sbagliate, che stiamo pagando ora,
e continuare a impestare la scena politica con la propria presenza e la propria attività francamente distruttiva.

Prima di tutto i dati presi dal GIMBE



Come vediamo i tagli sono stati in due maniere:

  • tagli “Onesti”, cioè ben esplicitati nel bilancio, quelli che vedete il rosso. Almeno si è avuto la faccia di metterli in pubblico;
  • tagli “Meno onesti” cioè fatti di mancata allocazione delle risorse teoricamente previste a monte.
Come vedete il governo Renzi è stato quello più generoso….. con i tagli,
con un anno in cui, fra uso della forbice ne bilancio e mancata allocazione,
si è raggiunto alla minore allocazione dei fondi promessi.

In un solo anni Renzi ha tagliato oltre il 10% dei fondi per la sanità.

Poi c’è Marattin che, con il suo solito simpatico modo da bullo di periferia, cerca di negarlo, ma questi sono i numeri del bilancio.

Questo grafico dovrebbe essere diffuso ovunque, appeso in manifesti per le strade.

Bisognerebbe ricordare questi numeri sempre.

.........guardate che però mancano quegli degli anni precedenti .......
 
Commenti :

"Da far notare anche che mentre venivano fatti i tagli alla sanità, alla previdenza e alla assistenza
("ce lo chiede l'Europa", "non ci sono soldi" bla bla bla) questi facevano scorrere soldi a fiumi senza limiti
nè problemi per finanziare TUTTE le operazioni di regime per le quali MAI si sentivano gli stessi ritornelli:
immigrazionismo su scala industriale,
politiche gender,
eutanasiche ecc.,
apparati di repressione delle opposizioni ,
operazioni militari all'estero,
armamenti,
indottrinamento di massa e
mantenimento delle oligarchie e gerarchie di regime con annessi tirapiedi.
Per quello che ci hanno fatto e hanno fatto a questo disgraziatissimo Paese per questi Signori l'inferno sia poco. Molto poco."

"Quindi i tagli più ingenti sono stati fatti da gente a capo di governi NON eletti.
Non a caso la volontà della UE sarebbe proprio quella di avere sempre governi nominati, non più eletti,
e questa volontà ovviamente non è una volontà politica ma una volontà affaristica dei privati neoliberisti figli della concezione capitalista.
''Io speriamo che me la cavo'' è il motto dei nostri tempi, che è praticamente lo stesso dei nostri antenati ai tempi della preistoria,
quindi nonostante prima uccidevamo coi sassi mentre oggi uccidiamo con le armi finanziarie definendo ciò evoluzione,
in realtà il dato di fatto è che dalla preistoria ad oggi non abbiamo fatto granché per evolverci dallo stato animalesco
della mera sopravvivenza a qualcosa di più elevato.. o meglio, avevamo iniziato ad evolvere,
ma poi il capitalismo ha riportato tutto al punto di inizio, alla legge del più prepotente."

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Posti letto x 100.000 abitanti. Notate bene dove siamo messi.
 

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