Loro l'han fatto per primi. Ed adesso che tocca a loro, si indignano ?
Se la crisi globale del coronavirus ha risvegliato il ruolo delle nazioni,
è altrettanto vero che ha riacceso la naturale competizione per accaparrarsi il materiale sanitario
per fronteggiare l’emergenza, anche fra Paesi partner.
È notizia di queste ore, infatti, la notizia dello scontro fra Stati Uniti e Germania proprio sui dispositivi di protezione.
Berlino ha accusato Washington di aver confiscato migliaia di mascherine dirette in Germania, definendolo “un atto di moderna pirateria”.
Un colpo basso, che il governo del land di Berlino, riporta
l’agenzia di stampa Agi, non ha esitato a parlare di “metodi da selvaggio West”.
Circa 200 mila mascherine del tipo N95 (quelle con il filtro) sarebbero state dirottate negli Stati Uniti mentre venivano trasferite tra aerei in Thailandia.
Andreas Geisel, il ministro dell’Interno della città-Stato di Berlino, ha parlato di “atto di pirateria moderna”.
E ha chiesto al governo tedesco di imporre agli Usa il rispetto dei trattati commerciali internazionali:
“
Questo non è il modo di rapportarsi ai partner transatlantici.
Anche in tempi di crisi globale non dovrebbero esistere i metodi da selvaggio West”.
Il presidente del gruppo parlamentare Spd, Rolf Mützenich,
ha dichiarato che la confisca è “illegale” e ha chiesto che l’accaduto venga chiarito.
“I metodi illegali non devono essere utilizzati per procurarsi le mascherine protettive.
Ciò è particolarmente vero tra i partner, anche se scarseggiano”, ha dichiarato Mützenich a
Dw.
“Se le notizie di queste ore sono confermate, il governo federale deve affrontare il problema e chiedere spiegazioni”, ha detto.
Geisel ha affermato che il land di Berlino aveva acquistato le mascherine da una società americana,
ma secondo il quotidiano tedesco
Tagesspiegel, vengono in realtà fabbricate in Cina.
“Anche in tempi di crisi globale, non dovremmo essere governati dai metodi del selvaggio West”,
ha detto Geisel, esortando il governo federale tedesco a esercitare pressioni sugli Stati Uniti affinché rispettino le norme internazionali.
Il governo degli Stati Uniti ha costretto la multinazionale americana 3M, un produttore di massa di attrezzature sanitarie,
a fornire a Washington a fornire il maggior numero possibile di mascherine respiratorie di tipo N85, limitando le esportazioni ai Paesi esteri.
Anche dalla Francia piovono accuse analoghe contro il governo degli Stati Uniti.
Valerie Pecresse, presidente della regione dell’Ile-de-France, colpita duramente dal Covid-19,
ha dichiarato questa settimana che una spedizione di maschere protettive è stata “strappata all’ultimo minuto”
da “americani che hanno fatto un’offerta più elevata”, secondo quanto riferito l’agenzia di stampa francese
Afp.
Accuse più o meno velate che provengono anche dal Canada: il primo ministro Justin Trudeau ha dichiarato giovedì
di essere “preoccupato” dalla diffusione di un rapporto secondo il quale un ordine di mascherine diretto nel Paese
era più esiguo del previsto perché una parte del carico era stato acquistato da “un migliore offerente”, cioè Washington.
“Comprendiamo che i bisogni negli Stati Uniti sono molto ampi, ma è lo stesso in Canada, quindi dobbiamo lavorare insieme”, ha detto Trudeau.
Anche la Germania, tuttavia, si è mossa in maniera analoga agli Stati Uniti nel recente passato, e a spese dell’Italia.
Ha fatto discutere nelle scorse settimane la decisione di Berlino di bloccare
all’interno delle proprie frontiere quasi un milione di mascherine destinate al nostro Paese.
Per quei dispositivi di protezione individuale che sarebbero stati vitali negli ospedali della Penisola,
e che avrebbero contribuito a consentire a medici e infermieri di operare in sicurezza, non è stato organizzato nessun trasporto speciale.
Anzi, dai primi di marzo, quando le spedizioni furono bloccate in seguito alla decisione del governo
di interrompere l’esportazione di prodotti essenziali per il sistema sanitario tedesco,
le maschere sono arrivate a destinazione soltanto dopo quasi due settimane.