PER QUEST'ANNO LASCIATE PERDERE LA PROVA COSTUME... VI VEDO PIU' PRONTI PER LA PROVA DEL CUOCO

Il punto è evitare che Quelli che hanno investito miliardi e carriere in questa epidemia
non mettano in campo l'armamentario (non solo figurato) per impedire che salti fuori una cura,
magari a basso costo, che vanifichi i loro guadagni, quelli che si aspettano, materiali ed immateriali.

Tanto più in un Paese dove si sono venduti, traditori e Cavalli di T.... a reggimenti.

L 'eparina è un anticoagulante di uso comune nel caso di rischio tromboembolico.
Sembra che alcuni decessi siano dovute ad embolia quindi il suo utilizzo mi pare ovvio.

C'è solo un ma...
I cinesi ne hanno capito l'efficacia, l'AIFA ne ha autorizzato la sperimentazione urgente e...Burioni l'ha definita una ciarlatanata.
 
scorz%C3%A8.jpg


Il Tempo e Panorama hanno rivelato che, mentre in Italia si combatteva per il DPI,
cioè i materiali di protezione per medici, infermieri, cittadini (109 medici morti),
cioè per tutti quelli che combattono veramente contro il Virus,

Conte cumulava, per sè e per il strettissimo entourage, un piccolo tesoretto fatto di mascherine,
sia del tipo FFP3 , quelle di carattere medico, riservate agli operatori (500 comprate in Veneto)
sia quelle più banali, chirurgiche, 10 mila.

Queste ultime sono state comprate in provincia di Bergamo,
dove spesso gli operatori sanitari NON avevano nessun tipo di DPI,
cioè di strumento di protezione del personale medico.

Quindi, legittimamente per carità, Conte ha fatto portare via materiale da zone a rischio per il proprio ospedale personale,

il tutto a fine febbraio, quando vi erano già stati i primi casi in Lombardia.

Poi Ossigeno come se non ci fosse un domani ed altri materiali introvabili in Italia.

Parliamoci chiaro: quello che sembra comandare il governo, ad ogni suo livello, è la paura.

Una situazione ben diversa da quanto mostrato da Boris Johnson, il primo ministro inglese,
veramente colpito da Covid-19, portato in rianimazione per alcuni giorni ed alla fine tornato a casa dall’ospedale.

Johnson non ha cumulato un piccolo tesoretto di materiale prezioso,ma si è affidato al NHS,
al servizio sanitario nazionale, al Saint Thomas Hospital, quando è stato male.

Si dice che “La fortuna aiuta gli audaci”.

Se così fosse i membri del governo italiano dovrebbero essere gente molto sfortunata.

Sicuramente è gente che non dovrebbe essere fortunata , visto che vive con il terrore, personale e politico e fa scelte del genere.

A queste persone vorrei ricordare il generale Fredendall e la battaglia al Passo di Kasserine.
In questa battaglia i l’Afrika Korps e la Centauro sconfissero duramente gli inesperti americani
anche perchè il loro comandante, generale Fredendall, invece che seguire le truppe
si rifugiò in un posto di comandi blindato a 120 km dalla prima linea.
Finita la battaglia Eisenhower lo rispedì in patria, sostituendolo con Bradley e soprattutto con Patton,
che , al contrario, si sentiva ben sicuro sul proprio carro armato, seguendo le truppe.

Ecco, Conte ed i suoi accoliti dovrebbero prendere esempio da Patton, non da Fredendall.
 
Alla classe dirigente europea manca una cosa sopra ogni altra. E non è la competenza, sapete.

Anche se avere uno storico al ministero dell’economia dovrebbe indurre gli italiani a serie riflessioni in proposito.

La vera carenza, l’incolmabile lacuna dei leader attuali è un’altra: il senso del ridicolo.

Gli manca il senso del ridicolo.

Perché se fossero dotati di questa preziosissima prerogativa dell’umana intelligenza
non andrebbero in giro a dire ciò che dicono.

Non parlerebbero di “piani straordinari”, di “investimenti epocali”, di “misure eccezionali”;
riempiendosi la bocca di migliaia di miliardi così come gli chef di grido la colmano con il guanciale all’erba salvia o con il lardo di colonnata.

Pensate solo ai duecento miliardi della BEI o ai cento del SURE o agli spiccioli del MES:
espedienti in grado di tamponare – forse, e per un breve periodo – l’emergenza di un singolo Paese in un periodo di crisi ordinaria.

Ma totalmente inadeguati per far fronte all’epocale tsunami alle viste nel dopo Covid.

Eppure, lorsignori non ne vogliono sapere di guardare in faccia alla realtà.

Vanno dritti come treni, verso il baratro, trascinandosi dietro trecento milioni di persone.

E noi non abbiamo più risorse per fermarli.

Troppo complicato tirare il freno a mano (quale, poi?), troppo lungo e impegnativo il percorso di ricambio democratico
necessario a votare altri rappresentanti all’altezza dei tempi.

Così, non ci resta che ricorrere alla religione – per chi ha voglia di pregare – o alla filosofia, per chi ha voglia di ragionare.

A noi torna in mente l’essenza di una tradizione religiosa, e insieme filosofica, orientale: il taoismo.

Se ne avete voglia, ci sono letture affascinanti per avvicinarsi a questo autentico “farmaco” per l’anima:
il “Tao te ching” di Lao Tzu, certo, ma anche “L’arte della guerra” di Sun Tzu o “I 36 Stratagemmi” di maestri anonimi.

Uno dei principi cardine di questa “scienza del vivere” è l’esatto contrario delle mentalità occidentale.

E si compendia in tre parole tre: wei wu wei.

Che significa: agire senza agire.

Cioè lasciar fare al corso degli eventi, alla natura delle cose, al cambiamento inesorabile di tutto.
Insomma, assecondare la più intima natura del mondo: il divenire.

Non solo tutto cambia, ma tutto cambia sempre.

E in ciò che oggi sembra disperante, e disperato, si cela – inesorabilmente – il seme della speranza di domani.

Se volete, il senso di questo approccio è in un aforisma di Romano Battaglia: “La notte non è mai così nera come prima dell’alba”.

Ecco, dobbiamo forse rassegnarci per un po’ se non vogliamo rassegnarci per sempre, e del tutto.
Dobbiamo accettare di essere guidati, in uno dei più delicati frangenti della storia di questo secolo,
da persone inadeguate, da una classe dirigente europea fatta di uomini sbagliati al posto sbagliato nel momento sbagliato.

Eppure, in una logica taoista, questa apparente, e cedevole, resa potrebbe rivelarsi dinamicamente “rivoluzionaria”.

Perché – se continua così – andranno a sbattere.

E forse “sbattere” il muso contro la realtà vilipesa è l’unico modo di ottenere ciò di cui l’Italia, e l’Europa intera,
hanno massimamente bisogno; una palingenesi, una rinascita, un reset completo: politico, giuridico, finanziario, economico, valoriale, sociale.

Non già “tutto cambi perché nulla cambi” come diceva il protagonista de “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa;
piuttosto: nulla cambi perché tutto cambi. Il Tao della politica.
 
Nessun dubbio in merito alla severità della crisi prossima ventura.

A parere di Deutsche Bank, un arretramento del PIL superiore all’8%.

Mai così male nella storia dell’Italia unita se si escludono gli ultimi tre anni della Seconda Guerra Mondiale.

Non molto diverse, forse anzi peggiori, le previsioni degli altri analisti;
da Oxord Economis a Goldman Sachs per finire a Capital Economics.

Lascia sgomenti l’indifferenza con cui il governo Conte assiste quasi inerme alla prospettica distruzione
del nostro tessuto manifatturiero e commerciale, il cui dieci per cento almeno rischia il fallimento
(nella migliore delle ipotesi!) secondo CERVED qualora l’emergenza Coronavirus non si arrestasse completamente entro l’anno.

Tantissime aziende e attività commerciali difficilmente potranno ripartire una volta terminato il lockdown
a meno che nel frattempo non si prendano immediati provvedimenti atti a mitigare il già precario
equilibrio finanziario di famiglie ed imprese già stremato da due anni di riduzione del credito.

Oltre cento miliardi di euro in meno essendo il relativo stock passato da poco più di 1.500 a 1.400 miliardi circa.

Uno di questi strumenti è la proroga automatica di tutti i rimborsi in linea capitale e di tutti i pagamenti degli interessi.

Non basta infatti lasciare alle banche la possibilità di concedere o meno una moratoria
nel pagamento delle rate di determinate categorie di prestito rateale piuttosto che altre.

Serve invece cambiare passo superando l’istituto della moratoria concessa più o meno discrezionalmente
a seguito di un’istruttoria che per quanto veloce finisce per oberare l’operatività degli istituti di credito.

Si passi invece alla proroga in automatico per un anno e senza necessità di istruttoria di tutte le scadenze,
per tutte le tipologie di credito (dai mutui di ogni tipo alle aperture di credito non a revoca)
e per qualsiasi creditore (sia esso famiglia o impresa) ed a prescindere dalla qualità del rapporto creditizio (in bonis o inadempienza probabile).

Gli strumenti ideati per reagire alla grande crisi finanziaria del 2008 ed a quella dei debiti sovrani del 2011 non sono ora sufficienti.

La sospensione dei pagamenti in linea capitale ed interessi deve essere inoltre accompagnata da un’operazione di factoring di “massa”
con cui le banche anticipano il 100% dei crediti verso clienti derivanti da fatture emesse a partire dal 31 gennaio 2020
-data in cui il governo ha dichiarato formalmente con decreto lo stato di emergenza- e non ancora saldate.

La cessione dovrebbe avvenire a titolo pro-soluto con garanzia dello Stato applicando un tasso di sconto pari al rendimento dei BTP
-ad esempio ad un anno- maggiorato di uno spread minimo da determinare.

L’equilibrio finanziario e patrimoniale dell’impresa o del professionista creditore viene quindi preservato.

Al debitore ceduto dovrebbe invece essere concessa la facoltà di pagare quanto dovuto in trentasei rate mensili
con decorrenza 1 gennaio 2021 e piano di ammortamento alla francese calcolato con un interesse equivalente
al al tasso di rendimento del BTP a tre anni vigente pro-tempore, sempre maggiorato di uno spread idoneo a remunerare il servizio.

Ne trarrebbero giovamento tutti.

I creditori che potrebbero incassare i crediti e le filiere produttive sarebbero preservate.

I debitori ceduti, che dovrebbero continuare a pagare il dovuto,
ma con il necessario respiro finanziario senza quindi alcun aiuto indebito che potrebbe premiare comportamenti opportunistici.

Le stesse banche le quali potrebbero fare impieghi immediati con lo stesso impegno patrimoniale
che avrebbe un investimento in BTP: cioè ponderazione zero.

Certi che una proposta del genere sarà totalmente ignorata dal premier Conte e dal suo governo.
 
Adesso Vi racconto la mia.
Per un mio errore, che non sto a raccontarVi perchè palesa la mia demenza,
ho dimenticato di pagare un'irpef a saldo da modello dichiarazione dei redditi.

Mi arriva l'avviso di accertamento. Vado subito in Agenzia, giusto per chiarire l'equivoco.
Dico che pagherò subito. Chiedo il modello F24, che loro ti rilasciano pre-compilato.
Dall'altra parte mi viene proposto "ma perchè non rateizza, lo fanno tutti".

Sarebbe la prima volta. Mi vien da ridere vista la cifra. Mi stampa il primo F24.
E' cosa di quest'anno. La seconda rata scade il 30 aprile.

Mi dico. Voglio toccare con mano. Vediamo se hanno veramente spostato le scadenze.
Se hanno veramente fatto qualcosa per chi deve pagare in questo periodo.E scrivo.

Risposta :

Gentile contribuente,

facendo seguito alla comunicazione di presa in carico del suo quesito, qui di seguito richiamato:

Buongiorno. Lo scorso mese di Gennaio è stato attivato un dilazionamento di pagamento per l'importo di Euro 522,39 - Irpef - in 8 rate. La prima rata pagata il 21 gennaio 2020. La seconda rata scade il 30 Aprile 2020. Vorrei sapere se tale rata è stata prorogata per effetto dell'attuale stato di crisi ed - in caso positivo - la nuova data di scadenza della rata. Grazie.



Le comunichiamo quanto segue:

Il DL 18/2020 non ha disposto la sospensione dei versamenti dovuti in seguito a comunicazioni di irregolarità

ex art.36bis (controllo automatizzato della dichiarazione dei redditi, IRAP e 770) o 54bis (controllo

automatizzato della dichiarazione IVA e delle comunicazioni di liquidazione periodica).

Rimangono pertanto valide le scadenza predefinite.
 
Quindi tutte le persone fisiche e le partita iva, che hanno avuto un accertamento per Irpef, Iva, Irap, 770,
dovranno pagare alle scadenza pre-definite. Mettetevi il cuore in pace.

Del resto, tutte le Aziende hanno pagato i contributi BEN 4 GIORNI DOPO nel mese di marzo.
 
Utopia ? ....penso proprio di sì.

Faccio due domande :

chi è contro l'attivazione del Mes da parte dell'Italia e chi è favorevole?

Chi insiste sugli eurobond sapendo che Germania, Paesi del nord Europa ed eurocrati non li accetteranno perché non condivideranno mai il debito ?

Basta rispondere a queste domande per capire quali saranno gli schieramenti in Italia,
e soprattutto basta capire cosa vuole Trump per il nostro Paese :

l' Italexit per far implodere definitivamente la Ue germanizzata che voleva saldarsi alla Cina in funzione anti Usa.

La risposta è semplice, a favore del Mes sono : Pd, Bonino, Renzi (Iv), Berlusconi (ecco il Renzusconi che ritorna)
e Confindustria (gli industriali del nord come Benetton e Agnelli che hanno venduto le loro aziende e che, volendo vivere di rendita,
non desiderano vedere i loro ingenti patrimoni svalutarsi col ritorno alla lira).

Dall'altra parte abbiamo Lega e Meloni che non vogliono attivare il Mes per l'Italia, in compagnia di Giuseppi (legatissimo a Trump).

L'attuale Presidente del consiglio, dopo il teatrino dell'altra sera in tv,
in cui ha fatto un enorme favore elettorale ai sovranisti con la sua sparata piena di fake sul Mes
(ma secondo voi non avrebbe potuto informarsi prima su chi ha votato il Mes?),
continua a puntare sugli eurobond SUBITO, per arrivare ad una rottura il 23 Aprile e poter dire :

"io sono europeista e anti populista, ma di fronte al muro tedesco e dei suoi alleati, sono costretto a dire, per il bene del mio Paese, facciamo da soli".

A quel punto il Pd, Renzi e i 5 stelle vicino a Fico e Grillo si ritroveranno all'opposizione
insieme ad un Berlusconi ormai decimato come numero di parlamentari.

Avremo un nuovo governo con dentro personalità come Tremonti (Draghi lasciamolo dov'è, per l'amor di Dio !),
ma sempre guidato da Giuseppi e sostenuto da Lega, FdI e 5 stelle vicino a Di Maio,
che ci porterà fuori dalla Ue col totale sostegno Usa già pronto e ben indicato nel memorandum firmato da Trump nei giorni scorsi.

Conte sarà il premier che attuerà l'Italexit e sarà premiato nel 2022 con l'unica poltrona che gli interessa:
la Presidenza della repubblica (ecco perché non farà mai un suo movimento, perché nessun capo partito è mai stato eletto in quel ruolo).

Il Pd e quella parte di 5 stelle che contavano su Conte come candidato premier si troveranno completamente spiazzati,
orfani e all'opposizione fino alla fine della legislatura, per poi essere annientati alle prossime politiche.
 
Utopia due ? .........ma oggi tutto è possibile.

In un mese e mezzo sono mutati gli equilibri politici nazionali.

Complici il virus e la necessità – tipica degli italiani – di essere guidati dall’ “uomo solo al comando”.

Il presidente del Consiglio gode di un consistente apprezzamento personale che, visto il personaggio,
vorrà certamente tramutare in consenso politico-elettorale.

Il Partito democratico, il cui unico obiettivo è quello della conservazione del potere, punterà su di lui

. Idem il M5s, che privo di una guida politica credibile punterà tutto sul “salvatore della patria”.

Da morti, i pentastellati potrebbero resuscitare proprio grazie a Conte.

Il Pd di Zingaretti e il M5s di Crimi-Di Maio hanno trovato l’uomo a cui affidare la guida del Centrosinistra e le speranze di una resurrezione elettorale.

Ma l’incantesimo da cui Conte è stato baciato durerà solo qualche mese.

Poi arriveranno i guai economici e le imprese saranno costrette ad indebitarsi con le banche
(sempre che queste sgancino) senza avere lavoro né clienti.

La luna di miele per Giuseppi andrà avanti fino all’autunno, poi potrebbe fare la fine di Monti.


E questo Conte lo sa.

Ed ecco che – insieme alle regionali d’ottobre – Conte, Zingaretti e Di Maio potrebbero mandare il Paese alle urne anche per le elezioni politiche.

Non con il proporzionale, come vorrebbe Renzi, ma col Rosatellum.

Una election day autunnale che comprenda regionali, politiche e pure il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari,
in modo tale che il taglio non si applichi alla prossima Legislatura.

Pd e 5Stelle, con a capo Conte, potrebbero insidiare il Centrodestra di Salvini.

Il senatore di Rignano sull’Arno resterebbe invece a guardare, a fare da raccattapalle a Conte,
che gli fregherà tutti i voti che un tempo erano di Berlusconi e che a maggio scorso finirono a Salvini.


A rischiare, infatti, è anche Matteo Salvini, che pur vincendo le elezioni politiche
potrebbe ritrovarsi senza maggioranza assoluta in Parlamento e quindi costretto a rinunciare a Palazzo Chigi,
accettando un compromesso con Conte, se non addirittura a ritrovarsi all’opposizione a causa di un’alleanza in Parlamento tra Conte e Forza Italia.

I due Matteo potrebbero dunque essere fritti da Conte.

Ed è qui, oggi e non domani, che M&M devono trovare una soluzione. Non c’è più tempo.

Conte sa ben pensare a se stesso, si sa accreditare presso gli ambienti che contano e,
senza una forte intesa tra i due Matteo, arriverà indisturbato a fine Legislatura oppure
– da non escludere – cercherà di giocarsela a capo di una coalizione di Centrosinistra in elezioni anticipate autunnali.

Ed ecco la soluzione.

Mozione di sfiducia a Conte presentata in Senato da Italia Viva e dal Centrodestra, di motivi ce ne sono a quintali.

Giro di consultazioni al Quirinale nel corso delle quali il Centrodestra compatto e Italia Viva dovranno fare il nome di Mario Draghi.

Mattarella non potrà opporre alcun rifiuto.

Alla fine una parte del Pd, da sempre renziana, pur di non perdere l’abitudine di stare al governo, passerà in Italia Viva,
così da raggiungere i numeri sufficienti per un governo Draghi sostenuto da Centrodestra, Italia Viva,
gran parte del gruppo misto e cespugli di fuoriusciti dal Pd che finiranno nel gruppo renziano.

Anche qualcuno dei pentastellati alla fine si accoderà.

Non un governo tecnico, per carità, ma un governo istituzionale composto da ministri indicati dai gruppi parlamentari che ci stanno. I numeri ci sono.

Da dietro le quinte e senza le luci della ribalta, l’abile apulo farà la fine di Yvonne la Nuit ?
 
Nel mentre che non accennava a spegnersi la telenovela a proposito del Mes
– con svolte di accensioni nominalistiche anti-opposizione, perché ritenuta presente e responsabile
nell’approvazione pregressa di quel Salva Stati, e con delle repliche su alcune delle quali
spuntava l’ombra di un estenuato, io non c’ero e se c’ero non capivo –
il presidente Giuseppe Conte si predisponeva a nominare la commissione di esperti, la task force, con a capo Vittorio Colao

Il comitato ha lo scopo di predisporre piani e progetti in merito alla fase numero due dell’emergenza
e, dunque, di assumere decisioni che riguardano quella che chiamano la ricostruzione del dopo Covid-19.

Non si conoscono esattamente i poteri di questa commissione.

Una scelta, del resto, che non è scaturita dal Web o da casuali estrazioni, e che conferma, semmai,
come il credo grillino dell’uno vale uno sia una delle tante barzellette di un movimento senz’arte né parte, ma nel governo di Conte.

Il fatto è che anche con questa nomina dall’alto, decisa espressamente da Palazzo Chigi,
è ancora più evidente come una commissione di esperti designata ad un compito di grande impegno
nei confronti dei cittadini sia avvenuta senza alcun coinvolgimento di un Parlamento,
che fin dall’inizio della crisi è stato estromesso quando, al contrario, Camera e Senato
e i rispettivi gruppi di maggioranza e opposizione potevano dare un contributo nel quadro
di una collaborazione che il centrodestra ha più volte offerto.

E la risposta di Conte e del suo governo è stata sempre non solo negativa ma irrispettosa,
delle prerogative di un Parlamento, vera sede della democrazia rappresentativa espressione della volontà popolare.


Questo Parlamento troppe volte è stato ignorato e tacitato e sostituito da un governo nel quale molte decisioni
si rifanno alla “indiscutibile” competenza tecnica di esperti, tecnici, specialisti
che suggeriscono i temuti prodromi di una sorta di tecnocrazia in salsa populista.


Ma il Capo dello Stato cosa sta facendo ? ......si pettina il ciuffo.
 
In tanti, in queste settimane dal tempo sospeso, si sono esercitati, talvolta con toni aulici ed entusiasti,
spesso apocalittici, qualche volta razionali, sui cambiamenti che questa pandemia porterà alla nostra società.

Abbiamo letto e sentito di tutto, dalla fine del capitalismo sulla quale si sono esercitati nuove star dell’economia statalista
come la professoressa Mariana Mazzucato, redivivi del comunismo italiano d’antan,
dirigenti sindacali che trovano un rinnovato ruolo nella possibilità di imporre divieti agli imprenditori,
e poco importa se le piccole aziende entreranno in crisi e licenzieranno i dipendenti.

Si tratta di piccole aziende e queste, come è noto, non sono sindacalizzate, da lì i soldi ai sindacati non arrivano.

Ci sono poi i finti ecologisti, quelli che in realtà dovrebbero chiamarsi neo-luddisti, contrari ad ogni cambiamento
e che vorrebbero trasformarci in un piccolo mondo antico, come se le lancette della storia potessero essere portate indietro con disinvoltura,
non ci fosse più bisogno di elettricità, di frigoriferi, lavatrici, macchine, treni, aerei e gli stessi computer e smartphone,
strumenti peraltro con impronta ambientale (ecological footprint) e impronta di carbonio (carbon footprint) fra le più alte in assoluto,
con i quali questi profeti del passato divulgano le loro prediche sul futuro e ai quali non rinuncerebbero nemmeno sotto tortura.

Infine, gli ecologisti apocalittici, spesso confusi e compenetrati con i precedenti, che salutano il Covid-19 come una benedizione,
qualcosa che fa respirare il pianeta, ci riporta ad una dimensione al contempo più umana
e nella quale si vedrebbe che il vero problema sono proprio gli umani che, al limite del ragionamento, sarebbe bene se si estinguessero.

È bene tralasciare la considerazione sul fatto che esistono anche dei folli che seguono queste tendenze
e che affiderebbero i propri figli a chi ha in odio l’essere umano, ma la cosa tragicomica è che a queste persone i dati gli fanno un baffo,
non importa se la pianura padana è stata invasa da polveri sottili anche se il traffico era ridotto al lumicino,
questo dovrebbe far pensare a politiche inutili tipo il fermo delle auto e pensare piuttosto a come incentivare meglio
la riqualificazione dei sistemi di riscaldamento delle abitazioni
o a individuare altre cause
e invece no, meglio fermare tutto, perché per l’ambiente è meglio.

Quello di cui si sente la mancanza, soprattutto in Italia, è una buona dose di razionalità nella gestione del presente,
che ci consenta di prefigurare un futuro normale.

Non abbiamo l’illusione che tutto possa ritornare com’era prima, è evidente che si è fatto un salto di qualità su molte cose
ed è anche evidente che non si tratta di un salto in alto, quanto piuttosto del cambiamento nell’approccio alle cose normali.

Se è vero, come da più parti si legge, che il 75 per cento degli acquisti online sono stati fatti da persone
che non ne avevano mai fatto uno prima, è ragionevole aspettarsi che questa modalità si accentuerà stabilmente nel futuro
e questo fatto non è certamente neutro nei confronti di investimenti in attività, immobiliari,
dei fondi pensione che investono a loro volta in immobili, nei paesaggi cittadini,
nello stesso presidio delle strade e dei quartieri e, in fondo, nella loro vivibilità.

Si è impressa un’accelerazione significativa ad un fenomeno forse inevitabile,
ma come si sa non è il cambiamento il sé a generare spiazzamento, quanto i ridotti tempi di adattamento.

Fra l’altro, questo cambiamento, considerato positivamente anche dai finti ecologisti di cui sopra,
dai fan delle chiusure aziendali e del distanziamento sociale, fra pochissimo tempo mostrerà le sue crepe, a fronte di produzioni industriali rallentate.

Quanto sarà invece la quota aggiuntiva di imballi di carta e plastica che si genererà a causa degli acquisti online?

Ed i sistemi di raccolta e riciclo, non tanto del mondo occidentale, ma di chi, India e Cina,
realmente lasciano nell’ambiente questo genere di sottoprodotti, che impatto ne avranno?

I fatti sono più complessi delle facilonerie di chi sa solo chiudere, vietare e controllare,
i sistemi più articolati e interrelati di quanto si pensi, occorre adattare il pensiero a questa complessità.

Un altro aspetto che piace tanto a questi dirigisti privi di idee utili è la cessione di una parte della nostra libertà in nome della sicurezza.

L’accettazione del controllo asfissiante, del divieto di uscire, dell’esaltazione della delazione del prossimo come espressione di massimo senso civico.


Rifiutiamo e rimandiamo al mittente tutte queste pessime intenzioni.

Quello che si vuole affermare è il diritto ad avere una normalità, non un ritorno al passato,
ma una nuova normalità nella quale si possa dire che esiste ancora un patto sociale con chi ci governa, che ad oggi risulta assente o illusorio.

Lo risulta ancora di più dopo aver appreso che mentre il presidente del Consiglio tranquillizzava gli italiani
al contempo ordinava mascherine e altri apparati di protezione personale per sé ed il suo staff.

Gli italiani invece hanno dovuto aspettare una gara Consip i cui esiti si vedranno fra qualche mese, alcuni dicono ad epidemia conclusa.

Vorremmo sapere quali sono i provvedimenti che si stanno mettendo in campo per questa nuova normalità :


Quali gli investimenti in sistemi di protezione diversi dalla reclusione a casa.

Quanti tamponi per il controllo effettivo della salute di sintomatici e asintomatici.

Quanti test per la verifica della presenza di anticorpi in persone già guarite e potenzialmente in grado di spostarsi e lavorare in condizioni di sicurezza personale.

Quali provvedimenti a favore dei cittadini costretti ad andare a lavoro con mezzi privati, visto che quelli pubblici rappresentano un possibile luogo di contagio.

Quanti saranno da qui a uno o due mesi i posti in terapia intensiva per la cura di eventuali picchi.

Quali saranno i protocolli per la gestione di eventuali nuovi focolai specificamente localizzati.

È lecito porre adesso queste domande e sarebbe opportuno che il governo rispondesse subito ai cittadini
in modo da dare loro contezza del fatto che si stia facendo davvero qualcosa per il loro futuro prossimo.

Qualcosa che vada oltre la app per l’autocertificazione per la quale non ci voleva certamente Vittorio Colao,
ed uno stuolo imprecisato di componenti di una commissione di cui ancora non si conoscono bene né ruoli, né competenze, oltre che i nomi.

Il problema, caro presidente Giuseppe Conte, non è avere, per parafrasare le sue parole,
“un governo che non lavora col favore delle tenebre”, ci basterebbe avere un governo ed un parlamento che lavorino.

Almeno nelle ore diurne.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto