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Dal 5 giugno scorso, il Paese del Golfo Persico si trova isolato:
Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrein e Yemen hanno deciso chiudere le frontiere,
azzerando i rapporti diplomatici con l'emirato.
Che è costretto a importare il 90% dei generi alimentari: almeno il 40% di queste merci arrivava attraverso l’unica frontiera terrestre con l’Arabia saudita

Nel frattempo c’è chi nel piccolo Stato aguzza l’ingegno: Moutaz Al Khayyat, presidente della Power International Holding,
azienda impegnata principalmente nel settore delle costruzioni, ha acquistato in Australia e Stati Uniti
quattromila mucche Holstein
per sopperire alla scarsità di latte.

I bovini arriveranno in Qatar nel più grande trasporto simile mai visto: serviranno 60 voli per far atterrare a Doha le vacche,
un ponte aereo forse più potente di quello di Berlino, isolata dai sovietici nel 1948.

Le mucche sono dirette in una nuova fattoria aperta a 50 chilometri a nord di Doha:
grande come 90 campi da calcio, punta a coprire un terzo della domanda interna di latte del Qatar entro la metà luglio.
 
Nel frattempo, però, i qatarioti hanno perso migliaia cammelli: sono stati espulsi dai territori dell’Arabia Saudita
dove erano tenuti in vasti territori concessi da Riad agli allevatori del Qatar.

Venivano utilizzati per la produzione di latte, di carne, ma anche per le competizioni sportive.

“Non dimenticheremo mai quello che ci hanno fatto”, ha detto quasi in lacrime Mohammad Merri,
dell’Associazione dei proprietari di cammelli del Qatar, intervistato dalla televisione panaraba Al Jazira.

Dopo l’espulsione, infatti, molti cammelli si sono persi, alcuni sono morti e altri ancora sono rimasti feriti.
Secondo Al Jazira, sono novemila i cammelli espulsi dal territorio saudita in sole 36 ore,
ma si stima che altre decine di migliaia possano subire la stessa sorte.

Senza neanche la possibilità di chiedere asilo.

Probabilmente non avevano il permesso di soggiorno......
 
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aiuto.........
 
Per fortuna che ...loro.....sono avanti.......oh dico io....tanto avanti.

Il Ministero dell’Interno svedese ed il NOA (Dipartimento Operazioni Polizia)
hanno aggiornato l’elenco dei distretti del Paese definiti “particolarmente vulnerabili” per l’ordine pubblico;
in pratica zone ad alto tasso di criminalità e emarginazione a cui è richiesto, alle stesse forze di polizia, tecniche di intervento particolari.

Erano 15 nel 2015 ed oggi sono 23; a questi si aggiungono altri 53 distretti “vulnerabili”
in cui la situazione di ordine pubblico non è critica come gli altri ma a rischio degenerazione.
I distretti sono diffusi nelle città maggiori (Stoccolma, Goteborg, Malmö, Uppsala).

Nel report è specificato che i distretti vulnerabili sono aree prevalentemente abitate da immigrati islamici
“dove è difficile o quasi impossibile per la polizia adempiere alla propria missione”,
dove esistono “strutture comunitarie parallele” a quelle dello Stato,
“estremismo religioso e fondamentalista come violazione sistematica dei diritti delle persone”,
“elevata concentrazione di reati penali” e tendenza “all’arruolamento di persone per aree di conflitto”
(Siria e Iraq).

Insomma delle vere e proprie “no-go zone”, come definite dal quotidiano DN che per primo ha pubblicato il report.

Queste aree rappresentano un rischio per la tenuta sociale di una nazione di 10 milioni di abitanti.
Il governo svedese minimizza e rifiuta l’immagine di una deriva islamista della Svezia.

Fatto sta che nell’Aprile scorso i responsabili di PostNord, la società delle Poste Svedesi,
hanno comunicato la sospensione del servizio di consegna
in alcuni sobborghi di Stoccolma
a causa dei rischi di aggressione per i propri dipendenti (tecnicamente lo hanno chiamato “stop protettivo”).

Un mese prima il Sindacato paramedico degli Operatori delle Ambulanze svedese
aveva fatto richiesta espressa di “attrezzature militari” per il proprio personale operativo
nei quartieri delle grandi città a rischio “sopratutto a forte concentrazione di immigrati islamici”.

La Svezia, modello di multiculturalismo, mito della socialdemocrazia europea,
per decenni simbolo della integrazione arcobaleno, si sta svegliando da un lungo sonno.
 
Buongiorno. Valuto la mia ignoranza e mi chiedo.
Ma questi, ancora nel 2014, emettevano prestiti obbligazionario al 2,25%
Nessuno si chiedeva il perchè ? Nessuno controllava ? Tutti a coprire, vero ?

Un'azienda quando va in crisi fallisce....a meno che non si chiami alitalia ......
Ma questi qui ci costaranno fra i 5 ed i 12 - ad andar bene - miliardi di euro......

A costo 1 euro ????????????? Per fare poi dai 250 ai 400 milioni di utile ????????
 

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