Telecom Italia (TIT) però Telecom è più sicura dello Stato italiano

questa notizia mi rende perplessa


-------------

Tarakko Ammarro è nel CDA di telecom italia
e fa affari con l'egiziano Naguib che shorta di brutto Telecom... come mai?
c'è insider trading
cos'è che non dicono al pubblico per poter operare in privè?
Telecom Italia sospesa a Piazza Affari, titolo massacrato da vendite

Ultimo aggiornamento 25 ottobre 2013 , ore 11:54
Telecom va a picco a Piazza Affari

http://www.investireoggi.it/finanza...a-piazza-affari-titolo-massacrato-da-vendite/
 
questa notizia mi rende perplessa


Ben Ammar bussa alla porta di Cairo
E lancia Della Valle alla guida di Rcs



Dopo essersi gettato negli affari con l'imprenditore Naguib Sawiris e annunciato di voler "creare la NewsCorp del Nord Africa", Tarak Ben Ammar rilancia e bussa alla porta di Urbano Cairo e di Viale Mazzini. "La7 non è in vendita, ma se Urbano Cairo cerca un socio sono qua. Anche se la Rai vuole vendere, privatizzare, siamo qua", ha affermato il finanziere franco-tunisino. Che ha anche spiegato di voler "creare una grande televisione" del Mediterraneo. E su Rcs, nella contesa fra Della Valle e Intesa-Fiat, fa il suo endorsement in favore di Mr Tod's: "Diego Della Valle deve fare l'editore"
-------------

Tarakko Ammarro è nel CDA di telecom italia
e fa affari con l'egiziano Naguib che shorta di brutto Telecom... come mai?
c'è insider trading
cos'è che non dicono al pubblico per poter operare in privè?
Dividendo Telecom Italia sospeso, aumento capitale da 2 miliardi: le previsioni degli analisti

Ultimo aggiornamento 25 ottobre 2013 , ore 12:26
Il prossimo 7 novembre sarà approvato il piano industriale di Telecom Italia. Per il colosso delle tlc sarà l'ora della verità
















http://www.investireoggi.it/finanza...e-da-2-miliardi-le-previsioni-degli-analisti/


ma il Tarrokko l'avrà già detto molto tempo fa allo swissero?


probabilmente il Tarokko avrà detto che TIT aveva bisogno di 3mil di neuro... ed è così che il Naguitto proprose un ADC riservato per sè a 0,80€ per az



A fronte del diniego di Bernabba... ha cominciato a shortare
 
Rete Telecom, la proposta alternativa c’è già. Ci ha pensato l’Anci

L'associazione dei Comuni di Firenze propone una società pubblica della rete telefonica che “sviluppi infrastrutture e le metta poi a disposizione, su un piano di assoluta parità di condizioni d’accesso, agli operatori privati dei servizi”. Senza l'infrastrastruttura in rame dell'ex monopolista. Ecco come


Rete Telecom, la proposta alternativa c?è già. Ci ha pensato l?Anci - Il Fatto Quotidiano

di Costanza Iotti | 28 ottobre 2013Commenti (16)

cavi-interna-nuova.jpg
il governo di Enrico Letta si preoccupa in ritardo di Opa nonché del Golden Power sulle infrastrutture cosiddette strategiche come la rete Telecom e avvia le “consultazioni” con vertici e azionisti del gruppo di telecomunicazioni, l’Anci di Firenze propone una società pubblica della rete telefonica che “sviluppi infrastrutture e le metta poi a disposizione, su un piano di assoluta parità di condizioni d’accesso, agli operatori privati dei servizi”. Senza il network di Telecom Italia in rame, che, al momento, è ancora nel limbo insieme al progetto di separazione dell’infrastruttra dal gruppo di telecomunicazioni con il suo conferimento (8-16 miliardi il valore stimato) a una nuova società per lo sviluppo della fibra in cui dovrebbe investire anche la Cassa Depositi e Prestiti, portando tra l’altro in dote Metroweb che ha in pancia la rete milanese in fibra.

Per ridurre i costi degli investimenti necessari alla fibra (15 miliardi secondo l’Agenzia digitale del ministero dello Sviluppo economico), l’Anci Toscana propone invece la realizzazione di un censimento di tutte le reti sul territorio italiano. A partire da quelle sviluppate da alcune multiutility locali, per arrivare a quelle create da joint venture pubblico-private ad hoc per le telecomunicazioni come Agesnet, PubliNet o ConsiagNet, fino a quelle delle condotte idriche, elettriche e fognarie che potrebbero essere sfruttate per il passaggio dei cavi in fibra.



La creazione di un catasto delle reti, che l’Anci Toscana sta già tentando di sviluppare in proprio, permetterebbe così di definire il reale costo del cablaggio in fibra del Paese sfruttando buona parte delle infrastrutture pubbliche già esistenti e la cosiddetta “concomitanza di scavo”. Cioè quella per la quale se un ente pubblico sta lavorando ad una rete idrica (che pure necessita un rinnovamento) si usa un solo scavo per posare la fibra senza effettuare due diversi lavori al doppio dei costi.
Gli scavi, necessari per posare la fibra, rappresentano infatti l’80% della spesa per l’infrastruttura. Utilizzando reti già esistenti, quindi, si potrebbe arrivare ad un risparmio consistente per una rete che proietterebbe tecnologicamente in avanti il Paese rispetto al rame. E comunque, anche se i costi fossero quelli indicati da Telecom, cioé mille euro a connessione per un totale di 24 milioni di linee, meglio sarebbe per i cittadini e le imprese investire da subito nella fibra, perché il traffico dati, guardando lo storico degli ultimi trent’anni, decuplica ogni sette anni. Ma come può lo Stato investire una cifra così consistente? Può farlo attraverso attraverso una banca speciale, ovvero la Cassa Depositi e Prestiti, che potrebbe rivedere il ritorno del proprio investimento in dicei anni. “Oggi tutti pagano in bolletta alla Telecom circa 9 euro a connessione al mese – spiega un operatore – domani, con una nuova rete in fibra, l’utente potra scegliere se continuare a spendere la stessa somma per un network nuovo ed efficiente, oppure continuare a pagare la rete Telecom per il rame”. Quindi se anche, in un’ipotesi conservativa, solo la metà dei 24 milioni attuali di connessioni decidesse il passaggio alla nuova rete in fibra, la Cassa Depositi, come eventuale unico finanziatore-banca del progetto, incasserebbe un miliardo e 300 milioni l’anno pari a 13 miliardi di euro in dieci anni.
Detta alla maniera del mondo del credito, il progetto è assolutamente bancabile, cioè finanziabile. Tanto più che si tratta di un’infrastruttura strategica per il Paese e per il suo tessuto produttivo, nonché capace a medio termine di creare occupazione non solo nella nuova società della rete e fra i nuovi operatori, ma anche tra le piccole e medie imprese, diffuse sul territorio, che hanno bisogno di fibra per competere in ogni angolo del mondo globalizzato. In altre parole, il governo Letta potrebbe decidere oggi di scavare meno e quindi creare meno occupazione nel cemento e nelle costruzioni, per investire invece nel futuro delle piccole e medie imprese italiane che rappresentano una buona fetta dell’occupazione complessiva del Paese.
In assenza dello scorporo della rete in rame, però, per Telecom, gravata da 29 miliardi di debiti, sarebbero guai seri: la società non si assicurerebbe infatti la valorizzazione dell’infrastruttura con l’ingresso nella nuova società della rete assieme allo Stato e agli altri big del settore, possibilmente mantenendo il controllo al 51% che assicura futuri flussi di liquidità per abbattere il restante debito e ripagare le banche finanziatrici.



Il management guidato da Marco Patuano sarebbe quindi costretto ad una vera rivoluzione aziendale (probabilmente anche a dei consistenti tagli occupazionali) dicendo addio per sempre alle rendite di posizione di cui l’ex monopolista ha goduto a lungo in passato senza poter investire nella nuova rete in fibra e assistendo alla progressiva e veloce erosione per obsolescenza tecnica della rete in rame. Una questione di cui si sono già accorte le agenzie di rating come Moody’s che, mentre vedono entrare in campo un operatore di primo piano come Telefonica che valorizza le azioni della compagnia italiana a 1,1 euro (contro lo 0,6 di mercato) perché immagina un miglioramento della situazione finanziaria, declassa il debito proprio in funzione di una ipotesi di minore capacità futura dell’azienda di generare introiti per pagare i propri debiti. Con un danno importante per i soci Telecom (fra cui ancora per il momento Mediobanca, Generali e Banca Intesa attraverso la holding Telco destinata a passare interamente a Telefonica) ma soprattutto delle banche creditrici che dovrebbero fare i conti con il mutato scenario per l’ex monopolista.
 
Dividendo Telecom Italia sospeso, aumento capitale da 2 miliardi: le previsioni degli analisti

Ultimo aggiornamento 25 ottobre 2013 , ore 12:26
Il prossimo 7 novembre sarà approvato il piano industriale di Telecom Italia. Per il colosso delle tlc sarà l'ora della verità

Dividendo Telecom Italia sospeso, aumento capitale da 2 miliardi: le previsioni degli analisti - Finanza e Borsa - InvestireOggi.it


ma il Tarrokko l'avrà già detto molto tempo fa allo swissero?


probabilmente il Tarokko avrà detto che TIT aveva bisogno di 3mil di neuro... ed è così che il Naguitto proprose un ADC riservato per sè a 0,80€ per az



A fronte del diniego di Bernabba... ha cominciato a shortare
Si dovrebbe pretendere le dimissioni .. ma ha il vizietto di Berlusconi che fa soldi alle spalle nostre

Telecom I.: Ben Ammar, non si e' parlato di dimissioni Cda MILANO (MF-DJ)--"Non ne abbiamo parlato".
Cosi' Tarak Ben Ammar, consigliere di Telecom I., ha risposto a margine dell'assemblea dei soci di Mediobanca, a chi gli chiedeva se il Cda della societa' di tlc si presentera' dimissionario alla riunione del 7 novembre prossimo.
"E' difficile", ha concluso Ben Ammar, "avere opinioni sui se o sui ma, sono speculazioni che ho letto. Io ci tengo a stare in Telecom Italia", ha detto interpellato a margine dell'assemblea di Mediobanca" lab
(END) Dow Jones Newswires
October 28, 2013 08:27 ET (12:27 GMT)
 
Mediobanca: Ben Ammar, per ora Patto funziona ma aspettiamo legge Opa MILANO (MF-DJ)--"Per ora il patto funziona. Bisogna poi vedere cosa succedera' con la nuova legge sull'Opa".
Lo ha affermato il consigliere di Mediobanca, Tarak Ben Ammar, a margine dell'assemblea dei soci, aggiungendo che la legge sull'Opa "non e' una cosa facile da discutere".
"Il patto va bene", ha rimarcato Ben Ammar, "e' stato rinnovato". lab
(END) Dow Jones Newswires
October 28, 2013 08:35 ET (12:35 GMT)
----------------------------------


sempre che non sia bloccata sotto banco da amicizie trasversali




chi dovrebbe scriverla? Fassina? ma ne è capace di proporne una in tempo... oppure si và alle calende greche?
 
Telecom I.: Ben Ammar; no a separazione rete, in mani straniere sarebbe problema MILANO (MF-DJ)--"Condivido la non separazione della rete di Telecom. Se finisse in mani straniere sarebbe un problema".
Lo ha affermato Tarak Ben Ammar, consigliere di Telecom Italia, a margine dell'assemblea dei soci di Mediobanca, aggiungendo che la rete "e' la vera ricchezza del gruppo, il fattore che fa la differenza". lab
(END) Dow Jones Newswires
October 28, 2013 08:49 ET (12:49 GMT)
-----------------------


o è un cretino o ci ha preso per dei cretini




la separazione della rete sarebbe funzionale all'entrata della CDP e quindi ad una parziale nazionalizzazione come è stato per Snam e Terna
e non mi pare ci siano particolari problemi




semmai lui e il suo amico egiziano dovrebbero ricoprire lo short
perchè lo scoproro della Rete telefonica servirebbe alla valorizzazione di TiT ealla diminuizione del debito




UNA bella notizia sarebbe che ci fosse lo SpinOFF della rete a favore di tutti gli azionisti .... la stessa operazione che ha fatto Benetton con Autogrill
magari addossando alla rete il debito di 20 miliardi....


poi chi vuole comperarla può tranquillamente rivolgersi al mercato
o
 
Telecom I.: Ben Ammar; no a separazione rete, in mani straniere sarebbe problema MILANO (MF-DJ)--"Condivido la non separazione della rete di Telecom. Se finisse in mani straniere sarebbe un problema".
Lo ha affermato Tarak Ben Ammar, consigliere di Telecom Italia, a margine dell'assemblea dei soci di Mediobanca, aggiungendo che la rete "e' la vera ricchezza del gruppo, il fattore che fa la differenza". lab
(END) Dow Jones Newswires
October 28, 2013 08:49 ET (12:49 GMT)
-----------------------


o è un cretino o ci ha preso per dei cretini





la separazione della rete sarebbe funzionale all'entrata della CDP e quindi ad una parziale nazionalizzazione come è stato per Snam e Terna
e non mi pare ci siano particolari problemi




semmai lui e il suo amico egiziano dovrebbero ricoprire lo short
perchè lo scoproro della Rete telefonica servirebbe alla valorizzazione di TiT ealla diminuizione del debito




UNA bella notizia sarebbe che ci fosse lo SpinOFF della rete a favore di tutti gli azionisti .... la stessa operazione che ha fatto Benetton con Autogrill
magari addossando alla rete il debito di 20 miliardi....


poi chi vuole comperarla può tranquillamente rivolgersi al mercato
o



non credo che Ben sia un cretino:) la rete rende parecchio oltre al canone gli affitti dai competitors.... oltre 5 mld anno:) spanna più spanna meno
 
Ultima modifica:
Telecom I.: Ben Ammar; no a separazione rete, in mani straniere sarebbe problema MILANO (MF-DJ)--"Condivido la non separazione della rete di Telecom. Se finisse in mani straniere sarebbe un problema".
Lo ha affermato Tarak Ben Ammar, consigliere di Telecom Italia, a margine dell'assemblea dei soci di Mediobanca, aggiungendo che la rete "e' la vera ricchezza del gruppo, il fattore che fa la differenza". lab
(END) Dow Jones Newswires
October 28, 2013 08:49 ET (12:49 GMT)
-----------------------


o è un cretino o ci ha preso per dei cretini




la separazione della rete sarebbe funzionale all'entrata della CDP e quindi ad una parziale nazionalizzazione come è stato per Snam e Terna
e non mi pare ci siano particolari problemi




semmai lui e il suo amico egiziano dovrebbero ricoprire lo short
perchè lo scoproro della Rete telefonica servirebbe alla valorizzazione di TiT ealla diminuizione del debito




UNA bella notizia sarebbe che ci fosse lo SpinOFF della rete a favore di tutti gli azionisti .... la stessa operazione che ha fatto Benetton con Autogrill
magari addossando alla rete il debito di 20 miliardi....


poi chi vuole comperarla può tranquillamente rivolgersi al mercato
o

sicuramente sarebbe la cosa piu' intelligente da fare anche da parte di telefonica... la comprerebbero a mercato fondi che avrebebro un titolo realmente telefonico, la prenderebbero anche gli altri competitor per avere delle "assicurazioni" aggiuntive...

diminuirebbe l'indebitamento, diminuirebbero anche sensibilmente i soldi da spendere per gli investimenti che si devono fare, insomma sarebbe la quadra per telefonica e per chi ha il titolo... forse :rolleyes:
 
Telecom I.: Consob chiede lumi a Telco sul controllo (Mess) ROMA (MF-DJ)--La Consob muove su Telco-Telecom, riproponendo il teorema che aveva gia sostenuto ai tempi di Olimpia, la holding controllata da Pirelli. Nei giorni scorsi la Commissione, secondo quanto risulta al Messaggero, ha notificato al veicolo controllato da Telefonica, Generali, Mediobanca, Intesa Sanpaolo, la richiesta di acquisizione di informazioni sull'esistenza di elementi relativi al controllo di fatto sul gruppo di tlc e/o sull'esercizio di un'influenza dominante.
La mossa della Consob e' arrivata in parallelo con la votazione in Senato della mozione Mucchetti-Matteoli tendente a rafforzare i poteri di controllo della Commissione in materia di Opa obbligatoria e a favorire il completamento dell'iter dei regolamenti sul golden power. Il faro acceso scaturisce a valle del riassetto siglato il 24 settembre con la crescita di Telefonica al 66% (46,2% dei diritti di voto) e con le opzioni in suo possesso per salire ancora a partire dal 1* gennaio 2014.
La risposta di Telco e' arrivata qualche giorno fa, a firma del suo presidente Clemente Rebecchini, direttore centrale partecipazioni di Mediobanca: non c'e' nessun controllo di fatto ne influenza dominante, lo dimostra la circostanza che all'ultima assemblea di Telecom il veicolo rappresentava il 22,4% mentre si e presentato piu' del 50% del capitale. Consob ha preso atto della replica ma si riserva eventualmente di procedere con eventuali passi successivi.
pev
(END) Dow Jones Newswires
 
l'ex UniCredit Piergiorgio Peluso. figlio della ministra Cancellieri,

l'ex UniCredit Piergiorgio Peluso. Banchiere bocconiano, classe 1968 figlio della ministra Cancellieri, ora direttore finanziario di Telecom,

Economia


Ecco come Peluso arrivò in Fondiaria-Sai


Sabato, 2 novembre 2013 - 19:12:00
piergiorgio-peluso.jpg

twitter.png
@andreadeugeni

UniCredit pretese il cambio di governance come precondizione per entrare a marzo 2011 in Fondiaria-Sai e sottoscrivere l'aumento di capitale che la fece salire al 6,7% del capitale della compagnia per salvare i propri crediti. E i Ligresti accettarono, proponendo pochi mesi dopo (e cogliendo così la palla al balzo, perché proprio la gestione dei crediti con le banche era diventato ilpunto debole della galassia societaria della famiglia siciliana) proprio l'ex UniCredit Piergiorgio Peluso. Banchiere bocconiano, classe 1968 ora direttore finanziario di Telecom, a cui affidarono, con il fiato sul collo della banca, ampie deleghe del governo societario, quasi sovrapponibili a quelle dell'amministratore delegato Emanuele Erbetta.
Una scelta che, fanno notare i commentatori della vicenda FonSai, fece contenti tutti: UniCredit, perché Peluso (avendo gestito i rapporti della banca con le società della galassia Ligresti fin dai tempi pre-fusione in Capitalia, rapporti proseguiti poi come capo del corporate&investment banking Italia di Piazza Cordusio) conosceva bene il dossier FonSai. Nella testa di Ghizzoni, era un banchiere con le skill giuste, capace di portare a compimento il delicato turn-around (che sarebbe andato in porto se non ci fosse stata la "tempesta perfetta" dei Btp) di Fondiaria-Sai. L'indicazione di Peluso fu gradita poi anche a Mediobanca, principale creditrice della compagnia assicurativa, che aveva fiducia nel giovane manager che pure conosceva, perché in passato Peluso, prima dell'esperienza Capitalia, aveva prestato servizio per quattro anni (dal '94 al '98) anche come senior analyst negli uffici di Piazzetta Cuccia. E, infine, fece contento Salvatore Ligresti che lo propose agli altri stake holder e che con Peluso si interfacciava ormai da alcuni anni e di cui sentì di fidarsi, perché c'erano anche dei legami extra-affari, di amicizia familiare di lunga data con la madre del manager. Quell'Annamaria Cancellieri, che di cognome da sposata fa Peluso, il ministro dell'Interno finito ora nell'occhio del ciclone per il caso della scarcerazione (in odore di conflitto d'interessi, secondo le accuse di alcuni partiti politici) di Giulia Ligresti. Allora, l'Ingegnere lo vide come l'uomo giusto, una sintesi perfetta che avrebbe potuto aiutarlo a tutelare gli interessi della propria famiglia, a turare le falle nei conti di FonSai, a rilanciare il business della compagnia assicurativa e a togliergli così, per il suo essere una figura di garanzia, le castagne dal fuoco nel rapporto con le banche.
mediobanca-ligresti.jpg

Ma c'è anche un altro soggetto che rimase contento della stessa scelta, motivazione che ha rivelato lui stesso pochi mesi fa durante gli interrogatori ai magistrati torinesi. Ed è lo stesso Piergiorgio Peluso che, sentito in qualità di persona informata dei fatti, al sostituto procuratore Marco Gianoglio ha riferito: "Raggiunsi un accordo con la famiglia Ligresti...Per quanto mi riguarda, si trattava di una possibilità di crescita professionale, anche perché vi erano alcune incertezze riguardo al mio futuro in UniCredit".
Quali erano queste incertezze? Per Piergiorgio Peluso avevano un volto ben preciso ed era quello di Jean Pierre Mustier, astro nascente dell'investment banking europeo, il successore designato alla guida di Societé Generale, inciampato poi nel 2008 nella vicenda del trader infedele Kerviel. Banchiere francese che Ghizzoni aveva chiamato a prendere il posto di Sergio Ermotti, allora con le valigie in mano per Ubs, per guidare la divisione corporate&investment banking (Cib) di tutto il gruppo di Piazza Cordusio. Nell'era Bancone, ma soprattutto post-Profumo, per quella casella UniCredit puntava non tanto su un investment banker anglosassone, ma su un banchiere con esperienza di banca universale, in grado di guidare la divisione, riposizionando il corporate banking al servizio delle imprese clienti e rilanciandone così il contributo all'utile netto. Mustier, che aveva lo standing e le skill giuste per guidare il Cib della più internazionale delle banche italiane, fu preferito così a Peluso che era sì già a capo del Cib in Italia, ma aveva un curriculum meno internazionale. Come ha fatto capire lo stesso banchiere romano, la nomina di fatto gli sbarrò ogni possibilità di crescita professionale infragruppo e lo spinse, quattro mesi più tardi mentre gli organigrammi nella banca di Ghizzoni si definivano, ad accettare una proposta a cui anche economicamente non potè dire di no.
Insomma, quello che a prima vista potrebbe far insospettire molti per il complesso intreccio di legami fra le parti in gioco, per cui qualcuno ha tirato anche in ballo una regia occulta, in realtà, nel caso dell'avventura di Peluso in FonSai, fu soltanto una fortuita congiuntura astrale perfetta che soddisfò le istanze dei soggetti interessati e rese tutti contenti per la giusta piega che la difficile vicenda FonSai, a cui pochi mesi prima la Consob aveva bruciato la carta Groupama, stava finalmente prendendo.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto