l'ex UniCredit Piergiorgio Peluso. figlio della ministra Cancellieri,
l'ex UniCredit Piergiorgio Peluso. Banchiere bocconiano, classe 1968 figlio della ministra Cancellieri,  ora direttore finanziario di Telecom,
Economia
   Ecco come Peluso arrivò in Fondiaria-Sai
Sabato, 2 novembre 2013 - 19:12:00
 	
  	 @andreadeugeni
  	UniCredit pretese il cambio di governance come  precondizione per entrare a marzo 2011 in Fondiaria-Sai e sottoscrivere  l'aumento di capitale che la fece salire al 6,7% del capitale della  compagnia per salvare i propri crediti. E i Ligresti  accettarono, proponendo pochi mesi dopo (e cogliendo così la palla al  balzo, perché proprio la gestione dei crediti con le banche era  diventato ilpunto debole della galassia societaria della famiglia siciliana) proprio l'ex UniCredit 
Piergiorgio Peluso.  Banchiere bocconiano, classe 1968 ora direttore finanziario di Telecom,  a cui affidarono, con il fiato sul collo della banca, ampie deleghe del  governo societario, quasi sovrapponibili a quelle dell'amministratore  delegato 
Emanuele Erbetta.
  	
Una scelta che, fanno notare i commentatori della vicenda FonSai, fece contenti tutti: UniCredit, perché Peluso (avendo gestito i rapporti della banca con le società della 
galassia Ligresti fin dai tempi pre-fusione in Capitalia, rapporti proseguiti poi come capo del 
corporate&investment banking Italia di Piazza Cordusio) conosceva bene il 
dossier FonSai. Nella testa di Ghizzoni, era un banchiere con le 
skill giuste, capace di portare a compimento il delicato
 turn-around (che sarebbe andato in porto se non ci fosse stata la "
tempesta perfetta" dei Btp) di Fondiaria-Sai. L'indicazione di Peluso fu gradita poi anche a
 Mediobanca,  principale creditrice della compagnia assicurativa, che aveva fiducia  nel giovane manager che pure conosceva, perché in passato Peluso, prima  dell'esperienza Capitalia, aveva prestato servizio per quattro anni (dal  '94 al '98) anche come 
senior analyst negli uffici di Piazzetta Cuccia. E, infine, fece contento
 Salvatore Ligresti che lo propose agli altri 
stake holder e  che con Peluso si interfacciava ormai da alcuni anni e di cui sentì di  fidarsi, perché c'erano anche dei legami extra-affari, di amicizia  familiare di lunga data con la madre del manager. Quell'
Annamaria Cancellieri,  che di cognome da sposata fa Peluso, il ministro dell'Interno finito  ora nell'occhio del ciclone per il caso della scarcerazione (in odore di  conflitto d'interessi, secondo le accuse di alcuni partiti politici) di  
Giulia Ligresti. Allora, l'Ingegnere lo vide come l'uomo giusto, una 
sintesi perfetta che avrebbe potuto aiutarlo a
 tutelare gli interessi della propria famiglia, a turare le falle nei conti di FonSai, a rilanciare il 
business della compagnia assicurativa e a togliergli così, per il suo essere una figura di garanzia, 
le castagne dal fuoco nel rapporto con le banche.
  	
  	Ma c'è anche un altro soggetto che rimase contento della stessa scelta, motivazione che ha rivelato lui stesso pochi mesi fa durante gli interrogatori ai magistrati torinesi. Ed è lo stesso 
Piergiorgio Peluso che, sentito in qualità di persona informata dei fatti, al sostituto procuratore 
Marco Gianoglio  ha riferito: "Raggiunsi un accordo con la famiglia Ligresti...Per  quanto mi riguarda, si trattava di una possibilità di crescita  professionale, anche perché vi erano alcune 
incertezze riguardo al mio futuro in UniCredit".
  	
Quali erano queste incertezze? Per Piergiorgio Peluso avevano un volto ben preciso ed era quello di Jean Pierre Mustier, astro nascente dell'
investment banking europeo, il successore designato alla guida di 
Societé Generale, inciampato poi nel 2008 nella vicenda del trader infedele
 Kerviel. Banchiere francese che Ghizzoni aveva chiamato a prendere il posto di
 Sergio Ermotti, allora con le valigie in mano per Ubs, per guidare la divisione 
corporate&investment banking (Cib) di  tutto il gruppo di Piazza Cordusio. Nell'era Bancone, ma soprattutto  post-Profumo, per quella casella UniCredit puntava non tanto su un
 investment banker anglosassone, ma su un 
banchiere con esperienza di banca universale, in grado di guidare la divisione, riposizionando il 
corporate banking al servizio delle imprese clienti e rilanciandone così il contributo all'utile netto. Mustier, che aveva lo 
standing e le
 skill giuste per guidare il 
Cib della più internazionale delle banche italiane, fu preferito così a Peluso che era sì già a capo del 
Cib in Italia, ma aveva un 
curriculum meno internazionale.  Come ha fatto capire lo stesso banchiere romano, la nomina di fatto gli  sbarrò ogni possibilità di crescita professionale infragruppo e lo  spinse, quattro mesi più tardi mentre gli organigrammi nella banca di  Ghizzoni si definivano, ad accettare 
una proposta a cui anche economicamente non potè dire di no.
  	Insomma, quello che a prima vista potrebbe far insospettire molti per il complesso intreccio di legami fra le parti in gioco,  per cui qualcuno ha tirato anche in ballo una regia occulta, in realtà,  nel caso dell'avventura di Peluso in FonSai, fu soltanto una 
fortuita congiuntura astrale perfetta che  soddisfò le istanze dei soggetti interessati e rese tutti contenti per  la giusta piega che la difficile vicenda FonSai, a cui pochi mesi prima  la Consob aveva bruciato la carta 
Groupama, stava finalmente prendendo.