Piero Welby

è sicuro il principio per cui la vita può toglierla soltanto il Cielo,
ma è altrettanto sicuro che senza le imponenti misure mediche
a cui Welby è stato sottoposto, il Signore se lo sarebbe chiamato
già da un bel po', direi; è questo il senso etico-morale
di quell'accanimento terapeutico cui lui si vuole appellare.
e non lo si può contraddire, certo.

però le istituzioni hanno le mani legate, perchè l'assistenza medica è
obbligatoria e privargliela, anche sotto sua precisa volontà, sarebbe
un omicidio o comunque eutanasia; nel primo caso ci sono le dovute
sanzioni penali cui si va incontro, per la seconda non c'è ancora una legge.

quindi, che si fa? eh... bisognerebbe agire come Salvatore Piscitello,
il medico che uccise il figlio autistico, dopo averlo assistito per oltre 40 anni,
poichè esasperato dalla impossibilità di assisterlo, e che ora ha ricevuto
la grazia da Napolitano. Mi pare sia l'unica soluzione; andare incontro
ad un procedimento penale, per poi magari ricevere una grazia.
Chissà, magari, la moglie....
 
beh, intanto mentre se ne parlava.... notizia fresca:

Pm: Welby può rifiutare la terapia
Il giudice ha dato un parere negativo sul proseguimento delle cure che tengono in vita il malato impegnato in una campagna per la sospensione delle terapie. Dichiarata inammissibile la parte del ricorso nel quale si chiede di ordinare ai medici, «una volta staccata la spina», di non ripristinare il trattamento in caso di sofferenza.
 
L'uomo ha chiesto di staccare il respiratore che lo tiene in vita
Welby, «sì a interruzione della terapia»
Parere positivo del pm di Roma alla richiesta di interrompere l'accanimento

ROMA - Sì all'interruzione della terapia, ma è inammissibile la parte del ricorso nel quale si chiede di ordinare ai medici, «una volta staccata la spina», di non ripristinare il trattamento in caso di sofferenza. È il parere espresso dall'ufficio affari civili della procura di Roma in relazione al caso di Piergiorgio Welby, che da domani sarà al vaglio del tribunale civile.
Nell'atto di intervento predisposto dal procuratore Giovanni Ferrara e dai sostituti Salvatore Vitello e Francesca Loy si afferma: «Sotto il profilo dell' esistenza del diritto ad interrompere il trattamento terapeutico non voluto, con le modalità richieste, il ricorso è ammissibile e va accolto», ma allo stesso tempo non si può «ordinare ai medici di non ripristinare la terapia perchè trattasi di una scelta discrezionale affidata al medico».




...siam sempre (appunto) lì.
 
Art. 37 del Codice Deontologico Medico: Assistenza al malato inguaribile

In caso di malattie a prognosi sicuramente infausta o pervenute alla fase terminale, il medico deve limitare la sua opera all'assistenza morale e alla terapia atta a risparmiare inutili sofferenze, fornendo al malato i trattamenti appropriati a tutela, per quanto possibile, della qualità di vita.

In caso di compromissione dello stato di coscienza, il medico deve proseguire nella terapia di sostegno vitale finchè ritenuta ragionevolmente utile.
 
Sestri Levante (Genova), 16:03
WELBY:MEDICO GENOVESE, MI OFFRO PER FERMARE IL SUO DOLORE
"Sono a disposizione per interrompere un atto terapeutico che era gia' un accanimento nel momento in cui era stato deciso. Mi offro per interrompere la sofferenza di quest'uomo": queste in sostanza due delle dichiarazioni riportate in una lettera di un medico chirurgo che opera nella Asl 4 chiavarese. Roberto Santi, medico chirurgo, infatti, ha inviato a Piergiorgio Welby una lettera attraverso l'associazione "Luca Coscioni" nella quale, appunto, offre la sua professionalita', esperienza ed umanita' per il caso che sta catalizzando l'attenzione dei media.





...ecco, questa potrebbe essere una soluzione alternativa
ad un atto di coraggio della moglie, con tutte le conseguenze penali cui sarebbe andata incontro.
 
Una terapia che mantiene in vita
senza alleviare il dolore
che basi legali ha ?

L'obbligatorietà dell'assistenza medica
non deve forse prevedere anche una
adeguata limitazione della sofferenza ?

La legge esclude qualsiasi intervento diretto a sopprimere una vita.
Ma non esclude affatto un intervento teso ad alleviare il dolore.
 
certo, ma probabilmente quel medico offertosi
desiderava garantire un non intervento sulla malattia
(non riattaccando, ad esempio, la spina) ed un intervento sul
dolore, magari somministrando sedativi, in attesa della morte.
 
Giuseppe Casale, medico curante di Piergiorgio Welby, ha affermato in udienza che nel caso del suo paziente non c'è accanimento terapeutico perché il respiratore non è futile: se viene staccato il paziente muore.
 
La posizione di FAMIGLIA CRISTIANA

"La domanda di sospendere tutte le cure, comprese quelle ordinarie, è oggettivamente una domanda di eutanasia". Lo afferma "Famiglia Cristiana" che dedica al caso Welby una nota a firma del teologo Luigi Lorenzetti. "Senza entrare nel merito di questa triste vicenda", il settimanale cattolico tiene a chiarire la differenza che c'è tra l'accanimento terapeutico, cioè il ricorso inutile a "terapia straordinaria", e l'eutanasia vera e propria "che consiste nel procurare la morte con un'azione (per esempio l'iniezione letale) oppure con l'omissione di un atto dovuto (per esempio la sospensione delle cure ordinarie). Che questo si compia per pietà - sottolinea Famiglia Cristiana - non cambia il fatto che in questo modo si pone fine a una vita umana".
 

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