Vicenza. Gianni Zonin vuole fortissimamente la Banca Popolare di Intra e molto probabilmente l’avrà. Per un motivo abbastanza semplice: ha i soldi per comprarsela. Un dettaglio che non ha lasciato indifferente il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, il cui scopo dichiarato è quello di salvare prima e di puntellare poi l’istituto di credito piemontese.
Vero è che la strada per la Popolare di Vicenza non è così in discesa come sembra, perché la vecchia guardia della Popolare di Intra, quella che ha contribuito a creare la voragine di bilancio attuale, vedrebbe meglio una partnership con una banca di analoghe dimensioni. E per questo il 14 febbraio, giorno di San Valentino, ha spedito a nove istituti di credito una lettera... d’amore in cui chiedeva se ci fosse qualcuno disposto a convolare a nozze. Ovviamente alle condizioni dettate dall’istituto di Verbania, che pretenderebbe una discreta dose di autonomia.
La proposta di matrimonio è stata inviata alla Banca Popolare dell’Alto Adige, alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna, alla Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, alla Banca Popolare di Milano, alla Banca Popolare di Vicenza, al Credito Valtellinese, al Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara, al Gruppo Bpu e a Veneto Banca. Di queste, la Popolare di Vicenza e la Popolare dell’Emilia sono quelle che già posseggono una partecipazione nel capitale piemontese, rispettivamente del 5 e del 2 per cento, e che quindi partono con una oggettiva posizione di vantaggio.
Il presidente della Popolare di Intra, Cesare Ponti, e il vicepresidente, Ernesto Paolillo, hanno incontrato Zonin lo scorso venerdì 10 febbraio, nella sede milanese della banca. Lo ha reso noto proprio Popolare di Intra con un comunicato. «L’incontro - si legge nella nota - ha seguito le stesse procedure adottate per le riunioni che si sono svolte con i vertici degli altri istituti interessati al progetto di integrazione con la Banca Popolare di Intra».
Da Vicenza, intanto, ieri è stata diffusa una nota in cui si conferma che «il Consiglio di amministrazione, riservandosi ogni decisione in merito, ha, per contro, conferito mandato congiunto esplorativo alla presidenza e alla direzione generale della Banca stessa di sondare con controparte la percorribilità di soluzioni alternative rispetto a quella profilata dalla Banca Popolare di Intra. Il Consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Vicenza ha rinviato pertanto all'esito di tali contatti ogni decisione in proposito escludendo comunque ogni iniziativa non concordata con controparte».
Nel comunicato stringato emergono comunque due punti chiari: 1. La proposta di «autonomia condivisa» vagheggiata da Intra non piace a Vicenza: 2. La circonlocuzione «escludendo ogni iniziativa non concordata con la controparte» starebbe a indicare che Bpvi non ha alcuna intenzione di lanciare un’opa ostile.
Già, ma ostile nei confronti di chi? L’azionariato di Intra, composto da 36 mila soci, non è così unito. Di fronte al nocciolo duro della vecchia guardia, che non vuole saperne di cedere il comando in cambio di soldi, ci sarebbe una buona parte di soci che non disdegnerebbe di vendere le azioni a 15 euro (ma qualcuno dice che il prezzo potrebbe salire fino a 17) a Vicenza. Tra l’altro, per facilitare il passaggio, Zonin avrebbe predisposto un aumento di capitale ad hoc per Bpvi, in modo da far confluire l’azionariato Intra nel Gruppo vicentino.
In questo momento la capitalizzazione di Intra è di circa 650 mila euro, soldi che la Bpvi ha a disposizione cash, dopo il recente aumento di capitale. I sindacati di Intra hanno già fatto sapere che di opa non vogliono neanche sentir parlare. Le altre banche interpellate hanno detto che stanno valutando il dossier. Ieri, intanto, le quotazioni di Intra sono volate a 14,40 euro (+ 7,40 per cento). Se non ci sarà l’opa, sai che botta.
GIANNI ZONIN
-Il presidente della Banca Popolare di Vicenza vorrebbe acquisire la Popolare di Intra con il consenso degli acquisiti. Da come si stanno sviluppando le trattative, però, pare che il banchiere di Gambellara sia costretto a scegliere: o compra la banca con un’opa ostile, infischiandosene delle rimostranze piemontesi; o lascia che se la vedano le altre otto pretendenti. Tertium, a quanto pare, non datur.
ERNESTO PAOLILLO
-Il vicepresidente della Banca Popolare di Intra, in cuor suo, sarebbe anche disposto a cedere alle lusinghe (e ai denari) di Vicenza, con cui potrebbe studiare un nuovo eambizioso piano di rilancio. Deve però fare i conti con la vecchia guardia dell’istituto presieduto da Cesare Ponti, che preferisce l’"autonomia condivisa" alla cessione completa del capitale. Zonin offre una partecipazione al capitale della BpVi. Basterà?