ELOGIO DEL TASSISTA ABUSIVO. MI HA SALVATO DA TRENITALIA
di VITO FOSCHI
Nonostante l’imperante sovietizzazione dell’Italia, fortunatamente, i cosiddetti spiriti animali del capitalismo riescono a sopravvivere, anche se forse sarebbe meglio parlare semplicemente di sano buon senso.
Sere fa, il treno Torino-Milano, ferrovie dello Stato, con più di un’ora di ritardo, su un percorso di circa due ore, mi faceva perdere ben due coincidenze, le ultime, lasciandomi senza mezzi per la mia destinazione. L’ultimo treno in partenza si fermava a una stazione vicina alla mia meta e immaginai di trovare un taxi per fare gli ultimi dieci chilometri. Arrivato all’una di notte, ho trovato il piazzale della stazione deserto; si è avvicinata una scassatissima auto con le quattro frecce accese. Era un tassista abusivo: la salvezza. Fra una notte in stazione o in un albergo, la soluzione migliore. Sia lodata la libera intraprendenza.
L’insonne autista mi racconta che i tassisti regolari guadagnando abbastanza evitano di fare il turno di notte anche per paura di brutti incontri, però c’è l’ultimo treno che arriva da Milano all’una. Nessun tassista, l’abusivo ci vede una nicchia di mercato e la sfrutta. Non solo ha trovato un modo di guadagnare, ma si sente anche un benefattore perché risolve un grave problema per gli ignari viaggiatori. Potete immaginare come si possa sentire una persona all’una di notte in una stazione deserta, d’inverno e senza l’ombra di un tassista. Io ci ho visto la salvezza. Qualcuno dirà che l’intraprendente abusivo non pagherà le tasse e io rispondo: ci mancherebbe pure. Al più, l’abusivo farà una corsa al giorno e non credo che con una singola corsa possa pagare tasse e contributi, licenza e quant’altro, però rappresenta la salvezza per molti passeggeri che rischierebbero di passare la notte all’addiaccio.
Certo l’auto era vecchia, ma come poteva essere diversamente? Conscio di ciò, ha guidato molto piano, quindi in termini di sicurezza non era proprio male. Se penso alla vecchie auto di mio padre in cui salivamo in sei, era molto più sicura. Sicuramente il tassista abusivo cercherà di fare altre corse, ma la sua forza è la sua nicchia. Nicchia economica che esiste solo in quanto economia di tipo informale, senza vincoli statali. Utilizzo i termini “economia e informale” in un accezione un po’ diversa di quella dei manuali economici. Per economia informale non intendo semplicemente l’insieme delle transazioni economiche che avvengono al di fuori dei vincoli statali, ma quelle attività che per quanto svolte in maniera professionale nel senso di continuità e con una certa organizzazione come quella del tassista abusivo, sussistono in assenza di formalità varie. Anzi, le formalità, come per esempio la semplice tenuta di una contabilità per cassa e senza pagare le tasse ne renderebbero antieconomica l’attività. Un po’ come la ragazzina che fa da babysitter ai vicini per pochi euro per pagarsi la pizza il sabato sera. Immaginate la stessa ragazzina, sempre senza pagare le tasse, se dovesse aprire partita IVA e rilasciare ricevuta. Smetterebbe di lavorare, perché per quanto capace di fare la babysitter, potrebbe non essere in grado di gestire tutti i formalismi e se anche fosse in grado di farlo, non potrebbe trovarlo conveniente. Per fare un’ora di lavoro rischia di perdere giornate intere per capire come gestire la partita IVA e per code nei vari uffici.
I costi non sono solo quelli delle tasse, ma anche quelli della burocrazia. Alla fine rinuncerà alla manciata di euro con “grave danno per la società”, perché la ragazzina non comprerà più la pizza e i vicini rimarranno a casa e non faranno shopping.
Altro aspetto del formalismo dell’attività economica sono i contratti: ma per un contratto non è sufficiente una stretta di mano? I contratti vengono dopo l’accordo, per regolare eventuali successive contestazioni. La transazione economica non nasce dal contratto, ma nasce prima, dall’accordo verbale che poi si formalizza con un contratto. Esistono nicchie di mercato che sussistono in quanto informali, non tanto perché sconosciute al fisco, ma semplicemente perché basate sull’accordo verbale. Già il costo di formalizzare il tutto, anche la semplice trascrizione dell’accordo verbale, renderebbe antieconomica l’impresa. Il tassista abusivo dell’hinterland milanese è uno di quei casi di economia informale. Premesso che la stima dell’evasione fiscale è come tutte le stime soggetta a valutazioni arbitrarie, sarebbe curioso capire quanta delle presunta evasione fiscale sia veramente tale o semplicemente calcolata sull’economia informale.
L’evasione non può sussistere sull’economia informale, perché tassarla significherebbe farla scomparire. Ergo, sia lodata la libera iniziativa che mi ha salvato da una notte sulla panchina della stazione.