great gatsby
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LA SCONFITTA DEI NAZISTI E LA TRAGEDIA DELL'ARMATA COSACCA
Nel 1944, gli inglesi Churchill e Eden (rispettivamente primo ministro e ministro degli esteri) decidono che a guerra finita tutti i cittadini sovietici presenti in Europa dovranno fare ritorno, anche forzatamente, in URSS.
Nel settembre dello stesso anno la decisione diviene di dominio pubblico, e in ottobre a Mosca, durante un apposito incontro con il ministro degli esteri sovietico Molotov, sono definiti i dettagli che saranno definitivamente ratificati nel febbraio 1945 durante la conferenza di Yalta:
Saranno riconsegnate circa 3 milioni di persone, in gran parte riluttanti. Tra questi vi erano fanatici nazisti, nazionalisti, anticomunisti. Molti con le loro famiglie e i propri figli.
Il 9 maggio 1945 l'armata cosacca in Carnia si arrese agli inglesi.
Con essi si consegnarono ai britannici anche caucasici (inquadrati nelle Waffen SS) civili russi e le loro famiglie.
Altra particolarità di quest'armata, impiegata dai tedeschi per combattere contro i partigiani, fu che non venne mai impiegata in territorio sovietico o in scontri con unità sovietica, nonostante il comando cosacco desiderasse ciò.
Inoltre, i loro comandanti ingenuamente pensavano che gli inglesi avrebbero ora proseguito la guerra sostituendosi ai tedeschi contro i sovietici.
Fiduciosi dell'antica amicizia con la Gran Bretagna, creatasi durante la Guerra Civile russa, i cosacchi si fidarono dei vincitori.
Fra i russi vi sono anche numerosi membri dell'emigrazione bianca, ossia soggetti estranei all'accordo di rimpatrio perché non cittadini sovietici, vecchi combattenti della Guerra Civile, ex ufficiali zaristi, esponenti dell'antica aristocrazia russa, e ataman famosi come il generale-scrittore Krasnov dei cosacchi del Don, tutti riunitisi attorno ai nazisti per combattere la grande guerra patriottica di liberazione.
Mentre il 12 maggio, in Boemia, i sovietici catturano Vlasov, in Austria, a partire dal 1° giugno tutti i prigionieri (combattenti, uomini, donne, vecchi e bambini caricati sui carri bestiame in precedenza usati dai nazisti per le loro deportazioni) sono consegnati ai sovietici, talvolta con la forza, talvolta con l'inganno: decine gli episodi raccapriccianti nei campi nei dintorni di Lienz, Oberdrauburg, Feldkirchen, Althofen e Neumarkt, e i suicidi collettivi nelle acque del fiume Drava. In una sola giornata, a Lienz, circa 2 mila persone, tra le quali donne e bambini, si diedero la morte affogandosi nel fiume piuttosto che ritornare in URSS. Gli ufficiali rientrano in patria qualche giorno: il 29 maggio li si convince di un'inesistente conferenza sul loro futuro e li si offre ai sovietici nella cittadina austriaca di Judenburg (l'Austria era per quasi metà del suo territorio sotto il controllo dell'Armata Rossa).
Chi non viene fucilato o impiccato sul posto è internato nei gulag, perché - secondo Stalin - il prigioniero di guerra è un traditore, pericoloso perché "ha visto l'Occidente" anche se solo da dentro un lager nazionalsocialista.
Fra gli ufficiali troverà la morte anche il generale von Pannwitz, che vuole condividere il destino dei suoi uomini e degli altri ufficiali superiori cosacchi, mentre gli sarebbe stato facile sfuggire tale sorte dichiarandosi tedesco e così restare con gli Alleati e godere del trattamento riservato dalla Convenzione di Ginevra ai prigionieri di guerra, che peraltro, mai sottoscritta da Stalin, non valeva per i cittadini sovietici caduti in mano nemica.
La stampa sovietica (Prava, Izvestia, ecc.) annuncia processo ed esecuzione degli ufficiali cosacchi il 17 gennaio 1947, anno che è assunto come quello della loro morte.
Dopo la Guerra il termine cosacco torna ad indicare persone e fatti di altri tempi, o al massimo qualche gruppo musicale acrobatico-folkloristico sovietico in tournee in occidente.
La perestrojka ed il crollo del comunismo hanno portato ad una effimera rinascita delle comunita' cosacche, oramai impossibile per le trasformazioni della società.
Principalmente (seconda metà degli anni 80) si trattava di associazioni storico-culturali, volte a riaggregare i cosacchi (o meglio i loro discendenti, stimati in 5 milioni), ma dopo il crollo dell'URSS queste associazioni si sono politicizzate, proponendosi la restaurazione delle comunità cosacche secondo le norme del periodo zarista.
Nel primo quinquennio degli anni 90 buona parte dei militanti "cosacchi" parteciparono attivamente ai movimenti estremisti, in particolare le organizzazioni nazionaliste, neofasciste e monarchiche, tutte legate tra loro da sentimenti xenofobi, antioccidentali e ferocemente antisemite.
L'antisemitismo cosacco e' sempre stato fortissimo.
Se tra i russi l'antisemitismo è ancora di origine religiosa e generalmente non sfocia in aperta violenza, questo non vale per i cosacchi: in epoca zarista furono gli organizzatori e gli esecutori dei pogrom (assieme agli ultras monarchici delle"Centurie Nere"), durante il collaborazionismo si distinsero nel perseguitare e deportare gli ebrei (verso quei tristi campi di sterminio, dove ad attenderli frequentemente trovavano SS di origine ucraina).
pugachev
Nel 1944, gli inglesi Churchill e Eden (rispettivamente primo ministro e ministro degli esteri) decidono che a guerra finita tutti i cittadini sovietici presenti in Europa dovranno fare ritorno, anche forzatamente, in URSS.
Nel settembre dello stesso anno la decisione diviene di dominio pubblico, e in ottobre a Mosca, durante un apposito incontro con il ministro degli esteri sovietico Molotov, sono definiti i dettagli che saranno definitivamente ratificati nel febbraio 1945 durante la conferenza di Yalta:
Saranno riconsegnate circa 3 milioni di persone, in gran parte riluttanti. Tra questi vi erano fanatici nazisti, nazionalisti, anticomunisti. Molti con le loro famiglie e i propri figli.
Il 9 maggio 1945 l'armata cosacca in Carnia si arrese agli inglesi.
Con essi si consegnarono ai britannici anche caucasici (inquadrati nelle Waffen SS) civili russi e le loro famiglie.
Altra particolarità di quest'armata, impiegata dai tedeschi per combattere contro i partigiani, fu che non venne mai impiegata in territorio sovietico o in scontri con unità sovietica, nonostante il comando cosacco desiderasse ciò.
Inoltre, i loro comandanti ingenuamente pensavano che gli inglesi avrebbero ora proseguito la guerra sostituendosi ai tedeschi contro i sovietici.
Fiduciosi dell'antica amicizia con la Gran Bretagna, creatasi durante la Guerra Civile russa, i cosacchi si fidarono dei vincitori.
Fra i russi vi sono anche numerosi membri dell'emigrazione bianca, ossia soggetti estranei all'accordo di rimpatrio perché non cittadini sovietici, vecchi combattenti della Guerra Civile, ex ufficiali zaristi, esponenti dell'antica aristocrazia russa, e ataman famosi come il generale-scrittore Krasnov dei cosacchi del Don, tutti riunitisi attorno ai nazisti per combattere la grande guerra patriottica di liberazione.
Mentre il 12 maggio, in Boemia, i sovietici catturano Vlasov, in Austria, a partire dal 1° giugno tutti i prigionieri (combattenti, uomini, donne, vecchi e bambini caricati sui carri bestiame in precedenza usati dai nazisti per le loro deportazioni) sono consegnati ai sovietici, talvolta con la forza, talvolta con l'inganno: decine gli episodi raccapriccianti nei campi nei dintorni di Lienz, Oberdrauburg, Feldkirchen, Althofen e Neumarkt, e i suicidi collettivi nelle acque del fiume Drava. In una sola giornata, a Lienz, circa 2 mila persone, tra le quali donne e bambini, si diedero la morte affogandosi nel fiume piuttosto che ritornare in URSS. Gli ufficiali rientrano in patria qualche giorno: il 29 maggio li si convince di un'inesistente conferenza sul loro futuro e li si offre ai sovietici nella cittadina austriaca di Judenburg (l'Austria era per quasi metà del suo territorio sotto il controllo dell'Armata Rossa).
Chi non viene fucilato o impiccato sul posto è internato nei gulag, perché - secondo Stalin - il prigioniero di guerra è un traditore, pericoloso perché "ha visto l'Occidente" anche se solo da dentro un lager nazionalsocialista.
Fra gli ufficiali troverà la morte anche il generale von Pannwitz, che vuole condividere il destino dei suoi uomini e degli altri ufficiali superiori cosacchi, mentre gli sarebbe stato facile sfuggire tale sorte dichiarandosi tedesco e così restare con gli Alleati e godere del trattamento riservato dalla Convenzione di Ginevra ai prigionieri di guerra, che peraltro, mai sottoscritta da Stalin, non valeva per i cittadini sovietici caduti in mano nemica.
La stampa sovietica (Prava, Izvestia, ecc.) annuncia processo ed esecuzione degli ufficiali cosacchi il 17 gennaio 1947, anno che è assunto come quello della loro morte.
Dopo la Guerra il termine cosacco torna ad indicare persone e fatti di altri tempi, o al massimo qualche gruppo musicale acrobatico-folkloristico sovietico in tournee in occidente.
La perestrojka ed il crollo del comunismo hanno portato ad una effimera rinascita delle comunita' cosacche, oramai impossibile per le trasformazioni della società.
Principalmente (seconda metà degli anni 80) si trattava di associazioni storico-culturali, volte a riaggregare i cosacchi (o meglio i loro discendenti, stimati in 5 milioni), ma dopo il crollo dell'URSS queste associazioni si sono politicizzate, proponendosi la restaurazione delle comunità cosacche secondo le norme del periodo zarista.
Nel primo quinquennio degli anni 90 buona parte dei militanti "cosacchi" parteciparono attivamente ai movimenti estremisti, in particolare le organizzazioni nazionaliste, neofasciste e monarchiche, tutte legate tra loro da sentimenti xenofobi, antioccidentali e ferocemente antisemite.
L'antisemitismo cosacco e' sempre stato fortissimo.
Se tra i russi l'antisemitismo è ancora di origine religiosa e generalmente non sfocia in aperta violenza, questo non vale per i cosacchi: in epoca zarista furono gli organizzatori e gli esecutori dei pogrom (assieme agli ultras monarchici delle"Centurie Nere"), durante il collaborazionismo si distinsero nel perseguitare e deportare gli ebrei (verso quei tristi campi di sterminio, dove ad attenderli frequentemente trovavano SS di origine ucraina).
pugachev