Bel punto: il pregiudizio come ampio contenitore, che accoglie il razzismo etnico, ma non solo.
Ma c'è differenza tra "razzismo etnico" e "razzismo culturale"? Siamo sicuri che il primo sia più "sbagliato" del secondo?
Ovvero: se io proclamo che m'innamorerò solo di fanciulle cogli occhi blu come Liv Tyler, e che i nèri son buoni solo per raccogliere il cotone, sono davvero più stolto di chi stigmatizza chi ha idee politiche (o religiose o preferenze culturali) diverse dalle mie?
In apparenza sì, perché se mi esprimo sugli occhi o sulla pelle, indico una preferenza assoluta e immodificabile, senza dare possibilità di redenzione agli oggetti della mia stigmatizzazione, ma... in realtà no, secondo me.
Ovvero: se discrimino i vendoliani o i berlusconiani (per esempio) o i luterani o i maomettani, apparentemente appaio (e magari mi proclamo) più "aperto" del razzista etnico perché riconosco che, se i vendoliani o i luterani si convertiranno alla mia "fede" religiosa o politica, cambierò opinione su di loro; ma in realtà è fors'anche peggio.
Se dico, infatti, che gli occhi blu sono più belli, la mia frase non ha alcun supporto popperiano: è un palese atto di fede metafisica verso un fattore estetico. Solo tra chi è limitato come me troverò ascolto, in pratica.
Se dico che chi sventola la bandiera vendoliana / berlusconiana è un dissoluto / ladro / corruttore, invece, sto costruendomi un piedistallo dal quale strepito, in modo (a mio parere) ridicolo, e dichiaro al mondo che io sono il depositario della Verità Assoluta.
Per chi ha un minimo di conoscenza della Sociologia e della Psicologia Umana, pensare di essere depositari di Verità Assolute nei campi delle Scienze Sociali dovrebbe apparire come un insulto all'umana intelligenza, if any.
Vi lascio al vostro vano scannarvi su inutili temi con qualche ulteriore spunto di riflessione: niente cotone, ma in compenzo...