Quale Banca?

video di Barbara Lezzi.









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Barbara Lezzi


AIUTATATEMI A FAR CONOSCERE QUESTA STORIA DI ORDINARIA FOLLIA!
L'ennesima ASSURDA vicenda che vede un'azienda alle prese con la follia e la prepotenza delle banche.
E' questo il "Made in Italy" da difendere!
DOBBIAMO FERMARLI!
 
Italia Dei Pazzi :piccole crisi bancarie crescono.

Di Nuke The Whales , il 1 novembre 2015 15 Comment


Ok, ragazzi, avete titoli o conti depositati nelle seguenti banche?

Cariferrara
Carichieti
Banca Marche
Banca Etruria.
Sono quattro piccole banche italiane, appartenenti all’area di centro sinistra, ovvero molti membri del board delle suddette banche vengono nominati dagli amministratori locai, di area del centro sinistra.
Ma quella è un’altra storia.
Per colpa della crisi , e non per via del fatto che i suddetti board hanno prestato soldi a cappella, creando una sacco di crediti inesigibili, la situazione finanziaria è diventata difficile.
La notizia è che le suddette banche sono sull’orlo del fallimento.
Notizia che è ovviamente rimasta “sottotraccia” da parte della quasi totalità dei giornaloni, per ovvi motivi.
Uno è che non bisogna diffondere il panico, l’altra è che una denuncia è sempre in agguato, e bisogna stare molto attenti a dare notizie del genere, nella Democratica Italia.
Io mi riferisco a un post di Yahoo finanza, di provenienza Reuters, ne riporto integralmente alcuni passaggi:
La discussione dell’Italia con la Commissione UE sull’intervento del Fondo di tutela dei depositi per ricapitalizzare e salvare quattro banche in dissesto sta incontrando ostacoli che, se non superati in tempo, avrebbero conseguenze tragiche su questi istituti portandoli alla liquidazione.
E lo dice al parlamento Maccarone, il presidente del fondo di tutela dei depositi, non io.
In pratica il Fondo DI Tutela Dei depositi deve intervenire prima di subito per ripianare le finanze in dissesto di cui sopra, investendo circa due miliardi di euro.
Purtroppo questi due miliardi sarebbero pubblici, e l’UE non ci sta.
Il fallimento delle banche sarebbe un disastro per il fondo di compensazione bancario, che dovrebbe risarcire i correntisti fino al limite di centomila euro.
I conti esatti sono difficili da fare, occorre quantizzare la quantità di denaro che si riuscirebbe a recuperare vendendo gli asset delle banche, ma si parla di una cifra tra i sette e i dodici miliardi di euro.
Soldi che non ci sono neanche lontanamente, nelle casse del fondo e che quindi dovrebbero arrivare dallo stato.

Ricapitoliamo, dopo tanti anni di attività il fondo di tutela dei depositi italiano non ha i soldi per risarcire non dico i correntisti di quattro piccole banche, ma forse neanche di una sola.
Le piccole banche di cui sopra sono in gravi difficoltà e il parlamento e l’europa sono al lavoro per salvarle all’ultimo momento.
I correntisti e , soprattutto i detentori di bond e di azioni delle suddette banche sono trattati con il metodo “funghetto”, ovvero sono stati tenuti all’oscuro e nutriti con la mer il letame.

Sarà , ma se avessi obbligazioni e azioni di queste banche sarei molto preoccupato.

Se fossi uno di costoro, e anche solo un correntista delle suddette banche mi affretterei a vendere tutto a qualsiasi costo, con la velocità di uno scoiattolo con la coda in fiamme.

Però non sono “un addetto ai lavori”, e magari mi sbaglio, tenetene conto, la mia è solo una impressione.
Senz’altro il governo italiano, particolarmente efficiente riuscirà a promulgare la leggina che manca e l’Europa troverà,nonostante tutto, il tempo di decidere che il salvataggio di banche decotte con soldi pubblici non è un aiuto di stato.

E ritorno alla solita ucraina, il mio cavallo di battaglia.
Quando i tempi cominciano a diventare strani e le banche a saltare come popcorn, in quel di Kiev molti si affrettavano a versare soldi nei conti delle banche prossime a fallire, dietro il versamento di lauti interessi.
Chi aveva dei soldi presenti nel conto all’improvviso trovava comunque molto difficile ritirarli, prima di tutto bisogna convincere i bancari del “perché” vuoi ritirare i soldi, poi mancavano i contanti, oppure salta fuori un vincolo inventato all’ultimo momento, magari facendoti vedere un modulo con una firma falsa.
Poi tanto lo stato ripagava ed era tutto a posto.
Purtroppo per questi furbetti da quattro soldi e per chi non è riuscito a ritirare il contante, il governo Dei Pazzi ha deciso di rimborsarli senza interessi in cinque anni, lasciandoli praticamente senza niente.
Sicuri sicuri che i “tempi strani” non arriveranno anche in Europa?

 
italia dei pazzi :piccole crisi bancarie crescono.

di nuke the whales , il 1 novembre 2015 15 comment


ok, ragazzi, avete titoli o conti depositati nelle seguenti banche?

Cariferrara
carichieti
banca marche
banca etruria.
Sono quattro piccole banche italiane, appartenenti all’area di centro sinistra, ovvero molti membri del board delle suddette banche vengono nominati dagli amministratori locai, di area del centro sinistra.
Ma quella è un’altra storia.
Per colpa della crisi , e non per via del fatto che i suddetti board hanno prestato soldi a cappella, creando una sacco di crediti inesigibili, la situazione finanziaria è diventata difficile.
La notizia è che le suddette banche sono sull’orlo del fallimento.
Notizia che è ovviamente rimasta “sottotraccia” da parte della quasi totalità dei giornaloni, per ovvi motivi.
Uno è che non bisogna diffondere il panico, l’altra è che una denuncia è sempre in agguato, e bisogna stare molto attenti a dare notizie del genere, nella democratica italia.
Io mi riferisco a un post di yahoo finanza, di provenienza reuters, ne riporto integralmente alcuni passaggi:
la discussione dell’italia con la commissione ue sull’intervento del fondo di tutela dei depositi per ricapitalizzare e salvare quattro banche in dissesto sta incontrando ostacoli che, se non superati in tempo, avrebbero conseguenze tragiche su questi istituti portandoli alla liquidazione.
e lo dice al parlamento maccarone, il presidente del fondo di tutela dei depositi, non io.
in pratica il fondo di tutela dei depositi deve intervenire prima di subito per ripianare le finanze in dissesto di cui sopra, investendo circa due miliardi di euro.
purtroppo questi due miliardi sarebbero pubblici, e l’ue non ci sta.
il fallimento delle banche sarebbe un disastro per il fondo di compensazione bancario, che dovrebbe risarcire i correntisti fino al limite di centomila euro.
i conti esatti sono difficili da fare, occorre quantizzare la quantità di denaro che si riuscirebbe a recuperare vendendo gli asset delle banche, ma si parla di una cifra tra i sette e i dodici miliardi di euro.
soldi che non ci sono neanche lontanamente, nelle casse del fondo e che quindi dovrebbero arrivare dallo stato.

ricapitoliamo, dopo tanti anni di attività il fondo di tutela dei depositi italiano non ha i soldi per risarcire non dico i correntisti di quattro piccole banche, ma forse neanche di una sola.
le piccole banche di cui sopra sono in gravi difficoltà e il parlamento e l’europa sono al lavoro per salvarle all’ultimo momento.
i correntisti e , soprattutto i detentori di bond e di azioni delle suddette banche sono trattati con il metodo “funghetto”, ovvero sono stati tenuti all’oscuro e nutriti con la mer il letame.

sarà , ma se avessi obbligazioni e azioni di queste banche sarei molto preoccupato.

se fossi uno di costoro, e anche solo un correntista delle suddette banche mi affretterei a vendere tutto a qualsiasi costo, con la velocità di uno scoiattolo con la coda in fiamme.

però non sono “un addetto ai lavori”, e magari mi sbaglio, tenetene conto, la mia è solo una impressione.
senz’altro il governo italiano, particolarmente efficiente riuscirà a promulgare la leggina che manca e l’europa troverà,nonostante tutto, il tempo di decidere che il salvataggio di banche decotte con soldi pubblici non è un aiuto di stato.

e ritorno alla solita ucraina, il mio cavallo di battaglia.
quando i tempi cominciano a diventare strani e le banche a saltare come popcorn, in quel di kiev molti si affrettavano a versare soldi nei conti delle banche prossime a fallire, dietro il versamento di lauti interessi.
chi aveva dei soldi presenti nel conto all’improvviso trovava comunque molto difficile ritirarli, prima di tutto bisogna convincere i bancari del “perché” vuoi ritirare i soldi, poi mancavano i contanti, oppure salta fuori un vincolo inventato all’ultimo momento, magari facendoti vedere un modulo con una firma falsa.
poi tanto lo stato ripagava ed era tutto a posto.
purtroppo per questi furbetti da quattro soldi e per chi non è riuscito a ritirare il contante, il governo dei pazzi ha deciso di rimborsarli senza interessi in cinque anni, lasciandoli praticamente senza niente.
sicuri sicuri che i “tempi strani” non arriveranno anche in europa?

grazie x l'info.
Tutti in galera, sti ladroni.
Beppe dovrebbe comprarsi un'azione di ciascuna banca
e andare in assemblea a cantargliele.
Sarebbe un buon exploit propagandistico.
Gb
madagamada
m5s in movimento.
 
Clamoroso, Svelato il Segreto di Pulcinella: NON Esiste Nessuna Garanzia per i Depositi SOTTO i 100.000

Di FunnyKing , il 1 novembre 2015 40 Comment




Prima di tutto la notizia.
da Ansa
(ANSA) – ROMA, 27 OTT – Il Fondo interbancario di tutela dei depositi ha deliberato interventi “imponenti, pari a circa 2 miliardi di euro” per il salvataggio di Banca Marche, CariFerrara, Banca Etruria e CariChieti. Lo ha indicato il presidente del Fondo, Salvatore Maccarone “se dovessero essere rimborsati i depositi garantiti delle 4 banche la somma ammonterebbe a 12,5 miliardi di euro“. Una cifra che, ha detto Maccarone “il Fondo non ha e non avrà mai“. Serve comunque l’ok dalla Ue per l’operazione.
A parlare è Salvatore Maccarone, presidente del Fondo Interbancario di Garanzia in un audizione ufficiale davanti alla commissione Finanze del Senato che si è tenuta 5 giorni fa, il 27 Ottobre 2015.
Maccarone ha voluto esprimere la sua preoccupazione per il fatto che le norme europee impedirebbero un ricapitalizzazione delle seguenti banche;
Cariferrara
Carichieti
Banca Marche
Banca Etruria.
Ricapitalizzazione per 2 miliardi di euro che il fondo stesso sarebbe pronto a sottoscrivere, configurando un aiuto di stato senza l’entrata dell’Italia in un programma di salvataggio Europeo.
Infatti non è vero che in Europa non si possono fare aiuti di Stato alle banche (diretti, indirettamente si fanno un giorno si e l’altro pure). Si possono fare a patto che esso venga dichiarato come tale e che sia parte di un programma europeo con tanto di vincoli. La Spagna è un esempio in questo senso.
Ma non è questo il punto.
Il Punto vero è nella conclusione del Presidente del Fondo Interbancario di Garanzia il quale afferma (lui, mica io) che il mitico Fondo Nazionale di Garanzia che dovrebbe essere il baluardo a difesa dell’intangibilità dei conti correnti al di SOTTO!!!! dei 100.000€ non AVRA’ MAI la miseria di 12.5 miliardi di euro necessari a rimborsare i depositi dei correntisti di 4 banche medio piccole.
Lo ripeto NON ci sono ne ci saranno mai i soldi per “salvare” i corentisti sotto i 100.000€ anche per banche medio piccole.
Ok? Chiaro.
Direte voi: e allora, sai che novità.
Sono d’accordo ma sentirlo dire ufficialmente dal presidente del Fondo Nazionale di Garazia fa un certo effetto. Quindi vi consiglio di prendere nota.
Come RC ripete da tempo dopo Grecia e Cipro, e a Spagna salvata (forse?) il sistema bancario più traballante, sotto capitalizzato e con poste in bilancio non valutate a prezzi di mercato d’Europa è quello Italiano.
Ancora due righe per i correntisti delle 4 banche commissariate e da salvare, anzi una:
Ma che ca.zo aspettate a chiudere il conto corrente e a spostarvi in un altra banca?
Posto che dal primo gennaio 2016 scatta il bail-in e che :
Difficilmente l’Europa permettera ricapitalizzazioni fino a quel momento, ed eventualmente le autorizzaerà dopo il bail in.
E che in ogni caso “di banche sotto casa” nel giro di un paio di chilometri se ne trovano almeno una mezza dozzina
Sicuramente andrà #tuttobene ,ma #ststesereni che doveste essere chiamati a pagare da queste parti avrete solo pernacchie e derisione, neppure un briciolo di solidarietà.
 
BANCHE ITALIANE: nasce il Fondo di Risoluzione Nazionale

Scritto il 22 novembre 2015 alle 19:17 da Danilo DT


E’ una corsa contro il tempo. Per evitare la procedura di bail-in che sarà operativa dal 2016, lo Stato approva il Fondo di Risoluzione Nazionale, con la creazione di 4 bad bank e 4 bridge bank. Ma sarà l’unica e ultima operazione possibile perchè il fondo sarà prosciugato e non potrà essere reintegrato.

Nelle settimane precedenti abbiamo più volte parlato del bail in e di cosa significhi per il risparmiatore. Ma attenzione, non bisogna anche sottovalutare gli effetti per tutto il sistema finanziario.
Le regole per salvare una banca sono cambiate e lo Stato non può più muoversi agilmente come faceva una volta.
La normativa europea (BRRD) cambia le regole del gioco.
Ovviamente per rinfrescarvi la memoria posso proporvi di riprendere i post che precedentemente hanno trattato il BAIL IN oppure leggervi direttamente il documento ufficiale di Bankitalia cliccando QUI.

La normativa porta quindi la necessità di trovare una soluzione per le crisi di quattro istituti bancari non eccessivamente grandi ma comunque dalle dimensioni importanti: Banca Marche, Banca Pop. Etruria, Carife e Carichieti.
Queste banche hanno vissuto anni complessi: molti commissariamenti e molti “finti” cavalieri bianchi pronti a salvare il…nulla, visto che poi nessuno si è fatto avanti.

Che occorre fare?
Beh, per salvare queste banche non può intervenire direttamente lo stato, e allora deve essere il “privato” ad agire. E quindi nascerà il Fondo di Risoluzione Nazionale, un fondo “salva banche” che sarà alimentato da banche private.

Insomma, i big del settore [Intesa-Unicredit-UBI-] che salvano le altre banche per tenere in piedi il sistema. Il costo del salvataggio sembrava pari a circa 2 miliardi di Euro, cifra che poi è lievitata a 3 se non 4 miliardi di Euro (sembra si arrivi a 3.6 miliardi).

La soluzione la si doveva trovare ENTRO il 2016 altrimenti dal primo gennaio non ci sarebbe stato scampo e sarebbe entrata la procedura di bail in più volte illustrata su questo blog, con l’interessamento dei soldi anche dei clienti stessi delle banche.
E notate bene, altre soluzioni non sarebbero attuabili in quanto altri tipi di interventi verrebbero bocciati dalla Commissione Europea in quanto considerati “aiuti di stato”.
Quindi o arrivava il nuovo Fondo Salva Banche (Fondo di Risoluzione Nazionale) oppure sarebbe stato un vero problema.
Ma cosa succederà nell’effettivo? Ecco cosa spiega il sito Reuters:
Per prima cosa le vecchie banche verranno messe in risoluzione, essendo ritenute a rischio di dissesto, secondo le regole della nuova legge in vigore da martedì scorso che attua la direttiva Brrd sul risanamento e la risoluzione delle crisi bancarie.
Finiranno quindi subito sotto il pieno e totale controllo della nuova autorità, che ha il potere di vendere asset, cercare compratori, convertire titoli, con la finalità di ristrutturare e rimettere in funzione la banca sotto risoluzione. Il piano di risoluzione per ciascuna delle quattro banche è del tutto riservato, da qui l’incertezza sulla dimensione esatta dell’intervento, e noto solo alle Autorità coinvolte. Solo per grandi linee viene comunicato ai vertici delle banche in questione.
L’autorità di risoluzione ha pieni poteri per attuare il piano che prevede, spiegano le fonti, la creazione per ciascuna delle quattro banche, di un veicolo separato in cui mettere le attività deteriorate, facendo quindi quattro bad banks.
Parallelamente resteranno le quattro parti buone delle banche in questione, attraverso quattro bridge banks, previste dalle nuove regole e totalmente gestite dall’autorità, che cercherà di venderle o fonderle una volta risanate per recuperare i soldi spesi per salvarle.
Ecco quindi spiegato l’arcano: le quattro banche verranno separate in 8 banche, 4 “bad bank” e 4 “bridge bank” che poi verranno probabilmente inglobate da altre realtà, essendo al netto della parte “marcia”.

Ma attenzione: c’è chi ci rimetterà dei soldi. Sono gli azionisti (e ci può stare) ma anche i possessori delle obbligazioni SUBORDINATE.

Solo un’ultima nota.
Essendo una cifra “limitata”, non sarà possibile per un po’ di anni poter attingere nuovamente a questo nuovo fondo, in quanto è dato per certo che il Fondo di Risoluzione Nazionale verrà prosciugato e addirittura dovranno essere anticipate il massimo possibile delle cifre con cui viene e verrà alimentato.
Quindi se in futuro ci sarà urgenza con nuovo rischio bail in…non ci saranno più possibilità di alternative all’iter del bail in con tutto quanto ne consegue.
Riproduzione riservata

STAY TUNED!
Danilo DT

 
NCHE in UE: due pesi, due misure?
Scritto il 29 novembre 2015 alle 11:11 da Danilo DT




E la realtà arrivò a svegliare dai sogni il risparmiatore italiano. Il salvataggio selettivo (perché è giusto chiamarlo così, siamo onesto) delle quattro realtà regionali CariChieti, Popolare Etruria, Banca Marche e CariFerrara hanno scatenato negli ultimi giorni una serie di sentimenti, che vanno dall’ira alla rabbia più accesa.
Infatti, come vi ho spiegato, gli azionisti ed i possessori di obbligazioni subordinate ne hanno pagato le conseguenze perdendo tutto. Sono stati tutelati invece tutti gli altri livelli.

Ora il risparmiatore tocca finalmente con mano che i moniti che abbiamo lanciato tanto tempo fa e che abbiamo più volte ribadito non erano infondati.

E credetemi…è andata persino bene!

Non odiatemi , ma questa è la realtà dei fatti! Certo, i citati azionisti ed obbligazionisti subordinati si sono visti polverizzare i loro risparmi, ma almeno gli altri clienti delle banche in oggetto non hanno perso denaro. Se non si interveniva con urgenza, il primo gennaio 2016 avrebbe portato a queste banche il celeberrimo “bail in” con conseguenze BEN più gravi per tutti.
Chi possedeva azioni e obbligazioni subordinate avrebbe comunque perso tutto, ma a rimetterci sarebbero stati anche i clienti ordinari, i correntisti, gli obbligazionisti, i quali verranno tutelati in maniera limitata dai famosi € 100.000 del Fondo Interbancario.

La domanda quindi che bisogna porsi è: c’era una soluzione migliore? La risposta è purtroppo no, MA adesso. Prima sicuramente SI.
Il salvataggio “Italian Style”, ovvero quello in cui praticamente si riusciva a tutelare un po’ tutti con un intervento pubblico, non è più permesso dalla normativa europea. Il problema era cercare di tutelare il maggior numero di persone: questa soluzione, seppur dolorosa, è stata necessaria.
Patuelli la prende male…
(…) «una legnata per le banche italiane, siamo imbestialiti» con la Commissione europea. E ancora: «I tedeschi possono salvare i propri istituti con i soldi pubblici e l’Italia no, non è possibile». Usa questi toni il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, per contestare il recente provvedimento adottato dal Governo e dalla Banca d’Italia, sotto la regia di Bruxelles, per rimettere in carreggiata i quattro gruppi a un passo dal fallimento. (…) (Source)
Vero, i tedeschi, per il salvataggio delle loro Sparkasse e Landesbanken, ne hanno fatte di cotte e di crude, e soprattutto le stesse banche italiane sono dovute intervenire per salvare il sistema bancario europeo,
senza poi dimenticare che sempre in Germania la
HSH Nordbank è stata CHIARAMENTE salvata con denaro pubblico.
E poi la WestLB (Westdeutsche Landesbank), la banca è stata chiusa SOLO dopo la creazione di una bad bank, con delle irregolarità gestionali pazzesche: 1,2 miliardi di perdite dopo la restituzione alle autorità di 1,4 miliardi di aiuti ritenuti illeciti dalla Ue nel 2004, poi 3,4 miliardi di altri aiuti illeciti denunciati e bocciati da Bruxelles nel 2010, alla fine (2013) perdite totali per 18 miliardi di euro.
Quindi è chiaro: due pesi e due misure.
E allora con chi dobbiamo essere arrabbiati?
Innazitutto con chi ha amministrato queste banche:
la politica e la malagestione fatta di favori ha distrutto il sistema bancario italiano, comprese queste quattro banche
.
Non dimentichiamo infatti MPS…Personalmente spero in una bella bella azione di responsabilità nei confronti degli amministratori.
E sempre la politica ha poi fatto l’errore gravissimo che è in perfetto “Italian Style”: si è preferito PRENDERE TEMPO, nella speranza che qualche miracolo cadesse dall’altro e qualche soluzione venisse presa.
Banda di celebrolesi incapaci… Pensavate forse che l’UE venisse a fare degli sconti a noi italiani?
Credevate che per la nostra bella faccia, Bruxelles concedesse in extremis la possibilità di intervento governativo, quindi intervenendo con un aiuto pubblico? Così facendo si è rimandato per mesi il problema, anzi per anni, evitando la ricerca di soluzioni più credibili, senza poi cercare e trovare una mediazione con l’Europa. E quindi si è arrivati a fine 2015, in perfetta “zona Cesarini” e si è dovuta cercare una soluzione, la migliore, per salvare il salvabile.
Ecco quindi perché vi dico che di meglio non si poteva fare. Ma il discorso vale perché siamo agli sgoccioli: prima si sarebbe potuto fare MOLTO di più!

Ma ormai il latte è versato ed i danni sono fatti. Ora, quello che resta, è il comprensibile sentimento di chi ha perso tutto…


Qui Cariferrara

Non si allenta la pressione degli azionisti e obbligazionisti “azzerati” sulle filiali della Cassa di Risparmio di Ferrara. Il bollettino della giornata di ieri, la seconda dopo la piena presa di coscienza della sparizione di 66 milioni di euro (51 di obbligazioni, 11 di azioni) che servono a finanziare la salvezza della banca, è preoccupante, soprattutto nella zona dell’Argentano e di Masi Torello: si va dagli insulti per strada ai dipendenti alle minacce nelle filiali, fino al caso di un’auto rigata. (Source)

Qui BancaMarche

La rassegnazione degli urbinati dopo l’approvazione del decreto “Salva banche”: perdono i risparmi di una vita ma preferiscono non parlarne. Dieci del mattino: per strada ci sono appena tre gradi e la filiale di Urbino di Banca delle Marche è più affollata del solito. Entrano ed escono dalla porta automatica – senza nessun vigilantes a sorvegliare – in tanti, il volto visibilmente irritato e tutti vanno di fretta. Quando cerco di fermare qualcuno, la risposta è quasi sempre la stessa: non ho tempo da perdere. È appena uscita dalla sede di via Vittorio Veneto una signora distinta, indossa un tailleur scuro e gli occhiali da sole le coprono il viso, faccio appena in tempo a bloccarla e appena mi qualifico come giornalista, mi dice “sono molto arrabbiata, non mi faccia perdere altro tempo”. (Source)
Qui Popolare Etruria
“Chi glielo dice a mio padre che ha perso tutto?: inizia così una lettera – arrivata a Federconsumatori Toscana – del figlio di un anziano titolare di obbligazioni subordinate della Banca Etruria, su cui è calata la scure del Decreto di sabato approvato in Consiglio dei Ministri . (Source)
Qui CariChieti
Si tratterà pure di una somma non particolarmente ingente, se paragonata al capitale totale di Carichieti, ma per il singolo risparmiatore che aveva sottoscritto le obbligazioni, magari non conoscendo neanche fino in fondo i rischi ai quali andava incontro, può essere un tracollo finanziario. C’è chi ha visto andare in fumo i risparmi di una vita. Così come la Fondazione Carichieti, principale azionista della vecchia banca, che si è vista tramutare le azioni in carta straccia. (Source)

Storie italiane di malagestione
che hanno secondo me un comun denominatore: la maggior parte dei risparmiatori che hanno perso tutto, non hanno ponderato bene il rischio a cui potevano andare incontro e, sopratutto, forse non erano stati correttamente informati.
Quel rendimento leggermente superiore faceva gola e, di certo, l’operatore non poteva dire che la banca rischiava di fallire, anche perché i dipendenti stessi mai avrebbero potuto immaginare tale fine. Ma il prospetto informativo parlava chiaro. Ma ormai la frittata è fatta. Serva come monito per TUTTI gli altri risparmiatori che, a questo punto, devono fare tesoro di quanto accaduto.

Consiglio quindi a tutti di RILEGGERE questi post
e anche la comunicazione ufficiale di BANKITALIA sul BAIL IN .
Credetemi, essere consapevoli è fondamentale, visto che ci sono altre banche che traballano….

BANCHE in UE: due pesi, due misure? | IntermarketAndMore

STAY TUNED!
Danilo DT

 
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Banca Sella sta effettuando un ADC

mentre Veneto banca lo farà nel 2016
 
Veneto Banca, l’amara beffa ai soci che perdono l’81% dei risparmi e non hanno diritto al recesso

Veneto Banca, l'amara beffa ai soci che perdono l'81% dei risparmi e non hanno diritto al recesso - Il Fatto Quotidiano


Il prezzo shock delle azioni fissato dal cda (7,3 euro) è solo virtuale: l'istituto non ha i mezzi per rimborsare i soci. Alla vicepresidenza Cristina Rossello tra i protagonisti del caso del papello Nagel-Ligresti
di Paolo Fior | 3 dicembre 2015


Mai un consiglio d’amministrazione di Veneto Banca era durato tanto. E sì che nell’ultimo anno e mezzo a Montebelluna ne sono successe di tutti i colori: dalle ispezioni delle autorità di vigilanza sono emersi i conti taroccati della gestione di Vincenzo Consoli; la procura della Repubblica ha avviato un’inchiesta penale tutt’ora in corso; sotto l’egida degli ispettori della Bce è stata effettuata una radicale pulizia dei bilanci che ha portato a svalutazioni, accantonamenti e perdite miliardarie; il valore delle azioni è stato tagliato del 25% provocando la rabbia dei piccoli azionisti intervenuti all’assemblea del 18 aprile scorso; è stata avviata la trasformazione in spa e in seguito verrà varato un nuovo aumento di capitale (il secondo in due anni) e avviato l’iter per la quotazione in Borsa.


Nessuno di questi drammatici avvenimenti, però, è stato così sofferto come la decisione che il consiglio ha dovuto assumere il 2 dicembre: stabilire il prezzo di recesso per i soci che non intendono aderire alla trasformazione da banca cooperativa a società per azioni.



Detto così sembra poco, in realtà occorre ricordare che Veneto Banca – pur essendo uno dei maggiori istituti di credito italiani – non è quotata in Borsa e che da anni i soci sono impossibilitati a vendere le loro azioni perché ovviamente nessuno le vuole acquistare, tantomeno ai prezzi di fantascienza proposti dal consiglio d’amministrazione e ratificati di anno in anno dalle assemblee degli azionisti.



Il problema di fissare un prezzo di recesso non è tanto e non è solo quello di dare un valore, ancora una volta virtuale, a una banca i cui attivi e il cui patrimonio sono stati drasticamente ridimensionati, ma è soprattutto quello di spiegare ai migliaia di azionisti che premono per vendere pur di rientrare in possesso di almeno una parte del capitale investito, che quel prezzo – per quanto basso – non potrà mai essere pagato.

E’ questo l’effetto della legge varata dal governo Renzi che obbliga le dieci maggiori banche popolari italiane a trasformarsi in spa: la Banca d’Italia infatti può limitare il diritto di recesso dei soci, “anche in deroga a norme di legge”, se ciò è necessario per evitare una riduzione del capitale sociale al di sotto dei requisiti patrimoniali stabiliti dalla vigilanza.



Veneto Banca, così come la Popolare di Vicenza, sono già ampiamente al di sotto di quei requisiti e dunque è fatto divieto alle due banche di liquidare con mezzi propri i soci che intendessero avvalersi del diritto (soppresso ab limitum) di recesso.

Ciò detto, si capisce meglio come mai il consiglio di amministrazione convocato per le 10 del mattino del 2 dicembre si sia sciolto solo dopo le 23. Il contenuto del comunicato è da shock: ai fini del recesso le azioni sono state valutate 7,3 euro contro i 30,50 euro fissati dall’assemblea di aprile, vale a dire il 76% in meno. Tenendo conto del fatto che il prezzo di 30,50 euro rappresentava già un taglio di oltre il 22% rispetto ai 39,50 euro degli anni precedenti, la perdita per i soci si aggira intorno all’81,5%.
Un’enormità, ma non è detto che sia finita perché bisognerà vedere come la Borsa valuterà l’istituto di Montebelluna, che peraltro deve varare una nuova ricapitalizzazione da un miliardo di euro.






Per molte persone che nella banca avevano creduto investendo i risparmi di una vita si sta consumando un vero dramma, ma – al di là delle dichiarazioni di rito – verranno con ogni probabilità lasciati soli da quella politica che in modo bipartisan aveva pubblicamente sostenuto Consoli negli anni passati. Quella stessa politica che, a crisi conclamata e alla vigilia delle elezioni regionali in Veneto, si era ben guardata dal presentarsi all’assemblea di aprile, la prima assise dei soci che ha visto la presenza di un imponente dispositivo di sicurezza.

All’epoca le contestazioni – fortunatamente solo verbali – ci furono, ma cosa potrà accadere di qui al 19 dicembre a fronte di azionisti che vedono svalutare il loro capitale dell’81,5% e che non possono nemmeno ottenere quel poco perché per loro, in nome della “stabilità”, anche il diritto è stato sospeso?

A parte sperare che la legge che impone la trasformazione delle banche popolari in spa venga giudicata incostituzionale, a questi risparmiatori resta poco altro, tanto più che la ricapitalizzazione di Veneto Banca è ormai imminente e se non vogliono o non possono investire altri soldi nella banca, le loro quote si svaluteranno ulteriormente.




Certo si tratta dell’ennesimo formidabile colpo assestato al pubblico risparmio, dopo il gigantesco write-off (circa 2 miliardi di euro) ai danni di azionisti e obbligazionisti di Banca delle Marche, Popolare Etruria, CariFerrara e CariChieti.


E non si tratterà certo dell’ultimo: a stretto giro si arriverà al redde rationem anche sulla Popolare di Vicenza. Tutto ciò rischia di avere conseguenze molto più durature e molto più pesanti sulle famiglie e sull’economia italiana della crescita da zero virgola inferiore alle previsioni registrata dal Pil quest’anno.


Nel corso di questa lunga e sofferta giornata, il consiglio d’amministrazione di Veneto Banca ha anche cooptato il professor Beniamino Quintieri e ha nominato alla vicepresidenza dell’istituto la consigliera Cristina Rossello. Scelte ampiamente preannunciate nei giorni scorsi. In particolare, la nomina dell’avvocato Rossello è stata giustificata con “l’attenzione riservata da Veneto Banca alla valorizzazione delle competenze e della componente femminile in seno agli organi amministrativi e manageriali dell’istituto”. La vicepresidente è consigliere d’amministrazione dal 2014 e ricopriva già la carica di presidente del Comitato controllo interno e rischi, di presidente del Comitato nomine e di membro del Comitato strategico.
Una donna forte, insomma, come testimonia la sua lunga carriera professionale che l’ha portata a ricoprire incarichi di grande prestigio, compreso quello di segretario del Patto di sindacato di Mediobanca, incarico che ha ricoperto per ben 15 anni. Indimenticabile il ruolo da protagonista che ha svolto nella vicenda del “papello” firmato dall’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel e da lei custodito in cassaforte (senza comunicarlo alla Consob) a suggello dell’accordo con cui Nagel si impegnava a riconoscere ai Ligresti 45 milioni più altri benefici per l’uscita dal gruppo Fonsai.

Ancora più indimenticabili le parole pronunciate dall’avvocato Rossello al cospetto del pm Luigi Orsi: dopo aver tentato inutilmente di appellarsi al segreto professionale e a fronte del pubblico ministero che le intima di “rispondere e dire la verità, e non nascondere nulla di ciò che sa perché altrimenti commette un reato”. “Di reticenza?” si informa l’avvocato. “Diciamo di false dichiarazioni al pubblico ministero”, le spiega Orsi ricordando che si tratta di un reato che è punito da 1 a 5 anni, “non so se Lei fa le valutazioni sulla base di quanto grave sia il reato…”.




Insomma, per la vicepresidenza Veneto Banca ha scelto un’ottima professionista, ma non esattamente una campionessa in fatto di trasparenza. E a giudicare dalla complessità della situazione, dagli interessi confliggenti, dai danni causati a migliaia di famiglie, da un’inchiesta penale che sembra procedere straordinariamente a rilento, dio solo sa quanto ci sarebbe invece bisogno di trasparenza a Montebelluna e dintorni.
 

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