Macroeconomia Quale Futuro per le banche? (2 lettori)

Imark

Forumer storico
Intanto fra le date da segnare sul calendario per un eventuale perfect storm bancario, c'è questa del 13 luglio... Disputa UBS, Fisco USA, Federazione... Dal WSJ online...

JULY 8, 2009, 3:30 A.M. ET
Swiss Gvt Says Law Prohibits Handing Out Bank Client Data

BERN (Dow Jones)--Several days ahead of a civil trial against UBS AG (UBS) in the U.S., the Swiss government Tuesday reiterated that Swiss law prohibits handing over client information.

In the government's U.S. court filing, the Swiss government said it had pointed out that the necessary measures to implement Swiss law have been prepared.

"In a brief response, Switzerland makes it perfectly clear that Swiss law prohibits UBS from complying with a possible order by the court in Miami to hand over the client information," the government said.

"In addition, on the basis of the Federal Council's landmark decision, UBS will by no means be in a position to comply with such an order," the government said.

UBS is in a legal dispute with the U.S. Internal Revenue Service, which wants it to hand over details of 52,000 accounts. A civil trial over that demand is scheduled to start July 13 in a federal court in Miami unless a settlement is reached.
 

popov

Coito, ergo cum.
Di questo passo fare anche utili minimi sarà un successo :

08.07.09 11:27 - Crisi: Draghi; recessione pesa su qualita' credito,
incide su profitti

ROMA (MF-DJ)--"La recessione si fa sentire anche sulla qualita' del credito.

Il deterioramento della qualita' dei prestiti incide in misura crescente sui profitti delle banche".

Lo ha affermato il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, intervenendo alla 49esima Assemblea dell'Abi.

"Nel primo trimestre dell'anno - ha detto - gli accantonamenti a fronte del rischio di credito dei maggiori gruppi
sono piu' che raddoppiati assorbendo meta' del risultato di gestione.

Gli utili complessivi si sono ridotti del 40%,
il Roe delle attivita' ricorrenti si e' dimezzato al 4,5%".
.............................................................................................................
Secondo Draghi "i fattori che oggi comprimono la redditivita' delle banche sono destinati ad accentuarsi,
risentendo della recessione in corso con usuali ritardi.
...............................................................................................................
potrò anche apparire banale, ma a casa mia questo si chiama rischio d'impresa.
 

stockuccio

Guest
Intanto fra le date da segnare sul calendario per un eventuale perfect storm bancario, c'è questa del 13 luglio... Disputa UBS, Fisco USA, Federazione... Dal WSJ online...

JULY 8, 2009, 3:30 A.M. ET
Swiss Gvt Says Law Prohibits Handing Out Bank Client Data

BERN (Dow Jones)--Several days ahead of a civil trial against UBS AG (UBS) in the U.S., the Swiss government Tuesday reiterated that Swiss law prohibits handing over client information.

In the government's U.S. court filing, the Swiss government said it had pointed out that the necessary measures to implement Swiss law have been prepared.

"In a brief response, Switzerland makes it perfectly clear that Swiss law prohibits UBS from complying with a possible order by the court in Miami to hand over the client information," the government said.

"In addition, on the basis of the Federal Council's landmark decision, UBS will by no means be in a position to comply with such an order," the government said.

UBS is in a legal dispute with the U.S. Internal Revenue Service, which wants it to hand over details of 52,000 accounts. A civil trial over that demand is scheduled to start July 13 in a federal court in Miami unless a settlement is reached.


ma che dici Mark ? segreto bancario in Svizzera ? :D ....

c'è chi ti può illuminare :lol::lol:

poi mi stupisce che tu quotando avalli alcune infantili tesi

sul presunto silenzio sul segreto bancario

basta aprire qualsiasi giornale rionale svizzero..ogni mattina

oppure vedere alcuni miei post ....andati deserti

che ho fatto,al riguardo, nella sezione obbligazioni
..............

p.s.
il segreto bancario svizzero è morto al pio albergo trivulzio,15 anni fa
grazie al sig. mariolino

chiarimenti a richiesta
 

mostromarino

Guest
corriere del ticino on line,oggi


Il governo USA chiuderà UBS?

Il giudice di Miami Alan Gold chiede una risposta da Washington

La banca potrebbe vedersi chiudere le attività negli Stati Uniti nel caso in cui dovesse rifiutarsi di fornire i dati di 52.000 clienti americani sospettati di evasione
Il Dipartimento di giustizia americano ha tempo fino a domenica alle 18 ora svizzera per rispondere alla domanda. Il tribunale potrebbe infatti ordinare il sequestro degli averi dell’UBS negli USA se la banca non dovesse accettare l’ingiunzione di consegnare le informazioni bancarie.
Intanto il presidente del Consiglio di amministrazione (CdA) dell’UBS Kaspar Villiger ha criticato le dichiarazioni di HansRudolf Merz e Doris Leuthard su un possibile accordo extragiudiziale. I due consiglieri federali avrebbero prima dovuto discuterne con l’istituto

Alan Gold, giudice del tribunale distrettuale di Miami presso il quale lunedì si aprirà il processo contro l’UBS, chiede al governo di indicare se è pronto a chiudere le attività dell’istituto negli USA, qualora quest’ultimo – malgrado una sentenza in questo senso – dovesse rifiutarsi di fornire i dati di 52.000 clienti americani sospettati di evasione richiesti dal fisco statunitense (IRS).
Il Dipartimento della giustizia americano ha tempo fino a domenica alle 18.00 ora svizzera per rispondere alla domanda. Il tribunale potrebbe infatti ordinare il sequestro degli averi dell’UBS negli USA se la banca non dovesse accettare l’ingiunzione di consegnare le informazioni bancarie, o se il governo svizzero dovesse impedirle di farlo.
Mercoledì il Consiglio federale aveva ribadito che l’UBS non può fornire i dati all’IRS perché violerebbe le disposizioni relative al segreto bancario. Se necessario il Dipartimento federale di giustizia e polizia emetterà uno specifico divieto.
Anche l’UBS, in una lettera al Tribunale di Miami, sottolinea che se dovesse consegnare i dati rischierebbe sanzioni in Svizzera. L’affermazione dell’IRS, secondo cui non vi sarebbero conseguenze penali qualora trasmettesse tali informazioni, è ritenuta sbagliata. Stando all’istituto il fisco americano interpreta in modo errato il segreto bancario quando sostiene che dopo aver già fornito i dati di 250 clienti senza aver subito misure da parte delle autorità svizzere, la banca può consegnarne anche di più.
I dati trasmessi in primavera nell’ambito di un accordo, in cui è stata pagata anche una multa di 780 milioni di dollari, riguardano informazioni inerenti a transazioni americane. Il segreto bancario svizzero non si estende a informazioni su conti archiviati all’estero. La situazione dei 52.000 clienti è diversa.
L’istituto ribadisce inoltre che il 99% dei conti in questione contengono solo contanti e non titoli. In questo caso, in base al «Qualified Intermediary Agreement», un accordo che l’UBS e il fisco americano avevano sottoscritto nel 2001, i clienti non sono obbligati a inoltrare all’IRS un attestato per le imposte.
Dal vertice di UBS critiche contro il Governo Intanto il presidente del Consiglio di amministrazione (Cda) dell’UBS Kaspar Villiger ha criticato le dichiarazioni di Hans- Rudolf Merz e Doris Leuthard su un possibile accordo extragiudiziale. I due consiglieri federali avrebbero prima dovuto discuterne con l’istituto.
«Durante un procedimento non bisognerebbe esprimersi come parte interessata», ha ammonito Villiger mercoledì sera nella trasmissione «Rundschau» della televisione svizzerotedesca SF. Simili affermazioni sono sempre soggette ad interpretazioni.
In particolare a Villiger non piacciono le dichiarazioni del presidente della Confederazione, secondo cui la banca potrebbe saldare i debiti fiscali dei clienti americani che avrebbero evaso il fisco. In ogni caso il recente aumento di capitale dell’UBS non è stato effettuato a questo scopo.
Villiger non apprezza nemmeno la discussione relativa a un possibile pagamento che la banca potrebbe dover compiere per chiudere la vertenza. Questo dibattito nuoce molto all’UBS. Il contenzioso tra la banca e gli Stati Uniti è incentrato solo sui dati di clienti. Gli errori compiuti, e per cui si è scusata, sono stati espiati con il versamento di 780 milioni di dollari. Nessuno è in grado di dire se l’UBS dovrà pagare ancora di più, ha proseguito Villiger, che poi si è ugualmente lasciato scappare che in discussione non vi sono «importi così elevati». La vertenza non è ormai più soltanto un conflitto tra il fisco americano e la banca, ha spiegato. Si tratta piuttosto di una questione di relazioni tra due stati e della domanda se due democrazie libere sono pronte ad accettare la rispettiva giurisdizione. L’UBS rispetterà il diritto svizzero, ha detto, e non verranno fatte concessioni.
Quanto al futuro della banca, Villiger ha dichiarato che che l’istituto si è stabilizzato e il turnaround è assicurato. La domanda non è se la svolta arriverà, ma quando sarà visibile. In questa situazione il processo arriva però in un momento inopportuno, in quanto pesa sulla fiducia riposta nell’UBS. Villiger non ha voluto promettere che la banca non avrà nuovamente bisogno di fondi statali. Egli ritiene tuttavia che l’istituto abbia «superato il peggio». Negli USA l’IRS dispone di uno status speciale Nel frattempo ieri è stato reso noto che nella vertenza tra gli Stati Uniti e l’UBS sulla consegna di dati su 52.000 conti la posizione della grande banca e della Svizzera viene indebolita anche dallo status speciale di cui gode il suo avversario, il fisco americano.
L’Internal Revenue Service (IRS) dispone infatti di un’autonomia unica tra le autorità degli Stati Uniti. Altri enti come l’ufficio delle finanze e il Dipartimento di Stato (ministero degli esteri) non possono praticamente intervenire sulla posizione del fisco.
 

mostromarino

Guest
«La vertenza UBS a un bivio decisivo»

Intervista con Henry Peter, professore di diritto economico all’Università di Ginevra

A CURA DI ROBERTO GIANNETTILa risposta del Governo al giudice Alan Gold sarà molto importante: se fosse positiva aprirebbe scenari impensati, mettendo a repentaglio la stessa esistenza di UBS
HENRY PETER per UBS si aprono scenari preoccupanti.
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Abbiamo rivolto alcune domanda a Henry Peter, Professore di diritto economico all’Università di Ginevra, per capire gli aspetti salienti della vertenza che impegna UBS negli Stati Uniti.


Qual è la posizione di UBS in questa delicata causa aperta negli Stati Uniti?

«Per rispondere a questa domanda dobbiamo innanzitutto ricordare i fatti. UBS è una banca la cui casa madre è in Svizzera, e di cui una parte importante dell’attività si svolge all’estero, e in particolare negli Stati Uniti.

In Svizzera vige il cosiddetto segreto bancario, mentre negli Stati Uniti questo non esiste. Si sono realizzate due tipi di fattispecie: da una parte UBS ha accolto in Svizzera dei clienti americani venuti in Svizzera ad aprire dei conti e a depositare fondi non dichiarati negli Stati Uniti, commettendo un reato nel loro paese.

D’altra parte, UBS è stata direttamente attiva sul territorio americano, con i propri uomini, anche inviati dalla Svizzera, allo scopo di procacciare sul territorio americano clienti ed inducendo questi ultimi ad aprire dei conti presso UBS in Svizzera, spiegando anche loro come fare per trasferire i loro fondi in Svizzera».


Si intuisce abbastanza facilmente che le due fattispecie possono avere delle conseguenze diverse.
..
«Certo, come primo fatto abbiamo l’americano che non dichiara i suoi soldi al fisco del suo paese, senza intervento diretto di UBS negli Stati Uniti; nel secondo caso

invece la banca stessa è stata direttamente attiva negli Stati Uniti, per non dire istigatrice o complice di un atto illecito commesso sul suolo americano.

Questo fatto è stato scoperto dall’autorità americana la quale ha quindi arrestato alcuni alti quadri della banca, i quali hanno ammesso i fatti e dato informazioni molto precise, rivelando anche che UBS aveva una strategia molto articolata vertente proprio a permettere a dei residenti e cittadini americani a violare il diritto americano.

La conseguenza è stata che le autorità penale e fiscale americane hanno aperto un procedimento contro UBS, ritenendola colpevole di reati sul territorio americano.

Questo non è stato contestato da UBS la quale ha quindi accettato di pagare una multa di USD 914 Mio. con accordo del febbraio scorso».

Ma l’accordo raggiunto in febbraio fra Stati Uniti e UBS non doveva almeno in parte risolvere l’intera vertenza?

«No. L’accordo lasciava infatti ancora aperta la questione dei 52.000 conti aperti da cittadini americani presso la banca in Svizzera, quindi la seconda categoria di fattispecie nell’ambito della quale non necessariamente UBS è stata direttamente attiva sul territorio americano.

Questo è ora il punto dolente che è oggetto della causa di cui si parla in questo momento e la quale si svolge davanti ad un giudice di Miami. In altre parole, la convenzione di febbraio 2009 non ha segnato la fine della vertenza, come si era lasciato intendere all’epoca, ma in un certo senso e un po’ paradossalmente il suo inizio. Infatti, nella convenzione medesima la parte un po’ nascosta dell’iceberg è che UBS si è impegnata a collaborare con l’autorità fiscale americana. E qui i nodi vengono al pettine e comunque spiegano l’attuale preoccupante braccio di ferro tra gli Stati Uniti, da una parte, e UBS e la Svizzera, dall’altra. La situazione è questa: da un lato UBS, aiutata dal governo svizzero, cerca di dimostrare che i dati relativi a questi conti non possono essere comunicati direttamente al fisco americano senza rispettare la convenzione detta di “doppia imposizione” esistente tra gli stati Uniti e la Svizzera.

Se così è, allora la trasmissione dei dati non può essere decisa dal giudice di Miami e sottostà a precise condizioni, tra cui, in una certa misura, al rispetto del segreto bancario svizzero.
Quindi UBS sostiene che non può rispondere alla richiesta, perchè in caso contrario commette in Svizzera un reato penale.
Dal canto suo l’IRS, il fisco americano contesta questa tesi affermando da una parte che siamo di fronte ad un reato commesso sul territorio americano e che non vi è quindi spazio per l’applicazione del segreto bancario svizzero e prevalendosi, sembra anche, di un precedente del 1982 (Banca di Nova Scotia) in occasione del quale l’autorità americana aveva costretto una banca straniera a comunicare dei dati bancari nonostante il fatto che la banca stessa si potesse prevalere del segreto bancario in vigore presso la propria sede.

Su questa base, il fisco americano chiede al giudice americano di condannare UBS a rivelare i dati dei propri clienti americani, e se non lo faranno chiedono di sequestrare i beni di UBS o addirittura di chiudere le attività della banca negli Stati Uniti.
Ciò sarebbe naturalmente fatale per UBS data l’importanza del proprio ramo d’azienda sul territorio americano. UBS negli USA conta 30.000 dipendenti».


Ma attorno a queste due posizioni la situazione si complica tremendamente a giudicare dalle notizie di ieri.
«Certo, ora è intervenuto lo stesso governo svizzero, che ha detto che UBS non può fornire i dati, e che se lo fa la Confederazione interverrà contro la banca stessa perchè violerebbe il diritto svizzero».


Ma è un comportamento un po’ inusuale quello di un’autorità che proclama che non è possibile infrangere una legge?

«Chiaro. Siamo però in una situazione molto particolare. Vi è stato un primo episodio nel febbraio di quest’anno quando, sempre sotto la pressione degli Stati Uniti, UBS ha comunicato loro l’identità e i dati di 250 clienti. Sapendo che farlo ammontava ad una violazione del segreto bancario, UBS ha in sostanza chiesto all’autorità svizzera di farle ordine di trasmettere tali dati alle autorità fiscali americane. Questa volta succede il contrario: UBS chiede questa volta all’autorità svizzera di proibirle di comunicare dati all’autorità americana».

Ma questo non sembra impressionare molto gli americani.
«No. L’IRS, che si comporta infatti spesso in modo aggressivo. Si può quasi dire che sta usando l’arma atomica chiedendo, come detto, al giudice competente: “Giudice Gold, chiudi la banca se questi non mi danno queste informazioni” .E ora il giudice Gold, ha chiesto al governo americano se è pronto a chiudere UBS. Anche questa non è una prassi normale, ma ricordiamo che negli Stati Uniti il giudice ha molti poteri ed è talvolta molto “creativo”».


Ma fra Svizzera e Stati Uniti non esistono accordi che dovrebbero regolare questi contenziosi?

«Sì, appunto, come detto fra i nostri due paesi esiste una convenzione contro la doppia imposizione, che è stata peraltro rinegoziata lo scorso mese. Questa convezione ha anche lo scopo di creare il canale che deve essere usato quando le autorità americane vogliono avere informazioni dalla Svizzera o da una banca svizzera. E ora la Svizzera continua a ricordare agli americani che non possono chiedere al giudice di Miami di condannare UBS per avere i dati, ma che devono passare attraverso i canali stabiliti da questo trattato internazionale. La risposta, almeno in prima istanza, la conosceremo quando il giudice americano deciderà».


La risposta del Governo arriverà entro domenica. Il processo si aprirà lunedì. La risposta condizionerà il processo?

«Certo, la risposta data dal governo sarà molto importante. Si può immaginare l’effetto se diranno “Sì, siamo pronti a chiudere UBS negli Stati Uniti” .


Questa risposta aprirebbe scenari impensati. Si potrebbe a questo punto ipotizzare, come ha fatto Merz, un accordo con il quale UBS potrebbe prendere a suo carico l’ammontare delle imposte evase più le relative multe, il che ammonterebbe a miliardi di franchi. Ma forse nemmeno questo basterebbe».

Quali sono gli obbiettivi di questa offensiva fiscale americana?

«Gli americani hanno tre obbiettivi: vogliono soldi, perchè ne hanno bisogno; vogliono infliggere una lezione contro l’evasione e infine vogliono che questi conti vengano dichiarati. Nemmeno la proposta di Merz soddisferebbe completamente tutti questi punti. Infatti in questo modo la lezione verrebbe data, perchè ci si può immaginare l’effetto di questo accordo su tutte le altre banche del mondo. Inoltre i soldi li riceverebbero e in terzo luogo si può pensare che i clienti americani dichiareranno i conti, perchè ora non sanno più dove andare.

Oggi non c’è più una banca in Svizzera che accetti un cliente americano e la tendenza fra questi clienti è di autodenunciarsi. Tra l’altro gli Stati Uniti hanno messo in piedi un sistema che in questo momento è quasi un incentivo a rimpatriare e a dichiarare i fondi».


A suo avviso si tratterà di un processo lungo?

«Io vedo spesso questi giudici all’opera e sono capaci di decidere estremamente velocemente, talvolta anche seduta stante. Chiaramente in questo caso il processo potrebbe durare anche due settimane, ma non penso più di un mese. Quindi si tratta di tempi abbastanza ristretti».





corriere del ticino,oggi
epaper
 

TheLondoner

Forumer storico
News di stamattina... Quali sarebbero gli effetti sui mercati int.li ???

Ubs, per Gruebel non può soddisfare richiesta Usa - fonte

Reuters - 10/07/2009 09:43:46



BANGALORE, 10 luglio (Reuters) - L'AD di Ubs (UBSN.VX) (UBS.N), Oswald Gruebel, ha inviato ieri un memorandum ai top manager della banca dicendo che l'istituto non può soddisfare la richiesta del governo Usa di svelare l'identità di 52.000 correntisti segreti.

Lo ha detto a Reuters una fonte vicina alla situazione confermando indiscrezioni del New York Times.

Fornire i nomi "comporterebbe per Ubs una violazione del codice penale svizzero e semplicemente non possiamo soddisfare" la richiesta, dice Gruebel nel memo secondo quanto riporta il giornale.

Mercoledì un giudice Usa ha ordinato al governo di dire se è pronto a far cessare l'attività di Ubs negli Stati Uniti nell'ambito di una battaglia per apprendere l'identità di conti sospettati di essere utilizzati dagli americani per evadere il fisco.

La Svizzera in una documentazione alla corte Usa si è impegnata a impedire a Ubs di consegnare dati di clienti all'Internal Revenue Service (Irs) per difendere le leggi sul segreto bancario.

Ubs ha detto in una dichiarazione via email: "L'ingiunzione dell'Irs mette Ubs in una posizione insostenibile, stretta tra le leggi di due nazioni sovrane".

"Onorare l'ingiunzione dell'Irs porterebbe Ubs a violare il codice penale svizzero".

Nessun commento da un portavoce Ubs sul memo.
 

stockuccio

Guest
beh ... gli gnomi potrebbero risolvere la faccenda adottando pedissequamente norme che in USA vanno bene ... chessò, faccio tanto per dire ... quelle del Delaware :D
 

mostromarino

Guest
.bravo stock .....fatte per i non residenti usa.......:D

oggi sei brillante,non avevo collegato:)

anche se,proprio tramite il SOCIO (sociosocio)mills...lo hanno fatto da tempo
 

mostromarino

Guest
IL COMMENTO........CORRIERE DEL TICINO OGGI

IMPROBABILE UN SUCCESSO

ALFONSO TUORArriva il terzo scudo fiscale italiano. Il Governo Berlusconi conta di incassare grazie a questo nuovo scudo tra i 3 e i 5 miliardi di euro, che corrisponderebbero alla regolarizzazione o al rimpatrio di 60/100 miliardi di euro detenuti all’estero dai contribuenti italiani. L’emendamento alla manovra d’estate presentato ieri in Commissione Bilancio e Finanze prevede un’aliquota complessiva del 5% sulle attività finanziarie e patrimoniali regolarizzate o rimpatriate, come spiegano Donatella Ferrari e Marco Bernasconi a pagina 25. L’esperienza dei primi due scudi fiscali, che offrivano condizioni più vantaggiose di quello ora proposto, dimostra che il suo successo dipende in principal modo dalla fiducia nei confronti delle istituzioni italiane e delle prospettive politiche, economiche e finanziarie del Paese. Infatti il primo scudo ottenne un successo relativo, anche se inferiore alle aspettative del ministro Giulio Tremonti. Esso fu dovuto in gran parte alle grandi speranze che in quel momento venivano riposte nella capacità dell’allora Governo Berlusconi di riformare e rilanciare l’Italia. Il secondo scudo fiscale si concluse con un relativo insuccesso.
Il contesto in cui cade questo terzo scudo non appare dei più favorevoli. L’Italia, come tutti gli altri Paesi europei, è fortemente colpita dalla crisi. Il deficit pubblico salirà al 5% e il debito pubblico che già supera abbondantemente il 100% del PIL lieviterà ulteriormente. Dato
che la ripresa non è alle porte, è prevedibile che lo Stato italiano sia costretto nei prossimi anni ad aumentare sensibilmente la pressione fiscale. Inoltre, nonostante il Governo Berlusconi possa contare su un’ampia maggioranza parlamentare, anche la situazione politica non appare più così stabile a causa delle vicende in cui è coinvolto il presidente del Consiglio. Tutto ciò induce a ritenere che le possibilità di successo di questo nuovo scudo fiscale non siano molto elevate.
Bisogna però considerare anche altri fattori. Il tessuto delle piccole e medie imprese italiane, profondamente colpito dalla crisi economica, ha un enorme bisogno di liquidità, anche perché l’accesso al credito bancario è sempre più difficoltoso. Non è un mistero che negli ultimi mesi siano aumentati i casi di imprenditori italiani che hanno prelevato fondi detenuti in Svizzera per far fronte ai problemi della loro azienda. Questo fattore è però controbilanciato da un aspetto negativo. Il successo del primo scudo fiscale fu dovuto anche alla possibilità di far emergere capitali in nero detenuti in Italia. Oggi, anche a causa della recessione, questa necessità appare minima.
Tutto ciò induce a ritenere che l’attrattiva dello scudo non sia molto elevata. Vi è però un ultimo punto da tenere in considerazione: il grado di soddisfazione della clientela italiana nei confronti dei servizi offerti dalle banche svizzere. Esso determinerà la decisione ultima di molti clienti, soprattutto di quegli italiani che hanno depositato presso le banche elvetiche somme relativamente modeste. È probabile invece che la pressione di molti Paesi contro il sergreto bancario svizzero non influisca granché.
In conclusione, per la piazza finanziaria ticinese lo scudo non deve essere visto tanto come una minaccia, ma come un incentivo a migliorare ulteriormente i rapporti con la clientela, per garantire, anche in tempi di turbolenza dei mercati finanziari come gli attuali, redditività ragionevoli sui capitali gestiti.
 

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