Macroeconomia Quale Futuro per le banche?

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Mostro, l'argomento è pane per i tuoi denti...

L'ultima furbata della GdF riguarda l'autovelox, ma in versione tecnologicamente evoluta.
Vengono fotografate le targhe di tutti i veicoli in transito attraverso il confine (biciclette escluse), i dati vengono scansiti in tempo reale e incrociati a varie banche dati.
Il bello è che nel frattempo altri "autovelox" sono stati attivati anche sul confine austriaco.
Risultato: molte targhe andavano e venivano tra Svizzera e Italia, le stesse risultavano anche tra Austria e Italia.
Scambi enogastronomici?

da adesso ??

:lol::lol::lol::lol:

la prima volta fece davvero scalpore,era almeno 20 anni fa

è deterrenza

beh ho letto meglio,il tuo post,scusa..


nel senso che prima l`"incrocio "lo facevano

manibus...:)
 
Comunque, per me, la problematica va aldilà dello scudo fiscale.

Sicuramente quest'ultimo darà il via a tutta una serie di sommovimenti ma il problema reale riguarda il cambiamento geopolitico europeo.

La Svizzera è stretta nella morsa della U.E, il Franco non è più visto come bene rifugio (bei tempi quelli della Lira! :D).

Il "cumenda" ha più fiducia nell'euro e si fida sempre meno delle banche Elvetiche.
Ritiene che i soldi siano ora più sicuri nelle casse delle banche italiane rispetto a quelle private (e pubbliche) Svizzere.

Il caso UBS, poi, ha fatto scuola. Ma, credo, oltre alla riservatezza ci sia anche in ballo la tenuta del sistema bancario Svizzero.
E questo, per chi ha la "grana" è un argomento molto delicato ...
 
mai sentito,


ma ho appena visto che avrebbe bisogno di una dieta :)

ma la mozione l'ha presentata o no? ha avuto o no il successo preannunciato dall'articolo ? un commento sugli 89 milioni ?

fallo tu

che commenti la DIPLOMAZIA SVIZZERA senza sapere di chi stai parlando

per confezionare le tue solite battute a affetto ,

per semplici di spirito

stockuccioCitazione:


diplomazia elvetica :D
 
Comunque, per me, la problematica va aldilà dello scudo fiscale.

Sicuramente quest'ultimo darà il via a tutta una serie di sommovimenti ma il problema reale riguarda il cambiamento geopolitico europeo.

La Svizzera è stretta nella morsa della U.E, il Franco non è più visto come bene rifugio (bei tempi quelli della Lira! :D).

Il "cumenda" ha più fiducia nell'euro e si fida sempre meno delle banche Elvetiche.
Ritiene che i soldi siano ora più sicuri nelle casse delle banche italiane rispetto a quelle private (e pubbliche) Svizzere.

Il caso UBS, poi, ha fatto scuola. Ma, credo, oltre alla riservatezza ci sia anche in ballo la tenuta del sistema bancario Svizzero.
E questo, per chi ha la "grana" è un argomento molto delicato ...

si ,corretto

ma il "sistema" funziona,è a posto

è ubs che ha perso colpi,all`estero,come noto

ma soprattutto in casa
ha perso quote di mercato interno incredibili,ma soprattutto si è addossata le ire di tutti
si mormorava anche di credito svizzero..ma poi si è calmato tutto
 
Banche sempre più sofferenti

In Italia debiti inesigibili saliti del 20% a 51,8 miliardi di euro

Paolo BreraLe banche – secondo il Boston Consulting Group – dovranno rinunciare quest’anno a 8 miliardi di utili a causa dei maggiori accantonamenti. I profitti saranno sufficienti per coprire le perdite senza intaccare il capitale
Bollettino, bollettino della Banca d’Italia delle mie brame, a che livello sono le sofferenze del Reame? Forse la domanda non era precisamente questa, ma se Grimilde l’avesse fatta, avrebbe avuto la risposta giusta e non si sarebbe messa nei guai con Biancaneve. La Banca d’Italia dice che le sofferenze bancarie, in Italia, sono esplose: rispetto all’agosto 2008 le sofferenze sono aumentate del 20% a 51,8 miliardi di euro, raggiungendo il livello più elevato dal novembre 2005.
Oltre alle sofferenze conclamate, già alla fine di giugno il sistema creditizio aveva 108 miliardi di crediti deteriorati. Il Sole24Ore ha fatto un giro di telefonate fra gli esperti (analisti, agenzie di rating e società di consulenza) e questi si sono detti convinti che lo scenario sia destinato a peggiorare. Morale: le banche italiane – a quanto stima il Boston Consulting Group – dovranno rinunciare quest’anno a ben 8 miliardi di utili a causa dei maggiori accantonamenti. I profitti saranno sufficienti per coprire le perdite senza intaccare il capitale, ma dopo un dimezzamento nel 2008 si dimezzeranno anche nel 2009. E questa, aggiunge sadicamente l’articolista del quotidiano economico milanese, è solo la buona notizia: quella cattiva è che il peggio – prevedono gli esperti – arriverà nel 2010.
La Banca d’Italia, noblesse oblige, si esprime in modo meno pepato ma altrettanto reciso. Come emerge dal Bollettino economico, la situazione del credito resta critica, visto che «continua a risentire sia di una ridotta domanda di finanziamenti da parte delle imprese, a causa della difficile congiuntura economica, sia di un orientamento ancora restrittivo dei criteri di offerta, seppure con segnali di attenuazione». In agosto la crescita dei finanziamenti concessi dalle banche al settore privato non finanziario è scesa sui dodici mesi al 2,2 per cento. Un anno prima il credito montava a ritmi molto più alti, del 10 per cento circa.
Se le banche fanno meno credito, il motivo è che hanno paura. Non ci sono, in Italia, grossi problemi di in adeguatezza patrimoniale: l’aumento delle sofferenze – a differenza di quello che accadrà in altri Paesi europei – non andrà a erodere il capitale delle banche, visto che per coprirle basteranno gli utili. «Gli accantonamenti, mantenendo i livelli di copertura attuali, saranno coperti dai profitti», spiega un analista del Credit Suisse. Ma sono i prenditori a sembrare sempre meno adeguati. Le industrie si confrontano con ordinativi inferiori di un quinto a quelli dell’anno scorso, la disoccupazione sale e sono sempre più numerose le famiglie che non ce la fanno a tirar fuori la rata del mutuo, gli artigiani devono fare i conti con l’insolvenza di molti clienti. Di credito c’è più bisogno che mai, ma le banche, secondo il vecchio adagio, sono sempre dispostissime a prestare denaro a chiunque possa dimostrare di non averne bisogno.
Nella situazione presente, tuttavia, non gli si può dare del tutto torto. Nel secondo trimestre del 2009 la qualità degli attivi bancari ha continuato a peggiorare. Il flusso di nuove sofferenze rettificate (cioè tenendo conto della posizione del debitore nei confronti dell’intero sistema bancario e non soltanto di un singolo intermediario) in rapporto ai prestiti complessivi, annualizzato e al netto dei fattori stagionali, ha raggiunto l’1,9 per cento (1,6 nel primo trimestre). Migliorano per contro, secondo Bankitalia, i coefficienti patrimoniali dei principali gruppi bancari che, in questi ultimi mesi hanno messo in pratica misure per migliorare la propria situazione di cassa. Esattamente il comportamento che strangola l’economia e provoca nuove sofferenze a bizzeffe.
C’è qualche alternativa? Tutti ripetono che le banche italiane possono andare a Basilea a testa alta, ma c’è anche chi non è d’accordo. Guardando il patrimonio, Renato Panichi di Standard & Poor’s dice: «In media il capitale delle banche è appena sufficiente per far fronte alle perdite inattese». Mentre gli analisti del Credit Suisse si aspettano per i prossimi diciotto mesi un aumento dei crediti dubbi fino al 3,3% degli impieghi totali: questo significa che su 100 milioni di crediti, 3,3 milioni si deterioreranno nell’arco di un anno e mezzo. Il solo gruppo Risanamento, se non terrà fede al suo nome e sarà proclamato fallito, aggiungerebbe al conto 2,9 miliardi di euro. Non fa meraviglia che le maggiori banche italiane stiano cercando in tutti i modi di tenerlo in piedi, a costo di fare la respirazione bocca a bocca a Luigi Zunino.
Prima della Banca d’Italia, l’allarme era venuto dal presidente dell’Abi, Corrado Faissola, nel corso di un’audizione al Senato di Roma sulla Finanziaria 2010. Le sofferenze accumulate dalle banche hanno raggiunto i limiti della sopportabilità. Alle sofferenze si somma anche l’aumento delle perdite: nel primo semestre 2009 le rettifiche di valore netto per deterioramento sono state pari a 8,5 miliardi e potrebbero raddoppiare a fine anno. Secondo le previsioni dell’Abi e degli uffici studi delle principali banche, ha spiegato Faissola, le perdite sui crediti, pari a 5,5 miliardi a fine 2007 e a 9,9 miliardi nel 2008, raggiungeranno i 18 miliardi nel medio periodo.


cdt oggi
 
Quanto scrive il "Corriere del Ticino" sembrerebbe dare ragione agli scettici sulla tenuta del sistema elvetico in caso di forte fuoriuscita di capitali.
Additare "problematiche" ad altri è come guardare a sè stessi.

Il problema, per i maggiori gruppi bancari Italiani, personalmente lo vedrei indirizzato di più nella tenuta (o meno) delle economie dell'Est.
Qui, i nostri, hanno presenze rimarchevoli.
 

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