Macroeconomia Quale Futuro per le banche?

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Riporto alcune cifre " significative " estrapolate da un articolo/view in data odierna
di una delle migliori/competenti firme italiane di finanza
Alessandro Penati :
Unicredit
i dubbi sul valore e il rischio degli attivi appaiono seri
in base allo sconto che la Borsa applica al VALORE del PATRIMONIO NETTO,
poichè Unicredit ( tra le maggiori Banche del mondo )
è al 94o Posto su 100 per ampiezza di sconto.
Le Banche con maggiore sconto di Unicredit ( che sono solo 6 ) sono solo Banche Nazionalizzate o assorbite per dissesto !
Unicredit ha :
69 MLD Eur di derivati in Bilancio
25 MLD Eur di Azioni e Fondi detenuti a vario titolo.
22 MLD Eur di avviamento ( Capitalia )
Il tutto senza cenno di svalutazione
Unicredit inoltre ha in Bilancio 625 MLD Eur di Prestiti,
ma anche qui senza alcuna previsione sull'impatto recessionistico ( che è e sarà pesantissimo )
che su una Mole di Prestito così impegnativa.......

 
Rumors: U.S. to Nationalize Citigroup Inc. and Bank of America Corp

Posted January 17th, 2009 by theStockMasters... in

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Bank of America (NYSE:BAC) shares fell 13% and Citigroup Inc. (NYSE:C) down 8% finishing the day at just $3.50. The hottest rumor on Wall Street today was that the government was planning to effectively nationalize Citigroup Inc. and Bank of America Corp., perhaps as early as this weekend. Rumors are killing stocks these days.
Fellow Masters, stay clear of Citi and BofA until the dust settles. In the past 52 weeks Citigroup shares have lost 86% and Bank of America down 81%, its beyond bad.
From the LA Times:
That talk has devastated many financial stocks, and hammered the broader market for a second straight session -- although buyers have been returning in the last half-hour.
The nationalization rumors were put to Federal Deposit Insurance Corp. Chairwoman Sheila Bair at an appearance in New York today, and her non-denial answer wasn’t likely to make investors feel better.
"I’d be very surprised if that happened," she said, according to Bloomberg News.
Some investors weren't sticking around to find out if the rumor was true: Citigroup fell as low as $3.36 early in the session and about 11 a.m. PST was off 43 cents to $4.10.
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Bank of America fell as low as $7.35 and was off $1.56 to $8.64 about 11 a.m PST.
The Dow Jones industrial average was off as much as 205 points but has pared that to a loss of 43 points at 8,156.
The Dow’s closing low in the fall market collapse was 7,552, reached on Nov. 20.
The latest dive in the financials began early this week on fears that some of the biggest players have become bottomless pits for government capital, as bad [COLOR=blue ! important][COLOR=blue ! important]loans[/COLOR][/COLOR] continue to mount.
Those fears soared late Wednesday on news reports that Bank of America, which got $25 billion under the financial-system bailout Congress approved in October, was negotiating another capital infusion from the Treasury.
 
COMMENTO
Banche, è «accanimento terapeutico»
Alfonso Tuor
Il governo britannico ha varato ieri un nuovo piano da più di 100 miliardi di sterline, il secondo dopo il pacchetto di aiuti dello scorso autunno, per il salvataggio delle banche e la stabilizzazione dei mercati finanziari.



Fra i principali provvedimenti annunciati dal Cancelliere dello Scacchiere, Alistair Darling, l’acquisto di altre azioni di Royal Bank of Scotland, fino ad arrivare a una partecipazione del 68 per cento (dal 58 per cento) e un programma assicurativo per tutelare le banche dalle perdite dovute ai cosiddetti titoli tossici, al fine di rendere disponibile sui mercati liquidità per prestiti a compagnie e privati.

Stati Uniti e Gran Bretagna stanno prendendo atto di quello che era evidente a tutti coloro che non avevano voluto chiudere gli occhi per non vedere: il sistema bancario internazionale è insolvente e finora la sua bancarotta è stata evitata unicamente grazie ai continui interventi dei Governi e delle banche centrali.

Washington e Londra non vogliono però cedere all’evidenza e quindi procedono ad una versione bancaria di quello che abitualmente viene chiamato «accanimento terapeutico». Ma queste continue ed insistenti terapie non solo non riusciranno a salvare le banche, ma rischiano di incrinare la fiducia dei risparmiatori nei titoli attraverso i quali gli Stati finanziano i loro disavanzi pubblici e anche nel valore della moneta. Siamo quindi ad un nuovo pericoloso salto di qualità della cosiddetta crisi dei mutui subprime iniziata nell’agosto del 2007.


Il pacchetto inglese è di grande importanza poiché tutto lascia intendere che farà scuola. Esso consiste in un trasferimento di grandi dimensioni agli Stati delle enormi perdite ancora nascoste nelle pieghe dei bilanci delle banche


. Infatti lo Stato britannico assicurerà il valore dei titoli tossici detenuti dalle banche. In pratica, ogni banca che intende beneficiare del programma preannuncerà al Governo la percentuale di perdite che si aspetta da ogni prodotto nel suo portafoglio e lo Stato stipulerà un contratto di assicurazione che coprirà il 90% delle perdite aggiuntive sullo stesso prodotto. La soluzione di assicurare i titoli tossici è già stata adottata dagli Stati Uniti per evitare la bancarotta di Citigroup e di Bank of America.

Nel caso di Citigroup il Tesoro americano ha garantito 300 miliardi di dollari di attività; in quello di Bank of America 118 miliardi di dollari.
Il piano di Londra non si limita a fornire una garanzia statale sul valore dei titoli tossici, ma prevede altre due iniziative

. Le obbligazioni convertibili, con cui si erano ricapitalizzate alcune banche, verranno trasformate in azioni ordinarie, poiché gli istituti non sono in grado di pagare gli interessi.

Di transenna, ricordiamo che anche la Confederazione ha versato a UBS 6 miliardi di franchi sotto la forma di un’obbligazione convertibile ad un tasso del 12% oltre al prestito di 60 miliardi elargito dalla Banca Nazionale per finanziare l’acquisto dei titoli tossici della maggiore banca svizzera.


Ma tutto ciò ancora non basta: il Governo inglese fornirà garanzie alle banche per raccogliere fondi legati ai nuovi prestiti elargiti alle imprese e alle famiglie e ha anche preannunciato che sta studiando di fornire un’assicurazione sulle nuove obbligazioni emesse dalle società britanniche.

Queste due misure tentano di alleggerire il problema determinato dal fatto che le banche concedono sempre meno credito alle imprese e alle famiglie, aggravando in questo modo la crisi economica.


Il secondo pacchetto inglese dimostra che i 400 miliardi di sterline stanziati lo scorso mese di ottobre per salvare il sistema sono stati risucchiati in poche settimane dal «buco nero» rappresentato dai titoli legati al mercato immobiliare americano e soprattutto dall’enorme quantità di prodotti costruiti dalla nuova ingegneria finanziaria, tra i quali spiccano i Credit Default Swap (ossia una forma di assicurazione sul valore di un’obbligazione) e gli Hedge Funds.


La situazione non è diversa al di là dell’Atlantico. Citigroup, il maggiore gruppo finanziario del mondo, è ormai senza speranze, a tal punto che verrà diviso in due, dando vita ad una «bad bank» in cui verranno parcheggiate tutte le attività in difficoltà e i titoli tossici. Ma non c’è solo Citigroup: negli Stati Uniti il reparto di cure intense del settore bancario è molto affollato. L’ultimo istituto ad esservi entrato è la Bank of America, che nel giro di poche settimane sarà seguita da un altro colosso bancario, JP Morgan.


Il moltiplicarsi degli sforzi per tentare di salvare il sistema bancario può solo rinviare la data della bancarotta e soprattutto rischia paradossalmente di far precipitare la crisi. L’oligarchia finanziaria, con l’autorevole sostegno della Federal Reserve, sostiene che non si può uscire dalla crisi se prima non verrà risanato il sistema bancario. I sostenitori di questa tesi dimenticano però di esplicitare i costi di questo salvataggio. Un’idea delle somme in gioco la si può ricavare dalle migliaia di miliardi già spesi da Stati e banche centrali senza ottenere alcun risultato apprezzabile.

Negli Stati Uniti si sono già spesi 8.000 miliardi di dollari, mentre il pacchetto inglese dello scorso ottobre è costato 400 miliardi di sterline.
È oramai indiscutibile che per risanare i catastrofici bilanci delle banche occorrerebbero altre migliaia di miliardi.

Se non si abbraccia la teoria che i soldi possono essere stampati all’infinito senza alcuna conseguenza negativa, è pure ovvio che questa soluzione rischia di incrinare la fiducia nei titoli di Stato e quindi anche nel valore della moneta.

A quel punto non vi sarebbero non solo le risorse, ma nemmeno i mezzi per aiutare le imprese e le famiglie che sono e soprattutto saranno le vere vittime di questa crisi provocata dall’industria finanziaria.

Basti pensare che alcuni operatori ed economisti, fino a poco tempo fa di proclamata fede liberista, si sono ora messi ad invocare la nazionalizzazione delle banche.

Tale prospettiva è da scongiurare, poiché vorrebbe dire trasferire completamenten le perdite dalle banche allo Stato, anche con lo scopo di salvare parti di quel sistema finanziario ombra e non regolamentato, come gli Hedge Funds.


Bisogna invece riconoscere che non si può salvare tutto e tutti e che bisogna stabilire delle priorità.

Quindi occorre salvare la parte buona del sistema bancario, lasciare fallire la parte malata e concentrare le risorse per rilanciare l’economia, per difendere l’occupazione e il settore industriale. Solo attraverso questa scelta vi è la speranza di uscire veramente dalla crisi.
20.01.09 01:27:10
 
COMMENTO – UBS
Ancora in mezzo al guado
Alfonso Tuor
Le cifre parlano da sole: i risultati di UBS sono i peggiori mai presentati da una società svizzera. La maggiore banca elvetica ha infatti annunciato una perdita di 8,1 miliardi nel quarto trimestre dell’anno scorso e una di 19,7 miliardi per l’intero anno. Le perdite sarebbero state di 3 miliardi di dollari maggiori, se la banca non avesse riclassificato attivi per 15,8 miliardi di dollari da attività detenute a scopo di negoziazione, che devono essere contabilizzate al prezzo di mercato, a prestiti e crediti, che possono essere iscritti a bilancio con un semplice aggiustamento del loro valore e se non avesse fatto valere un credito d’imposta di 1,7 miliardi sugli utili che realizzerà in futuro.
Questo bilancio conferma che il 2008 è stato un «anno orribile» per UBS e che la banca è ancora in mezzo al guado. Il deflusso dei clienti è infatti continuato anche negli ultimi tre mesi dell’anno scorso per raggiungere nell’arco dei 12 mesi la ragguardevole somma di 226 miliardi di franchi. Questo deflusso di clientela equivale a una riduzione della «materia prima» generatrice di utili sia per il settore della gestione patrimoniale sia per quello che si occupa della clientela istituzionale. Non sorprende che la banca abbia quindi annunciato un nuovo taglio dei posti di lavoro, che questa volta toccherà pesantemente anche la Svizzera. Si parla di 600/800 impieghi in meno nel nostro paese.
L’istituto è dunque ancora nel «reparto cure intense» e non è destinato ad uscirne presto, nonostante le assicurazioni di Marcel Rohner, presidente della Direzione generale, il quale ha preannunciato che la banca tornerà quest’anno in zona utili. Queste affermazioni devono essere prese con molta cautela, poiché, come tutti ricorderanno, è oramai diventata una consuetudine dei top manager presentare conti disastrosi chiosando che il peggio è oramai alle spalle e che l’istituto è pronto per riprendere a generare utili.
La realtà è ben diversa: UBS rimane in una situazione critica e la sua convalescenza potrà cominciare solo quando vi sarà un miglioramento significativo della situazione dei mercati finanziari e dell’economia mondiale. Ciò permetterebbe un’effettiva riduzione delle posizioni a rischio e la fine del processo di continuo deterioramento del loro valore. Infatti gli sforzi dell’istituto vengono in parte vanificati dal persistente peggioramento delle valutazioni di molti titoli e dall’aumento delle sofferenze dei prestiti accordati a fondi Private Equity e agli Hedge Funds. È significativo in proposito citare lo stesso comunicato di UBS: la banca nel quarto trimestre ha ridotto il proprio bilancio per un ammontare pari a 269 miliardi di franchi, ma «questa operazione è stata offuscata da un aumento dei valori di rimpiazzo che sono saliti nel solo quarto trimestre di 290 miliardi». Anche l’annuncio positivo per i contribuenti elvetici che i titoli tossici che UBS trasferirà al fondo detenuto e finanziato dalla Banca Nazionale raggiungeranno al massimo i 39,1 miliardi di dollari (e non i 60 miliardi come inizialmente previsto) vuol dire in realtà che in pancia alla banca rimarranno diversi miliardi di titoli a rischio: sono ad esempio quelli con cui sono stati finanziati i prestiti agli studenti americani e altri titoli tossici. Il loro valore è teoricamente garantito dalle assicurazioni americane specializzate (chiamate «monoline»), ma le condizioni di salute di queste ultime sono come minimo precarie.
Un sospiro di sollievo sia per l’UBS sia per il Credit Suisse, che presenterà i conti oggi, era atteso ieri dagli Stati Uniti. Il Senato ha dato un primo sì al piano di rilancio dell’economia e la nuova amministrazione americana ha presentato il pacchetto di misure per salvare le banche. Quest’ultimo piano, su cui ritorneremo nei prossimi giorni, avrebbe dovuto riportare un po’ di calma sui mercati finanziari e addirittura favorire un rimbalzo delle borse, trainato dai titoli bancari. Ma la prima reazione di Wall Street è stata completamente negativa. Mentre il nuovo segretario al Tesoro, Timothy Geithner, presentava quello che è stato chiamato il «Piano per la stabilità finaziaria», i principali indici americani hanno cominciato a scendere pesantemente. Il giudizio è chiaro: i 500 miliardi di dollari che l’amministrazione americana prevede di stanziare per ripulire i bilanci delle banche e l’ampliamento a 1.000 miliardi di dollari delle linee di credito della Federal Reserve non bastano nemmeno lontanamente a chiudere le voragini presenti nei conti delle banche americane. Il piano della nuova amministrazione statunitense rischia di diventare semplicemente un nuovo spreco di risorse pubbliche. La sudditanza del mondo politico di fronte al sistema bancario è impressionante. Già miliardi e miliardi di aiuti sono stati dati alle banche per risanare i loro bilanci, ma queste ultime non hanno ripreso a svolgere la loro funzione fondamentale per uscire dalla crisi: concedere crediti. Il risultato è che con i soldi dei contribuenti si stanno salvando, e quindi premiando, i principali responsabili del marasma attuale senza alcun giovamento per l’economia reale. Il fatto che il piano salvabanche di Obama stia nascendo zoppo è un altro forte campanello di allarme per le due grandi banche svizzere.
11.02.09 07:15
 
Oggi sul Corriere della sera un alìnalista postula un default della Svizzera sul modello islandese in conseguenza del peso sulle finanze pubbliche del salvataggio dei due colossi...
 
Lo vogliono evitare........

da ex bancario :nonno::nonno:ti seguo in pieno

io ipotizzo un
.necessario ritorno istituzionale alla funzione di intermediazione del credito ,
non escluderei,se le cose dovessero andare avanti cosi`,che le banche loro "sponte" nicchiassero a erogare credito,si prendesse in cosiderazione la fusione in grosse banche parastatali,come le BIN di una volta,comit,credit bancalavoro
(vedi cosa sta pianopiano succedendo con Commerz-dresdner e magari deutsche)
.una piu`trasparente consulenza agli investimenti
con un ritorno a strumenti piu`semplici
e conseguentemente MENO LUCRATIVI


Questo sarebbe un vantaggio per i bondisti,ma un probabile disincentivo all`azionario...per i dipendenti..meglio non entrare nel merito


...loro i banchieri, ancora così potenti ed influenti. Ma questa è la fine. Azzeramento del valore delle azioni. Immensi sforzi per salvare le obbligazioni e mancanza di credito alle pmi e alle famiglie.

Stiamo facendo pagare, alla nazione intera, un prezzo troppo alto.

Bisogna agire in maniera rapida, veloce e decisa.

Ogni mese che passerà lo pagheremo per 10 mesi di crisi in più.

Ma non vedo assolutamente niente di nuovo all'orizzonte.

Saluti

Pierluigi
 
ho l'impressione che sia finito il tempo del "salviamole tutte" / dopo il botto LB. Almeno questo è stato il primo pensiero leggendo :

Anil Kashyap, a professor of economics and finance at the University of Chicago Booth School of Business, gave Geithner credit for getting regulators to agree to subject the country’s 18 to 20 largest banks to stress tests to determine whether they have enough capital to withstand an even worse economy.

Geithner said the tests would be used to determine which banks need more capital from the government. Left up in the air is whether the government will shut down banks that the tests show are all but insolvent, rather than putting more money into them.

‘Zombie Banks’

That’s a step that experts such as Rogoff advocate. “You don’t want to try to keep zombie banks on life support,” he said.

Until it’s clear which, if any, of the big banks the government may take over, investors will be wary of putting any more money into the sector for fear of being wiped out.

That’s a problem for Geithner because he is counting on investors to provide the bulk of the financing for his program to lift toxic assets from banks’ balance sheets. The illiquid securities, mainly tied to mortgages, have made lenders loath to extend new credit.

The so-called Public-Private Investment Fund that will purchase the securities will have an initial capacity of $500 billion, including some $50 billion backing from the government, and could grow to $1 trillion.

Awaiting Details .....


in altre parole, ho avuto l'impressione che altri soldi li daranno a chi mostrerà capacità di sopravvivenza ...
Resto dell'idea che verranno nuove giornate di tempesta...e che gli ultimi due mesi è come esser stati in vacanza.
 
;)I furbetti del quartierino made USA :

11.02.09 15:20 - Merrill: Cuomo accusa, pagati in anticipo bonus
NEW YORK (MF-DJ)--Merrill Lynch avrebbe anticipato la data di pagamento dei bonus ai propri dipendenti,
per poter corrispondere gratifiche prima della sua acquisizione da parte di Bank of America.

E' l'accusa lanciata :clava:dal procuratore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, in una lettera inviata al senatore repubblicano Barney Frank.

Cuomo ha sottolineato come in passato Merrill non abbia mai pagato in anticipo i bonus.

In particolare, la banca americana avrebbe corrisposto gratifiche per 3,6 miliardi di dollari a oltre 39.000 dipendenti,
anche se la maggior parte :rolleyes:delle gratifiche e' finita nelle mani di pochi manager.

Circa 700 dipendenti hanno ricevuto bonus di 1 milioni di dollari ciascuno,
mentre solo :clava:quattro manager avrebbero ricevuto complessivamente 121 milioni di dollari.
 
Nell'intervista di oggi al tg 1 Prodi (da professore di economia) ha affermato che è assolutamente necessario salvare le banche ai fini della sopravvivenza del sistema.
Per una volta le posizioni sono identiche a quelle di Tremonti e Berlusconi, il famoso "nessuna banca fallirà".
A questo punto dobbiamo avere ancora dubbi oppure è da ritenere che il salvataggio delle banche sia assolutamente necessario per evitare il crollo del sistema e che pertanto verrà fatto, costi quel che costi?
 
Ottimi articoli e ottimi spunti.

Personalmente credo che la "soluzione" sara' la peggiore possibile: salvataggio del sistema e sua prosecuzione con "altri mezzi". Il tutto a spese degli strati deboli della popolazione.
In questi anni gli Stati si sono sufficientemente attrezzati per la repressione delle eventuali proteste. E la gente, peraltro, non sa piu' protestare e non ha neppure la forma mentis adeguata per una protesta efficace.

Era evidente del resto che la cessione di quote sempre piu' reali di liberta' in cambio di quote sempre piu' fittizie di presunta sicurezza era funzionale a ben altro che a combattere un presunto terrorismo "mondiale" tanto fasullo quanto provvidenziale.
 

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