l`ignavia degli zombies sta colpendo tutti
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COMMENTO
Settimana di passione per le banche
Alfonso Tuor
La settimana di passione delle banche svizzere è proseguita ieri con la pubblicazione dei risultati del Credit Suisse, che ha annunciato di aver perso l’anno scorso 8,2 miliardi di franchi. Negli ultimi tre mesi del 2008 il CS ha perso 6 miliardi di franchi, di cui almeno la metà giocando sui mercati con il capitale proprio.
La lezione sembra aver prodotto, seppure con enorme e colpevole ritardo, qualche frutto: il CS ha infatti annunciato di aver ridotto sensibilmente le proprie posizioni a rischio. Ciò vuol dire che la banca rimane un grande Hedge Fund (così come le altre grandi banche), che però ora ricorre meno alla leva (ossia al credito) per giocare sui mercati finanziari.
La seconda maggiore banca svizzera ha beneficiato paradossalmente dei guai del fratello maggiore, che hanno fatto apparire «accettabili» le perdite registrate, anche perché l’attenzione si è concentrata sulla crisi di UBS. Non vi è stata quindi una crisi di fiducia della clientela paragonabile a quella riscontrata da UBS.
Ad esempio, il CS può vantare un afflusso netto di nuovi patrimoni. L’istituto ha pure beneficiato del fatto di aver ridotto, poco prima dello scoppio della crisi dei mutui subprime, la propria esposizione nei titoli con cui si finanziavano i mutui ipotecari americani.
Ma gli analisti sottolineano che il CS è esposto in modo consistente nei titoli legati al Commercial Real Estate (palazzi di uffici, supermercati, ecc.) e nei finanziamenti alle acquisizioni dei fondi Private Equity, ossia in settori che ora vengono in pieno colpiti dalla crisi finanziaria.
Quindi, nemmeno il CS, al pari delle altre banche, è al riparo dagli effetti di questa crisi che continua ad aggravarsi, sebbene la seconda grande banca svizzera si sia subito affrettata a dichiarare che non ha bisogno di alcun aiuto statale, come quello di cui ha beneficiato UBS, che martedì scorso aveva annunciato di aver perso 19,7 miliardi di franchi nel 2008. Ambedue le grandi banche hanno comunicato di aver fiducia nell’avvenire e di aver archiviato un buon mese di gennaio.
L’ottimismo delle due grandi banche svizzere deve essere preso con le molle. Sorprende infatti che, nonostante gli sforzi di ridurre l’esposizione al rischio, non vi sia una riflessione sull’opportunità di continuare ad essere pesantemente impegnati nel campo dell’investment banking.
Anche le due nostre grandi banche, come del resto quelle degli altri Paesi, sembrano convinte che prima o poi tutto si rimetterà a posto e si potrà riprendere, magari con una maggiore attenzione ai rischi, l’attività precedente imperniata sulla nuova ingegneria finanziaria.
Questo atteggiamento, che è sicuramente dovuto alla forte dipendenza dai grandi utili che queste attività generavano negli anni d’oro, è una conferma che i top manager del settore bancario non hanno ancora cercato di prevedere le conseguenze di questa crisi.
Una conferma di questa insensibilità è data dalle reazioni negli Stati Uniti e in Gran Bretagna verso le limitazioni alle remunerazioni dei manager di istituti che beneficiano degli aiuti statali. L’industria finanziaria confida sulla propria influenza politica per far sì che le nuove regole sui mercati finanziari le consentano di riprendere le attività che hanno causato questa crisi.
Questo atteggiamento ricorda il comportamento dell’orchestrina che sulla tolda del Titanic continuava a suonare nonostante il transatlantico avesse cominciato ad affondare.
E infatti il transatlantico del settore finanziario continua ad imbarcare acqua.
Le voragini ancora nascoste nei conti delle banche sono tali che anche Wall Street ha ritenuto insufficiente il piano salvabanche di complessivi 2.000 miliardi di dollari presentato martedì dalla nuova amministrazione statunitense.
Quello che giunge da New York è un altro forte campanello d’allarme: esso fa facilmente prevedere che la crisi finanziaria, già trasformatasi in una crisi economica mondiale, è solo agli inizi e che è inimmaginabile che i governi non cambino radicalmente le regole del gioco e che permettano al mondo della finanza di riprendere a funzionare come prima.
12.02.09 07:34:59 Oggi sul CdT (versione completa per soli abbonati)