Macroeconomia Quale Futuro per le banche? (2 lettori)

mostromarino

Guest
... Oppure si inizia a ragionare intorno al fatto che non si può legare il destino di una intera nazione agli interessi di pochi.

quando si tratta di grana

gli svizzeri sono molto veteroliberisti e pragmatici

swissair ando`alla deriva per un tozzo di pane

per colpa di beghe interne tra ubs e credito svizzero

swissair era la cosa piu`cara al cuore degli svizzeri

gli svizzeri non hanno dimenticato

e si sono spostati su banche locali e disprezzano ubs

il governo lo sa e qui il voto ha un grande peso

ha rammendato le cacchiate di ubs (in particolare usa)

adesso non potrà e non vorrà fare piu`nulla
 

tommy271

Forumer storico
Il caso "Swissair" fu un'onta per la Confederazione. Poteva essere salvata benissimo.
Poi - magari - avrebbe fatto la fine di Alitalia. Non possiamo sapere.

Il voto ha un grande peso, come in ogni democrazia del resto. Purtroppo chi mi allontana, (almeno, per il mio modo di vedere le cose) son proprio quelli che mi sono più vicini. Un'economia cantonale troppo inficiata da banche e servizi, vissuta per troppi anni solo sulle spalle del "confine".
Fatto salvo qualche cantone tedesco (più per ragioni storiche), la maggior spinta antieuropea (per credere di poter continuare a vivere di rendita) arriva proprio da qui: dalle vecchie valli ambrosiane.
 

mostromarino

Guest
da cdt oggi

la copio non perchè la condivida.ma per far sentire un`altra campana
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LA GUERRA FISCALE

CONTRIBUENTI FRA PARADISI E INFERNI

GIANCARLO DILLENA Una vecchia regola seguita dai regimi autoritari, quando si trovano in difficoltà, è di identificare e isolare all’interno una categoria di «cattivi», cui dare tutte le colpe, o di avviare una guerricciola con qualche vicino, facendolo diventare il problema prioritario.

Spesso le due soluzioni si combinano e ottengono a breve l’effetto desiderato, ricompattando il fronte interno e distraendo dalle responsabilità di chi governa.


L’offensiva avviata dagli Stati Uniti e da alcuni paesi europei contro i cosiddetti «paradisi fiscali» – nel cui calderone è stata prontamente collocata anche la patria di Guglielmo Tell – richiama per più di un aspetto questa logica.

Alle prese con gli sconquassi provocati da meccanismi finanziari sfuggiti ad ogni controllo – a dispetto dei macchinosi e costosi apparati creati a questo scopo – e con le difficoltà, bruscamente aumentate, nel sostenere una spesa pubblica endemicamente in espansione ed essa pure scarsamente sotto controllo, ecco che anche governi lontani dai tradizionali modelli dittatoriali hanno prontamente e significativamente trovato il modo di identificare il capro espiatorio di turno: gli evasori fiscali e i paesi accusati di offrire loro rifugio.


L’azione presenta indubbi vantaggi, per chi la conduce: si rivolge innanzitutto contro una minoranza (o quanto meno presunta tale) dei propri concittadini, nel nome della legalità e della solidarietà; nel contempo contro paesi piccoli, con limitate possibilità di difendersi e, nella fattispecie, non certo inclini ad adottare forme di ritorsione estreme.

Il risultato pratico è di far pagare a costoro – in termini finanziari, ma anche e soprattutto politici – una parte della fattura dei dissesti, facendo bella figura («si ripristina la legalità») e spostando l’attenzione da altre responsabilità.
Quanto duri questo effetto è tutto da verificare.

Ma per ora agli USA (e alla UE) importa soprattutto di incassare il dividendo della loro vittoriosa «Strafexpedition».

Poi si vedrà.

Già, poiché il futuro resta incerto. Non solo per gli attaccati, che non possono escludere nuove offensive contro di loro.

Ma anche per gli attaccanti, che non possono pensare semplicemente di rilanciare a ripetizione questo tipo di operazione, fondata sull’enfatizzazione di un aspetto a scapito di altri.

Nessuno, a quanto ci risulta, ha fin qui sostenuto che per questa via si potranno risanare i disastrati bilanci statali degli attaccanti.

E questa è una prima, dura realtà con la quale si dovranno fare presto i conti.

La quale rinvia a sua volta alla radice vera del problema, che si può illustrare bene partendo dalla stessa immagine, tanto abusata, del «paradiso fiscale».

In effetti se si vuole usare quest’espressione d’effetto bisogna essere pronti ad accettare il suo corollario inevitabile: che cioè a questi «paradisi» si contrappongono, dall’altra parte della barricata, degli «inferni fiscali», o quanto meno dei «purgatori», nei quali i contribuenti soffrono per la «colpa» di essere tali, in un sistema sostanzialmente punitivo e vessatorio.

Dal quale cercano appunto di evadere, non appena ne hanno la possibilità.

Una rappresentazione che, per taluni paesi, va ben oltre la pura allegoria.

Un esempio illuminante l’abbiamo a pochi passi dai nostri confini meridionali, dove una pressione fiscale elevata, a sostegno di apparati burocratici e livelli di spesa iperbolici, ha per effetto di stimolare un’evasione diffusa.

Non solo, come si tende talvolta a lasciar credere, da parte dei più abbienti, ma bensì di larghi strati della popolazione che, se non attingesse ai redditi nascosti di una importante economia sommersa, sarebbe condannata a livelli di vita ben inferiori a quelli che conosce oggi.

Ma sono costoro i «cattivi», che meritano di essere perseguiti e riportati con ogni mezzo (comprese le lusinghe) nel recinto infernale, per espiare la colpa di non assoggettarsi passivamente alle sue regole?

O coloro che lo gestiscono, sulla base di regole che, quelle sì, andrebbero rimesse seriamente in discussione? Recita un proverbio medievale: «Non dovrai temere il Papa, non dovrai temere l’Imperatore; solo dovrai temere l’Esattore».

Il passare dei secoli non sembra aver modificato la fondatezza della massima che, di questo passo, promette di restare d’attualità anche in futuro.
 

mostromarino

Guest
se vi stufano ste swizzerate in OT

non le metto piu`.......sia chiaro

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IL COMMENTO

NIENTE PANICO, MA NIENTE ILLUSIONI

TITO TETTAMANTI

*Sembrerebbe che con la transazione nella causa tra fisco americano e UBS tutti abbiano vinto.

Sarebbe però estremamente pericoloso se mentissimo a noi stessi, credessimo di aver vinto e salvato il segreto bancario con l’estero, ci illudessimo che tutto è sistemato.

Le illusioni quanto il panico sono cattive consigliere per qualsiasi confronto.

Quello con i Paesi che vogliono l’abolizione del nostro segreto bancario è tutt’ora in corso, abbiamo giocato un round (in condizioni difficilissime per colpa dell’UBS) e la lotta continua e sarà dura.

Sarebbe bene che il nostro Governo federale non ripetesse gli errori del passato con dichiarazioni roboanti smentite qualche giorno dopo e trattando i cittadini come deficienti, usando il politichese e abbellendo la realtà.

Per il momento l’UBS ha preso una solenne bastonata e si vede costretta a denunciare (sì, si tratta di delazione) 4.450 clienti che le avevano fatto fiducia al fisco americano che non li conosce e forse non li avrebbe mai trovati. Spacciare questo come un successo a salvaguardia del segreto bancario è perlomeno eccessivo.


Per ogni guerra, senza dover ricorrere al testo di Sun Tzu, è essenziale valutare esattamente le proprie forze, le possibili alternative e conoscere a fondo l’avversario e la sua mentalità.

Si evita di fare gli sbruffoni per non dover poi rifugiarsi in atteggiamenti da «coniglio-mannaro»?

Per cui, non beiamoci neppure nell’idea che poteva andare peggio. Una simile affermazione è indizio di scarsa conoscenza delle regole del gioco nelle contestazioni giuridiche negli USA, dove chi vuole cento chiede mille, dove ci si affronta con una durezza da noi impensabile, dove ogni virgola può nascondere un trabocchetto, dove i colpi bassi sono all’ordine del giorno, dove non si è mai finito.


In una causa avuta con una multinazionale americana di cui ero azionista è risultato che quest’ultima mi aveva fatto pedinare per due mesi da due ex agenti dell’FBI, dopo aver cercato di convincere l’opinione pubblica, in virtù del mio cognome, che io non potevo essere altro che un mafioso.

In un’altra contestazione una società ha affittato una pagina intera del Wall Street Journal pubblicando un fotomontaggio nel quale io stavo giocando le azioni della società in questione al Casinò di Montecarlo.

Potrei continuare, ma penso bastino questi pochi esempi di fatti non riportati ma vissuti in prima persona per dire che gli USA sono anche questo, e fa un grave errore chi lo dimentica.


Non voglio tediare il lettore con i dettagli dell’accordo e degli atti aggiuntivi, ma è chiaro che siamo sorvegliati speciali, che l’IRS può riprendere la causa, che con 4.450 nomi ha già il suo daffare (non so come avrebbe potuto iniziare 52.000 cause per evasione senza una crisi nelle strutture), che ha ottenuto un successo di immagine, che ha terrorizzato decine di migliaia di contribuenti (compresi i clienti dell’UBS che non sanno se appartengono alle 4.450 vittime sacrificali e quelli di altre banche) ha ottenuto che molte banche svizzere rifiutino i loro servizi ai clienti USA.


Ciononostante, niente panico. La Svizzera non è solo l’UBS.

La piazza finanziaria funziona indipendentemente dagli evasori.

Il nostro tessuto economico e sociale fa ancora invidia ai nostri concorrenti. Però nessuna illusione, il segreto bancario non solo ha ricevuto una pesante botta, ma è ormai preso di mira da gran parte della collettività internazionale.

Per il prosieguo di questa guerra economica abbiamo bisogno di un Governo non ondivago ma che fissi e comunichi al Paese una politica precisa basata su: la difesa del segreto bancario per i residenti svizzeri, che vuol dire protezione della privacy e rifiuto dello Stato guardone; l’offerta e l’applicazione di soluzioni che assicurino che non vogliamo approfittare dell’evasione fiscale degli altri Stati.

Ad esempio una trattenuta indiscriminata alla fonte per i redditi di investimenti di stranieri; l’inizio immediato della revisione di tutti quegli aspetti che rendono la residenza e l’esercizio dei propri commerci dalla Svizzera e la qualità della vita da noi particolarmente appetibili.
E l’UBS? Di cuore auguri di successo per il signor Grübel, nell’interesse anche del nostro Paese.


Dal presidente del consiglio di amministrazione Villiger ci aspettiamo tutte quelle iniziative e misure che marchino chiaramente il taglio netto con il passato. L’inizio di azioni per ricuperare tutti i bonus ingiustificati, senza cercare il pelo nell’uovo con perplessità e distinguo giuridici.

La ricerca di responsabilità passate individuali e collettive. Faccia pressione pubblicamente. Faccia l’americano e dimostri con determinazione di voler attuare il distacco da politiche, pratiche ed errori gestionali senza scuse.

Lo deve alla Svizzera (che ha salvato l’UBS), lo deve alla piazza finanziaria ed agli altri rami dell’economia, lo deve alle decine di migliaia di collaboratori della banca obbligati per gli errori dei dirigenti a lavorare in condizioni non invidiabili.

Ed è pure utile alla ricostruzione della propria immagine. Ho scritto a suo tempo che Villiger non era secondo me la persona adatta per presiedere il Consiglio dell’UBS. Mi auguro di dovermi ricredere.

avvocato ed imprenditore e finanziere
cdtonline,oggi
 

mostromarino

Guest
fresca di stumpa

bohhhhhh:-?

...........


29 ago 2009 21:14 | Confederazione / Cronaca
Articolo visitato 192 volte
PARIGI / BERNA - La Francia avrebbe ottenuto i nomi di 3'000 contribuenti detentori di conti bancari in Svizzera per complessivi 3 miliardi di euro, circa 4,5 miliardi di franchi: lo ha annunciato il ministro francese del budget Eric Woerth. Interpellato questa sera dall'ATS, il Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha rifiutato qualsiasi commento.
In una intervista al «Journal du Dimanche», che ha anticipato il testo oggi, Woerth avverte che i contribuenti hanno interesse a regolarizzare al più presto la loro situazione. Spiega infatti che la «cellula di regolarizzazione degli averi non dichiarati» istituita a questo scopo sarà soppressa a fine anno. Una parte dei conti identificati è «molto probabilmente» in rapporto con una evasione fiscale, rileva Woerth. E precisa: «questi conti sono stati aperti in tre banche e rappresentano averi per 3 miliardi di euro».
Il ministro aggiunge che è la prima volta che la Francia ottiene, tramite dichiarazioni di istituti bancari e senza contropartita finanziaria, «questo genere di informazioni, precise, con i nomi, i numeri di conto e l'ammontare dei depositi. È eccezionale».
ats/Reuters/afp
 

agedsigh

Nuovo forumer
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29 ago 2009 21:14 | Confederazione / Cronaca
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PARIGI / BERNA - La Francia avrebbe ottenuto i nomi di 3'000 contribuenti detentori di conti bancari in Svizzera per complessivi 3 miliardi di euro, circa 4,5 miliardi di franchi: lo ha annunciato il ministro francese del budget Eric Woerth. Interpellato questa sera dall'ATS, il Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha rifiutato qualsiasi commento.
In una intervista al «Journal du Dimanche», che ha anticipato il testo oggi, Woerth avverte che i contribuenti hanno interesse a regolarizzare al più presto la loro situazione. Spiega infatti che la «cellula di regolarizzazione degli averi non dichiarati» istituita a questo scopo sarà soppressa a fine anno. Una parte dei conti identificati è «molto probabilmente» in rapporto con una evasione fiscale, rileva Woerth. E precisa: «questi conti sono stati aperti in tre banche e rappresentano averi per 3 miliardi di euro».
Il ministro aggiunge che è la prima volta che la Francia ottiene, tramite dichiarazioni di istituti bancari e senza contropartita finanziaria, «questo genere di informazioni, precise, con i nomi, i numeri di conto e l'ammontare dei depositi. È eccezionale».
ats/Reuters/afp

l'ho sentita anch'io..
ma da dove salta fuori sta roba?...si sa di piu'?
 

Imark

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29 ago 2009 21:14 | Confederazione / Cronaca
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PARIGI / BERNA - La Francia avrebbe ottenuto i nomi di 3'000 contribuenti detentori di conti bancari in Svizzera per complessivi 3 miliardi di euro, circa 4,5 miliardi di franchi: lo ha annunciato il ministro francese del budget Eric Woerth. Interpellato questa sera dall'ATS, il Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha rifiutato qualsiasi commento.
In una intervista al «Journal du Dimanche», che ha anticipato il testo oggi, Woerth avverte che i contribuenti hanno interesse a regolarizzare al più presto la loro situazione. Spiega infatti che la «cellula di regolarizzazione degli averi non dichiarati» istituita a questo scopo sarà soppressa a fine anno. Una parte dei conti identificati è «molto probabilmente» in rapporto con una evasione fiscale, rileva Woerth. E precisa: «questi conti sono stati aperti in tre banche e rappresentano averi per 3 miliardi di euro».
Il ministro aggiunge che è la prima volta che la Francia ottiene, tramite dichiarazioni di istituti bancari e senza contropartita finanziaria, «questo genere di informazioni, precise, con i nomi, i numeri di conto e l'ammontare dei depositi. È eccezionale».
ats/Reuters/afp

l'ho sentita anch'io..
ma da dove salta fuori sta roba?...si sa di piu'?

Alla fine, si è capito che erano francesi che avevano fatto bonifici o trasferito titoli su propri conti svizzeri in chiaro, dimenticandosi di pagare le tasse sul capital gain realizzato all'estero.

Se non sbaglio, anche noi saremmo sulla strada di fare la stessa cosa...
 

mostromarino

Guest
f_7b6f1cc8a204cbc5cfaa6322efd689da.jpg

Vigilanza bancaria più stretta
Lo hanno deciso i governatori delle banche centrali


<<<


7 set 2009 07:45 | Mondo / Economia
Articolo visitato 228 volte
BASILEA - Nuova stretta sulla vigilanza bancaria, sulla gestione dei rischi e sui requisiti patrimoniali degli istituti di credito, il cui capitale 'Tier 1' diverrà più trasparente e sarà formato in gran parte da azioni ordinarie.
A stabilire le nuove misure - tese a "ridurre sensibilmente la probabilità e la gravità" delle turbolenze finanziarie - sono stati i governatori delle principali banche centrali membri del Comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria, riuniti alla Banca dei regolamenti internazionali che raccoglie il testimone del G-20 londinese del weekend appena concluso.
Dopo che il presidente del Financial Stability Board, Mario Draghi, a Londra ha definito come priorità la ricostruzione del capitale delle banche, ora che lo consentono il miglioramento dell'economia e i massicci aiuti anti-crisi forniti dalle banche centrali e dai governi, dai banchieri del G-10 di Basilea arrivano le nuove direttive che dovrebbero formare i pilastri del nuovo assetto internazionale del credito post-crisi.
"Nuovi standard globali", li ha definiti in una nota il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet, che guida l'organismo cui risponde il Comitato.
In base ai nuovi paletti il 'Tier 1', e cioé la parte più importante del patrimonio di vigilanza di una banca, dovrà essere composto principalmente di azioni ordinarie e utili non distribuiti.
 

Imark

Forumer storico
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Vigilanza bancaria più stretta
Lo hanno deciso i governatori delle banche centrali


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7 set 2009 07:45 | Mondo / Economia
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BASILEA - Nuova stretta sulla vigilanza bancaria, sulla gestione dei rischi e sui requisiti patrimoniali degli istituti di credito, il cui capitale 'Tier 1' diverrà più trasparente e sarà formato in gran parte da azioni ordinarie.
A stabilire le nuove misure - tese a "ridurre sensibilmente la probabilità e la gravità" delle turbolenze finanziarie - sono stati i governatori delle principali banche centrali membri del Comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria, riuniti alla Banca dei regolamenti internazionali che raccoglie il testimone del G-20 londinese del weekend appena concluso.
Dopo che il presidente del Financial Stability Board, Mario Draghi, a Londra ha definito come priorità la ricostruzione del capitale delle banche, ora che lo consentono il miglioramento dell'economia e i massicci aiuti anti-crisi forniti dalle banche centrali e dai governi, dai banchieri del G-10 di Basilea arrivano le nuove direttive che dovrebbero formare i pilastri del nuovo assetto internazionale del credito post-crisi.
"Nuovi standard globali", li ha definiti in una nota il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet, che guida l'organismo cui risponde il Comitato.
In base ai nuovi paletti il 'Tier 1', e cioé la parte più importante del patrimonio di vigilanza di una banca, dovrà essere composto principalmente di azioni ordinarie e utili non distribuiti.

Ho letto che nel Tier 2 c'era anche il goodwill derivato dall'acquisizione di altre banche... roba da matti...
 

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