Val
Torniamo alla LIRA
Il governo italiano prova a rassicurare gli alleati sull’accordo con la Cina. E per farlo,
sfrutta quello che da tempo nei vertici della Lega è considerato il punto decisivo: il golden power.
A poche ore dall’arrivo di Xi Jinping a Roma, sembra essere questa l’arma con cui l’esecutivo giallo-verde
prova a dare un segnale di distensione agli Stati Uniti sul fronte della rete 5G in mano a Huawei.
Con l’approvazione della misura nel cosiddetto “decreto Brexit”, Palazzo Chigi
si è fatta carico delle preoccupazioni poste da Stati Uniti, Nato e Unione europea,
ma anche del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, come capo supremo delle forze armate,
ha più volte ribadito la necessità di tutelare la sicurezza nazionale
pur dimostrando molta aperture nei confronti degli accordi fra Italia e Cina.
Come spiegavano le fonti della Lega ad Agi, essendo la rete 5G in grado di modificare radicalmente
le infrastrutture delle telecomunicazioni italiane, la norma è volta a estendere l’obbligo di notifica
già previsto dall’art. 1, comma 4, del decreto 21/2012 anche ad acquisti da parte di imprese,
siano esse pubbliche o private, che hanno ad oggetto “beni o servizi relativi alla progettazione,
alla realizzazione, alla manutenzione ed alla gestione delle reti di comunicazione elettronica basate sulla tecnologia 5G,
quando posti in essere con soggetti esterni all’Unione europea”.
In sostanza, rispetto alla normativa vigente si aggiungerebbe il tema delle acquisizioni.
La notizia, arrivata a poche ore dalla visita di Xi, lancia un segnale molto interessante
sui rapporti fra Italia e Cina nell’ambito del memorandum.
E conferma la volontà della Lega di porsi come partito-garante dei rapporti fra Roma e Washington.
Di fatto, quello che si è stabilito in sede di governo è una clausola di salvaguardia.
E la notizia è infatti iniziata a circolare nelle ore dell’approvazione del memorandum d’intesa fra Cina e Italia,
che ieri, fra le altre cose, è anche servita a rimodulare la questione “porti”, come ricordato da Il Corriere della Sera.
L’ipotesi era stata confermata anche dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi
al Nuovo Corriere Nazionale: “Stiamo riflettendo su un ampliamento del campo di azione del golden power, per materia.
Attualmente la golden power riguarda acquisizioni di partecipazioni azionarie o di aziende,
stiamo valutando se possa essere anche estesa ad acquisizioni di mercati, come gare di concessione di servizi”.
Per gli Stati Uniti si tratta di una legge che limita la possibilità di Huawei di introdursi direttamente nella rete 5G italiana.
E infatti, il cosiddetto decreto Brexit “introduce norme volte a disciplinare ambiti specifici
relativi all’esercizio dei poteri speciali nei settori di rilevanza strategica”.
Ma è chiaro che l’irritazione americana resta, così come quella dell’Occidente.
sfrutta quello che da tempo nei vertici della Lega è considerato il punto decisivo: il golden power.
A poche ore dall’arrivo di Xi Jinping a Roma, sembra essere questa l’arma con cui l’esecutivo giallo-verde
prova a dare un segnale di distensione agli Stati Uniti sul fronte della rete 5G in mano a Huawei.
Con l’approvazione della misura nel cosiddetto “decreto Brexit”, Palazzo Chigi
si è fatta carico delle preoccupazioni poste da Stati Uniti, Nato e Unione europea,
ma anche del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, come capo supremo delle forze armate,
ha più volte ribadito la necessità di tutelare la sicurezza nazionale
pur dimostrando molta aperture nei confronti degli accordi fra Italia e Cina.
Come spiegavano le fonti della Lega ad Agi, essendo la rete 5G in grado di modificare radicalmente
le infrastrutture delle telecomunicazioni italiane, la norma è volta a estendere l’obbligo di notifica
già previsto dall’art. 1, comma 4, del decreto 21/2012 anche ad acquisti da parte di imprese,
siano esse pubbliche o private, che hanno ad oggetto “beni o servizi relativi alla progettazione,
alla realizzazione, alla manutenzione ed alla gestione delle reti di comunicazione elettronica basate sulla tecnologia 5G,
quando posti in essere con soggetti esterni all’Unione europea”.
In sostanza, rispetto alla normativa vigente si aggiungerebbe il tema delle acquisizioni.
La notizia, arrivata a poche ore dalla visita di Xi, lancia un segnale molto interessante
sui rapporti fra Italia e Cina nell’ambito del memorandum.
E conferma la volontà della Lega di porsi come partito-garante dei rapporti fra Roma e Washington.
Di fatto, quello che si è stabilito in sede di governo è una clausola di salvaguardia.
E la notizia è infatti iniziata a circolare nelle ore dell’approvazione del memorandum d’intesa fra Cina e Italia,
che ieri, fra le altre cose, è anche servita a rimodulare la questione “porti”, come ricordato da Il Corriere della Sera.
L’ipotesi era stata confermata anche dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi
al Nuovo Corriere Nazionale: “Stiamo riflettendo su un ampliamento del campo di azione del golden power, per materia.
Attualmente la golden power riguarda acquisizioni di partecipazioni azionarie o di aziende,
stiamo valutando se possa essere anche estesa ad acquisizioni di mercati, come gare di concessione di servizi”.
Per gli Stati Uniti si tratta di una legge che limita la possibilità di Huawei di introdursi direttamente nella rete 5G italiana.
E infatti, il cosiddetto decreto Brexit “introduce norme volte a disciplinare ambiti specifici
relativi all’esercizio dei poteri speciali nei settori di rilevanza strategica”.
Ma è chiaro che l’irritazione americana resta, così come quella dell’Occidente.